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Autore: Sebs    13/02/2015    3 recensioni
Lei, piccola pulce che continua a ricomparire tra i suoi pensieri e nel suo letto, continuando a tormentarlo.
Lei, così vicina eppure irraggiungibile.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Lei è nel suo letto.

 

Non c'è mai una ragazza nel suo letto, nemmeno quando se le scopa. Va da loro, di solito, così il mattino dopo non deve neanche aspettarsi di trovarsele ancora lì. Le scopa e aspetta che si addormentino, per poi andar via.

Non ha neanche la grande necessità di avere un letto, in realtà, anche una parete o addirittura un tavolo, non sono pessimi sostituti.

Lei, invece, ha preso possesso del suo letto con una prepotenza che è passata inosservata e si è imposta poco a poco. E ora eccola lì, alle ore più strane del giorno. Come se gli orari delle sue lezioni fossero diversi da quelli dei comuni mortali.

 

Lo guarda e dice che sì, lo condividerà, ma la parte verso il muro è la sua perché lì lei ha freddo. Cosa può fare? Potrebbe cacciarla dal letto che adesso sembra appartenere a quella lì.

 

Non importa, perché lei è lì. E Sebastian non ricorda neanche com'era prima che lei ci fosse.

 

*

Non è una stupida.

 

 Arriva nella sua camera, magari mentre lui sta studiando, molto più probabilmente mentre lui è a lezione, e al suo ritorno la trova lì, tra le lenzuola, addormentata e con il viso pulito, un paio di fazzoletti a terra pieni di matita e mascara neri manifestano la sua cura. Come se le importasse davvero del suo - suo di lei, ormai, ammette Sebastian a se stesso - cuscino.

Quello è l'unico gesto che dimostra cura nei suoi confronti. Per il resto, sembra non importarle nulla. Come se fosse abituata a dormire nel dormitorio dei ragazzi, come se fosse normale conoscere una persona solo perché pianta i piedi gelati nella tua schiena per svegliarti quando devi andare a lezione.

 

Non importa. La sua presenza è…

 

*

 

Non è alla sua portata. Non è lì per quello.

 

Probabilmente non le piacciono i ragazzi, non in quel modo. Nessuna ragazza riesce a staccare gli occhi da Sebastian, quando entra in una stanza: è alto, ha delle spalle larghe e faceva sport quando era al liceo.

E poi ha gli occhi chiari. A tutte le ragazze piacciono gli occhi così chiari.

Lei non lo guarda. Non con gli occhi con cui lo guardano tutte. Lo guarda con prepotenza, sfidandolo a tenere lo sguardo più a lungo di lei. Lui non ci riesce mai, ma ci prova tutte le volte.

 

Non prova neanche a parlarle. Non come fa con tutti gli altri.

 

*

 

Non è il suo tipo.

 

Non è bionda, né ha i capelli lunghi. Non è alta, non porta vestiti o gonne corte.

Sembra quasi che si tagli da sola i capelli, sono sempre corti e arruffati sul suo viso, quando dorme.

Era primavera la prima volta che le ha visto le gambe. Arrivava l'estate la prima volta che l'ha vista dormire senza coperta. Così sottile, così pallida, così piccola. Non ruba neanche metà del suo letto.

Non sembra neanche avere l'età per andare al college.

È piena di ossa, dagli zigomi alle dita, alle spalle, alle ginocchia. Come una corda sottile con dei nodi grandi come pugni. Ma le sue labbra, così rosse. E gli occhi, che sembrano mangiarlo ogni volta che si aprono su di lui.

 

Non ci può essere nulla tra loro, lui lo sa. Ma a volte non può fare a meno di sognare.

 

*

 

Non poteva superare la linea del letto, quando dormivano insieme.

 

Lo prendeva a manate o a calci, se succedeva. O andava via pestando i piedi e senza dire niente, se si girava toccandola da qualche parte, anche inavvertitamente.

 

Poi è successo.

Gli ha preso un braccio e ci si è arrampicata intorno. La notte successiva poteva sentire le sue dita scorrere lungo il fianco, senza quasi toccarlo. Gli ha ripreso il braccio, non con la prepotenza della notte precedente. Gli ha preso la mano e ha poggiato la testa sul braccio, impedendogli di muoversi per un'altra notte.

 

"Ieri mi è venuto il mal di schiena."

 

Non è vero, lei lo sa. In realtà, a lui piace questa confidenza improvvisa.

 

"Sei un cuscino. Non puoi parlare"

 

Solleva il braccio e la stringe a sé. Non vuole darle tutto il potere, anche se entrambi sanno che in realtà è così.

Le gambe si intrecciano e lei poggia il capo sul petto di lui.

Poggia le labbra sui capelli di lei, senza farsi notare, e inspira. Quel profumo gli impregna le coperte da mesi.

 

Ora i loro corpi sono intrecciati tra loro. Non è da lui stare così con una ragazza.

 

*

 

Lei è diventata un'amica.

 

Le presta maglie e matite e lei non entra nella tua stanza quando non c'è.

Non ti obbliga a stare dalla parte del muro. Si presenta ufficialmente.

Sembra un'altra persona.

Gli parla e gli racconta molte cose di sé. Lui sa il suo colore e la sua band preferiti.

Chi lo avrebbe mai detto.

Non esce molto spesso, da quando ha scoperto che le piace la musica classica nonostante il suo aspetto. Perché sentirla canticchiare il Notturno di Chopin è molto meglio che sbronzarsi fino a perdere coscienza.

La sua voce, poi. Migliore di qualunque cosa.

 

Lei è forse l'unica amica che lui abbia mai avuto. Anche le giornate s'intrecciano adesso.

 

*

 

La prima volta che lui la bacia, è un incidente.

 

Il tempo scorre lento, quella mattina di Domenica.

Non hanno né esami, né lezioni il giorno dopo. La giornata è fatta  per passare.

E la passano a letto, nel dormiveglia.

 

Lui sta parlando, e lei lo ascolta, accarezzandogli il petto con le unghie. Una risata le scivola via.

È abituato al corpo di lei, ormai. Tenerla tra le braccia, tenerle una mano, poggiare le labbra sui capelli mentre sussurra, sono azioni fatte senza pensarci più di tanto, ormai.

Parla ancora, quando le dita di lei arrivano alla fine delle sue costole. All'ombelico. Al bottone dei jeans, che sembra slacciarsi da solo.

Lei sorride, e lui si accorge che non sta parlando più. Sta respirando con le labbra socchiuse.

Lei infila le dita sottili dove non può più vederle. Sono fredde al tocco, ma non lo fa rabbrividire.

Le prende le mani e le tiene fermi i polsi, mentre si impone su di lei.

Lui è grande e lei è piccina. Ma ha ancora tutto il potere in mano, anche così.

 

Lo guarda con la sua vecchia occhiata di sfida. E lui si abbassa su di lei, sfiorandole le labbra.

Poi la bacia, con passione, come se volesse strapparle quel sorriso dalla faccia.

Le lascia le mani, e sta quasi per scusarsi, quando sente la sua risata.

"Ew. Che schifoso."

Lui ride con lei, ma non riesce a staccare gli occhi da quelle labbra. Ha ancora il loro sapore sulle proprie.

 

La prima volta che lui la bacia, lo lascia con una fame insaziabile.

 

*

 

La seconda volta, è lei a baciarlo.

 

Lei gli sfugge da quando è successo la prima volta.

Così cerca qualcuno con cui saziare, anche appena, quella maledetta fame.

Diventa un lupo solitario, sempre a caccia di un tozzo di pane per non morir di fame.

Va ad una festa con i suoi amici, una sera. Lei non passa i pomeriggi nella sua camera da un pezzo.

 Una ragazza gli si avvicina e gli sorride, indicando con la testa i bagni.

 

Lei è il suo tipo. Bella, indubbiamente, secondo i canoni comuni. Bionda, alta. Formosa.

Senza alcun nodo.

Le va dietro, con il sapore di un pezzo di pane già in bocca, ma a metà strada qualcuno lo tira indietro.

Delle braccia, e sono così angolose che non gli ci vuole molto per riconoscerle, quando lo stringono.

Ha appena il tempo di capire chi lei sia, e di sorridere appena. Le labbra sono inconfondibili, e strappano via la sua fame una volta per tutte.

 

"Credevo di essere schifoso", dice, con le labbra ancora poggiate sulle labbra di lei.

 

"Sei schifoso", dice ridendo. La risata più sincera che potesse mai sentire. "Ma sei anche mio."

 

La seconda volta, è lei a baciarlo, ed è di proposito. Ed è il paradiso.

  
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