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Autore: vermissen_stern    15/02/2015    2 recensioni
Queste sono storielle brevi. Spaccati di vita quotidiana decisamente tragicomici che avranno come protagonisti i personaggi di Reignite sia canonici che creati da me, il tutto ambientato prima della trama principale e probabilmente anche dopo il suo seguito. Non posso sapere quanto questa raccolta sarà lunga ( potrebbe anche concludersi in un paio di capitoli ) per cui prendetela per come viene!
Genere: Erotico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Robin Mask, Warsman/Lord Flash
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non ho molto da dire su questa mini oneshot se non che doveva essere per il giorno di San Valentino, benchè io non l’ho mai festeggiato ( non è una festa ma una ricorrenza, e comunque se si è innamorati è San Valentino tutto l’anno ) ed ovviamente l’ho pure pubblicata in ritardo! Se avete letto Reignite non dovreste sorprendervi del regalo di fidanzamento che Robin ha fatto ad Alya, però volevo raccontare con i suoi occhi il motivo di quel regalo. Ecco tutto.  Ps: pensavo che da questa potesse nascere una raccolta  discontinua sulle lettere dell'alfabeto... ma non ne sono molto sicura.

 

 

 

Erano più o meno venti anni che non festeggiava più quella ridicola festa. E francamente parlando non ne aveva mai visto il motivo in tutti quegli anni di solitudine spesi ad allenare un figlio ingrato.

Nel corso dell’ultimo secolo la festa di San Valentino aveva gradualmente perso il suo significato originale a favore di una concettualistica molto più consumistica e… irrimediabilmente superficiale sotto ogni punto di vista. In fin dei conti che senso aveva per lui, un lupo solitario incattivito dalla solitudine e dall’aver commesso una serie di errori che avevano portato la sua dolce metà a lasciarlo in un modo piuttosto traumatico per un uomo come lui, continuare a seguire una ricorrenza a dir poco stupida se si considerava che doveva essere San Valentino tutti i giorni se si era davvero innamorati?

Robin Mask era fatto così, si dava la colpa di molte cose ma mai che lo ammettesse pubblicamente. E il fatto che quel giorno cadesse la festa degli innamorati non faceva altro che renderlo ancora più nervoso. Con Alisa aveva avuto modo più è più volte di festeggiare quella ricorrenza al tempo che fu decisamente piacevole per entrambi, ora però che era vecchio aveva deciso di non rimanere dentro la propria dimora ad ammuffire per il resto della sua vita come si era ripromesso dalla morte della moglie ma anzi, riprovare a vivere con una donna che poteva essere sua figlia.

Si sentiva un idiota, e tuttavia non riusciva a fare a meno di quel rapporto che era nato con la sua nuova compagna. La definiva così, non riuscendosene a vergognare nonostante l’ovvia divergenza di età.

Alya Nikolaevna Kalinina era una ragazza giovane eppure incredibilmente matura nonostante la sua età di quasi ventisei anni di vita, e in tutti quei mesi di frequentazione non aveva mai dato segno di essere interessata più ai suoi soldi che alla sua persona vera e propria. Era una creatura a suo modo fantastica sebbene il loro primo approccio fosse stato disastroso tanto che Robin era riuscito a far cacciare la dottoressa dalla Scuola di Ercole, era stato cieco a giudicarla una meretrice solo perché esponente di una razza aliena di sole donne, con tutte le chiacchiere che potevano esserci sulle Deva lui aveva sempre dato credito alle peggiori da sempre radicate nella sua famiglia, vergognandosi come un ladro di tutti quei misfatti anche dopo che era riuscito a farci amicizia nel vero senso della parola.

Un rapporto nato a poco a poco e con non poche difficoltà, andava detto anche perché il Mask aveva un pessimo carattere orgoglioso quando ci si metteva, ed invero a prescindere di un inizio alquanto dubbioso nessuno dei due si sarebbe aspettato un simile sbocciare di sentimenti.

Erano una coppia consolidata, nonostante i pettegolezzi tra i nobili d’Inghilterra non sempre molto gentili, in particolare con Alya tanto da farla desistere dall’andare al Club di Cricket per non subire altre velate insinuazioni che non fossero sull’adattabilità sessuale delle Deva compatibili con un cavallo.

Decisamente di cattivo gusto e Robin stesso doveva riconoscerglielo, neppure lui l’aveva presa bene tanto che aveva disdetto la sua donazione al club dopo aver trovato la giovane donna in lacrime per il troppo nervoso accumulato, eppure ora si sentiva un idiota al pari di quei nobilucci da due soldi.

Dopo mesi di frequentazioni aveva deciso di fare il “grande salto” chiedendole ufficialmente di essere la sua fidanzata, e dunque sua promessa moglie, senza tener conto di quello che magari lei avrebbe voluto veramente avendo dunque una certa percentuale di fallimento nella sua missione. E casualmente questa sua proposta cadeva proprio nel giorno del santo protettore degli innamorati senza che lui se ne fosse minimamente accorto.

L’ex lottatore si ritrovò a deglutire dentro l’elmo di metallo argentato, infilando di istinto la mano destra nella tasca dei pantaloni per poter stringere lievemente il piccolo cofanetto argentato contenente il suo pegno d’amore per lei, si… amore, anche se sembrava una parola inaudita per un uomo come lui, e trovare così un po’ più di tranquillità interiore.

Attualmente si trovava a casa della sua giovane compagna e avevano appena concluso una cena piuttosto soddisfacente, nonostante Alya stessa aveva confessato di non essere stata capace di cuocere decentemente l’aragosta, ed ora si era giunti alla degustazione di alcoolici anche se nella piccola casa londinese della dottoressa non è che ce ne fossero in abbondanza. In fin dei conti Alya era ospite di sua cugina Alana, e di conseguenza si doveva attenere alle, poche, regole di casa senza che queste le abbiano mai dato dei problemi.

La ragazza stava iniziando a frequentare poco la casa che l’aveva ospitata per tutto l’arco dell’università e molto tempo lo passava ormai nella dimora di Robin tanto da aver trasferito alcuni suoi effetti personali proprio lì, ma era anche giusto che qualche cena la consumassero anche in quel luogo visto e considerato che non si trovava certo in un quartiere malfamato. A parte quella piccola nota nostalgica era stata molto più preoccupata di aver in qualche modo sfornato manicaretti poco gustosi, non si reputava un’ottima cuoca quantomeno non di quella terrestre, e se proprio la cena aveva un pessimo sapore avrebbe cancellato il tutto con del cognac trovato in fondo alla vetrinetta degli alcoolici.

Ma a parte quella piccola, ed inutile, preoccupazione puerile doveva ammettere che probabilmente non era la cena ad aver colpito “negativamente” Robin Mask. Il suo compagno emanava un’aura piuttosto strana come se fosse preoccupato da qualcosa ignoto alla dottoressa, le era sembrato distratto durante la conversazione avvenuta a tavola e magari si stava sbagliando su tutta la linea ma magari il compagno stava macinando qualcosa di poco piacevole. Che stesse progettando di… lasciarla?

Per la Dea, sperava che non avesse una simile intenzione di spezzarle il cuore proprio adesso, per quanto mantenesse una certa “freddezza” ereditata dal padre sapeva gestirsi in una relazione sentimentale, anche perché in fin dei conti cosa c’era che non andava nel loro rapporto? La divergenza di età forse?

Per Alya non era mai stato un problema, in aggiunta era oltretutto un chojin e in quanto tale la sua età biologica era più vicina a quella di un quarantenne che a un sessantenne, per quanto ne avessero già discusso ampiamente già a inizio del loro rapporto lei non aveva mai mostrato segni di indecisione. E Robin, per quanto riguardava la sfera intima, non le sembrava poi così astioso nel possedere una ragazza piuttosto giovane nel proprio talamo. Quindi cosa le stava nascondendo ora l’ex lottatore?

– Ho trovato del cognac in fondo all’armadietto… ti va di berne un bicchierino, oppure sei troppo turbato da qualcosa? 

Era riuscita a beccarlo in flagranza di reato e lo vide chiaramente sussultare sul divanetto , senza però percepire in lui nulla che la portasse a concretizzare i suoi timori di una repentina separazione ma anzi… lo vide alzarsi titubante e fu quasi sicura che sotto l’elmo fosse addirittura arrossito.

– Uh… e-ecco, Alya… io…–

– Non c’è motivo che tu ti metta a balbettare, visto che non mi risulta che tu sia affetto da balbuzie –

Fu più gelida del normale nel pronunciare quelle parole, ma era già passata attraverso una cocente delusione sentimentale che le era quasi giocata la laurea e non voleva trovarsi nuovamente con il morale a terra per essere stata in qualche modo sfruttata proprio come per la terrestre di cui si era invaghita.

– Non è balbuzie la mia! – rispose seccato il chojin abbastanza indisposto a quel tono gelido – ma piuttosto non so decidere che parole usare per chiederti quello che vorrei… chiederti. Ecco tutto–

– Beh, prova a dirlo con parole semplici allora –

Lo disse con una punta perplessità anche perché tutto si aspettava meno che il compagno volesse chiederle qualcosa che sembrava metterlo davvero  in difficoltà. Poi fu ancora più perplessa quando lo vide seguire il suo consiglio infilando la mano destra all’interno della tasca dei pantaloni del suo completo rigorosamente firmato Armani. Elmo di ferro a parte era un uomo che ci teneva allo stile, contrariamente ad Alya che si vestiva sempre in modo sobrio, e anche ciò che estrasse da suddetta tasca avrebbe avuto il potere di sorprenderla non poco una volta scoperta la sorpresa contenuta.

Per un breve momento avvertì il proprio cuore sussultare lievemente di fronte a quella scatolina argentata che quasi scompariva nella grande mano del compagno. Aveva sentito dire, e visto anche nei film in televisione, che i terresti avevano l’usanza di regalare al proprio partner di vita un pegno che dimostrava il loro legame che sanciva il cosiddetto fidanzamento e poi il successivo matrimonio. Su Amazon, suo pianeta natale, il cosiddetto matrimonio non era una opzione contemplata dalle coppie preferendo altre forme di convivenza meno drastiche… ma era pur vero che sulla Terra funzionava in modo differente a come funzionava dalle sue parti, ed il matrimonio poteva essere sciolto con molta più facilità.

– Robin… Cosa…?–

– Prima che tu lo apra, sappi che rispetterò ogni tua decisione in merito… ma non voglio che tu ti faccia strane idee sul suo contenuto per via della sua, ehm, forma. Ok? –

Le sue parole suonarono alquanto sibilline per la Deva, sempre più confusa per quel gesto inaspettato, ma la sua aspettativa di trovare un anello che chiedeva di sancire un rapporto per lei piuttosto importante fu decisamente delusa.

Si ritrovò momentaneamente a trattenere il respiro, istintivamente e come una ragazzina alla sua “prima cotta”, quando sollevò il piccolo coperchio della scatolina per trovarci tutto fuorché un semplice anello. Inarcò un sopracciglio nel trovarsi quello che era un unico orecchino dalla forma inconsueta ma che assunse connotati ben conosciuti per la giovane dottoressa in quanto ne possedeva uno identico anche lei. Anche se meno prezioso.

Era un piercing. Dalla forma di una stanghetta semicurva e con due sfere di platino tempestate di diamanti, ciononostante non di aspetto pacchiano, principalmente usato per punti del corpo delicati come ad esempio sul seno… esattamente come nel suo caso.

– Oh… davvero un dono singolare – continuò ad avere un sopracciglio inarcato ma al tempo stesso iniziò a sorridere lievemente – suppongo che un anello sarebbe stato troppo consueto per un uomo come te, visto l’originalità di un solo orecchino–

Non era arrabbiata per quell’insolito regalo, che parlava più di mille parole e lasciava ben intendere perché  Robin Mask fosse così a disagio, quanto decisamente curiosa di sapere la sua spiegazione per un pegno d’amore così insolito e anticonvenzionale.

– Non fare quel sorrisetto malizioso, donna! Se ho deciso di farti questo regalo non è solo perché porti un piercing in un posto indecente…–

Lo disse senza reale convinzione e questo portò un sorriso ancor più sarcastico sul giovane volto della compagna, tanto che dovette schiarirsi la gola, incredibilmente secca per un momento piuttosto teso, prima di giustificarsi come si deve nei suoi confronti.

– …Ma per quello che simboleggia per te – lo disse piano, temendo di rivangare dei ricordi dolorosi per Alya visto che gli aveva raccontato il motivo di quel piercing al seno – so che te lo sei fatto fare subito dopo una delusione amorosa piuttosto squallida, e so che lo hai fatto per esorcizzare il dolore di un inganno tanto meschino qual è essere sfruttati unicamente per ottenere un fine ingiusto come… beh, cercare di rubarti la tesi di laurea. Un dolore fisico discreto e nascosto, vero, che in un certo qual modo ti ha dato la forza di continuare pur ricordandoti costantemente di quell’episodio… con questo dono non ti sto solo chiedendo di essere ufficialmente la mia fidanzata, ma di considerarlo come un nuovo inizio per entrambi… non deve significare per forza un ricordo doloroso, Alya–

Era una cosa sorprendentemente romantica per un uomo come lui da sempre poco disposto ad aprirsi sentimentalmente con qualcuno, quantomeno non da quando la prima moglie era venuta a mancare senza contare il pessimo rapporto con Kevin, e il fatto che le avesse chiesto di essere ufficialmente la sua compagna e di dare una nuova forma a quel dolore simile ad una freccia in un fianco non poteva che renderla più felice.

Il loro non era un rapporto idilliaco e perfetto ma normale, come quello di molte altre coppie, nella sua quotidianità e nei suoi battibecchi. Era lui che aveva scelto come proprio compagno nonostante tutte le difficoltà iniziali, ed era sempre lui che aveva deciso di compiere un passo coraggioso infischiandosene delle possibili malelingue che avrebbero continuato a giungere da ogni dove ogni qual volta i due avrebbero messo un piede fuori casa.

– Io credo… che forse il modo migliore di ringraziarti sia di indossarlo immediatamente, giusto? –

Lo disse con una punta maliziosa ritrovandosi a sorridere con una certa complicità al compagno, con quest’ultimo che colse al volo il suo “grazie” velato anche se pienamente soddisfatta della proposta fatta con un “si” silenzioso ma grande come una casa.

Robin si sentì di nuovo come venti anni fa, stranamente felice dentro e tutt’altro che imbarazzato per quella proposta fatta con il più inconsueto dei regali, tentato a più non posso di attirarsi la giovane compagna vicino a se passandole una mano dietro la schiena. I suoi timori si erano stemperati quasi subito e la sua spiegazione riguardo quel regalo a sorpresa decisamente aveva sortito il suo effetto nonostante l’ovvio imbarazzo iniziale. Quindi, la sua serata non poteva che concludersi con la giusta conclusione.

– Io esigo che tu lo indossa immediatamente, donna. E se qualcuno ti chiederà del tuo anello di fidanzamento digli pure che lo tieni vicino al cuore

E no, San Valentino qui non centrava proprio nulla.

 

( … )

 

A svegliarlo non furono i classici cinguettii dei fringuelli fuori dalla finestra ancora chiusa o i tenui raggi arancioni di un sole che stava nascendo oltre i tetti delle villette londinesi. A destarlo da quel sonno profondo fu il sentore di un odore a lui conosciuto che richiamava a momenti intimi vissuti neanche un’ora prima.

Forse era troppo vecchio per concedersi ai piaceri della carne con una intensità tale da proseguire per una lunga notte, ma quello era stato un avvenimento importante per tutti e due e non si era tirato indietro in un qualcosa che andava ben oltre il semplice divertimento.

Quando aprì gli occhi in quella stanza immersa in una scura penombra ciò che cercò fu la sagoma di Alya che riposava profondamente accanto a lui, riuscendo a girarsi lentamente sul fianco destro per poterla osservare meglio nel suo sonno profondo.

Avevano speso una notte a cercarsi tra quelle lenzuola umide, lottando in una danza primordiale persi l’uno tra le braccia dell’altra ove i segni ancora erano ben visibili sulla loro pelle.

La dottoressa gli aveva graffiato gli avambracci portandolo ad impazzire di desiderio ogni qual volta ella fingeva di volerlo allontanare da se per poi riaccoglierlo tra le proprie braccia, sentendolo respirare in un sibilo quasi animalesco mentre si spingeva in lei con gesti fluidi ed esigenti, venendo ricambiata in quel gesto di pura frustrazione in morsi decisi sulla sua candida pelle. Pur non essendo dolorosi ovviamente, avevano comunque lasciato dei piccoli segni rossi sulla sua carne giovane in particolar modo sul collo e sui seni.

No, non era pentito di essersi dato alla passione sfrenata in quella lunga notte, ma non si ritrovò comunque a sorridere come avrebbe creduto.

Con occhi velati di stanchezza, liberi da un elmo medioevale che ora riposava ai piedi del letto, l’ex lottatore si trovò a seguire il respiro della compagna così lento e ritmico mentre la sua pelle iniziava ad asciugarsi di quella patina di sudore formatasi dopo l’attività del loro ultimo amplesso.

Seguì la dolce curva dei suoi seni, dove su uno di essi spiccava il regalo che le aveva fatto quella stessa sera, poi proseguì verso il basso notando il suo ventre abbassarsi lievemente pure lui al ritmo di una respirazione dolce e rilassata, seguendo rapito le sue piccole gocce di sudore contaminarsi con altrettante gocce di candido seme che scivolavano via verso l’esterno del suo bacino. Rimasugli della passione del suo compagno, ora prosciugato dall’euforia e molto più concentrato verso il proprio futuro. Il loro futuro.

Lentamente poggiò una mano sul ventre della giovane Deva percependo con più intimità il suo dolce respiro risalendo poi delicatamente tutta la sua siluette, sfiorandola come se fosse stata un fiore delicato, fino a giungere ad accarezzarle una guancia con un paio di nocche riuscendo così a destarla da quel breve sonno.

Un velo di stanchezza circondava gli occhi di ghiaccio di Alya, lo stesso tipo di stanchezza ben visibile negli occhi di Robin seppur intrisi di una nota di appagamento, ma nonostante l’ovvia spossatezza fisica trovò comunque la forza di sorridergli lievemente nel mentre che si girava su un fianco scrutandolo senza aggiungere nessuna parola di buon giorno. Non ce n’era bisogno, ed il chojin poteva ben vedere come nei suoi occhi freddi vi era tutt’altro che un freddo astioso.

Robin Mask ancora non sapeva come dirlo a Kevin, che parole usare per comunicargli una notizia tanto importante come quella di un fidanzamento ufficiale, ma probabilmente quell’ostinato ragazzo, orgoglioso come suo padre, l’avrebbe saputo solo all’ultimo minuto dopo aver rifiutato le più elementari telefonate con il proprio vecchio.

Entrambi comunque, sia lui che la sua attuale compagna, erano ben a conoscenza del percorso in salita che ancora li attendeva da dopo quel loro risveglio. Ma l’importante era che da adesso in poi avrebbero avuto quella strada da percorrere rigorosamente assieme.

  
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