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Autore: Antiva    13/02/2015    0 recensioni
Un amore irresistibile che coniuga a un infinito circolo di sofferenza e tradimenti Marco e Jessica che non potranno fare altro che sottostare al destino.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Rose Rosse:

Prefazione

Il riflesso di una foto al sole, la tristezza di un attimo catturato dalla mia macchinetta. Guardo l’immagine di lui, la pelle chiara come la luna e gli occhi scuri come il mondo. Un brivido elettrico mi accarezza la pelle, la schiena fino all’anima.

Ieri l’ho visto per la prima volta baciare un’altra, la sua ex, davanti a me. Eppure so che mentre lo facevi hai pensato a me, so quello che provavi la rabbia, la ripicca. A quando le tue labbra erano state sui miei occhi, o sulla mia fronte, o sulle mie guance, e, prima d’ogni altro frammento del mio corpo, sulle mie labbra. Quelle labbra con cui avrei voluto asciugarti le lacrime quel giorno... Guardo il cielo azzurro e sembra che quello mi guardi a sua volta e che rida perché tu sei stato di nuovo vittima e io ancora la tua carnefice, eppure, incapace di provare sensi di colpa, io, anche da traditrice, ho un cuore che batte soffrendo la tua assenza. Queste sono le parole che mi camminano sulla mente: “Ti amo”. Forse più di quando ancora mi chiamavi “amore”. Ma, in fondo, l’amore non l’ho mai capito.

Mi stendo sul prato tinto dalla primavera. Manca lui e così manca ogni altra cosa: l’erba pare ingrigirsi, i fiori appassire, il sole spegnersi.  

Sto ragionando su qualche settimana fa, quando ho visto gli occhi umidi di Marco: brillavano. In quell’abissale sofferenza erano davvero belli, neri e bellissimi. Mi aveva trovato nel suo letto con la persona peggiore tra tutte. Probabilmente avrebbe preferito chiunque a quel bel ragazzo. Farmi suo fratello era stato il peggiore di tutti i tradimenti.

Eppure in tre settimane sei già tornato da me. Il tuo primo messaggio, dopo il breve silenzio, è oggi: “devo parlarti”. Marco, io ti conosco. Tu mi dici solo due parole, ma io so cosa vuoi: vuoi le mie false scuse, le mie belle parole e poi le mie forzate lacrime. Probabilmente stavolta vorrai fingere di pensarci un po’ per poi cedere ed essere mio ancora. Vuoi tornare a soffrire per amore con me perché, senza me, non ce la puoi fare. Sempre che sia questo l’amore, tu ne sei sicuro? Te l’ho chiesto una volta e tu mi hai detto di sì, con l’aria di chi è certo, senza nemmeno fermarti a pensare, mi hai perfino detto che il nostro amore valeva tutte le pene del mondo. Secondo me ti sbagli e te l’ho detto, ma, in fondo, che ne saprò mai io dell’amore?  Quando non ti ho nessuno è abbastanza, quando ti ho non mi basti mai.

Intanto il tempo passa, non ti rispondo da un’ora e so che soffri. Sai che l’ho letto, sai che non rispondo. Ti fa male, ti faccio male, ti fai male ancora. E anche in questo giorno nuovo tornano a suonare le stesse nenie di quelli vecchi. Ti conosco troppo bene, Marco. Ma la domanda è: io dovrei tornare a farti soffrire? Amore mio – unico altro appellativo che mi è naturale darti – dovrei tornare a farti piangere? Sembra che sia l’unica in grado di salvarti da me stessa.

 

   
 
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