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Autore: istinto della luna    14/02/2015    2 recensioni
Amare è Niente "ti amo".
Sembra un titolo totalmente privo di senso. Io, invece, vi dico che ciascuna parola indica un concetto fondamentale, che va ad intersecarsi con la situazione che voglio raccontarvi. Non volete credermi? Leggete e scoprirete la verità.
Dal testo:
Perché la guerra ci stava cambiando?
Perché avevamo perso le redini della situazione tutto ad un tratto?
Perché parecchi di noi erano morti?
" Tu non sei più tu. "
Mi tappai la bocca con entrambe le mani. Non potevo crederci: l'avevo detto sul serio.
[...]
Quando finalmente riacquistai il coraggio di parlare, dissi: " Non avresti mai fatto così, non è da te. "
Lui sghignazzò e rispose: " Lo sai che non mi piace seguire le regole. "
[...]
Prima che si Smaterializzasse lo dissi. Non avrei potuto tacere, non di fronte a quello che sarebbe ipoteticamente potuto accadere. E così cedetti, per la prima volta.
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Amare è Niente "ti amo"


Finalmente raggiunsi la mia metà tanto attesa. Ruotai il capo a destra e a sinistra.
Niente.
Tornai sui miei passi, per  ripercorrere lo stretto corridoio che mi aveva accompagnato verso il luogo pattuito. Forse era semplicemente in ritardo. Svoltai l'angolo.
Niente.
Una fitta mi colpì in pieno petto, mi lasciai andare e mi accasciai a terra. 
Non mi trovavo molto lontana dal mare. La casa che mi stava ospitando era abbastanza grande e ben decorata. Ero sicura che in un'altra situazione mi sarebbe piaciuta di più, mi avrebbe infuso felicità e pienezza, due realtà ormai lontane. Appoggiai la testa alla parete e respirai affannosamente.
Niente.  
Ancora Niente.
Niente di niente.
Perché? Perché quel Niente non mi raggiungeva?
Sentivo il braccio pizzicare. Mi doleva ancora nonostante fossero passate parecchie ore, giorni forse. Potevo sentire quella scritta, quella spaventosa scritta infuocarsi ad ogni sfregamento con i miei indumenti. Chiusi gli occhi e implorai il silenzio di diventare, anche se per pochi istanti, rumoroso, pieno di vita, pieno di Niente.
 Sentii un rumore. Scattai in piedi come una molla, gli occhi sbarrati e la bacchetta tesa. Proveniva da quel corridoio. Rifeci la strada che poco prima avevo percorso inutilmente, cercando di fare il più piano possibile. Sentivo le ginocchia tremare terribilmente. Non riuscivano a reggere tutto il mio peso, compreso quel fardello che mi aveva macchiato il braccio.
<< Hermione? >>
Un sussurro. Un Niente.
Annusai l'aria come se mi permettesse di capire se fosse davvero lui, il mio Niente.
Svoltai l'angolo, l'ultimo ostacolo che mi separava da quel sussurro e lo vidi.
Lui. Il mio Niente era davanti a me con i pugni chiusi e uno sguardo che non gli apparteneva.  Non seppi perché ma gli posi quella domanda, la domanda che ci aveva permesso di unirci.
<< Perché sei qui? >> domandai senza guardarlo in viso.
Aveva sempre avuto uno sguardo compiaciuto, malandrino. Gli occhi, di un azzurro intenso, mi facevano annegare ogni volta che li scrutavo. Sorridevano da soli, sempre, ogni giorno. Quella volta non era così. Lo avevo sentito scherzare a Radio Potter sinceramente, come se tutti i mali avrebbero potuto annullarsi da un momento all'altro. Ora era diverso, mi faceva quasi paura.
<< Lo sapevi che sarei venuto >> mi rispose ovvio.
Mi morsi le labbra. Aveva sbagliato risposta. Che avesse fatto apposta?
Mi avvicinai appena, ma lui cercava di indietreggiare. Lo misi con le spalle al muro, ma non si scompose. Lo guardai negli occhi e lui mi sorrise. Si abbassò lentamente prendendomi tra le dita un polso, il polso di quel braccio.
<< No, fermo, io... >>
<< Shhh, lascia fare a me. >>
Annuii e aspettai che sollevasse la felpa stropicciata che portavo. La scritta brillava al chiarore della Luna, risplendendo sulla mia pelle biancastra. Deglutii senza cedere al disappunto.
<< Me l'ha detto Bill. Perché hai voluto tenermelo nascosto? >>
Guardai il braccio e non risposi subito. Volevo prendermi il tempo di ingoiare il groppo che mi si era formato all'altezza della gola.
<< Avete già molti problemi senza questo e poi non mi sembra nulla di così grave. >>
Lui rise piano, ma beatamente, talmente beatamente che mi invase le orecchie facendomi arrivare finalmente il sangue al cervello. 
<< Vuoi sempre essere così, così... te stessa, Granger. Non pensi che qualcuno volesse occuparsi di questo? >> chiese alludendo alla scritta.
Non aspettandosi una risposta da parte mia, cominciò a sfiorarmi la scritta con il pollice, come se fosse una carezza. Vidi la sua fronte corrucciata e le sopracciglia troppo vicine. Sentivo il solletico, ma già sentire qualcosa in quel punto della pelle era doloroso per me. Cercai di togliere il mio braccio dalla sua presa ferrea.
<< Tranquilla, Hermione. >>
<< Non hai molto tempo. >>
<< Ho tutto il tempo necessario. >>
Si chinò su di me e lasciò un candido bacio nel bel mezzo della cicatrice. Arrossii nonostante non ne avessi avuta intenzione. Lui mi guardò compiaciuto per poi continuare ad accarezzarla. Avevo paura, paura che quella scritta mi facesse diventare uno zimbello, che mi trasformasse e che mi cambiasse definitivamente.
<< Basta, per favore, basta >> sussurrai.
Lui mi lasciò all'istante.
Perché la guerra ci stava cambiando?
Perché avevamo perso le redini della situazione tutto ad un tratto?
Perché parecchi di noi erano morti?

<< Tu non sei più tu. >>
Mi tappai la bocca con entrambe le mani. Non potevo crederci: l'avevo detto sul serio. Mi guardò pensieroso, ma poi un piccolo ghigno si formò sul suo viso anch'esso stanco e pallido.
<< La situazione non mi è favorevole al momento per esserlo. >>
<< Lo so >> mormorai, mentre guardavo fuori dalla finestra.
Le barriere magiche ci proteggevano, eppure, là fuori, la spiaggia pullulava di Ghermidori. Ne ero convinta. Il problema principale per il quale non riuscivo a vederli era il buio. La Luna, seppur presente, non era in grado di illuminare l'intera landa. Forse anche lei era stanca come me.
<< Voglio baciarti. >>
Mi girai verso di lui sorpresa. Mi ero scordata che potesse parlare. Pensavo che, dopo ciò che mi aveva detto, la sua bocca non avrebbe emesso più nemmeno un suono.
<< C-cosa? >>
Lui sorrise e si avvicinò.
<< Voglio baciarti >> mi ripeté.
Io inarcai un sopracciglio scettica: << Da quando mi chiedi il consenso? >>
Lui si passò una mano tra i capelli rossi. Lo trovai bellissimo  nonostante fosse tutto spettinato e avesse i capelli sporchi di terra.
<< Non ti ho chiesto il consenso. >>
<< Come no? >>
<< No >> continuò guardandomi con quella finta aria innocente << ho solo voluto specificare le mie intenzioni. >>
Sorrisi senza volerlo.
Si avvicinò deciso.
Il mio cuore batteva troppo forte e non riuscivo a capire se si trovasse ancora imprigionato nella cassa toracica o se stesse ballando all'interno del resto del corpo. Sempre più vicino. Gli occhi si mescolarono al suo viso e i capelli coloravano quel piccolo dipinto. Mi ritrovai a baciarlo improvvisamente. Le sue labbra premevano sulle mie dolcemente.
Non era da lui. Era sempre stato un tipo impulsivo.
Mi accarezzò una guancia senza smettere di baciarmi. In quel bacio rivissi tutto ciò che avevamo passato insieme.  Mi tornarono alla mente i nostri primi anni a Hogwarts quando eravamo praticamente estranei. Rividi il Ballo del Ceppo quando lui aveva invitato Angelina di fronte all'intera Sala Grande e io avevo ballato con Krum. Ripercorsi finalmente l'anno in cui il nostro "amore" sbocciò. Un amore tra le virgolette, inaspettato, ma profondo. 
Lo vedetti mentre mi guardava maliziosamente in Sala Comune o mi chiamava prefetto perfetto quando mi aspettava fuori dalla biblioteca per non far sospettare gli altri studenti.
E fu proprio lì, in biblioteca, che il nostro amore sbocciò.  Ricordavo ogni cosa come se fosse stato solo ieri.

*
 
Stavo prendendo un libro per il tema di Pozioni, quando delle mani mi coprirono gli occhi. Erano estranee, ma al tempo stesso, familiari. Sbuffai sommessamente stringendo i denti.
Che cosa voleva da me?
<< Che cosa vuoi ancora? >> chiesi esitante.
Era scontato che fosse lui, doveva essere lui.
<< Non ti interessa ora. >>
Rimango spiazzata da quella risposta, ma proseguo: << A cosa devo interessarmi allora? >>
<< A Niente. >>
Mi girò con forza discostandomi dalla sua presa. Lo fissai stranita e offesa allo stesso tempo. Perché doveva sempre prendermi in giro?
<< FRED! Smettila di scherzare sempre. >>
<< Hermione, ma io sono sincero. Non voglio Niente, niente che tu non voglia. >>
Mi baciò senza darmi il tempo di reagire. Spalancai gli occhi sorpresa. Non potevo più mentire a me stessa. Forse aveva ragione, forse anche io condividevo quei sentimenti. Sentii le guance andare a fuoco, ma cercai di affogare l'imbarazzo nei suoi capelli. Mi avvicinai maggiormente permettendogli di stringermi a sé e lasciare che quel bacio cullasse entrambi.
Quando finalmente riacquistai il coraggio di parlare, dissi: << Non avresti mai fatto così, non è da te. >>
Lui sghignazzò e rispose: << Lo sai che non mi piace seguire le regole. >>
Dopo avermi fatto l'occhiolino si allontanò, mentre io lo scrutavo sperando che la situazione che si era appena creata tra di noi, non fosse mai cambiata.

*

Beh, non fu così. Ci staccammo e io mi allontanai più del dovuto. Avevo le labbra tremanti e gli occhi socchiusi, indecisa se bearmi del contatto appena ottenuto o resistere e apparire fredda.
<< Fammi di nuovo quella domanda. >>
Lo guardai accigliata, ma poi intuii che cosa intendesse: << A cosa devo interessarmi allora? >>
Lui mi guardò negli occhi e rispose: << Niente. >>
Non seppi resistere. Corsi verso di lui e lo abbracciai. Mi buttai a capofitto sul suo corpo tanto che fu costretto a indietreggiare e ad appoggiarsi al muro per non cadere. Rimanemmo abbracciati per molto tempo: lui mi accarezzava la testa mentre io mi godevo quelle attenzioni. Decisamente non era lui e io temevo che non sarebbe più tornato come un tempo.
<< Sei pronta per domani? >>
<< Certo >>  risposi sicura
<< Come farai a...? >>
<< Le ho preso un capello mentre lasciava il segno sul... >> smisi di respirare, ma continuai a non fiatare. Non doveva vedermi debole. Io non ero così.
Lui si irrigidì, ma poi sorrise: << Brillante! Davvero brillante! >>
<< Grazie. >>
Restammo in silenzio per un po', lontani uno dall'altra e desiderosi di non lasciarci andare. Sapevo che lui era forte e sereno, sempre sereno, ma avevo paura che avrebbe vacillato. Non sapevo che cosa mi avesse spinto a pensarlo. Avevo paura che mi avrebbe lasciato da sola senza che io avrei potuto impedirlo. Lo squadrai senza farmi notare. Il volto, più scarno del solito, lasciava trasparire stanchezza, ma non rassegnazione ne sconforto. Fui rincuorata all'istante, ma qualcosa non andò bene perché pronunciò parole che mi parvero pugnalate. Altre tre pugnalate. All'altezza del cuore.
<< Devo andare ora. >>
Ci alzammo all'unisono. Era molto più alto di me, tuttavia non mi intimoriva questa differenza, anzi mi permetteva di sentirmi più protetta.
<< Ci rivedremo >> dissi in un soffio.
<< Ne sono sicuro >> rispose convinto.
Mi sfiorò le labbra un'ultima volta.
Prima che si Smaterializzasse lo dissi. Non avrei potuto tacere, non di fronte a quello che sarebbe ipoteticamente potuto accadere.  E così cedetti, per la prima volta.
<< Ti amo. >>
Lui si girò di scatto verso di me. Il suo sguardo sempre attento e, talvolta malandrino, si addolcì. Rise e affermò: << Ci rivedremo. >>
<< Lo so. >>
<< Allora avremo un'altra possibilità. >>
<< Se fosse l'ultima? >> domandai prima di morsicarmi la lingua.
Lui parve spazientirsi e disse: << Ci faremo bastare le possibilità che ci sono concesse. >>
<< No, io... Niente! >> esclamai. 
Lui mi guardò confuso e sorpreso dalla mia reazioni. Quella era la nostra parola e, violarne il significato che le avevamo attribuito, in quel modo, lo fece deglutire.
<< Niente di niente! Non vuol dire Niente ciò che stai dicendo! Perché non vuoi dirmelo? Non è lo stesso per te? Siamo in guerra, per Merlino! Possiamo morire da un momento all'altro e... il pensiero di non averti detto... di non aver sentito... >> Non riuscii a continuare.
Lui si avvicinò a me senza toccarmi.
<< Non ti dirò nulla, Hermione. Io voglio esporti i miei sentimenti perché lo voglio io, non perché la guerra potrebbe impedirmelo. >>
<< Ma se non farai in tempo... ? >>
<< Stronzate! Hermione, non capisci che amare non è semplicemente dire "ti amo"? Io non amo dire " ti amo", perché è come se fosse un addio. Io non voglio dire addio >> confessò chinando il capo. Mi fermai a guardare la sua espressione e sobbalzai. Era serio, troppo serio, troppo ingiusto, troppo cattivo, era troppo e basta. Chiusi gli occhi e sospirai. Mi ero pentita di aver rivelato quel piccolo particolare dal momento esatto in cui l'ultima lettera aveva lasciato la mia bocca.
Avevo avuto paura e, per un momento, aveva preso il posto della sicurezze che avevo riservato per il giorno dopo. Avevo vacillato, prima di lui, al posto di lui.
<< Hermione, devo andare ora. >>
Annuii e mi girai per tornare in camera mia, ma lui era ancora lì.
<< Niente ci separerà, neanche mio fratello. >>
Mi fermai nel bel mezzo della stanza con lo sguardo fisso davanti a me.
<< Niente? >> chiesi.
<< Niente. >>
Uno strano sorriso scappò dalle mie labbra ormai secche e assottigliate.
Il CRACK che seguì il mio gesto mi riscosse e tornai nella mia camera da letto. Ero passata di fronte a quella di Harry e Ron e la mia mano aveva toccato il legno antico di quella porta. Come volevo non avere più quel peso sul braccio. Il giorno dopo mi sarei riscattata e non dovevo demordere.
<< Hermione! >>
Mi girai di scatto. Era Harry.
<< Harry? Che ci fai ancora alzato? >>
<< Volevo pensare un po' >> ammise vago.
Io feci per andarmene quando lui mi fermò. << Fred è stato qui. >>
Non era una domanda, ma un'affermazione. Sentivo che la saliva cominciava a formarsi nella mia bocca senza che riuscissi a deglutire. La cicatrice tirava i lembi della mia pelle e il sale che si era depositato per via della vicinanza con il mare mi scottava la fronte.
<< Harry... >>
<< Da quando va avanti? >>
Ecco. Non lo avevamo mai detto a nessuno. Non per paura o per rispetto degli altri, semplicemente perché non ci interessava. Vivevamo felici se insieme e questo contava più di rendere pubblico il nostro amore con le virgolette.
Sospirai e lo guardai veramente. Gli occhi di un verde acceso si erano incendiati dietro ai suoi soliti occhialetti rotondi. Il suo sguardo portava il nome di amarezza e io non potevo non biasimarlo.
<< Ufficialmente dall'estate scorsa, Harry. >>
<< Sicura? >>
Io sbiancai e lui se ne accorse. << Beh, forse un po' di più >> ammisi riluttante. Avevamo cercato di non far trafelare i nostri sentimenti e dovetti ammettere che ci eravamo riusciti piuttosto bene.
Mi guardò a lungo e poi continuò: << Perché non me l'hai detto? >>
Abbassai lo sguardo. << Non era importante per voi. >>
Harry non riusciva a capire perché avessimo agito così, glielo leggevo negli occhi. Tuttavia se ne rimase zitto e lo ingraziai mentalmente. Aveva compreso dal mio sguardo implorante di non indagare ulteriormente.
<< Ora capisco perché era così preoccupato o perché cercasse di mandare quei messaggi in codice alla Radio. >>
Io annuii e tornai sui miei passi, desiderosa di stendermi nel mio letto.
<< Lo ami davvero? >>
Stavo per afferrare la maniglia della mia porta quando la parola "ami" mi penetrò nella testa.
Sorrisi lievemente e dissi: << Niente. >>
Harry alzò un sopracciglio: << Niente? >>
<< Niente. >>
Girai la maniglia ed entrai in camera mia, tornando a pensare a quante volte ancora non ci saremmo detti "ti amo".







Angolo Autrice:

- Fremione - (tanto per cambiare)
Voglio mettere in chiaro un paio di cose. Innanzitutto, il braccio sfregiato proviene esclusivamente dalla trasposizione cinematografica della storia i Harry Potter. Nonostante odi descrivere un aspetto che non è presente nei libri, devo dire che questa parte mi è piaciuta molto e trovo anche che ci stia bene all'interno della mia OS.
Questa storia è nata da una domanda emersa chissà quando dalla mia mente. Mi sono chesta che cosa avessero fatto Fred e Hermione se si fossero amati durante la guerra, costretti a stare uno lontano dall'altra per parecchio tempo e ritrovarsi poi in un contesto di puro terrore e confusione (Battaglia di Hogwarts).
Hanno cercato di tenere la loro relazione segreta ovviamente per il fratello di Fred, nonostante sembri quasi che Harry abbia intuito più di quanto vuole far vedere.
Spero che sia stata di vostro gradimento.
Sicuramente non è la solita Fremione tutto scherzi e baci tra i corridoi. Qui i protagonisti si trovano di fronte ad una cruda realtà che è la vita e cercano di superare l'ostacolo insieme.
Vi ringrazio per la lettura e, se volete, lasciate pure una recensione.
A presto,
Martina

 
   
 
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