Quella sera, nella frenetica New York City, una particolare figura rimbalzava con grande agilità sui tetti dei vari edifici. A ogni salto un suo grido di entusiasmo si faceva strada nel fracasso provocato dalle persone e una sua risata si presentava, frammentata a causa del fiato corto, a ogni singola sosta. Le mosse del giovane sembravano voler parlare alla sua più grande amica: la notte.
Dopo una impressionante capriola, si posò con grande leggerezza su una vecchia statua dimenticata da tutti e aggredita dal tempo. Un raggio lunare colpì una parte del suo viso lentigginoso, rivelando una sfumatura arancione.
Si chiamava Michelangelo Hamato, aveva quindici anni e tanta voglia di vivere e nessuno sarebbe mai riuscito a strappargli quell’incredibile sorriso che da sempre lo caratterizzava.