Non ho molto da
dire su questa mini
oneshot se non che doveva essere per il giorno di San Valentino,
benchè io non
l’ho mai festeggiato ( non è una festa ma una
ricorrenza, e comunque se si è
innamorati è San Valentino tutto l’anno ) ed
ovviamente l’ho pure pubblicata in
ritardo! Se avete letto Reignite non dovreste sorprendervi del regalo
di
fidanzamento che Robin ha fatto ad Alya, però volevo
raccontare con i suoi
occhi il motivo di quel regalo. Ecco tutto. Ps: pensavo che
da questa potesse nascere una raccolta discontinua sulle
lettere dell'alfabeto... ma non ne sono molto sicura.
Erano
più o meno venti anni che non
festeggiava più quella ridicola festa. E francamente
parlando non ne aveva mai
visto il motivo in tutti quegli anni di solitudine spesi ad allenare un
figlio
ingrato.
Nel corso
dell’ultimo secolo la festa
di San Valentino aveva gradualmente perso il suo significato originale
a favore
di una concettualistica molto più consumistica e…
irrimediabilmente
superficiale sotto ogni punto di vista. In fin dei conti che senso
aveva per
lui, un lupo solitario incattivito dalla solitudine e
dall’aver commesso una
serie di errori che avevano portato la sua dolce metà a
lasciarlo in un modo
piuttosto traumatico per un uomo come lui, continuare a seguire una
ricorrenza
a dir poco stupida se si considerava che doveva essere San Valentino
tutti i
giorni se si era davvero innamorati?
Robin Mask era
fatto così, si dava la
colpa di molte cose ma mai che lo ammettesse pubblicamente. E il fatto
che quel
giorno cadesse la festa degli innamorati non faceva altro che renderlo
ancora
più nervoso. Con Alisa aveva avuto modo più
è più volte di festeggiare quella
ricorrenza al tempo che fu decisamente piacevole per entrambi, ora
però che era
vecchio aveva deciso di non rimanere dentro la propria dimora ad
ammuffire per
il resto della sua vita come si era ripromesso dalla morte della moglie
ma
anzi, riprovare a vivere con una donna che poteva essere sua figlia.
Si sentiva un
idiota, e tuttavia non
riusciva a fare a meno di quel rapporto che era nato con la sua nuova
compagna.
La definiva così, non riuscendosene a vergognare nonostante
l’ovvia divergenza
di età.
Alya Nikolaevna
Kalinina era una
ragazza giovane eppure incredibilmente matura nonostante la sua
età di quasi
ventisei anni di vita, e in tutti quei mesi di frequentazione non aveva
mai
dato segno di essere interessata più ai suoi soldi che alla
sua persona vera e
propria. Era una creatura a suo modo fantastica sebbene il loro primo
approccio
fosse stato disastroso tanto che Robin era riuscito a far cacciare la
dottoressa dalla Scuola di Ercole, era stato cieco a giudicarla una
meretrice
solo perché esponente di una razza aliena di sole donne, con
tutte le
chiacchiere che potevano esserci sulle Deva lui aveva sempre dato
credito alle
peggiori da sempre radicate nella sua famiglia, vergognandosi come un
ladro di
tutti quei misfatti anche dopo che era riuscito a farci amicizia nel
vero senso
della parola.
Un rapporto nato
a poco a poco e con
non poche difficoltà, andava detto anche perché
il Mask aveva un pessimo
carattere orgoglioso quando ci si metteva, ed invero a prescindere di
un inizio
alquanto dubbioso nessuno dei due si sarebbe aspettato un simile
sbocciare di
sentimenti.
Erano una coppia
consolidata,
nonostante i pettegolezzi tra i nobili d’Inghilterra non
sempre molto gentili,
in particolare con Alya tanto da farla desistere dall’andare
al Club di Cricket
per non subire altre velate insinuazioni che non fossero
sull’adattabilità
sessuale delle Deva compatibili con un cavallo.
Decisamente di
cattivo gusto e Robin
stesso doveva riconoscerglielo, neppure lui l’aveva presa
bene tanto che aveva
disdetto la sua donazione al club dopo aver trovato la giovane donna in
lacrime
per il troppo nervoso accumulato, eppure ora si sentiva un idiota al
pari di quei
nobilucci da due soldi.
Dopo mesi di
frequentazioni aveva
deciso di fare il “grande salto” chiedendole
ufficialmente di essere la sua
fidanzata, e dunque sua promessa moglie, senza tener conto di quello
che magari
lei avrebbe voluto veramente avendo dunque una certa percentuale di
fallimento
nella sua missione. E casualmente questa sua proposta cadeva proprio
nel giorno
del santo protettore degli innamorati senza che lui se ne fosse
minimamente
accorto.
L’ex
lottatore si ritrovò a deglutire
dentro l’elmo di metallo argentato, infilando di istinto la
mano destra nella
tasca dei pantaloni per poter stringere lievemente il piccolo cofanetto
argentato contenente il suo pegno d’amore per lei,
si… amore, anche se sembrava
una parola inaudita per un uomo come lui, e trovare così un
po’ più di
tranquillità interiore.
Attualmente si
trovava a casa della
sua giovane compagna e avevano appena concluso una cena piuttosto
soddisfacente, nonostante Alya stessa aveva confessato di non essere
stata
capace di cuocere decentemente l’aragosta, ed ora si era
giunti alla
degustazione di alcoolici anche se nella piccola casa londinese della
dottoressa non è che ce ne fossero in abbondanza. In fin dei
conti Alya era
ospite di sua cugina Alana, e di conseguenza si doveva attenere alle,
poche,
regole di casa senza che queste le abbiano mai dato dei problemi.
La ragazza stava
iniziando a
frequentare poco la casa che l’aveva ospitata per tutto
l’arco dell’università
e molto tempo lo passava ormai nella dimora di Robin tanto da aver
trasferito
alcuni suoi effetti personali proprio lì, ma era anche
giusto che qualche cena
la consumassero anche in quel luogo visto e considerato che non si
trovava
certo in un quartiere malfamato. A parte quella piccola nota nostalgica
era
stata molto più preoccupata di aver in qualche modo sfornato
manicaretti poco
gustosi, non si reputava un’ottima cuoca quantomeno non di
quella terrestre, e
se proprio la cena aveva un pessimo sapore avrebbe cancellato il tutto
con del
cognac trovato in fondo alla vetrinetta degli alcoolici.
Ma a parte
quella piccola, ed
inutile, preoccupazione puerile doveva ammettere che probabilmente non
era la
cena ad aver colpito “negativamente” Robin Mask. Il
suo compagno emanava un’aura
piuttosto strana come se fosse preoccupato da qualcosa ignoto alla
dottoressa,
le era sembrato distratto durante la conversazione avvenuta a tavola e
magari
si stava sbagliando su tutta la linea ma magari il compagno stava
macinando
qualcosa di poco piacevole. Che stesse progettando di…
lasciarla?
Per la Dea,
sperava che non avesse
una simile intenzione di spezzarle il cuore proprio adesso, per quanto
mantenesse una certa “freddezza” ereditata dal
padre sapeva gestirsi in una
relazione sentimentale, anche perché in fin dei conti cosa
c’era che non andava
nel loro rapporto? La divergenza di età forse?
Per Alya non era
mai stato un
problema, in aggiunta era oltretutto un chojin e in quanto tale la sua
età
biologica era più vicina a quella di un quarantenne che a un
sessantenne, per
quanto ne avessero già discusso ampiamente già a
inizio del loro rapporto lei
non aveva mai mostrato segni di indecisione. E Robin, per quanto
riguardava la
sfera intima, non le sembrava poi così astioso nel possedere
una ragazza
piuttosto giovane nel proprio talamo. Quindi cosa le stava nascondendo
ora l’ex
lottatore?
– Ho
trovato del cognac in fondo
all’armadietto… ti va di berne un bicchierino,
oppure sei troppo turbato da
qualcosa? –
Era riuscita a
beccarlo in flagranza
di reato e lo vide chiaramente sussultare sul divanetto , senza
però percepire
in lui nulla che la portasse a concretizzare i suoi timori di una
repentina
separazione ma anzi… lo vide alzarsi titubante e fu quasi
sicura che sotto l’elmo
fosse addirittura arrossito.
–
Uh… e-ecco, Alya… io…–
– Non
c’è motivo che tu ti metta a
balbettare, visto che non mi risulta che tu sia affetto da balbuzie
–
Fu
più gelida del normale nel pronunciare
quelle parole, ma era già passata attraverso una cocente
delusione sentimentale
che le era quasi giocata la laurea e non voleva trovarsi nuovamente con
il
morale a terra per essere stata in qualche modo sfruttata proprio come
per la
terrestre di cui si era invaghita.
– Non
è balbuzie la mia! – rispose
seccato il chojin abbastanza indisposto a quel tono gelido –
ma piuttosto non
so decidere che parole usare per chiederti quello che
vorrei… chiederti. Ecco
tutto–
– Beh,
prova a dirlo con parole
semplici allora –
Lo disse con una
punta perplessità
anche perché tutto si aspettava meno che il compagno volesse
chiederle qualcosa
che sembrava metterlo davvero in
difficoltà. Poi fu ancora più perplessa quando lo
vide seguire il suo consiglio
infilando la mano destra all’interno della tasca dei
pantaloni del suo completo
rigorosamente firmato Armani. Elmo di ferro a parte era un uomo che ci
teneva
allo stile, contrariamente ad Alya che si vestiva sempre in modo
sobrio, e
anche ciò che estrasse da suddetta tasca avrebbe avuto il
potere di
sorprenderla non poco una volta scoperta la sorpresa contenuta.
Per un breve
momento avvertì il
proprio cuore sussultare lievemente di fronte a quella scatolina
argentata che
quasi scompariva nella grande mano del compagno. Aveva sentito dire, e
visto
anche nei film in televisione, che i terresti avevano
l’usanza di regalare al
proprio partner di vita un pegno che dimostrava il loro legame che
sanciva il
cosiddetto fidanzamento e poi il successivo matrimonio. Su Amazon, suo
pianeta
natale, il cosiddetto matrimonio non era una opzione contemplata dalle
coppie
preferendo altre forme di convivenza meno drastiche… ma era
pur vero che sulla
Terra funzionava in modo differente a come funzionava dalle sue parti,
ed il
matrimonio poteva essere sciolto con molta più
facilità.
–
Robin… Cosa…?–
–
Prima che tu lo apra, sappi che rispetterò
ogni tua decisione in merito… ma non voglio che tu ti faccia
strane idee sul
suo contenuto per via della sua, ehm, forma.
Ok? –
Le sue parole
suonarono alquanto
sibilline per la Deva, sempre più confusa per quel gesto
inaspettato, ma la sua
aspettativa di trovare un anello che chiedeva di sancire un rapporto
per lei
piuttosto importante fu decisamente delusa.
Si
ritrovò momentaneamente a
trattenere il respiro, istintivamente e come una ragazzina alla sua
“prima
cotta”, quando sollevò il piccolo coperchio della
scatolina per trovarci tutto fuorché
un semplice anello. Inarcò un sopracciglio nel trovarsi
quello che era un unico
orecchino dalla forma inconsueta ma che assunse connotati ben
conosciuti per la
giovane dottoressa in quanto ne possedeva uno identico anche lei. Anche
se meno
prezioso.
Era un piercing.
Dalla forma di una
stanghetta semicurva e con due sfere di platino tempestate di diamanti,
ciononostante non di aspetto pacchiano, principalmente usato per punti
del
corpo delicati come ad esempio sul seno… esattamente come
nel suo caso.
–
Oh… davvero un dono singolare –
continuò ad avere un sopracciglio inarcato ma al tempo
stesso iniziò a
sorridere lievemente – suppongo che un anello sarebbe stato
troppo consueto per
un uomo come te, visto l’originalità di un solo
orecchino–
Non era
arrabbiata per quell’insolito
regalo, che parlava più di mille parole e lasciava ben
intendere perché Robin
Mask fosse così a disagio, quanto
decisamente curiosa di sapere la sua spiegazione per un pegno
d’amore così
insolito e anticonvenzionale.
– Non
fare quel sorrisetto malizioso,
donna! Se ho deciso di farti questo regalo non è solo
perché porti un piercing
in un posto indecente…–
Lo disse senza
reale convinzione e
questo portò un sorriso ancor più sarcastico sul
giovane volto della compagna,
tanto che dovette schiarirsi la gola, incredibilmente secca per un
momento
piuttosto teso, prima di giustificarsi come si deve nei suoi confronti.
–
…Ma per quello che simboleggia per
te – lo disse piano, temendo di rivangare dei ricordi
dolorosi per Alya visto
che gli aveva raccontato il motivo di quel piercing al seno –
so che te lo sei
fatto fare subito dopo una delusione amorosa piuttosto squallida, e so
che lo
hai fatto per esorcizzare il dolore di un inganno tanto meschino qual
è essere
sfruttati unicamente per ottenere un fine ingiusto come…
beh, cercare di
rubarti la tesi di laurea. Un dolore fisico discreto e nascosto, vero,
che in
un certo qual modo ti ha dato la forza di continuare pur ricordandoti
costantemente di quell’episodio… con questo dono
non ti sto solo chiedendo di
essere ufficialmente la mia
fidanzata,
ma di considerarlo come un nuovo inizio per entrambi… non
deve significare per
forza un ricordo doloroso, Alya–
Era una cosa
sorprendentemente romantica
per un uomo come lui da sempre poco disposto ad aprirsi
sentimentalmente con
qualcuno, quantomeno non da quando la prima moglie era venuta a mancare
senza
contare il pessimo rapporto con Kevin, e il fatto che le avesse chiesto
di
essere ufficialmente la sua compagna e di dare una nuova forma a quel
dolore
simile ad una freccia in un fianco non poteva che renderla
più felice.
Il loro non era
un rapporto idilliaco
e perfetto ma normale, come quello di molte altre coppie, nella sua
quotidianità e nei suoi battibecchi. Era lui che aveva
scelto come proprio
compagno nonostante tutte le difficoltà iniziali, ed era
sempre lui che aveva
deciso di compiere un passo coraggioso infischiandosene delle possibili
malelingue che avrebbero continuato a giungere da ogni dove ogni qual
volta i
due avrebbero messo un piede fuori casa.
– Io
credo… che forse il modo
migliore di ringraziarti sia di indossarlo
immediatamente, giusto? –
Lo disse con una
punta maliziosa
ritrovandosi a sorridere con una certa complicità al
compagno, con quest’ultimo
che colse al volo il suo “grazie” velato anche se
pienamente soddisfatta della
proposta fatta con un “si” silenzioso ma grande
come una casa.
Robin si
sentì di nuovo come venti
anni fa, stranamente felice dentro e tutt’altro che
imbarazzato per quella
proposta fatta con il più inconsueto dei regali, tentato a
più non posso di
attirarsi la giovane compagna vicino a se passandole una mano dietro la
schiena. I suoi timori si erano stemperati quasi subito e la sua
spiegazione
riguardo quel regalo a sorpresa decisamente aveva sortito il suo
effetto
nonostante l’ovvio imbarazzo iniziale. Quindi, la sua serata
non poteva che
concludersi con la giusta conclusione.
– Io esigo che tu lo indossa immediatamente,
donna. E se qualcuno ti
chiederà del tuo anello di fidanzamento digli pure che lo
tieni vicino al cuore –
E no, San
Valentino qui non centrava
proprio nulla.
( … )
A svegliarlo non
furono i classici
cinguettii dei fringuelli fuori dalla finestra ancora chiusa o i tenui
raggi
arancioni di un sole che stava nascendo oltre i tetti delle villette
londinesi.
A destarlo da quel sonno profondo fu il sentore di un odore a lui
conosciuto
che richiamava a momenti intimi vissuti neanche un’ora prima.
Forse era troppo
vecchio per
concedersi ai piaceri della carne con una intensità tale da
proseguire per una
lunga notte, ma quello era stato un avvenimento importante per tutti e
due e
non si era tirato indietro in un qualcosa che andava ben oltre il
semplice
divertimento.
Quando
aprì gli occhi in quella
stanza immersa in una scura penombra ciò che
cercò fu la sagoma di Alya che
riposava profondamente accanto a lui, riuscendo a girarsi lentamente
sul fianco
destro per poterla osservare meglio nel suo sonno profondo.
Avevano speso
una notte a cercarsi
tra quelle lenzuola umide, lottando in una danza primordiale persi
l’uno tra le
braccia dell’altra ove i segni ancora erano ben visibili
sulla loro pelle.
La dottoressa
gli aveva graffiato gli
avambracci portandolo ad impazzire di desiderio ogni qual volta ella
fingeva di
volerlo allontanare da se per poi riaccoglierlo tra le proprie braccia,
sentendolo respirare in un sibilo quasi animalesco mentre si spingeva
in lei
con gesti fluidi ed esigenti, venendo ricambiata in quel gesto di pura
frustrazione in morsi decisi sulla sua candida pelle. Pur non essendo
dolorosi
ovviamente, avevano comunque lasciato dei piccoli segni rossi sulla sua
carne
giovane in particolar modo sul collo e sui seni.
No, non era
pentito di essersi dato
alla passione sfrenata in quella lunga notte, ma non si
ritrovò comunque a
sorridere come avrebbe creduto.
Con occhi velati
di stanchezza,
liberi da un elmo medioevale che ora riposava ai piedi del letto,
l’ex
lottatore si trovò a seguire il respiro della compagna
così lento e ritmico
mentre la sua pelle iniziava ad asciugarsi di quella patina di sudore
formatasi
dopo l’attività del loro ultimo amplesso.
Seguì
la dolce curva dei suoi seni,
dove su uno di essi spiccava il regalo che le aveva fatto quella stessa
sera,
poi proseguì verso il basso notando il suo ventre abbassarsi
lievemente pure
lui al ritmo di una respirazione dolce e rilassata, seguendo rapito le
sue
piccole gocce di sudore contaminarsi con altrettante gocce di candido
seme che
scivolavano via verso l’esterno del suo bacino. Rimasugli
della passione del
suo compagno, ora prosciugato dall’euforia e molto
più concentrato verso il
proprio futuro. Il loro futuro.
Lentamente
poggiò una mano sul ventre
della giovane Deva percependo con più intimità il
suo dolce respiro risalendo
poi delicatamente tutta la sua siluette, sfiorandola come se fosse
stata un
fiore delicato, fino a giungere ad accarezzarle una guancia con un paio
di nocche
riuscendo così a destarla da quel breve sonno.
Un velo di
stanchezza circondava gli
occhi di ghiaccio di Alya, lo stesso tipo di stanchezza ben visibile
negli
occhi di Robin seppur intrisi di una nota di appagamento, ma nonostante
l’ovvia
spossatezza fisica trovò comunque la forza di sorridergli
lievemente nel mentre
che si girava su un fianco scrutandolo senza aggiungere nessuna parola
di buon
giorno. Non ce n’era bisogno, ed il chojin poteva ben vedere
come nei suoi
occhi freddi vi era tutt’altro che un freddo astioso.
Robin Mask
ancora non sapeva come
dirlo a Kevin, che parole usare per comunicargli una notizia tanto
importante
come quella di un fidanzamento ufficiale, ma probabilmente
quell’ostinato
ragazzo, orgoglioso come suo padre, l’avrebbe saputo solo
all’ultimo minuto
dopo aver rifiutato le più elementari telefonate con il
proprio vecchio.
Entrambi comunque, sia lui che
la sua
attuale compagna, erano ben a conoscenza del percorso in salita che
ancora li
attendeva da dopo quel loro risveglio. Ma l’importante era
che da adesso in poi
avrebbero avuto quella strada da percorrere rigorosamente assieme.