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Autore: ChrisAndreini    14/02/2015    4 recensioni
E' il giorno di San Valentino, e Merida e Jack si trovano di fronte a un grande problema: cosa diavolo regalare ai loro ragazzi?!
Così, dirigendosi al centro commerciale, ne dovranno affrontare di cotte e di crude per trovare il regalo perfetto, ostacolati da un ragazzino ancora più insistente
Coppie Jackunzel e Mericcup, con tracce di Tadahoney
Presenti anche i personaggi di Big Hero 6 (senza spoiler per chi non ha visto il film)
Che dire, spero vi piaccia :)
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Speciali! '
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Il libro 

(Speciale di San Valentino)

 

San Valentino era la festività che Merida in assoluto odiava di più… almeno finché non aveva iniziato ad uscire con Hiccup.

Cioè, la odiava ancora, ma almeno in parte la tollerava, dato che per una volta l’avrebbe passata con qualcuno, ed era una scusa più che buona per farsi pagare la pizza, non che Hiccup non lo facesse quasi sempre, ma almeno non si sarebbe sentita in colpa.

O almeno così credeva.

-Rapunzel, devi venire… immediatamente, sono nei guai, è successa una cosa terribile!- disse all’amica al telefono, quella mattina, appena scesa a fare colazione.

-Che? Sono le otto di sabato, cosa è successo?- la bionda, con la voce impastata di sonno, tentò di capirci qualcosa, ma aveva la mente annebbiata.

-Non si può spiegare a parole, ma devi venire il prima possibile, solo tu puoi aiutarmi!!- la voce allarmata e isterica della riccia convinse Rapunzel, che dopo aver biascicato un “arrivo subito” si decise ad alzarsi dal letto e a vestirsi in fretta, per prendere l’autobus delle otto e venti diretto a casa di Merida.

Scelse di mettersi un vestito viola, delle calze bianche e le ballerine in tinta con l’abito.

Poi legò i capelli in una coda e prese la borsa con il cellulare, l’abbonamento dell’autobus e l’ipod per il viaggio.

Mano a mano che la sua mente si svegliava iniziava a farsi dei filmini mentali su cosa potesse essere successo a Merida, e quando alla fine giunse a casa sua, era talmente tanto in ansia che corse i pochi metri che la separavano dal vialetto come se ne andasse della sua vita.

Bussò freneticamente, e subito le aprì una Elinor esasperata e, ma forse era solo l’immaginazione di Rapunzel, leggermente divertita.

-Merida, sono venuta il prima possibile, cosa è successo?!- con il fiatone e un tono preoccupato, Rapunzel raggiunse l’amica in sala da pranzo, e ciò che vide la lasciò a bocca aperta.

 

-Hiccup! Hiccup! Che fai, dormi? Non dovresti dormire, sono già le otto e un quarto- Jack, teso, scuoteva freneticamente l’amico, che però non dava segni di volersi svegliare.

-E’ presto, Jack, non voglio svegliarmi, è sabato, ho sonno, e ho fatto tutto ieri proprio per dormire!- si lamentò Hiccup seppellendo il volto nel cuscino e coprendosi il più possibile con le coperte.

Dopo alcuni secondi di silenzio, però, si alzò di scatto, e guardò sorpreso Jack.

-Ma tu come sei entrato!?- gli chiese, completamente sveglio tutto a un tratto.

-Questi sono dettagli, ho un disperato bisogno del tuo aiuto!- Jack si portò le mani tra i capelli.

-Questo non ti da motivo di intrufolarti in camera mia alle otto di mattina- Hiccup incrociò le braccia seccato, e il gatto Sdentato, vedendolo finalmente sveglio, gli saltò sulle ginocchia e vi si accoccolò, facendo le fusa ma scrutando Jack con sospetto.

-Sono nei guai, in grossi guai- Jack si mise in ginocchio accanto a letto, facendo occhioni da cucciolo.

-Ti preeego, aiutami, amichetto mio!- lo supplicò, Hiccup sbuffò.

-Uff, in che guai ti sei cacciato? Ti avverto, se devi nascondere un cadavere chiedilo a Merida che è più esperta, ma magari domani, ok?- cedette Hiccup iniziando ad accarezzare Sdentato, e facendo cenno a Jack di sedersi sul letto.

-No, no, nessun cadavere oggi. Hai presente che è San Valentino, no?- cominciò, un po’ titubante, l’albino.

-E allora?- lo spronò a continuare Hiccup, impaziente. Prima avrebbe saputo il problema prima l’avrebbe risolto. E prima avrebbe potuto prepararsi per andare da Merida.

Sperava solo che non fosse stato un po’ eccessivo il suo regalo di San Valentino.

 

-Per tutte le luci fluttuanti!- esclamò Rapunzel, restando a bocca aperta di fronte a un mazzetto di margherite in vaso, una scatola di cioccolatini formato maxi, e un invito d’accompagnamento, con allegati due biglietti per un concerto.

-Hiccup si è davvero superato- commentò con un sorriso, restando ammirata, e invidiando l’amica. Insomma, Jack era un ragazzo fantastico, ma non così attento a queste cose.

Merida fissava i regali a bocca aperta, scandalizzata.

-Wow, i biglietti per il concerto del tuo gruppo preferito, sono esauriti dopo tipo tre secondi da quando li hanno messi in vendita- continuò Rapunzel, poi si ricordò all’improvviso del motivo della chiamata.

-Merida, perché hai bisogno d’aiuto?- chiese, preoccupata, ma anche sopratutto curiosa. Dopotutto la situazione sembrava fantastica, per niente drastica come lei se l’era immaginata.

-Rapunzel, hai visto cosa diavolo mi ha regalato?!- chiese l’amica indicando tutto ciò che era sul tavolo.

-Beh, forse è un po’ esagerato considerando che state insieme solo da due mesi o poco meno, ma secondo me è dolcissimo da parte sua- rispose Rapunzel, senza capire l’atteggiamento dell’amica.

-Appunto, è dolcissimo. Sogno di andare al concerto dei Love Handel da prima che ci mettessimo insieme, e… io non ho un regalo appropriato per ricambiare!- esclamò Merida, disperata, finalmente ammettendo il motivo della chiamata.

Rapunzel rimase un attimo interdetta, poi scoppiò a ridere di gusto, lasciando Merida offesa e con e braccia incrociate.

-Non c’è niente da ridere- si lamentò la rossa.

-Scusa, è che… *ahahahah*… è troppo *ahahah* assurda la tua preoccupazione- tra una risata trattenuta e l’altra l’amica cercò di tranquillizzarla.

-Non è assurda, Hiccup merita molto più di questo stupido bigliettino- ribatté Merida, cacciando fuori dalla tasca un foglio stropicciato.

-Oh, che dolce che sei, gli hai fatto un biglietto, posso leggerlo?- chiese Rapunzel allungando una mano per prenderlo.

-NO!- Merida lo allontanò, diventando rossa quanto i suoi capelli, poi aggiunse, per cambiare argomento il più in fretta possibile:

-Devi accompagnarmi al centro commerciale per aiutarmi a comprare un regalo- 

 

-E allora… dovrei fare un regalo a Rapunzel, no?- continuò Jack, torturandosi le mani.

-Certo che si, state insieme da Halloween, è già un bel po’ di tempo, e quindi?- lo incoraggiò nuovamente Hiccup, iniziando a capire il motivo della sua ansia.

-Ecco… non l’ho comprato- ammise alla fine, diventando tutto rosso.

-Beh, e ti pare un buon motivo per svegliarmi così presto?- chiese Hiccup, che se lo aspettava e non ne era rimasto per niente sorpreso.

-Ma certo, devi venire con me al centro commerciale e aiutarmi a scegliere il regalo perfetto. Non posso uscirmene con dei banalissimi fiori, cioccolatini o biglietti- rispose Jack, ovvio.

-Non per dire niente, ma io ho inviato a Merida fiori, cioccolatini e un biglietto- Hiccup incrociò le braccia, ma poi cedette alle richieste dell’amico.

-Uff, e va bene. Allora, aspetta un attimo che mi cambio poi andiamo, ok?- Hiccup, con il gatto in braccio, si alzò dal letto.

-Grazie, mi salvi la vita- Jack lo abbracciò di slancio, schiacciando malamente Sdentato, che offeso scese dalle braccia del padrone e uscì dalla stanza con la coda per aria.

Hiccup gli lanciò un’occhiataccia.

-Ok, scusa. Comunque Hiccup, vestiti in modo da non essere riconosciuto- lo obbligò Jack, uscendo dalla stanza.

-Perché?- chiese il moro confuso.

-Honey lavora part time al centro commerciale, se scopre che non ho comprato il regalo a Punzie non ci metterà molto a riferirlo alla sua Doppelganger- spiegò il ragazzo, attraverso la porta.

-Doppelganger? Tu conosci un termine simile?- mettendosi la maglia Hiccup schernì l’albino.

-Sempre sorpreso, guarda che sto con Rapunzel Crown, è ovvio che so qualcosa di vecchi miti germanici- fingendosi offeso, Jack lo aspettò, finché Hiccup non uscì dalla stanza, con una maglia verde, una giacca marrone sopra e un cappello con visiera che avrebbe coperto il viso alla vista di Honey, non un granché come travestimento ma sempre meglio di niente.

-Allora, Jack, andiamo in moto o prendiamo l’autobus?- chiese all’amico, preparando la borsa con i soldi, l’abbonamento, il cellulare e qualche altra cosa utile, tra cui qualche biscotto per gatti (dato che era scontato che Sdentato sarebbe venuto con loro) 

-Un momento, Sdentato viene con noi? Non puoi farlo venire! Manderà a monte…- ma resosi conto dello sguardo di Hiccup (e di Sdentato appena spuntato fuori dalla sala da pranzo) decise di non lamentarsi più di tanto. Dopotutto Hiccup lo stava aiutando, ed era già più di quanto Jack avesse osato sperare.

-Ok, portiamolo con noi, ma prendiamo l’autobus, l’ultima volta che è saluto sulla mia moto è stato un macello- cedette, con leggero fastidio.

-Sapevo che avresti detto così, tieni un biglietto e andiamo. Il prossimo passa tra cinque minuti- e con Sdentato al seguito, Hiccup uscì di casa, senza naturalmente dimenticare di salutare Saltanuvole, il pappagallo addomesticato della madre.

-Sai, l’ho sempre trovato molto inquietante- commentò Jack osservandolo circospetto.

-Lo so, anche mio padre lo trovava inquietante. Su, sbrigati. Lo vuoi comprare o no il regalo alla tua ragazza?- e trascinandolo per un braccio si diressero di corsa verso la fermata, a un centinaio di metri da casa di Hiccup.

 

Prima che Rapunzel potesse rispondere, le arrivò una chiamata al cellulare, dalla madre di Honey Lemon.

-Pronto, Rapunzel?- parlò, con voce leggermente rotta.

-Si, è successo qualcosa?- chiese la ragazza, preoccupata, facendo cenno a Merida di aspettare un attimo.

-No, niente di importante. Solo… se vai al centro commerciale potresti avvertire che Honey oggi non viene? Ho provato a chiedere a GoGo, Wasabi e Fred, ma nessuno di loro può per motivi di lavoro, perciò mi chiedevo se tu potessi farlo- la voce, mano a mano che parlava, diventava più ferma e sicura.

-Certo, devo proprio andarci con Merida, informerò senz’altro il signor Oaken. E’ malata, per caso?- 

-Dì problemi familiari, sono sicura che Oaken capirà, grazie mille Rapunzel- e con queste ultime parole chiuse la telefonata, prima che la bionda potesse obiettare.

-Chi era?- chiese Merida.

-La madre di Honey, non può lavorare oggi. Peccato, avremmo potuto chiedere a lei per il regalo di Hiccup, e magari ottenere anche un’occhiata alle scorte in magazzino- rifletté Rapunzel, in effetti più preoccupata per la salute dell’amica che per il regalo di Hiccup.

-Sei un genio!- esclamò Merida, cogliendo di sorpresa la bionda.

-Ehm… perché?- chiese confusa.

-Grazie a Honey potremmo entrare nel magazzino!- spiegò Merida, con il tono di chi aveva chiarito ogni cosa.

-Non ti seguo… Honey oggi non c’è- Rapunzel era invece ancora più confusa.

-Ti travestirai da Honey!- spiega più dettagliatamente Merida, con un sorriso a trentadue denti

-Che cosa !?!- Rapunzel sgranò gli occhi -E’ una pessima idea, Merida, non posso fingermi Honey! Nessuno ci crederà- cercò di rimuovere quella pazzia dalla testa dell’amica, che però già lavorava freneticamente.

-Ok, per fingerti Honey innanzitutto ti servono i suoi occhiali. Magari quelli con la lente finta. E possiamo senza problemi trovarli dall’ottico. Poi i suoi vestiti, e questo è molto più semplice, dato che avete praticamente lo stesso identico stile, solo che devi tirarti all’indietro i capelli, e truccarti come lei- Merida stava iniziando a riflettere ad alta voce, entusiasta, facendo avanti e indietro nella stanza e ignorando ogni protesta di Rapunzel.

-Merida!- provava lei a interromperla, ma l’amica continuava imperterrita.

-Quindi dobbiamo assolutamente andare a casa tua. E mentre tu ti cambi io prendo gli occhiali. Dingwall è un vecchio amico di famiglia, potrebbe senz’altro non farmi troppe domande. E aveva anche una cotta per me in terza elementare- 

Rapunzel sospirò, rassegnata. Quando Merida si metteva in testa una cosa era davvero impossibile farle cambiare idea. Era anche per questo che le voleva bene.

Si rassegnò all’idea.

-Uff, e va bene. Farò Honey per un paio d’ore- cedette con un sospiro.

Merida la guardò come a dire: “Non ti avevo mica chiesto il permesso” ma poi sorrise, e la trascinò fuori di casa.

-Ok, dobbiamo sbrigarci. Ci vediamo al centro commerciale tra venti minuti massimo. Sbrigati a vestirti e cerca di essere convincente- la mise sul primo autobus diretto a casa sua.

“Non sarà complicato dopotutto. Sono Doppelganger quelle due” e con questo ottimistico pensiero (e una grande lode a se stessa per la conoscenza di quella parola) si diresse all’ottica Dingwall.

 

-Tadashi, lo so che c’è qualcosa che non va. Avanti, dimmelo!- Hiro, al centro commerciale con il fratello maggiore, cercava in tutti i modi di convincerlo a farsi rivelare qualsiasi cosa lo turbasse il giorno di San Valentino.

-Non è niente, Hiro. E non distrarti, dobbiamo comprare i rifornimenti per il bar di zia Cass e non possiamo permetterci di commettere errori- cercò di cambiare argomento lui.

-Qui l’unico distratto sei tu, oggi. Devi dirmelo, comunque, me lo devi. Hai preso Baymax senza dirmi dove lo hai mandato, ed io voglio saperlo!- lamentoso, Hiro cerò di indagare.

-Baymax è in un posto… a fare delle cose…- cercò di dire a grandi linee, senza rivelare troppi dettagli. L’aveva promesso alla madre di Honey.

-In che posto? E che cose?- chiese di nuovo il fratello.

-Ma perché ti interessa tanto? Non dovresti stare a qualche bot duello invece di stressarmi?- Tadashi iniziò a perdere la pazienza, e Hiro rimase molto sorpreso da questo comportamento. Tadashi non perdeva MAI la pazienza.

-C’entra Honey?- chiese cauto. Tadashi non rispose.

-Oh- Hiro smise di fare domande.

-Allora, quanta farina dobbiamo acquistare?- chiese poi il maggiore, come se il discorso di prima non fosse mai esistito.

-Non lo so, credo… OH MIO DIO!- a Tadashi per poco non venne un infarto mentre Hiro veniva distratto da un libro in uno scaffale, ormai quasi del tutto vuoto, a qualche corsia di distanza.

-Hiro. Non lo fare mai più!- lo rimproverò Tadashi, tenendosi il petto e raccogliendo il foglio della spesa da terra, fatto cascare per la sorpresa.

-E’ l’ultimo libro della saga! Credevo uscisse solo domani!- tentò di precipitarsi a prenderlo, ma venne bloccato da Tadashi, che gli chiese spiegazioni.

-Di che libro stai parlan…?- dopo aver osservato la copertina, gli venne un’illuminazione.

-Santo cielo! Honey lo aspetta da secoli. E’ la saga dei “Big Four”, vero?- chiese al fratello, per paura di aver fatto una gaffe.

-Si, è esattamente… ma Tadashi, è l’ultimo!- dopo aver capito che il fratello voleva regalarlo alla ragazza, Hiro cambiò di scatto atteggiamento, e da eccitato diventò lamentoso.

-Tu potrai acquistarlo poi. Honey ha bisogno di distrazioni, e questo libro potrebbe essere il modo giusto- spiegò il fratello, guardando Hiro negli occhi e aspettandosi di vederli comprensivi.

Ovviamente lo diventarono subito, più o meno.

-Uff… e va bene. Lo acquisteremo per la tua ragazza. Ma hai un debito con me- Tadashi diventò leggermente rosso a sentire quelle parole.

-Honey non è la mia ragazza- provò ad obiettare, distogliendo lo sguardo da Hiro mentre lo diceva.

-Si, si, certo- con la faccia maliziosa di chi la sapeva lunga, Hiro si diresse verso il libro, che però era sparito.

-Ma che ca…?- cominciò a dire, Tadashi lo fulminò con lo sguardo.

-… volo ?!- concluse velocemente, poi indicò lo scaffale vuoto a Tadashi.

-Ci hanno rubato il libro sotto il naso!- 

-Evidentemente- Tadashi si guardò intorno, e lo vide in mano a due ragazzi che al momento non riconobbe, dato che erano vestiti in modo da non farsi riconoscere.

 

Hiccup e Jack, infatti, erano arrivati al centro commerciale, e subito Jack si era rivolto a Hiccup per chiedergli consiglio.

-Allora, Hic, che mi consigli di regalarle?- chiese, sperando in una risposta originale.

-Fiori e cioccolatini sono sempre indicati- … e rimanendo alquanto deluso.

-Ma dai! Rapunzel è speciale. Lei merita più dei fiori e dei cioccolatini. E poi se le regalo i cioccolatini crederà che io la veda grassa. E’ così che ragionano le ragazze- obiettò lui.

-Io ho regalato una grossa scatola di cioccolatini a Merida, credi che l’abbia offesa?- chiese Hiccup.

I due si guardarono per qualche secondo, poi scoppiarono a ridere.

-Ok, hai ragione, le donne non ragionano tutte così, e credo neanche Rapunzel. Solo che tu hai regalato a Merida i biglietti per il concerto, e il massimo che posso fare io e accompagnare Rapunzel al cinema, come fosse una ragazza qualunque- rifletté Jack, ad occhi bassi.

-Perché non la porti a prendere un gelato?- propose Hiccup.

-Il 14 febbraio?- 

-Che c’è di male. Fa abbastanza caldo oggi, ed è comunque un’idea originale per San Valentino- insistette Hiccup, ma Jack non sembrava convinto.

-Ok, che ne dici allora di un libro? Rapunzel li adora- propose allora Hiccup, avviandosi in quel reparto.

-Un libro? Beh, dipende da quale libro, deve essere il libro giusto- rifletté.

-Sono sicuro che riuscirai a…- Hiccup venne interrotto da Sdentato, che richiamò la sua attenzione dopo essere salito su uno scaffale semivuoto.

-Odino santissimo!!- esclamò il moro, precipitandosi a prendere l’ultimo libro rimasto.

-Che c’è?!- Jack, colto alla sprovvista, si girò di scatto, e Hiccup gli diede il libro, mentre cercava il portafogli dentro la borsa.

-No, niente. E’ un libro che attendo da secoli. Speravo proprio di riuscire a trovarlo. E’ uscito ieri sera e credevo fossero già tutti esauriti- spiegò, con gli occhi rivolti allo zaino.

-Ha un’aria familiare- Jack studiò il libro molto attentamente. 

-Lo immagino, probabilmente Rapunzel te ne avrà parlato…- ritrovatosi un biscotto per gatti in mano, decise di lanciarlo verso Sdentato, che lo prese al volo soddisfatto -… anche lei lo aspetta da secoli- aggiunse poi, afferrando finalmente il portafogli.

Ma appena vide la faccia di Jack, il suo sorriso svanì.

-No, Jack, ti prego. Lo aspetto da un sacco di tempo, ed è l’ultima copia- lo supplicò il ragazzo, cercando di riappropiarsene, ma Jack lo portò fuori dalla sua portata.

-Ti prego, Hiccup! Sono disperato anche io, e anche Rapunzel aspetta questo libro da secoli. Non hai una coscienza?- gli fece gli occhioni da cucciolo, e dopo che Hiccup ebbe provato a riappropiarsene un altro paio di volte, facendolo allontanare sempre di più dallo scaffale, cedette.

-Va bene, hai vinto. Ma lo faccio per Rapunzel. Perché merita un bel regalo da parte del suo ragazzo negligente- Jack, con il trionfo negli occhi, prese il libro sottobraccio, e insieme si avviarono alla cassa, senonché una visione spaventosa lo fece nascondere dietro uno scaffale, trascinandosi Hiccup dietro, mentre Sdentato, confuso, rimase in bella vista.

-Jack, ma che ti prende?- chiese Hiccup, liberando il braccio dalla presa dell’amico e facendo cenno al gatto di raggiungerlo.

-C’era Honey, non potevo permetterle di vederci- rispose Jack, sollevando il cappuccio sopra la testa in modo da non farsi vedere il volto né i capelli.

-Ok, ora tu la distrai mentre io pago in cassa- ordinò a Hiccup.

-E come credi che la possa distrarre?- 

-Non lo so! Usa l’immaginazione- e lo spinse lontano dallo scaffale, mentre prendeva la direzione opposta, circospetto.

Intanto pensava: “Certo che Honey assomiglia davvero incredibilmente a Rapunzel”

 

Effettivamente quella ragazza era proprio Rapunzel, ma Jack non poteva saperlo.

Si era vestita esattamente uguale a Honey, anche se sui tacchi arrancava leggermente, in quanto non era abituata.

Ma Merida aveva insistito per farglieli indossare, dato che Honey era più alta di Rapunzel, e il travestimento sarebbe stato subito scoperto se avesse fatto altrimenti.

Merida quasi non era riuscita a riconoscerla quando si erano viste all’esterno del centro commerciale, anzi credeva che fosse la vera Honey e si era sentita profondamente in imbarazzo.

Ma ora che erano dentro e che sapevano esattamente chi era chi, erano pronte ad acquistare il regalo.

-Allora, Merida, che hai in mente come regalo a Hiccup?- chiese Rapunzel, leggermente a disagio nei panni di Honey.

-… beh… non so. Tu che mi consigli?- Merida conosceva i gusti di Hiccup, e anche piuttosto bene, ma non sapeva bene cosa potergli regalare in quel momento. A quanto sapeva non aveva bisogno di nuovo materiale per le sue riparazioni, né accessori per Sdentato. Inoltre non aveva idea di un buon libro da regalargli, dato che più che altro ne parlava con Rapunzel, e non con lei.

-Fammici pensare un secondo…- Rapunzel rifletté mentre insieme si avviavano verso il reparto dei libri.

Ma prima che potesse farsi venire qualche idea, la sua attenzione venne attirata da un gatto nero poco avanti a lei, che si era avvicinato un attimo ad osservarla, per poi sparire dietro uno scaffale.

-Un momento, ma quello non era Sdentato?- chiese, indicando lo scaffale dove era sparito.

Merida, che era rimasta tutto il tempo a fissarla nella speranza di captare i suoi pensieri, si riscosse e si guardò intorno, spaventata.

-Che?! Sdentato! Ne sei sicura!?! Oddio! Se c’è Sdentato c’è anche Hiccup, e se c’è anche Hiccup…- il ragazzo in questione venne spinto fuori dallo scaffale, e Merida si affrettò a nascondersi a sua volta dietro ad un altro, trascinandosi Rapunzel.

-Dobbiamo trovare in fretta una soluzione!- Merida sussurrava, ma la voce era comunque molto isterica.

-Hey, calma, non ci sono problemi. Possiamo andare in magazzino, oppure potrei distrarlo io mentre tu cerchi un regalo- propose Rapunzel, cercando di tranquillizzare l’amica che era andata in iperventilazione.

-No, ho bisogno di te per trovare il giusto regalo, e inoltre fino al magazzino è un sacco di strada- si mise le mani tra i capelli, e all’improvviso le venne un’altra idea.

-Aspettami qui- e si diresse velocemente in direzione del reparto abiti.

Rapunzel cercò di sbirciare cosa stava facendo Hiccup, e lo trovò a bisbigliare seccato, mentre girava in cerchio, riflettendo su qualcosa che Rapunzel non sapeva.

-Honey, sei arrivata finalmente. Credevamo non saresti più venuta- la colse di sorpresa la voce tranquilla di Violetta, con delle camice sottobraccio, che le porse il suo cartellino che la identificava come una dipendente.

-Ciao Violetta. Oaken si è arrabbiato per il ritardo?- chiese Rapunzel, cercando di assomigliare il più possibile a Honey. Per fortuna non era molto difficile, e lei la conosceva molto bene.

-No, oggi non c’è. Si è ammalato. L’influenza sta colpendo tutti- commentò Violetta.

-Eh, già. E’ proprio una disdetta- 

-Senti, non è che potresti andare in magazzino per vedere se ci sono delle copie dell’ultimo libro della saga dei “Big Four”? Tadashi e Hiro mi hanno chiesto di controllare, ed io sono un po’ impegnata al momento- aggiunse poi, facendole un occhiolino che Rapunzel proprio non capì, si avviò verso la sezione abiti, per sistemare le camice.

-Ma io…- provò ad obiettare, ma ormai Violetta era già sparita. Tadashi era un grande amico di Honey, avrebbe capito subito che non era lei se l’avesse vista, non poteva assolutamente farsi vedere da lui.

Però quella discussione non fu del tutto inutile.

Infatti era da secoli che lei e Hiccup discutevano ansiosamente dell’ultimo libro di quella saga, e se ce n’erano delle copie in magazzino, sarebbero state un regalo perfetto per Hiccup. 

“Senza contare che potrei comprarlo anche io per me” pensò poi, estasiata all’idea, e sperando con tutto il cuore che Merida tornasse presto.

 

-Ed ora aspettiamo- dopo aver parlato con Violetta, Tadashi prese nuovamente la lista della spesa per la zia e si avviò nel reparto del cibo.

-Aspettiamo? Stai scherzando?! E se non hanno altre copie? Dobbiamo riprenderci quello che abbiamo visto dai due tipi loschi- obiettò Hiro, che non era mai stato paziente come il fratello.

-Senti, sono il primo che non vede l’ora di poterlo regalare a Honey, ma abbiamo una spesa da fare, e non possiamo rubarglielo da sotto il naso- con il tono pratico che lo caratterizzava, Tadashi chiuse la faccenda, e prese il necessario di farina e di zucchero, che mise nel carrello.

Hiro però non era d’accordo. Erano stati quei due a rubarglielo per primi, e lui l’avrebbe ripreso. Bisognava solo distrarre Tadashi e impedirgli di rovinare i suoi piani.

-Senti, Tadashi. Dammi metà della lista della spesa, io prenderò tutto ciò che non si mangia. Così faremo prima- suggerì con voce angelica.

Il fratello maggiore lo squadrò poco convinto. Non si fidava particolarmente dello sguardo angelico di Hiro, ma decise di accontentarlo.

-Va bene, torna presto e non combinare casini- strappò metà della lista e la porse al fratello, che la prese con un sorriso tutto denti.

-Non ti pentirai della fiducia, non temere- lo rassicurò, anche se entrambi erano certi che se ne sarebbe pentito presto.

Hiro prese la lista e si avviò verso le casse, per cercare il tipo losco con la felpa blu che aveva visto con il libro in mano.

La sua ricerca non fu lunga, infatti lo vide aggirarsi circospetto con il libro sottobraccio, diretto alla cassa 6.

Sapeva che non poteva semplicemente andare lì e rubargli il libro, anche perché era molto più grande di lui. Avrà avuto circa diciassette anni, mentre lui ne aveva solo tredici.

Quindi doveva usare l’astuzia, abilità che aveva sempre padroneggiato e che gli aveva permesso di arrivare senza problemi già all’ultimo anno delle superiori.

Osservandolo attentamente, cercò di concentrarsi, ma andò a sbattere contro un vascone pieno zeppo di piccoli oggettini metallici, e vi cadde dentro.

Dopo essere riemerso con difficoltà, la risposta gli arrivò alla mente, chiara e limpida come una sorgente cristallina.

-Microbot!- lo disse ad alta voce, entusiasta.

Era infatti caduto dentro una vasca piena zeppa delle sue invenzioni.

Chi avrebbe comprato il neurotrasmettitore che sarebbe servito come controllo avrebbe potuto anche pescare il numero di Microbot che avrebbe voluto, e dopo averli collegati al neurotrasmettitore sarebbero stati controllati solo da quello.

C’era un limite massimo di cinquecento microbot controllabili, ma Hiro, essendo un tipo previdente e non del tutto onesto, aveva tenuto per se un neurotrasmettitore che poteva controllare tutti i microbot nel raggio di un chilometro.

Per fortuna lo teneva sempre nello zaino.

Lo cacciò fuori e se lo sistemò sulla testa, poi richiamò all’ordine tutti i microbot, e dopo essersi fatto portare fuori dal vascone, li spedì verso il tipo con la felpa blu, cogliendolo di sorpresa.

-Ma che…?!- vedendosi andare incontro tutti quei microbot, il ragazzo lasciò andare il libro, che venne preso da una mano di microbot e portata verso Hiro, che lo afferrò trionfante.

-Evvai!- esclamò colto dalla gioia. Il tipo con la felpa blu, però, resosi conto di essersi lasciato sfuggire il libro tra le mani, non ci mise molto a capire da dove provenisse il suono, e in fretta si diresse verso Hiro, che commentando un secco -oh oh- scappò via, con l’aiuto dei microbot che però il tipo con la felpa blu riuscì a superare senza troppe difficoltà.

Hiro inoltre decise di fare prendere ad altri microbot una maschera kabuki. Non poteva permettere di farsi riconoscere, altrimenti Tadashi si sarebbe arrabbiato tantissimo.

Così dei microbot a forma di mano andarono con grande disinvoltura verso il reparto d’abbigliamento, proprio mentre ne usciva una ragazza

 

Merida tornò poco dopo con un cappellone di proporzioni gigantesche dal quale spuntavano fuori due code ricce e rosse più corte del previsto, e con indosso degli occhiali da sole che le coprivano quasi tutto il volto.

Aveva coperto la maglia rossa con un’enorme felpa dello stesso colore, per cercare di impedire che la riconoscessero per il fisico, e con le prove per il trucco aveva improvvisato dei brufoli che non aveva, per non far destare altri sospetti.

Quando tornò da Rapunzel, però, lei la riconobbe subito.

-Allora, Merida, ci hai messo tanto! Hiccup è andato verso l’ufficio di Oaken, ho in mente un ottimo regalo. Dobbiamo solo vedere se c’è o se è tutto esaurito- Merida rimase un po’ delusa dal fatto che l’amica l’avesse riconosciuta, ma non lo diede a vedere, e si concentrò sulla notizia grandiosa che le aveva rivelato.

-Perfetto, di che regalo si tratta?- chiese, avviandosi attenta verso il magazzino e suscitando parecchie occhiate per via del suo abbigliamento.

-L’ultimo libro della nostra saga preferita. E’ uscito ieri sera e sarebbe un regalo perfetto, perché è praticamente già tutto esaurito- spiegò concitata Rapunzel, cercando di tenere il passo della rossa, ma spesso inciampando per via dei tacchi troppo alti.

Quando arrivarono in magazzino non fu difficile entrare, perché quasi tutto lo staff era impegnato per via di un problema nel settore di elettronica.

-Bene, facciamo in fretta, non sarà così…- Merida stava per dire “difficile”, ma si interruppe alla vista del magazzino.

Era pieno zeppo di scatole, divise per settori, ed era grande quanto il centro commerciale, se non di più.

-Per tutti i fuochi fatui!- esclamò, rimanendo a bocca aperta, ma cercò di farsi coraggio.

“Per Hiccup, questo e altro!”

 

Hiccup, intanto, seguito dal fedele Sdentato, dopo aver sentito da Violetta che Oaken non c’era, aveva deciso di andare nel suo ufficio. Magari avrebbe potuto inventarsi qualcosa e chiamare lì Honey. Oppure fare in modo di mandarla da qualche parte per non disturbare i piani di Jack.

Quando raggiunse l’ufficio vide che era sorvegliato da due addetti, che chiacchieravano sui prezzi e sui nuovi articoli.

Quando il discorso si stava per trasformare in un enorme spoiler sull’ultimo libro della sua saga preferita, Hiccup decise di mandare Sdentato a distrarli.

-Sdentato, attirali da qualche parte- sussurrò al fedele gatto, che fece cenno con la testa di aver capito e si avviò fuori da dietro lo scaffale dove si erano nascosti.

I due addetti, nuovi a giudicare dall’espressioni confuse e quasi spaventate sui loro volti alla vista del gatto, subito lo seguirono.

-Gattino, gattino, vieni qui- diceva uno.

-Non sono ammessi animali nel centro commerciale- obiettava un altro.

Hiccup alzò gli occhi al cielo. Dopo aver fatto ciò che doveva fare avrebbe detto due paroline a quei due. Sdentato non era un animale qualunque, e poi aveva il permesso di Oaken in persona per girovagare per il centro commerciale.

Entrò circospetto nell’ufficio, e fu sollevato nel vedere che era vuoto.

Fu un po’ meno sollevato nel vedere che era pieno zeppo di monitor delle telecamere che davano su tutti i reparti del centro.

Sembrava un enorme centro di controllo, e se non fosse stato sicuro del fatto che Pretty Little Liars fosse solo una serie tv, avrebbe detto che Oaken fosse -A (non che seguisse la serie con impegno, sia chiaro, ma Rapunzel l’adorava e lo obbligava a guardarla con lei per sapere le sue opinioni su chi potesse essere -A, appunto)

Si sedette sulla scrivania, e dette un’occhiata ai monitor.

-Sei un tipo molto fissato, eh?- disse tra se, rivolto a Oaken, e cercò Honey in mezzo a tutte le persone in bianco e nero che si muovevano attraverso gli schermi.

Non fu particolarmente difficile.

Pur essendo tutto in bianco e nero, i badge dei lavoratori erano le uniche cose colorate di rosso, insieme ai segnalatori della merce in verde, che ne impedivano il furto, perciò non ci mise molto ad individuare una figura bionda con la fascia e gli occhiali nel magazzino, accompagnata da un’altra figura, molto poco riconoscibile, che la seguiva furtivamente, e che aveva palesemente addosso merce non pagata, vista la quantità di lampeggi verdi che la sua figura emetteva.

-Ma chi diavolo è?- si chiese, osservandola meglio.

Aveva qualcosa di familiare, ma quegli occhiali, quel cappello, quella felpa e il bianco e nero gli facevano sfuggire il tutto.

Cercò il microfono per dare gli annunci. Non serviva essere il proprietario per usarlo perciò non avrebbe avuto problemi di legge, ma mentre lo cercava il suo sguardo venne attirato da un monitor abbastanza singolare, in cui vide un ragazzino con una maschera kabuki venire inseguito da Jack, mentre migliaia di microbot gli bloccavano la via.

Il ragazzino aveva in mano il libro, e Hiccup capì subito cosa doveva essere successo, e lasciando perdere Honey Lemon, cercò un modo per aiutare Jack.

Quell’ufficio era il centro di controllo di tutto il centro commerciale, e subito trovò la via migliore.

Doveva solo chiamare Jack per avvertirlo, altrimenti si sarebbe preso un infarto.

 

Jack seguiva quello strano ragazzo da un po’ troppo tempo per i suoi gusti. Probabilmente il signor kabuki aspettava solo che lui si stufasse e lasciasse perdere, ma per Rapunzel non l’avrebbe mai fatto.

-Dammi quel libro!- urlava attraverso i corridoi, scansando i microbot e trovando sempre vie alternative ai loro blocchi.

Certo, il signor kabuki aveva fantasia, ma Jack ne aveva di più. Dopotutto era sempre stato un ragazzo infantile, e si sa che i bambini hanno sempre più immaginazione degli adulti.

Riuscì, dopo qualche acrobazia ad aggrapparsi alla massa di microbot che trasportava il signor kabuki nell’inseguimento, ma subito i microbot coinvolti nell’attacco si staccarono e lo trasportarono in tutt’altra direzione.

Jack si premette il cappuccio sulla fronte, e salì su uno scaffale per avere una vista migliore, poi riprese l’inseguimento, usando i muri mobili delle piccole macchine come appoggi per i piedi.

Poi gli venne una telefonata da Hiccup.

-Senti, non è un buon momento!- gli urlò dall’altro capo della cornetta, con il fiato corto.

-Lo so, ti vedo dalle telecamere di sicurezza- rispose Hiccup, tranquillo.

-Da cosa?!- chiese Jack, e per poco non cadde rovinosamente a terra, per aver mancato uno dei muri mobili.

-Senti, vedi quelle strutture di ferro sopra di te? Servono per trasportare automaticamente le merci da una parte all’altra del centro commerciale, quando si devono percorrere lunghe distanze e l’oggetto è molto pesante- spiegò Hiccup. Jack guardò in su, ma non capiva come queste informazioni gli sarebbero tornate utili.

-Si, e allora?!- chiese continuando a correre.

-E allora devi stare fermo un attimo- gli ordinò Hiccup, e azionò uno di quegli aggeggi, che afferrò Jack e lo tenne stretto nella sua morsa metallica.

-Ma che diavolo… Hiccup, sei un grande!- esclamò Jack raggiante.

-Ed ora, all’inseguimento!- e indicò il signor kabuki, che intanto aveva rallentato, credendo di averlo seminato.

 

-Dannazione! Sono finiti!- si lamentò Merida, dopo aver cercato in lungo e in largo nella sezione libri.

-Suvvia, Merida, non è così male, dopotutto sapevi che era difficile trovare altre copie, è una saga molto famosa- cercò di consolarla Rapunzel, con delle pacche sulle spalle, mentre uscivano dal magazzino.

-Non è giusto, era il regalo perfetto. Insomma, una cosa che aspetta da prima che ci mettessimo insieme e che fa il tutto esaurito in poco tempo… sembrava una degna risposta al suo regalo- commentò Merida, prendendo il cappello e gettandolo a terra, seccata.

-Hey, vacci piano, non è tuo quel cappello- Rapunzel lo raccolse con attenzione, e lo pulì dalla polvere, con cautela, poi lo riconsegnò a Merida.

-Dobbiamo solo essere…- tentò di aggiungere, ma prima che potesse finire la frase, un ragazzino con una maschera kabuki, seguito da migliaia di microbot, le andò addosso, e il libro che teneva stretto tra le mani cadde a terra, scivolando ai piedi di Merida, che lo raccolse cauta e studiò il titolo, sgranando gli occhi nel constatare che era esattamente quello che cercava.

-H_Honey?- chiese il ragazzino con la maschera kabuki, e dal suo tono si poteva dire che avesse visto un fantasma.

-Si, si, sono io… che cosa stai facendo?!- non sapeva chi fosse quel ragazzo, o almeno non lo riconosceva con quella maschera, ma doveva conoscere Honey, perciò fece finta di fare altrettanto, e si rialzò a fatica, togliendosi la polvere dai vestiti e sistemandosi la fascia.

-I_io… niente- rispose lui, poi cercò il libro dietro di lei, e fu scioccato nello scoprire che Merida aveva tagliato la corda, e che lui doveva sbrigarsi se voleva recuperare il libro.

-Sc_scusa, devo andare- e cercando di non guardarla negli occhi, il ragazzo con la maschera kabuki corse in direzione della riccia, aiutato dai microbot, e osservato da una Rapunzel/Honey piuttosto confusa.

-Fermati!- urlò a Merida, mandando dei microbot contro di lei, per bloccarla.

Ma la ragazza, nonostante le scomodità dei microbot, della felpa troppo grande, del cappello che le calava sugli occhi e degli occhiali da sole che non le facevano vedere una ceppa, continuò imperterrita la sua corsa, con il libro sottobraccio in direzione delle casse, seminando il suo inseguitore.

Nella fretta, però, non sembrò accorgersi di un grosso scaffaletto di cartone pieno di libri in saldo, e urtandolo fece cadere tutti i libri, e si fece un bel volo a sua volta, sempre però tenendo stretto l’unico libro che le interessava.

Questa distrazione, però, la fece raggiungere dal signorino kabuki. Inoltre Jack, appeso sul soffitto dal marchingegno, aveva visto tutto, e sempre al telefono con Hiccup, gli diede indicazioni su come procedere.

Hiccup naturalmente fece di testa sua, e la sua strategia fu molto meglio di quella dell’albino.

Chiuse tutte le casse grazie a degli speciali bottoni dell’ufficio mandando al diavolo la legalità e lasciò aperta solo una cassa, dove scaricò Jack, pronto a rubare il libro dalle mani della cappellona.

-Senti, bella, molla qua. C’ero prima io- le fece cenno di mollare il libro.

-No, c’ero prima io!- obiettò Hiro, arrivando in quel momento, e bloccando la via da tutte le direzioni.

Merida era in un vicolo cieco, ma proprio in quel momento la salvezza le arrivò da destra.

-Di qua!- Rapunzel attirò la sua attenzione, sollevando le braccia pronta ad afferrare il libro.

-Honey!- esclamarono insieme Hiro e Jack.

Merida lanciò il libro, e Rapunzel lo prese al volo, per poi dirigersi a una cassa poco distante, che attivò usufruendo del badge.

-NO!- sia Jack che Hiro (con meno convinzione da parte di quest’ultimo, che si chiedeva ancora se fosse la vera Honey o una specie di visione) si avventarono su di lei per rubarle il libro dalle mani, ma Merida, preso un arco giocattolo di esposizione, si mise in posizione per attaccare Jack, quando una voce potente e familiare fermò tutti.

-Honey Lemon è immediatamente richiesta nell’ufficio del direttore. E porti il libro- Hiccup, infatti, con prontezza incredibile, era riuscito a trovare il microfono, e Honey, titubante e spaventata, fu costretta ad avviarsi verso l’ufficio di Oaken.

Appena entrata, fu scioccata nel vedere tutti i monitor.

-Senta, io non intendevo…- iniziò a dire tremante, poi si accorse di essere davanti a Hiccup, che dietro alla scrivania e con le mani incrociate la guardava curioso.

-Hiccup?!- chiese, incredula, nascondendo in fretta il libro dietro la schiena, e facendo aggrottare le sopracciglia al moro.

-Rapunzel, perché diavolo tu e Merida avete scatenato tutto quel putiferio per un libro?- chiese. Rapunzel impallidì.

-Co_come mi hai…?- cominciò a chiedere, ma Hiccup la interruppe con un cenno.

-E’ piuttosto ovvio. Certo, all’inizio anche io ti avevo scambiata per la vera Honey, ma perché avresti dovuto andare in giro con Merida?- alzò le spalle, convinto di aver dato una risposta esauriente, ma Rapunzel era ancora più confusa.

-Ma… come hai riconosciuto Merida?- chiese infatti, sedendosi su una sedia davanti alla scrivania.

-Beh, ammetto che all’inizio non l’avevo del tutto riconosciuta, ma da come si muove, da come ha preso l’arco e ai suoi gesti seccati ho capito che era lei- rispose ovvio.

-Perché siete qui?- chiese poi.

-Non è ovvio? Devo acquistare questo libro- lo mostrò un attimo, poi, resosi conto di aver detto abbastanza, arrossì e lo nascose di nuovo dietro la schiena.

-Fidati, non ti conviene acquistarlo, o almeno non per te- Hiccup cercò di non rivelare troppo, ma Rapunzel si fece sospettosa.

-Perché?- chiese.

-Non posso rivelartelo, lo devo a Jack- e inconsapevolmente indicò il monitor fuori dall’ufficio, dove il tipo con la felpa blu e il signor kabuki si erano riuniti in attesa del libro. Stranamente la cappellona non era lì presente.

-Jack?- chiese confusa Rapunzel, guardando il monitor.

-Per tutte le lanterne! Era lui?- aggiunse, fissandolo ben bene. -Cavolo, non lo avevo riconosciuto- imbarazzata, distolse poi lo sguardo, arrossendo.

-Ne sarà felice, ha cercato in tutti i modi di non farsi riconoscere da Honey- Hiccup le sorrise, per farle capire che andava tutto bene, e non importava che lei non lo avesse riconosciuto, dato che nemmeno lui aveva riconosciuto lei.

-E a cosa gli serve questo libro, comunque? Lui non legge questa saga!- Rapunzel cambiò subito atteggiamento, e da mortificata diventò irritata, tenendo sempre il libro dietro la schiena.

-Infatti, non è per lui…- sempre cercando di non rivelare troppo, Hiccup guardò gli schermi, come se potessero suggerirgli una scusa plausibile.

-Se è per te fidati che non ti conviene acquistarlo… insomma… non comprarlo… è… non farlo e basta, ok?- ma mente Rapunzel farfugliava scuse cercando di non rivelare troppo, Hiccup già non l’ascoltava più, e fissava un monitor, dove si vedeva chiaramente la cappellona che, con aria sospetta e qualcosa nascosto dentro la felpa, si aggirava furtivamente in direzione delle casse, facendo attenzione alle telecamere.

-Rapunzel, dammi quel libro- ordinò all’amica, che sentendo il tono del moro così serio glielo diede senza esitare neanche un momento.

-Cosa c’è?- chiese, ansiosa.

Hiccup osservò attentamente il libro, poi tolse la doppia copertina rimovibile, e scosse la testa.

-La mia ragazza è un genio- ma non era inteso come complimento.

-Perché?!- Rapunzel si sporse per osservare, e rimase a bocca aperta.

-“I tredici modi per disinfettare il tuo coniglio”?!- lesse Rapunzel incredula.

-Ha scambiato i libri, quando ci è andata a sbattere, ora ha lei il vero libro- Hiccup la cercò di nuovo sui monitor e vide che si stava dirigendo un attimo nel reparto vestiario per restituire gli abiti che aveva preso in prestito, ormai credendo di essere fuori pericolo, poi prese il cellulare, e chiamò il fretta Jack.

-Hiccup, che stai facendo?- chiese Rapunzel, tentando di rubarglielo dalle mani, ma Hiccup fu più rapido, si mise fuori dalla sua portata e fischiò.

Sdentato comparve nel giro di pochi secondi, e si mise a difesa del padrone.

-Sdentato, spostati- Rapunzel tentò di assumere il tono dolce che di solito faceva ubbidire Sdentato, ma il gatto era irremovibile.

-Jack, il libro è al reparto vestiario. Devi sbrigarti se lo vuoi. Ce l’ha Mer… la cappellona- disse in fretta, tenendo d’occhio Rapunzel che lo guardava con odio, bloccata al muro da Sdentato, e senza molte possibilità di uscire.

-Hiccup, stai commettendo un errore- provò a metterlo in guardia Rapunzel.

Intanto Jack, confuso, rispose dall’altro lato della cornetta.

-Aspetta un momento, che diavolo significa che la cappellona ha il libro, credevo l’avessi appena fregato a Honey- 

-E’ lunga da spiegare, ne riparliamo ok, ma se devi fare ciò che vuoi fare ti conviene sbrigarti. Honey, qui, è dalla parte della cappellona, e credo che tra un po’ riuscirà a scappare- le voltò le spalle per cercare di non farsi sentire troppo chiaramente, e sussurrò al telefono.

Rapunzel, nel frattempo, cercava di farsi riconoscere da Sdentato.

-Dai, bello, sono io, Rapunzel- ma il gatto non sembrava convinto, anche perché, per essere più credibile, la bionda aveva persino usato il profumo di Honey.

Così la bionda decise di esporsi, tanto lì non c’era nessuno tranne Hiccup, che aveva già scoperto la sua vera identità.

Si tolse gli occhiali e la fascia, poi scosse i capelli, che tornarono nella loro ordinaria posizione.

Sdentato restò a bocca aperta, ma ancora non fece passare la ragazza.

-Sdentato, lasciami passare- lo supplicò lei, mettendosi in ginocchio per guardarlo negli occhi.

Il gatto sembrava voler cedere, ma restò comunque dalla parte del padrone, così Rapunzel si giocò l’arma vincente, e approfittando della distrazione di Hiccup, che cercava di guidare Jack il meglio possibile, sussurrò all’orecchio di Sdentato:

-Il libro è un regalo per Hiccup- 

Il gatto sgranò gli occhi, e finalmente si decise a farla passare. Si fidava di ciò che diceva Rapunzel.

-Grazie bello- lei gli accarezzò lievemente il capo e poi corse verso il reparto vestiario, lasciando cadere gli occhiali e la fascia e levandosi le scarpe per correre più in fretta. Tanto ormai non le serviva più essere Honey.

-Merida!- chiamò, avviandosi in fretta nel reparto, e trovandola ormai del tutto riconoscibile e con il libro in mano.

-Rapunzel! Perché hai tolto il travestimento?- le chiese l’amica, guardandola confusa e con leggero rimprovero.

-Hiccup ti ha riconosciuta, ha riconosciuto me e ha mandato Jack a prendere il libro, se vuoi fargli il regalo devi sbrigarti- Rapunzel la prese per un braccio e iniziò a trascinarla verso le casse, ma Merida si liberò dalla sua stretta.

-Aspetta un secondo. Che significa “Hiccup”?- chiese, impallidendo, e guardando fisso le telecamere.

-Hiccup è nell’ufficio, ha visto tutto, aiuta Jack e ci sta vedendo anche in questo momento, dalle telecamere- spiegò velocemente Rapunzel, riprendendo l’amica per un braccio e trascinandola verso le casse, ma venendo bloccata da Jack, che si parò davanti a loro con il cappuccio ancora sollevato e un sorrisino trionfante.

-Ah! Ti ho beccata, cappello… RAPUNZEL!!! MERIDA!!- esclamò non appena riconobbe le due amiche, togliendosi il cappuccio.

-Jack!- Merida era incredula, e Jack, guardando Rapunzel inorridito, le rubò in fretta il libro dalle mani, lo nascose dietro la schiena per non farglielo vedere e arrossì vistosamente.

-Che… che ci fai qui?- le chiese, con voce tremante.

-Aiuto un’amica. Tu che ci fai qui, piuttosto?!- Rapunzel incrociò le braccia e lo guardò arrabbiata.

-Io? Niente- arrossendo ancora di più, Jack indietreggiò, pronto a scappare, ma Hiro, dietro di lui, lo fermò.

-Ma che diavolo state facendo qui? Jack? Merida? RAPUNZEL? Sapevo che non eri la vera Honey!- togliendosi la maschera Hiro fece la sua solita faccia saccente, poi si rese conto di aver rivelato la sua identità, e tentò di rimediare al danno fatto.

-Hiro?!- chiesero insieme i tre ragazzi.

-Ehm… forse. Datemi quel libro!- il ragazzo sollevò una mano e i microbot provarono a prenderlo dalle mani di Jack.

-No, lo devo acquistare io!- provò ad obiettare, lanciando occhiate imbarazzate a Rapunzel.

-No! Io- Merida si aggiunse e provò a prenderlo a sua volta.

Rapunzel si rese conto che quel libro aveva causato più guai di quanto valesse.

-BASTA!- urlò a pieni polmoni, tutti si fermarono, senza però lasciare il libro.

-Non vi siete resi conto di cosa questo libro ci ha fatti diventare? E per cosa, poi? Lo troverete già domani sugli scaffali- 

-La mia scadenza è oggi!- dissero insieme tutti e tre, ricominciando a tirare dalla propria parte, ma Rapunzel si era stancata.

Si guardò intorno per trovare una qualsiasi cosa che potesse farle prendere il libro, e scorse una sottile corda su uno scaffale accanto a lei.

La prese con sicurezza, e la usò per rubare il controllore dei microbot dalla testa di Hiro, che mollò quindi il libro e cadde all’indietro per la sorpresa.

Poi la ragazza se lo mise in testa, e aizzò i microbot, ma non contro gli amici, bensì contro il libro, e lo intrappolò in una grossa palla nera, con l’intento di distruggerlo.

-No, Rapunzel!- Jack e Merida la guardarono, se avesse distrutto il libro avrebbe distrutto le loro mani ancora arpionate ad esso.

-Lasciatelo!- ordinò, e loro eseguirono, spaventati.

Così Rapunzel lo prese, e alzando un muro di microbot, scappò via da lì, con l’intento di nascondere il libro nel luogo più remoto che le venisse in mente.

Senonché, controllando che nessuno dei ragazzi la seguisse, andò a sbattere contro l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare.

-Rapunzel, ma che diavolo stai facendo… e perché sei vestita come Honey e indossi il suo stesso profumo?- chiese Tadashi confuso, con in mano una glassa per dolci.

-Ehm… è complicato, sto… sto nascondendo una cosa- teneva il libro dietro la schiena, e si guardò intorno sperando di non scorgere i tre ragazzi desiderosi del libro.

-L’ultimo libro dei “Big Four”, vero? E da Hiro, immagino. Scommetto che è a lui che hai rubato il controllo per i microbot- indovinò Tadashi, prendendosi il volto fra le mani, sconsolato.

-Preso in prestito, e comunque non solo da lui, ma anche da Merida, e… da Jack- abbassò lo sguardo nel dire quel nome. 

Si aspettava un san Valentino magico, e invece doveva impedire al suo ragazzo di diventare un mezzo criminale.

-Mi dispiace molto per Hiro, non è colpa sua se voleva prendere il libro, solo che… ecco, lo volevo regalare a Honey e lui si è messo in testa che è un obbligo- parlando di Honey Tadashi abbassò la testa.

-Che le è successo?- chiese preoccupata Rapunzel

-Niente, ho promesso a sua madre che non l’avrei detto a nessuno, comunque posso aiutarti se non vuoi che loro prendano il libro, dopotutto in parte è anche colpa mia- Tadashi, gentile e disponibile come sempre, le offrì la mano per prendere il libro, e Rapunzel decise che c’era una possibilità migliore del nasconderlo.

-Prendilo tu- gli disse, porgendoglielo.

-Come?- chiese lui, confuso.

-Prendilo tu e regalalo a Honey, glielo devo, dopo aver preso il suo posto per un giorno- insistette la bionda, mettendoglielo in mano a forza.

-In che senso se stata lei per un giorno?- chiese confuso Tadashi.

-E’ una lunga storia, dille solo che spero si rimetta presto da qualsiasi cosa abbia- e con un timido sorriso lo lasciò lì, confuso e riconoscente, per poi dirigersi a dirne quattro a Jack per il suo comportamento.

 

-Perché diavolo ti sei messo in mezzo, Frost?!- chiedeva intanto Merida furente.

-Tu, piuttosto, perché volevi il libro a tutti i cosi?- e le rispondeva con un’altra domanda un ancora più furente Jack.

-Non sono affari che ti riguardano, e poi sono stata io a farti per prima la domanda!- ribatteva Merida.

-Non sono affari che ti riguardano!- 

Passarono alcuni secondi di puro silenzio, poi Jack cedette.

-Volevo regalarlo a Rapunzel per San Valentino, ok?- ammise, leggermente imbarazzato per non aver pensato prima a un regalo.

-Davvero? Io volevo regalarlo a Hiccup- ammise poi Merida, guardando Jack incredula.

-Sul serio?- chiese Jack, ed entrambi scoppiarono a ridere per il macello che si era causato per colpa di quella festività idiota.

-Merida, ma non dovevi- Hiccup, uscendo in quel momento da dietro uno scaffale, con Sdentato al seguito, sospirò, avvicinandosi alla ragazza, che imbarazzata smise di botto di ridere e indietreggiò, per paura di affrontare il moro.

-Ma certo che dovevo! Tu mi hai regalato tutto quel… putiferio e io non potevo mica venire con questo stupido biglietto e basta- con tono accusatorio cacciò fuori un biglietto dalla tasca, che Hiccup, senza scomporsi di una virgola, prese dalle sue mani.

-No, aspetta, non leggerlo!- provò a fermarlo lei, imbarazzata.

Nel frattempo Jack osservava divertito la scena, cercando di non intromettersi troppo, ma Merida e Hiccup non badavano minimamente a lui, infatti quando venne trascinato via da dei microbot in eccitazione, nessuno si accorse della sua assenza.

-Ra_Rapunzel, mi hai fatto prendere un colpo, credevo che Hiro volesse vendicarsi per il libro con me- Jack tentò di prendere la faccenda sul ridere, ma la faccia grave della sua ragazza gli fece abbassare lo sguardo.

-Senti, Rapunzel, so di aver esagerato, ma io, ecco… volevo regalarlo a te- ammise, mordendosi il labbro inferiore.

Rapunzel, da arrabbiata, divenne confusa.

-Cosa, e perché mai?- chiese guardandolo indagatrice.

-Insomma, oggi è san Valentino, non avevo preso un regalo, non volevo regalarti degli stupidi fiori o cioccolatini ma qualcosa di speciale, perché tu sei speciale- sbottò il ragazzo, arrossendo.

Rapunzel rimase sbigottita, e arrossì a sua volta.

Si abbassò per recuperare il suo sguardo abbattuto e avvicinò il suo viso a quello dell’albino.

-Oh, Jack. Ma a me non serve qualcosa di speciale per San Valentino, a me basti tu- gli rassicurò, lui la guardò, speranzoso.

-Davvero?- chiese, con sguardo da cucciolo bastonato, lei gli sorrise, e lo abbracciò.

-Beh, allora ti andrebbe di prendere un gelato?- chiese l’albino, tentando di apparire sicuro.

-Credo sia una splendida idea- e prendendolo per mano si avviarono insieme verso la gelateria del centro commerciale, dove Elsa stava lavorando.

 

-No, aspetta non leggerlo!- Merida tentò in tutti i modi di riappropriarsi del biglietto, arrossendo più dei suoi capelli, ma Hiccup aveva già cominciato a leggerlo, concentrato, e portandolo fuori dalla sua portata.

“Buon san Valentino, Hiccup. 

Tu mi conosci e sai che non amo particolarmente questa festività, ma chissene, dopotutto ora stiamo insieme e non sono più una forever alone come gli altri anni.

No, ok, cancella quello che ho appena scritto.

Insomma, ti scrivo questo biglietto non per dirti uno stupido “Ti amo” o un semplice “Ti auguro di stare bene con me” o un banale “Buon San Valentino”

Ok, l’ultima cosa l’ho già scritta, ma era solo l’ntroduzione.

Vabbè, tralasciamo, Io ti volevo solo confessare che io non riesco ancora a credere di stare con te. Insomma, non nel senso negativo del termine, solo che, ecco, siamo sempre stati solo amici e… no, aspetta, sembra che ti sto friendzonando, ma ti giuro che non è così.

Io, ecco, non mi sarei mai immaginata che mi sarei innamorata di te, che ci saremmo messi insieme o che avrei provato una sensazione di completezza nello stare con te in questo modo, nel baciarti o anche solo addormentarmi sulla tua spalla vedendo un film (mi scuso ancora per averlo fatto durante “Eragon”, l’ultima volta, ma ero davvero assonnata) 

Insomma, si, è solo questo quello che ti volevo dire: che tu sei un ragazzo fantastico e che io non credo affatto di meritarmi una persona come te al mio fianco.

Insomma, non sono perfetta come Rapunzel o Anna o un sacco di altra gente, e non capisco proprio cosa tu trovi in me, ma qualsiasi cosa sia spero che compensi tutta la mia testardaggine e il mio egoismo, perché perderti ora come ora sarebbe davvero terribile per me.

Spero che passeremo un buon San Valentino, e non importa se non hai trovato i biglietti per il concerto dei Love Handel, posso fare a meno di vederli, anche perché le loro canzoni stanno diventando ripetitive.

Ti amo (si, alla fine l’ho scritto, sgrunt),

Merida”

-Mmmm…- commentò alla fine Hiccup.

Merida lo guardò incredula.

-Mmmm?!- chiese. Aveva messo molte cose che mai avrebbe potuto dire a voce, e lui commentava con un semplice “Mmmm”!

-Ci ho messo tantissimo a trovare quei biglietti, se non ti piacevano più potevi dirmelo prima- commentò solo Hiccup.

-Come?! Io l’ho scritto per non farti sentire in colpa, non per… ma insomma, è davvero l’unica cosa che ti ha colpito del biglietto?! La prossima volta altro che libri o biglietti, ti do un bel niente, ecco!- Merida, rossa di rabbia e imbarazzo, si voltò per uscire dal centro commerciale e tornare a casa, ma lui le afferrò un braccio, come solo lui sapeva fare, e lei si fermò, senza però girarsi.

-Non è l’unica cosa che mi ha colpito, ma non condivido alcuni punti-  ammise Hiccup, avvicinandola a se e facendola voltare dalla sua parte.

-Ah, si? E che cosa, il fatto che sei un ragazzo fantastico, perché hai ragione, me lo rimangio- Merida incrociò le braccia e lo guardò con aria di sfida.

-Beh, si, su quello e sul fatto che tu non sei perfetta. O meglio, è vero che non lo sei, ma è la cosa che più amo di te: la tua meravigliosa imperfezione. E ti assicuro che non hai bisogno di compensare egoismo e testardaggine con niente, neanche con un libro che aspetto da un anno- prese il volto di Merida tra le mani e lei abbandonò l’espressione seccata per diventare vulnerabile e confusa, senza volerlo, ovviamente.

Poi lui la baciò, e lei ricambiò mettendogli le braccia al collo e chiudendo gli occhi.

Quando si staccarono, Hiccup però commentò.

-Comunque se non vuoi andare al concerto dei Love Handel possiamo sempre vendere i biglietti a qualcun altro- il tono era speranzoso, a lui i concerti non piaccevano particolarmente.

-Ti piacerebbe, eh?- la ragazza gli tirò un pugno amichevole sulla spalla.

-Vabbè, io ci ho provato- e alzando le spalle la baciò nuovamente.

 

-Toc toc- Tadashi entrò lentamente nella stanza d’ospedale di Honey, dove la ragazza era a letto a riposare.

Appena sentì il ragazzo entrare, si destò e lo guardò, con sguardo provato.

Aveva avuto un incidente stradale la sera precedente, che le aveva rotto la gamba in due punti e provocato una botta alla testa che le aveva fatto perdere la memoria fino a quasi un anno prima, quando loro due ancora non si conoscevano.

-Si? Tu sei Tadashi, giusto?- chiese, cercando di ricordare il nome del ragazzo che sua madre le aveva presentato come un grande amico.

-Si, spero che Baymax ti abbia trattato bene- Tadashi lanciò un’occhiata alla sua creazione, che ora stava ricaricandosi.

-Posso dedurre che sei soddisfatta del suo trattamento- disse osservando la scatola dove era contenuto.

-Si, è davvero una buonissima invenzione, è stato molto dolce e paziente, l’hai programmato molto bene- gli assicurò Honey, sorridendogli.

-Bene, ne sono felice. Come ti senti?- le chiese, senza avvicinarsi troppo per non soffocarla, dopotutto lei non si ricordava di lui, perciò doveva essere paziente.

-Meglio, non ricordo ancora niente, certo, ma la situazione può solo migliorare, no?- rispose lei, con l’ottimismo che la caratterizzava.

Lui le sorrise e annuì.

-Assolutamente, starai ogni giorno meglio, e tornerai come prima in un battito di ciglia- le rassicurò lui, ma la ragazza si rabbuiò leggermente.

-Tutto bene? Se ho detto qualcosa di offensivo…- lui, preoccupato cercò di tornare sui suoi passi, ma lei lo interruppe.

-No, no, sei stato dolcissimo, solo che, ecco, mi piacerebbe ricordarmi di te. Devi essere stato davvero un ottimo amico in quest’anno- gli spiegò lei, leggermente sottotono.

Lui abbassò la testa nel sentirsi chiamare amico, perché per lui lei era molto, molto di più, ma non poteva assolutamente dirglielo, in quel momento.

-Allora, sei venuto per qualcosa in particolare?- chiese la ragazza, per alleggerire l’atmosfera.

-Oh, si. Ecco, oggi ero al centro commerciale, e mi sono imbattuto, per puro caso, in questo libro, e ho pensato che magari ti sarebbe piaciuto. Non so quando è uscito l’ultimo di questa saga prima di questo, ma ricordo che ne parlavi molto quindi, ecco, tieni- le porse un libro impacchettato, che lei aprì sorpresa, non sapendo che aspettarsi.

Quando però vede la copertina, rimase a bocca aperta.

-Santo cielo, è l’ultimo libro di “Big Four” è la mia saga preferita. Non vedevo l’ora di leggerlo. Grazie, Tadashi, grazie mille- gli fece un enorme sorriso, che il ragazzo ricambiò un po’ imbarazzato.

-Se devo prendere un altro libro che magari devi recuperare…- si offrì, ma lei lo interruppe di nuovo.

-Oh, no, tranquillo, li ho letti tutti, mi mancava solo questo. Sei stato davvero gentilissimo- 

-Sai, l’ho visto lì, e… beh… ti serve qualcosa per passare il tempo- si avvicinò di più al suo letto, e lei non sembrò infastidita da ciò, anzi lo guardò grata.

-Insomma, buon San Valentino- le disse, quasi scherzosamente, ma lei ricambiò sinceramente.

-Buon San Valentino anche a te- e lo prese per mano, dal letto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ciao a tutti, questo speciale innanzi tutto è praticamente un seguito dei due speciali precedenti, di Natale e Halloween, che potete trovare nel mio profilo.

Ho messo come coppie principali Jackunzel, Mericcup e Tadahoney perché ultimamente sono le mie grandi OTP e volevo scrivere qualche Tadahoney da quando ho visto il film.

L’incidente di Honey è stato fine alla trama, e mi dispiace molto averglielo fatto avere, ma ne avevo bisogno, spero non me ne vogliate per ciò *faccia da cucciolo*

Riprende un po’ la trama di “Colpa di una dannatissima stella” ed è stato troppo divertente scriverlo.

Spero vi sia piaciuto e vi prego scusate eventuali errori di battitura, l’ho riletto cento volte.

Un buon san Valentino a tutti i poveri forever alone come me che non hanno nessuno con cui festeggiarlo (io inoltre sono in viaggio tutto il giorno, quindi ancora peggio -_-) 

Ringrazio tutti quelli che leggeranno questa storia, e se volete lasciarmi una recensione sappiate che renderete il mio viaggio meno deprimente ;)

Un bacione a tutti 

 

 

 

 

   
 
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