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Autore: Dark_soul    03/12/2008    10 recensioni
Sì, era un uomo concreto, uno che basa la propria vita su ideali importanti –fondamentali – e si occupa solo di faccende concrete quanto lui; un uomo a cui spesso e volentieri davano allo stomaco le smancerose poesie che il cuoco da strapazzo dedicava ad ogni bella donna che incontrava, e anche fin troppo spesso a Nami. D’altronde erano solo delle inutili perdite di tempo, futili espressioni di sentimenti altrettanto futili, solamente idiozie. Così, ignaro di ogni possibile sfaccettatura romantica nella luna piena alta nel cielo, Roronoa sedeva in un angolo sul ponte della nave, solo. Aveva appena terminato l’allenamento, e, mentre si asciugava il sudore con un asciugamano, si godeva la frescura della notte prima di andare a dormire. Un'altra FF, nata solo per loro, Nami e Zoro. Cosa volete farci, sono una coppia stupenda.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a quanti credono nella coppia, perchè diciamocelo, Zoro e Nami sono fatti l'uno per l'altra.
E un grosso bacio a Clahp, che spero di vedere in carne e ossa molto presto ^^.



Prima di andare a dormire.


Era notte, una delle tante che scorrevano placide come il mare che li circondava. La nave, la Going Merry, scivolava su quella distesa infinita, diretta lì dove sorge il sole e dove i sogni si realizzano. Si poteva dire che rappresentava una speranza, che attraverso il mare della vita, con le sue bufere e tempeste, veleggiava verso lo scopo, la meta finale, quella che dà senso e forza al viaggio intrapreso.

Ma, a dire la verità, specie nell’ora tarda della notte, questa sottile metafora non interessava a nessuno su quella nave, neanche, e soprattutto, a colui che solitamente la notte la passava in bianco. Lui, Roronoa Zoro, si occupava solo di faccende concrete, tangibili. Le rime le lasciava femmine.

Sì, era un uomo concreto, uno che basa la propria vita su ideali importanti –fondamentali – e si occupa solo di faccende concrete quanto lui; un uomo a cui spesso e volentieri davano allo stomaco le smancerose poesie che il cuoco da strapazzo dedicava ad ogni bella donna che incontrava, e anche fin troppo spesso a Nami. D’altronde erano solo delle inutili perdite di tempo, futili espressioni di sentimenti altrettanto futili, solamente idiozie.

Così, ignaro di ogni possibile sfaccettatura romantica nella luna piena alta nel cielo, Roronoa sedeva in un angolo sul ponte della nave, solo. Aveva appena terminato l’allenamento, e, mentre si asciugava il sudore con un asciugamano, si godeva la frescura della notte prima di andare a dormire.
Si alzò in piedi, e raccolte le sue spade, salì le scale. Prima di entrare in cucina però, lanciò un’occhiata in alto sulla coffa, per avvertire Nico Robin che se ne andava e che rimaneva da sola a fare da vedetta, ma la ragazza l’aveva già visto e gli fece un cenno con la testa.

Senza ulteriori indugi, Zoro entrò in cucina, accese una piccola lanterna per fare luce e cominciò a rovistare in giro per la stanza in cerca di qualcosa da bere, possibilmente alcolico. Quando ebbe rovesciato l'intero arredamento, non trovando assolutamente nulla, a parte l’acqua, decise che era meglio andare a cercare nel magazzino.
Scese al scaletta, e l’occhio si posò immediatamente su cosa stava cercando. Si avvicinò alla botte di birra e, afferrato il boccale a fianco, lo pose sotto il rubinetto. Ma, aperta la valvola, non ne uscì che una sola goccia. Finita.

Imprecando sonoramente, Zoro spaziò con lo sguardo il resto della dispensa, e notò che una debole luce proveniva dal piano di sotto. Incuriosito si avvicinò all’apertura delle scale e scoprì che il riflesso proveniva da uno spiraglio della porta della camera delle ragazze. Evidentemente Nami era ancora sveglia, dato che Nico Robin era fuori ancora.
Sbuffando per la mancanza d’alcol, Zoro decise che ne avrebbe discusso l’indomani col cuoco, magari lui sapeva se c’erano altre scorte in giro per la nave. Magari. Scese le scale facendo ben attenzione a non rovesciare la lanterna, e passò davanti alla camera di Nami, guardando di sfuggita all’interno.

Riuscì a vedere solo nell’angolo il letto intatto, ma non sentì alcun rumore. Che stesse lavorando ad una sua cartina? In quel caso avrebbe sentito lo scribacchiare di una penna sulla carta, o un fruscio di fogli. Rimase un momento indeciso sulla soglia, tendendo l’orecchio. Assolutamente niente.

Improvvisamente si rese conto che stava facendo una cosa decisamente molto stupida. Cosa gliene importava di quello che lei faceva o meno nella sua stanza? Bah, sarà stata l’ora tarda che rimbecilliva il cervello. Fece qualche passo in avanti verso la porta della sua stanza, quando il dubbio si fece strada tra i suoi pensieri, strisciando, il maledetto. E così si fermò una seconda volta, voltandosi verso la porta che aveva appena passato. E se magari avesse avuto un malore, dopotutto era già stata ammalata, e anche gravemente, forse ..?

Zoro si diede una forte pacca sulla fronte, dandosi del deficiente. Ma cosa stava facendo, la vecchia petulante? Ricominciò a camminare, ma prima ancora che ebbe fatto due passi, si fermò una terza volta. Sbuffò irritato, e ritornò indietro a passi sicuri, spalancando la porta prima che potesse anche solo pensare di cambiare idea. 

La scena che si presentò davanti non aveva niente a che fare con le visioni catastrofiche che aveva ipotizzato. La luce proveniva dalla lanterna che c’era sopra al tavolo dove Nami soleva disegnare, e proprio su questo la ragazza aveva poggiato la testa sulle braccia incrociate. Stava dormendo.

Zoro rimase per un momento immobile,  guardando la navigatrice respirare lievemente, con i corti capelli rossi che le ricadevano sul bel viso, poi assunse un cipiglio irritato, mentre affermava con sicurezza che si, lui era uno scemo allarmista. Sbuffò una seconda volta, mentre stava quasi per andarsene.
Un pensiero però lo fermò: l’indomani chi l’avrebbe sentita Nami, con l’umore nero per il sicuro torcicollo che le sarebbe venuto?

Sbuffò ancora. La navigatrice in quello stato d’animo non era un bello spettacolo, neanche per il paladino delle donne, che le stava ben volentieri lontano. E se la sarebbe dovuta sorbire lui, come succedeva ogni dannata volta. Chissà perché quando lei aveva la luna storta, lui finiva in un modo o nell’altro per rimetterci.
Le lanciò un’altra occhiata, decisamente poco felice. Forse avrebbe dovuto svegliarla… 

Lo spadaccino inorridì per aver anche solo pensato una cosa del genere. Decisamente una Nami svegliata nel bel mezzo della notte con un quasi sicuro torcicollo era molto peggio di qualsiasi nemico avesse mai affrontato. Almeno con loro aveva la possibilità di usare le sue spade.
Zoro appoggiò lentamente la lampada per terra e fece un passo incerto in avanti, entrando ufficialmente nella camera delle ragazze. Un brivido gli percorse la schiena, forse una premonizione?

Scacciò via quel disagio che sapeva molto da istinto di autoconservazione, e si avvicinò al letto di Nami, afferrando le coperte e portandole ai piedi del letto, facendo finta di non notare quello che doveva essere il suo pigiama. Ma che razza di indumenti aveva quella là ?
Si voltò verso Nami, raddrizzando  la postura stranamente curva, e le si avvicinò davvero molto lentamente.  Oddio, cosa non avrebbe fatto per dormire in pace durante il giorno. Si chinò su di lei, e facendo passare un braccio sotto le sue ginocchia e uno sulle spalle, la prese delicatamente in braccio, facendo ben attenzione a non svegliarla.
Dopo un attimo di tensione, in cui la ragazza fece uno strano mugolio e Zoro cominciò a sudare freddo, lo spadaccino fece dietro front e la portò a letto, dove la adagiò con molta attenzione, prima facendole appoggiare il sedere e poi accompagnando delicatamente la testa sul cuscino. Ma guarda cosa gli toccava fare. Mocciosa.

Non aveva la minima intenzione di metterle il pigiama, non era decisamente indispensabile, ma era ovvio che non poteva andare a letto con quella sottospecie di sandali alti 15 centimetri che le piaceva indossare in ogni santa occasione. Zoro così si mise a trafficare con le cinghie del lacci, borbottando parole incomprensibili, che però somigliavano stranamente a “ma guarda te” e “mocciosa” e altre di cui è meglio non divulgarne il significato. Terminata anche questa complicatissima procedura, dopo aver appoggiato i sandali al lato del letto, non troppo in ordine ma comunque silenziosamente, lo spadaccino raccolse le coperte e coprì il corpo della navigatrice fino al collo, sempre molto delicatamente. Rimase un attimo a fissare l’espressione decisamente troppo serena di Nami, almeno per i suoi gusti. Continuava a dormire beata, la mocciosa.

Quatto quatto, Zoro si incamminò verso il corridoio, e, quando finalmente aveva quasi raggiunto la salvezza, un secondo mugolio lo pietrificò all’istante. Si voltò inorridito, pronto a sorbirsi una marasma di parole, ma Nami era ancora a letto e non sembrava essersi accorta di nulla.
“Bellmere” quella mormorò e si girò di fianco.

“Maledetta …” sibilò Zoro, avvicinandosi alla lanterna sopra il tavolo e spegnendola con un soffio, raggiungendo poi la sua che aveva lasciato in corridoio. Chiuse lentamente la porta, e solo allora si lasciò sfuggire un sospirò di sollievo. Avrebbero dovuto assegnargli una medaglia al valore, o qualcosa di simile, se solo a lui gliene importasse qualcosa di patacche auto celebrative.

Così si incamminò finalmente verso la camera dei ragazzi, mentre già gustava un meritato riposo, quando notò che c’era un elemento che stonava. Annusò l’aria e un nuovo odore fece capolino tra i tanti che riconosceva. Mandarino? Provò a cambiare posizione, eppure esso persisteva, con la stessa intensità. Dopo qualche secondo, gli venne un dubbio e annusò la sua maglietta, e questa volta l’odore, o forse bisognava dire il profumo, si fece sentire più distintamente. Aspirò ancora, ed esso lo avvolse, cullandolo dolcemente.
Bah, non era poi così male il profumo di mandarino. Dopo qualche secondo, Zoro si scosse dal torpore, e, spegnendo la lanterna, aprì la porta della camera dei ragazzi, sparendo nell’oscurità della stanza.

Lui era un ragazzo, anzi, un uomo concreto, e certamente mai avrebbe ammesso che, forse, non era solo per il clima pacifico sulla nave che aveva fatto quello che aveva fatto, e che, sempre rigorosamente forse , avrebbe pensato a colei che portava quel profumo, prima di andare a dormire. 

 

 

 

 

 

Ok, scusate, è una FF un po' idiota. Mi è venuta quando in un fanvideo ho visto una fanart dove Zoro osservava Nami addormentata sul tavolo dove tracciava le cartine, e avrei voluto allegarla al testo, ma siccome non era mia, e non sapevo a chi intestare i credits, non volevo creare malintesi di sorta e ho preferito rinunciare.
Mi sono resa conto che alcune frasi sono un po' troppo telegrafiche, e forse avrei dovuto usare più congiunzioni, ma nel complesso mi piace, sopratutto la fine. Beh, siate clementi, dopotuto è un po' una cavolatina, anche se ho cercato di renderla più realistica possibile.

Volevo disperatamente mantenere i personaggi IC, ma forse ho estremizzato un po' Zoro, l'ho reso forse un po' troppo menefreghista, ditemi voi. Io ce l'ho messa veramente tutta :). Un grosso bacio. Bye!

  
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