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Autore: Nagashide_Shion    14/02/2015    1 recensioni
Una piccola storia sulla coppia più dolce e caotica del mondo:
Parlo di Akira e Tadashi.
Oggi e san valentino, e la nostra cara Akira ripensa a quando lei e il suo animale selvaggio presero
i primi vicoli per un amore puro e sincero.
Era il quattordicesimo giorno del secondo mese dell'anno.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Todo, Tadashi Karino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                   Il quattordicesimo giorno del secondo mese dell'anno.





Quando ero ancora una piccola bambina riempita da sogni e speranze vane,
per me il quattordicesimo giorno del secondo mese dell'anno era un momento da
accogliere con grande gioia e speranze. Era quel dolce momento in cui l'amore
vagava libero nell'aria, senza ostacoli. Il dolce momento in cui un ragazzo dichiarava
il suo amore ad una ragazza, donandole piccole sorprese capaci di farti stringere il
cuore fino alle umide lacrime di felicità. O, in caso contrario, una ragazza donava
al suo amato prescelto della cioccolata o qualsiasi dolce che la contenesse, per
simboleggiare, non solo la fatica, la dedizione e le cinque costanti ore passate su
quel dolce, ma tutta la dolcezza dell'amore che si provava nei confronti del proprio
ragazzo. Già. Occhioni dolci, bacini e carazze. Passeggiate mano nella mano sotto
gli alberi di cigliegio in fiore. Attendere che proprio uno di quei petali sofisticati
cadesse e si intricasse lievemente frà i capelli della propria ragazza e aspettare il
momento opportuneo per girarsi, usare quel piccolo petalo come alibi perfetto e..
Stampare un dolce bacio sulle labbra dell'amata. Romantico. Solo a pensare che
quello sbruffone di Karino potesse mai essere talmente furbo per riuscire a strappare
un bacio ad una bella ragazza, mi faceva venire le risate. E con tutto il cuore desideravo
e continuavo a sperare che la sua prescelta fossi io. Sarebbe stata una buona idea
abbandonare nelle mani di quell'idiota il mio prezioso giorno di San Valentino?
Un giorno che potevo passare tranquillamente a bere il thè nel mio immenso giardino,
circondato da una vegetazione di rose di ogni tipo. No... Era la mia occasione.
Dopotutto... Quando eravamo bambini, dopo l'incontro puramente casuale al
compleanno di Yahiro, per tre anni, al quattordicesimo giorno del secondo mese
dell'anno, ricevevo sue visite. Ovviamente, nessuno dei nostri genitori era al corrente
di questi incontri, coperti dalla mia tata, Jane...





-Akira! Akira, presto! Da questa parte...- sentivo sussurare da quei pochi cespugli privi di rovi. Con timore mi avvicinavo a quelle foglie che si muovevano di continuo, preparandomi al peggio. Ad un tratto una strana sagoma nera sbucò frà quelle piante
rigogliose, facendomi prendere per poco un infarto. Per difendermi da quella qualsiasi
forma di vita estranea, sferrai un pugno, che con mia grande fortuna, centrò in pieno
il povero bersaglio. Sentì un gemito e poi un tonfo. Lasciai ricadere lentamente le mie braccia, che mi coprivano il viso per proteggermi, lungo il mio esile corpo. Guardai per
un attimo, meravigliata e incantata allo stesso tempo, il ragazzino che avevo colpito e a
cui avevo fatto vedere non solo le stelle, ma l'intero cosmo. Tadashi. -Ahi.. Ahi.. Che male..- mugugnò, rimettendosi lentamente in piedi e massaggiando la guancia urtata.
Io rimasi lì impalata ad osservarlo, senza muovere muscolo. Cosa mai poteva combinare
un tipo carino... Hrm... Un tipo selvaggio come lui, nel mio giardino?
- T.. Tadashi... Si può sapere cosa combini? Se scoprono che sei finito quà i miei ti friggono vivo... E io di certo non penserò a coprirti e ad assumermi la colpa..Hmpf..-
gli rinfacciai contro tirando il musone e incrociando le braccia sul petto. -Hey...
Pensavo ti rallegrasse vedermi! Saresti diventata una paranoica se ti avrei abbandonata
al tuo triste destino di isolazione dal mondo... Proprio non ci riesco a vederti giocare con
le bambole e tutto il resto...- disse lui per tutta risposta, grattandosi la testa.
-B..Bambole? Cosa stai insinuando? Guarda che non sono più una piccola bambina io!-
strillai. -Hai solo undici anni... Voi ragazze maturate tardi... Non mi saluti nemmeno?-
-S..Salutarti? C.. Come osi dire cose così riprovevoli sul mio conto? Come osi offendere
Hikari? E tu allora?- -Io mi ostengo dal fare cose stupide... E poi... Che centra Hikari?
Guarda che io parlavo di te. Tu e basta.- -E..Eh? Com..-. Non terminai la frase, forse
perchè le labbra di Karino stavano appiccicate sulle mie, o forse perchè quel turbine di
emozioni che si faceva largo nella mia pancia mi impediva di aprir bocca. Ero sicura di
aver perso un battito, in quel magico e meraviglioso momento. Dopo un minuto, si staccò per riprendere aria. -Niente male... Non solo all'apparenza sono morbide... Hanno
anche il gusto di marmellata alle arance!-. Arossii fino all'invero simile, ricordandomi
della colazione di quel tardo mattino soleggiato. -E.. Ec.. Co.. P..Perch..- -Insomma, credo di averlo capito ormai: Una delle tue specialità è balbettare! Ti rende ancora più
carina...-. Ormai, trascinata dal rossore, dall'imbarazzo e dalla migliaia di farfalle che
svolazzavano nella mia pancia, mi avventai su di lui e gli tirai le guancie per zittirlo.
Lacrime di gioia inumidivano i miei occhioni color nocciola. -Ahi! Okay.. Ahi! Tregua..
Tregua, donna orso! Abbi pietà di un povero fuggiasco..- -Fuggiasco col cavolo!- risposi,
ridendo, divertita e felice come non mai. Lo mollai e lo presi per mano, trascinandolo
verso un tavolino di vetro da cui proveniva uno squisito profumino. -Wow! Tutti questi
dolci? Per chi, per me?! Akira... Sei un angelo, dico davvero!- -Beh.. Guarda che non c'è
bisogno di chiamarmi angelo... E.. Prendilo come un regalo!- risposi, fingendomi indifferente e voltandomi, per nascondere le mie guancie arossate. Sorrisi. ''A lui va bene
tutto, affinchè sia cibo...'' pensai, mentre quel piccolo sorriso cresceva. Mi voltai di nuovo a guardarlo, mentre si abbuffava. -Almeno potevi aspettare che ti servissi il thè...-
mugugnai. Lui continuava ad afferrare muffin al cioccolato, fette di torta al lampone e
fragole dai vari piatti di cristallo, poggiati sopra una tovagliola bianca di seta.
-Almeno potevi dirmi se ti piace... E buono?-. Lui si fermò di colpo, ma senza mai
smettere di masticare quegli enormi bocconi. -Akira..- mormorò, tirando fuori
dal taschino della sua felpa nera un pacchetto color violetto. -Questo...Questo è per te!-
disse, porgendomi quella scatoletta, mentre notavo del rossore sul suo viso. La presi
e snodai il fiocco fucsia che la chiudeva, sfilando poi il filo. La aprì. Guardai con stupore
quel piccolo cristallo (violetto), che risplendeva sotto la luce del sole. Vedevo il riflesso
dei miei occhioni da cerbiattola in quel piccolo gioiello, strabuzzati e ancora un pò
lucidi. -E una collana...- mormorò il castano alle mie spalle, piuttosto imbarazzato.
-E...E bellissima... Dove l'hai presa? Non dovevi, dico sul serio... Una semplice rosa
sarebbe bastata...- -Rosa dici? Ne siamo praticamente circondati. Non ha importanza
il luogo in cui l'ho preso. Volevo solo che fosse speciale... Come te.- concluse, facendomi
perdere un altro battito. Mi sorrise. Non so voi, ma quello per me era decisamente il più
bel sorriso mai visto. Prese dalle mie mani la scatoletta, sfiorando le mie. Prese la collana
e mi fece girare. Alzai i miei lunghi e morbidi capelli. Mi mise la collana al collo. Mi rigirai. -Veramente splendida...- affermai, sorridendo, giocherellando con il cristallo. Dopo qualche minuto, la mia domanda ruppe il silenzio che si era creato. -Quindi... Io sono speciale?- richiesi, mentre il rossore sulle mie guancie riprese
vita. Lui rimase di stucco. -Hmm... Ehm.. Ecco... Si...- sussurrò, mostrando tutto l'imbarazzo con un sorrisetto nervoso. -Aha...- esultai, vittoriosa. -Quindi... Sono ufficialmente...- -Un'imbranata innamorata si.- -Eh già...Cosa?!-. con furore presi ad
 inseguirlo per tutto il giardino, ridendo e scherzando a crepapelle. Quando lo presi
afferrandolo per la maglietta, caddemmo insieme, uno sopra l'altro. Sorridemmo e rimasimo così, fino a quando non ci addormentammo.


                                                                                                 I semi di un amore, crescono.









 
  
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