Rose Rosse:
Prefazione
Il riflesso di una foto al
sole, la tristezza di un attimo catturato dalla mia macchinetta. Guardo l’immagine
di lui, la pelle chiara come la luna e gli occhi scuri come il mondo. Un
brivido elettrico mi accarezza la pelle, la schiena fino all’anima.
Ieri l’ho visto per la prima
volta baciare un’altra, la sua ex, davanti a me. Eppure so che mentre lo facevi
hai pensato a me, so quello che provavi la rabbia, la ripicca. A quando le tue
labbra erano state sui miei occhi, o sulla mia fronte, o sulle mie guance, e,
prima d’ogni altro frammento del mio corpo, sulle mie labbra. Quelle labbra con
cui avrei voluto asciugarti le lacrime quel giorno... Guardo il cielo azzurro e
sembra che quello mi guardi a sua volta e che rida perché tu sei stato di nuovo
vittima e io ancora la tua carnefice, eppure, incapace di provare sensi di
colpa, io, anche da traditrice, ho un cuore che batte soffrendo la tua assenza.
Queste sono le parole che mi camminano sulla mente: “Ti amo”. Forse più di
quando ancora mi chiamavi “amore”. Ma, in fondo, l’amore non l’ho mai capito.
Mi stendo sul prato tinto
dalla primavera. Manca lui e così manca ogni altra cosa: l’erba pare ingrigirsi,
i fiori appassire, il sole spegnersi.
Sto ragionando su qualche settimana
fa, quando ho visto gli occhi umidi di Marco: brillavano. In quell’abissale
sofferenza erano davvero belli, neri e bellissimi. Mi aveva trovato nel suo letto
con la persona peggiore tra tutte. Probabilmente avrebbe preferito chiunque a
quel bel ragazzo. Farmi suo fratello era stato il peggiore di tutti i
tradimenti.
Eppure in tre settimane sei
già tornato da me. Il tuo primo messaggio, dopo il breve silenzio, è oggi: “devo
parlarti”. Marco, io ti conosco. Tu mi dici solo due parole, ma io so cosa
vuoi: vuoi le mie false scuse, le mie belle parole e poi le mie forzate lacrime.
Probabilmente stavolta vorrai fingere di pensarci un po’ per poi cedere ed
essere mio ancora. Vuoi tornare a soffrire per amore con me perché, senza me,
non ce la puoi fare. Sempre che sia questo l’amore, tu ne sei sicuro? Te l’ho
chiesto una volta e tu mi hai detto di sì, con l’aria di chi è certo, senza nemmeno
fermarti a pensare, mi hai perfino detto che il nostro amore valeva tutte le pene del mondo. Secondo me ti sbagli e te l’ho
detto, ma, in fondo, che ne saprò mai io dell’amore? Quando non ti ho nessuno è abbastanza, quando
ti ho non mi basti mai.
Intanto il tempo passa, non
ti rispondo da un’ora e so che soffri. Sai che l’ho letto, sai che non
rispondo. Ti fa male, ti faccio male, ti fai male ancora. E anche in questo
giorno nuovo tornano a suonare le stesse nenie di quelli vecchi. Ti conosco
troppo bene, Marco. Ma la domanda è: io dovrei tornare a farti soffrire? Amore
mio – unico altro appellativo che mi è naturale darti – dovrei tornare a farti piangere?
Sembra che sia l’unica in grado di salvarti da me stessa.