Foto di lei:
In quel momento l’immagine di me che mi versavo in bocca delle pillole sembrava davvero allettante. Immaginavo come si sarebbero strette nella gola e potevo sentirle.
Guardai la foto sbavata. Guardavo la fessura nera delle labbra… distese in un finto sorriso sincero. Avrei voluto piantarci un chiodo dentro. Tac, tac, tac. Immaginavo di piantarci un chiodo dentro: Tac. Tac. Quella mi guardava con gli occhi finti felici, innocente, e mi umiliava perché non ero io. Non mi ci riconoscevo. No, non ero io. E sprofondavo dentro quell’immagine cadendo in fondo, nel fondo, e sempre più in fondo. Nel buio.
Ce l’ho davanti e mi repelle, ma non oso toccarla. Vince lei, un oggetto. Un oggetto che non ho il coraggio di toccare, di spostare, di superare. Mi guarda e so che finge di essere felice, eppure finge così bene che sembra vero. E allora mi ricordai di come stavo quel giorno e forse era vero davvero.