Dal Tramonto
All’Alba
Cap. 1 Notti
di Caccia
La testa si
faceva sempre più calda e la fronte scottava come se fosse
in fiamme. La vista
mi si annebbiava e tutti i sensi erano ovattati da uno strano torpore
che mi
pervadeva. Non mi sentivo più le mani. Udivo delle voci
intorno a me, voci
sconosciute, voci che non volevo ascoltare, sentenze che non volevo
sentire.
“Tisi…non
c’è
speranza…non sopravviverà!” avrei
voluto tapparmi le orecchie ma le mie mani
non si muovevano. Mi agitavo nel letto ma il mio corpo non si spostava.
Faceva
sempre più caldo e la testa mi esplodeva. Poi finalmente
silenzio, il buio
intorno a me. Una voce. Una voce sola.
“Fidati,
lo
faccio solo per te!” chiusi gli occhi, un respiro caldo sul
collo e un dolore
atroce. Lanciai un grido, le coperte mi soffocavano dal caldo, avrei
voluto strapparmi
la pelle dal dolore. Volevo porre fine a quella sofferenza. Mani che mi
tenevano fermo. Altre parole. Caldo. Dolore. Buio. Buio per sempre!
“AHH!”
il sudore
mi imperlava il volto e il buio mi avvolgeva. Lanciai lontano le
coperte e mi
toccai il volto. Freddo. Non era cambiato nulla.
Fuori
risplendeva ancora la Luna e io avevo fame. Mi alzai e mi infilai i
pantaloni,
spalancai la finestra e lasciai che il freddo gelo
dell’inverno di Newportland
mi investisse e mi rendesse un po’ di fresco. Ma il fresco
non arrivò, non
arrivava più da anni. La mia pelle non sentiva
più niente, né il calore del
fuoco né il freddo della notte cacciatrice, saltai sul
davanzale della finestra
e mi lasciai cadere. In fondo quattro piani non erano nulla per me.
Caddi
dolcemente sull’erba e sulle foglie umide del bosco che
circondava la mia casa.
Annusai l’aria e sentii inevitabilmente l’odore del
sangue, lasciai che mi
pervadesse le narici e che mi saziasse. Scattai e cominciai a correre
verso la
boscaglia più fitta. I rami non ferivano i miei piedi nudi e
la neve non li
congelava, gli occhi non temevano il buio e schivavano facilmente ogni
ramo e
ogni tronco. Mi fermai di scatto e rimasi in silenzio, trattenendo il
respiro.
Era vicino, molto vicino. Mi alzai diritto e mi guardai alle spalle. Un
piccolo
cerbiatto annusava l’aria vicino a me. Non mi temeva e,
guardandomi, si
avvicinò. Sentiva che in fondo non eravamo poi
così diversi. Entrambi
animaleschi, lui nella forma, io nel comportamento. Tranquillamente e
dolcemente lo carezzai sul dorso. La pelliccia calda non fece effetto
su di me,
non mi solleticò le dita e non riscaldò la mia
mano. Non sentivo niente, potevo
solamente sentire gli odori, e il suo mi tagliò ancora una
volta le narici.
Sangue. Non resistetti. Le unghie affondarono nella giugulare del
piccolo
animale che cercò di ribellarsi, ma la mia forza inumana era
troppa e dovette
arrendersi. Avvicinai la bocca e morsi bramoso. Il sangue caldo scese
per la
gola e mi riscaldò quel poco che bastava
per farmi capire che non ero morto.
Bevvi con
avidità e quando finalmente l’animale non si mosse
più, solo allora, lasciai la
presa e mi tolsi il sangue dalle labbra con la lingua ancora avida di
fluido. Assaporai
di nuovo l’odore della notte e mentre osservavo quel piccolo
cerbiatto immobile
sul manto erboso del bosco mi resi conto che non ero meglio di quegli
assassini
che uccidevano per divertimento o per soldi, era vero, io lo facevo per
sopravvivere, ma era vita quella? Ero un assassino, uno dei peggiori.
Mi
guardai le mani sporche di sangue. Bevevo il sangue di altri
perché io stesso
non ne avevo e perché anche a me era stato tolto da anni.
Beffardo il destino.
Ripresi a correre verso casa, avevo sonno ma l’idea di dormire e di sognare di nuovo mi terrorizzava. Ormai i sogni erano le uniche cose che mi mettevano ancora paura. Mi ricordavano l’orrore dell’ultimo giorno della mia vita, della mia vita da umano e l’orrore delle mie prime ore da vampiro. Già, le mie prime ore vissute come un angelo scacciato dal cielo perché assetato di potere e ricolmo di odio verso il mondo. Chi mi aveva detto quella frase? Alicia? No, era stata quella voce che una notte di 150 anni fa salvò un ragazzo dalla tisi ma fece nascere un mostro capace solo di uccidere e di arrecare dolore. Un vampiro. Un servo della notte. Un angelo caduto.
Salve a tutti sono ancora qui.....in ogni caso voglio avvertorvi che questo tipo di storia non è tipica...insomma non sono solita a scrivere generi Fantasy...per me è un'esperienza tutta nuova e spero che arrivino tante recensioni perchè ho bisogno di consigli e di pareri sulla storia sono ancora molto indecisa e quindi ho bisogno di aiuti.....grazie a tutti dalla vostra Lady Lucilla....