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Autore: Agapanto Blu    15/02/2015    3 recensioni
Partecipante al Contest "Progetto: Ripopola Fandom" indetto da __Bad Apple__ su EFP Forum.
AKAKURO
***
Akashi odia le discoteche, profondamente, e il fatto che un certo Fantasma, al suo compleanno, sembri stare esagerando con l'alcool non aiuta per niente il suo umore.
***
Due capitoli per due compleanni, il diciassettesimo e il diciottesimo, di Kuroko: quindi, da immaginarsi subito dopo la fine del manga. SPOILER per chi segue solo l'anime. (Ho messo l'avviso Raccolta perché potrei aggiungere altri capitoli in futuro, ma quelli partecipanti al Contest sono SOLO i primi due)
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La Saga dell’Ombra Ubriaca

-1-

Fraintendimento



L’alternarsi di luce ed ombra continuo, i flash colorati allucinanti, gli sbuffi di vapore della macchina del fumo, il rumore assordante e l’odore d’alcool e sudore non piacevano per nulla ad Akashi. Effettivamente, li detestava, pertanto, anche a costo di essere tacciato come ‘creatura anormale’, il giovane capitano del Rakuzan non era disposto a spostarsi dal divanetto riservato a bordo pista dove si era seduto all’inizio di quella serata.
Trentuno gennaio del primo anno di superiori: più di un mese dalla fine della WinterCup e dal ritorno della sua personalità ‘buona’, ma soprattutto diciassettesimo compleanno di un certo piccolo fantasma con la irritante tendenza a non lasciare nei guai gli amici. Kuroko Tetsuya aveva fatto talmente tanto per i suoi cinque ex-compagni delle medie, con conseguente benessere mentale delle loro rispettive nuove squadre, che la proposta di Kise di preparargli una festa a sorpresa aveva ricevuto un assenso unanime. L’organizzazione materiale era stata lasciata al biondo ed a Momoi, nell’erronea comune convinzione che i due avrebbero saputo inventarsi qualcosa di adatto alla personalità della loro ombra preferita.
Madornale sottovalutazione della follia festaiola dei due: Akashi si era già segnato un appunto sul cellulare per ricordarsi di ucciderli appena la festa fosse terminata e il suo udito fosse tornato. Purtroppo, vivendo a Kyoto lui e il Rakuzan erano stati per necessità un po’ tagliati fuori dai preparativi e quando era venuto a sapere del programma era ormai troppo tardi per impedire qualcosa.
Irritato, si aggiustò gli abiti. Lisciò i pantaloni neri, aggiustò i risvolti delle maniche della camicia rossa e si aggiustò il gilet e la cravatta color pece prima di passare una mano tra le attentamente disordinate ciocche carminio.
Però, seriamente, una serata in discoteca era l’ultima cosa con la quale Akashi credeva quei due se ne sarebbero saltati fuori. Era palesemente al di fuori dei gusti del festeggiato! Kuroko non aveva nemmeno mai bevuto in vita sua, neanche una goccia di birra quando alle medie Ryouta era riuscito a farsene comprare alcune lattine dalla sorella maggiore per la festa di capodanno della Generazione dei Miracoli. Perfino Seijuro stesso aveva indulto in qualche sorso, pur senza esagerare, mentre il fantasma era rimasto irremovibile.
Una sagoma bionda, da centro pista, si accorse improvvisamente di lui.
Seijuro sollevò gli occhi al cielo nel vedere Kise iniziare a farsi strada nella calca di corpi ammassati per raggiungerlo, ma non fece neanche cenno di andargli incontro. Cascasse il mondo, non si sarebbe mosso da quel divanetto.
“Akashicchi!” urlò Ryouta, per farsi sentire, mentre si gettava a sedere accanto a lui, “Che cosa ci fai qui da solo?! I tuoi compagni sono in pista!”
“Che si divertano.” rispose il rosso, caustico, incrociando le braccia di fronte al petto e facendo dondolare nervosamente la gamba posata sopra l’altra. Tutto della sua postura urlava ‘chiusura’ e ‘ostilità’, ma il biondo non sembrò cogliere il messaggio.
“Andiamo, Akashicchi!” piagnucolò infatti, “Sei l’unico che non sta ballando! Perfino Kasamatsu-senpai, addirittura Murasakibaracchi! Proprio non ti diverti?”
Akashi gli scoccò un’occhiata scettica.
Si ritrovavano rinchiusi in quello che sembrava un enorme bunker dalle pareti grigie o nere, circondati da gente ubriaca, con l’aria che puzzava di sudore e vomito e quel poco d’ossigeno rimasto contaminato dal vapore acqueo di un macchinario infernale che continuava a creare sbuffi di fumo che inondavano la pista e aumentavano la confusione già creata dalle luci intermittenti, colorate e accecanti che più che aiutare sembravano volergli distruggere la vista. Per di più, la musica era assordante, priva di armonia o di una qualsivoglia melodia, dai testi per lo più osceni e sessisti, volgari e molto spesso anche offensivi, non che a qualcuno sembrasse importare.
“No.” ringhiò alla fine della sua analisi, “Per niente.”
Ryouta sbuffò platealmente, praticamente sdraiandosi contro lo schienale del divano e ignorando l’occhiataccia che il suo ex-capitano gli stava scoccando. Probabilmente era già ubriaco, dal momento che quella folle di sua sorella era riuscita a procurargli un dannato documento falso – e Seijuro si stava ancora chiedendo che razza di logica malata l’avesse portata a fare ciò –.
“Akashicchi, stai rovinando il morale complessivo della festa.” disse il biondo con serietà, quasi certamente ignaro di stare dicendo una marea di idiozie, “Prendi Kurokocchi: non si è per nulla lamentato, anzi l’ho visto prima uscire dal bar ed entrare in pista senza che nessuno dovesse trascinarcelo di peso!”
Akashi non era interessato allo svolgimento della festa, ma una parte di lui che continuava a sentirsi responsabile dei suoi ex-subordin-…ehm…compagni di squadra lo costrinse a chiedere.
“Come mai Tetsuya era al bar? Chi si è sentito male?” domandò, esasperato all’idea che qualcuno fosse riuscito a stare tanto male da richiedere l’intervento diretto del festeggiato prima ancora della mezzanotte.
“Oh, nessuno!” fu però la risposta arzilla di Kise, “Aveva in mano un bicchiere di qualcosa di trasparente, credo vodka ma non sono sicuro. L’ha buttato giù e poi è andato a ballare con gli altri!”
Tetsuya. Vodka.
Vodka. Tetsuya.
Tetsuya e vodka, assieme? Impossibile.
“Probabilmente era solo acqua.” gridò Akashi all’indirizzo di Kise, cercando di farsi sentire nonostante il volume della musica ma soprattutto di convincersi da solo di ciò che aveva appena detto.
Il suo interlocutore scrollò le spalle, ad indicare che non lo sapeva, e poi iniziò a scrutare la massa ondeggiante di corpi alla ricerca di quello piccolo del fantasma. Ricerca alla quale si aggiunse immediatamente anche Seijuro, vagamente inquietato dalla prospettiva che Kise gli aveva messo in testa.
“Eccolo!” urlò questi dopo un attimo, allungando il braccio ed indicando un punto proprio di fronte a loro, oltre il semicerchio di un paio di metri che l’aura minacciosa di Seijuro aveva reso inagibile agli improvvisati danzatori.
Akashi si stava già chiedendo come avesse fatto l’altro ad individuare il giocatore invisibile così facilmente quando posò gli occhi sull’azzurro e lo capì da solo.
Tetsuya brillava.
E non perché fosse coperto di brillantini o di borchie o di sudore. Brillava perché era assolutamente impossibile non notarlo e ancor meno staccargli gli occhi di dosso una volta fatto l’errore di posarli sul suo corpo snello e minuto, fasciato in jeans neri aderenti stretti in vita da una cintura fatta di tre strisce intrecciate di cuoio tinto di rosso, il cui avanzo era lasciato cadere pigramente sul fianco così che ballonzolasse ed ondeggiasse al ritmo dei fianchi che abbracciava. La forma del petto magro ma chiaramente maschile era lasciata alquanto visibile dalla maglietta molto aderente, anch’essa nera, a maniche corte e, se al polso destro stavano entrambi i polsini che l’azzurro usava durante le partite, al sinistro portava un braccialetto di cuoio nero che lo avvolgeva almeno tre volte prima di chiudersi con un bottone argentato. I capelli azzurri, invece che alti nella massa indomabile del primo mattino o semplicemente disordinati come al solito, erano tirati indietro con del gel e lasciavano esposto il viso chiaro e luminoso, con gli occhi grandi e azzurri che svettavano in modo ipnotico, attirando su di loro tutta l’attenzione. Le guance e il collo arrossati e l’enorme sorriso sul volto del fantasma portarono il rosso a dare fuoco alla sua speranza che questi avesse bevuto solo acqua.
“È ubriaco.” constatò, scioccato, fissando il fantasma ad occhi sgranati, “È ubriaco!”
“Ma no!” rise Kise – e una parte di Akashi si chiese come avesse fatto a sentirlo nonostante il rumore –, ma quando l’azzurro li notò e iniziò a sventolare una mano in segno di saluto verso di loro, trascinando nel gesto anche il suo attuale partner di ballo Reo Mibuchi, il ragazzo si lasciò scappare una risatina nervosa e si grattò un po’ la nuca, “Beh, forse un po’ brillo…”
“Ryouta.” La voce di Akashi gli uscì tetra come da una caverna senza fondo. “Domattina ti ucciderò. Ti consiglio di toglierti tutte le soddisfazioni possibili entro stanotte.”
Seijuro era effettivamente interessato nell’udire il pigolio spaventato di Kise – finalmente una musica che le sue orecchie potessero assaporare – ma dopo un solo istante di distrazione notò con la coda dell’occhio Kuroko correre nella zona off-limits – che si stava ingrandendo per via delle vibrazioni sempre più negative emesse dal rosso – per raggiungerli. Ed il solo fatto che fosse visibile anche per sbaglio la diceva lunga su quanta attenzione l’azzurro riuscisse ad attirare quella notte.
Arrivato finalmente di fronte a loro, il fantasma rivolse a Seijuro un sorriso accecante. Seriamente, per un’ombra avere un’espressione così luminosa non avrebbe dovuto essere impossibile?, o quantomeno illegale?
“Akashi-kun, vieni a ballare?” chiese Kuroko, apparentemente felice e divertito.
Peccato Seijuro non condividesse le sue sensazioni. Anzi, se possibile, sapere che l’unica persona nel cui buonsenso avesse riposto un minimo di speranza fosse potenzialmente ubriaca aveva peggiorato ulteriormente il suo umore.
“Scordatelo.” rispose pertanto, rude, distogliendo lo sguardo dall’espressione confusa immediatamente fiorita sul viso dell’azzurro.
Ostinato e intenzionato a non irritarsi ancora di più, Akashi rifiutò di guardare Kuroko in viso, ma così si perse il radunarsi degli invitati attorno al divanetto. Gli occhi di tutti erano sul fantasma e lui li aveva condotti all’Imperatore, portandoli a chiedersi cosa ci fosse che non andava. Normalmente nessuno avrebbe osato avvicinarsi, ma l’euforia e un po’ d’alcool di contrabbando erano stati ottimi complici per la loro curiosità.
Quel che successe dopo impedì a ognuno di loro di tornare a ballare.
“Andiamo, Akashi-kun…” Gli occhi di Seijuro si sgranarono di colpo e la testa si girò di scatto in avanti quando il ragazzo sentì la voce bassa e sensuale di Kuroko infilarsi docilmente nel suo orecchio, come una voluta di fumo, e una mano piccola e sottile posarsi sulla sua coscia, ma il suo gesto lo fece ritrovare con il viso a meno di un palmo da quello del fantasma. L’azzurro aveva posato il ginocchio destro sull’orlo del divanetto accanto alla coscia sinistra del rosso e la mano mancina sull’altra mentre la sua destra aveva arpionato la sua spalla sinistra per reggersi mentre si avvicinava con il corpo al punto da sovrastarlo. Quando Akashi realizzò di stare guardando l’altro dal basso, gli era già venuto il torcicollo. “…vieni a ballare.”
Il rosso deglutì, ma riuscì a nasconderlo e mascherò la fuga da quella prossimità inaspettata appoggiandosi allo schienale e allungandovi sopra il braccio sinistro, in modo da sfuggire alla presa di Kuroko sulla sua spalla.
“Sei pazzo, Tetsuya.” scherzò regalandogli uno dei suoi sorrisetti carichi di superiorità e malizia, ma questi solo riprese l’equilibrio spostando la mano sul mobile, sotto il suo gomito quasi, e ignorò la sua ovvia dichiarazione di disagio.
“Non essere cattivo, Akashi-kun.”lo rimproverò mordendosi sensualmente il labbro inferiore. Tutti i presenti, anche i più lontani, videro chiaramente come gli occhi di Seijuro rimasero incollati alla bocca dell’altro per tutto il tempo dell’azione. “Mi sono impegnato molto per raggiungere questo livello di follia.”
“Ah sì?” rispose il rosso, sforzandosi di riportare la propria concentrazione sulla conversazione e gli occhi in quelli dell’azzurro.
“Certo.”rispose tranquillo Kuroko quando incrociò le iridi scarlatte del suo ex-capitano, “Così posso capirti meglio.”
Finalmente, il cervello di Akashi si decise a registrare veramente le informazioni fornitegli dalle orecchie.
“E questa frase io dovrei considerarla una gentilezza o prenderla come un insulto?” chiese quindi, piegando la testa da un lato con finto interesse, cercando di far arrivare il messaggio di vaga minaccia al ragazzo che si ostinava a torreggiare su di lui, il ginocchio sempre posato sul divano ma le mani ormai entrambe sullo schienale ai due lati del suo corpo, come ad imprigionarlo in una gabbia. Se Akashi non avesse conosciuto Kuroko così bene, avrebbe pensato quello sciocco fosse convinto di poter vincere contro di lui in un gioco tanto banale come quello della seduzione.
“Mmm…” mormorò il fantasma, inarcando un po’ la schiena e piegandosi in avanti sfregando il proprio petto contro quello dell’altro, “Ad essere onesti, voleva essere una cosa gentile, però, ora che mi ci fai pensare, direi che dipende…”
Akashi gli rivolse un sopracciglio sollevato in segno di interesse, esortandolo a spiegarsi meglio, ma Kuroko sembrò interpretarlo come una reazione al suo gesto e spostò le mani dal divanetto per incrociare i polsi dietro il collo dell’Imperatore, finendo quasi per sedersi sulle sue gambe. Quasi. Però Seijuro poteva sentire vagamente il cavallo dell’altro sfiorargli le ginocchia di tanto in tanto, a seconda dei movimenti di entrambi.
“Se ti dicessi che era un insulto…” continuò quindi Kuroko, soddisfatto della sua nuova posizione, rivolgendo ad Akashi uno sguardo incredibilmente lucido e serio, molto simile a quello che vestiva di solito. Da sobrio. “…mi dovrei aspettare qualche…punizione?”
Il cervello di Seijuro registrò lo svenimento di Satsuki e l’imprecazione di Yukio-san mentre la afferrava al volo prima che cadesse per terra, la birra che Daiki sputò di colpo al proprio fianco e che colpì la spalla di un Midorima troppo gelato sul posto per spostarsi in tempo e apparentemente troppo scioccato anche per staccare gli occhi dalla scena e urlare contro l’ex compagno, l’espressione esilarata sul volto di quel Kazunari, la bocca bloccata aperta in attesa di cibo di un Murasakibara incapace di infilarvi dentro la patatina che stava per inghiottire, gli urletti scioccati di tutti i membri del Seirin, le due esclamazioni in americano di Taiga e Tatsuya e per finire lo sguardo scioccato e allucinato e la frequenza della corsa delle palpebre di Ryouta che, toh, era apparentemente ancora seduto al suo fianco. Il cervello di Akashi registrò tutto questo. E poi lo cestinò immediatamente quando Kuroko piegò innocentemente la testa da un lato, in chiara attesa di una risposta.
“Tetsuya, non sfidare la sorte solo perché è il tuo compleanno.” ammonì serio, cercando una scappatoia dalla situazione compromettente in cui si era ritrovato – possibilmente prima che fosse troppo tardi, parlando della sua zona inguinale – ma Kuroko scattò immediatamente, come una frusta, rimettendolo incredibilmente al suo posto e impedendogli di prendere il ruolo di dominante.
“Non cambiare argomento e rispondimi.”ordinò secco, suscitando l’ammirazione ma anche la preoccupazione dei ragazzi del Rakuzan e della Generazione – perché, seriamente, quale folle prova a dare ordini ad Akashi?!-, “Allora?”insistette, avvicinando ancora di più il viso a quello del rosso e carezzandogli una guancia con il dorso dell’indice della mano destra, improvvisamente di nuovo docile, “Mi… puniresti?”
Reo Mibuchi poteva giurare di aver sentito, nonostante la musica, il suono del suo capitano che inghiottiva a vuoto nervosamente, ma l’espressione sul volto del rosso rimase la solita di superiorità e indifferenza.
“Tetsuya.” Ecco, solo la voce si era fatta davvero più minacciosa, cupa, ma il tiratore non avrebbe saputo dire se promettesse morte o…qualcos’altro. “Non tirare oltre la corda.”
Kuroko doveva essere deciso a scoprirlo perché avvicinò ulteriormente il volto a quello di Akashi, piegando la propria testa appena un po’ da un lato. Evitò così la collisione dei nasi, che si incastrarono permettendo alle loro bocche un’intimità che normalmente sarebbe stata fuori luogo sotto tutti quegli sguardi.
“E se invece la tirassi ancora un po’?” ribatté sinuosamente ma con sfida. Ad ogni parola articolata, le sue labbra si strusciavano contro quelle del rosso permettendo ad entrambi di percepire il fantasma della consistenza della carne altrui. “Cosa vorresti farmi,” concluse quindi, fissando direttamente le iridi dell’altro nonostante la vicinanza, “Seijuro?
Fu il colpo di grazia. Lo capirono tutti dal ringhio gutturale che eruttò dalla gola di Akashi, minaccioso ma soprattutto sensuale, chiaramente possessivo, un ordine a finirla con i giochetti e iniziare a fare sul serio. E proprio quando ognuno dei presenti era certo il fantasma e l’Imperatore avrebbero iniziato a mangiarsi a vicenda…Kuroko fece leva sulla gamba che non aveva posato sul divano e si tirò indietro.
Nel tempo che ad Akashi occorse per sgranare gli occhi, Tetsuya aveva già superato i presenti ed era tornato sulla pista.
Quando fu finalmente ad un paio di metri dal rosso, si voltò verso di lui, gli sorrise e poi decise di esagerare. Gettate le braccia al cielo, Kuroko iniziò a muovere i fianchi a ritmo di musica, sinuosamente, e a cimentarsi in semplici passi di danza che gli valsero le attenzioni di molte delle persone che gli erano attorno, sia maschi che femmine. Non se ne curò: continuò a ballare voltato verso il divanetto, cercando gli occhi di Akashi e scoccandogli quei sorrisi luminosi e soddisfatti di chi sa di aver vinto prima ancora della fine della gara.
Occorsero solo pochi secondi – e un plebeo troppo impudente che osò avvicinarsi un po’ di più a Tetsuya – perché Akashi mandasse al diavolo i suoi propositi di immobilità e scattasse in piedi per raggiungere l’azzurro. Nonostante questo, fu un po’ uno shock per tutti vedere Kuroko resistere agli ordini di andare a casa e costringere il solo ed unico Imperatore della Creazione a ballare sul ritmo di un orrendo e commerciale pezzo di musica house.
“I casi sono due.” stabilì Midorima dopo un attimo, attirando il consenso di tutta la Generazione dei Miracoli.
“O Kurokocchi domani è morto…” iniziò Kise.
“…o stasera scopano.” concluse Aomine, “E Akashi passa da Imperatore ad Impalato.”
“Ehhh? Mine-chin, cosa dici?” chiese Murasakibara aggrottando la fronte, “È Kuro-chin quello che lo prend-”
Per il bene di Moriyama e di Hyuuga, Himuro riuscì a tappare la bocca del suo amico gigante prima che questi desse voce all’ovvio.
“Ma Kuroko è ubriaco.” intervenne lo stesso Midorima, ignorando il disagio di alcuni giocatori e impedendo alla conversazione di ‘morire sul nascere’, “Akashi lo considererebbe un approfittare di lui quindi non lo farebbe mai.”
“Se invece fosse Kurokocchi a giocare da attivo” rise Kise, sollevando al cielo un pugno chiuso, “allora nessun problema e via alla festa!”
“Non ci credo…” mormorava Kagami, intanto, senza sosta, “Non ci credo, non ci credo… Non ci credo…”
Con un ghigno sulle labbra, Aomine gli passò un braccio attorno alle spalle.
“Vuoi scommettere, Bakagami?” propose.
E Kagami si rese conto che, no, non voleva proprio farlo.
 
Kuroko aprì gli occhi in una stanza che era il triplo della sua, con moquette azzurra sul pavimento, pareti candide con un ricamo di arabeschi fiordaliso in alto e tre enormi finestre-balconi che si aprivano in un muro e mostravano una meravigliosa vista dello skyline di Tokyo in quella che doveva essere mattina inoltrata. La faccia del fantasma affondava in un morbido cuscino niveo, il suo corpo – nudo – in un altrettanto soffice materasso e tutto attorno e sopra di lui giacevano scomposte lenzuola bianche e azzurre. Queste ultime più o meno nelle stesse condizioni degli abiti che, come una scia di pollicino, tracciavano un passionale percorso dalla porta che probabilmente era quella d’ingresso al letto. Metà erano suoi, decise Kuroko, mentre gli altri li riconosceva altrettanto facilmente.
Peccato però che il loro proprietario non sembrava essere nella stanza.
Sbuffando, l’azzurro rotolò a pancia in su e stava per spostare le coperte quando la porta d’ingresso si aprì e Sua Maestà fece il suo ingressò trionfale – ed un po’ rigido, ad essere sinceri – con un vassoio tra le mani.
“Buongiorno.” salutò educatamente Kuroko, accennando un inchino con la testa.
Akashi replicò il gesto.
“Buongiorno, Tetsuya. Come ti senti?” chiese, posando il vassoio sul comodino e permettendo al fantasma di riconoscere il contenuto come un bicchiere d’acqua e una scatola di medicinali.
Sorvolando sulla necessità di un vassoio d’argento per un’aspirina – ormai sapeva com’era fatto il rosso –, Kuroko rivolse al suo compagno un’occhiata apatica ma vagamente domandante, mentre questi preparava un paio di pillole.
“Cosa stai facendo, Akashi-kun?” chiese quando capì che l’altro non gli stava prestando abbastanza attenzione da leggere la sua espressione.
“Ti faranno stare un po’ meglio.”rispose questi senza distogliere la propria attenzione dai suoi difficili preparativi, “Di solito la prima sbornia è la peggiore, o almeno così dice Daiki.”
“Ma a me non serve.”
Akashi si aspettava una risposta del genere, ma lo stesso sospirò pesantemente prima di rivolgere all’azzurro un’occhiata minacciosa.
“Tetsuya…” iniziò, ma senza voler davvero continuare la frase. L’intenzione e il sottinteso erano chiari a sufficienza.
Kuroko, però, non era tipo da cedere così facilmente.
“Akashi-kun, non ho i postumi.” ribatté infatti il fantasma, voltandosi su un fianco e piegando un braccio sotto la testa a mo’ di cuscino.
Il rosso si concesse un attimo per osservarlo e un mezzo sorriso per lodare la tenerezza che l’azzurro poteva ispirargli solo con quell’espressione innocente, ma poi tornò alla realtà e sospirò.
“Credimi, Tetsuya,” ammonì, regalando all’interessato un’occhiata di rimprovero,“se ti ricordassi cos’hai detto e fatto ieri sera dopo esserti bevuto quel bicchiere di vodka, non staresti nemmeno tentando di negare.”
Con non troppa sorpresa del rosso, l’altro non mutò assolutamente espressione. E tuttavia, per un attimo ad Akashi parve che un piccolo sorriso compassionevole avesse piegato le labbra di Kuroko, ma fu talmente rapido nel venire e svanire che il ragazzo non ne era certo.
“Ma io ho bevuto solo acqua ieri sera, sai che non mi piacciono gli alcolici.” replicò in quel momento il fantasma, strappandolo alle sue elucubrazioni per gettarlo in un mare di confusione. A quel punto, Tetsuya sorrise di nuovo, esattamente come aveva fatto per tutta la sera prima, in un modo che fece pensare ad Akashi che quella stessa stanza in cui stavano fosse rimasta in penombra fino ad un attimo prima, “E ricordo benissimo cos’ho detto e fatto,” concluse, quindi esagerò il movimento delle labbra quando pronunciò “Seijuro.”
Akashi era…traumatizzato. Il suo cervello, solitamente così acuto ed efficiente, si rivelò incapace di processare correttamente quell’ultimo colpo e lui rimase semplicemente immobile, le palpebre che sbattevano ad un ritmo strano, a fissare l’azzurro ancora placidamente affondato nel letto.
Kuroko sospirò di fronte al palese sconvolgimento del compagno, quindi si decise a tirarsi a sedere reggendosi all’indietro sui palmi delle mani prima di riportare tutta la sua attenzione – e i suoi occhi – sull’altro.
“Sul campo,” mormorò, a voce bassa con serietà, “posso essere un fantasma assolutamente invisibile ed è vero che normalmente sono un ragazzo blando e insignificante che non si fa notare, però ti sarei grato se non dimenticassi che sono anche io un adolescente in preda agli ormoni, Akashi-kun.” Staccata una mano dal materasso, Tetsuya si sporse in avanti fino a posarla sulla guancia del rosso, portando i loro visi a distanza di pochi centimetri l’uno dall’altro. “E che, come tale,”Gli occhi dell’Ombra caddero sulle labbra dell’Imperatore. “ogni tanto anche io sento un po’…caldo,…” Carne sfiora carne, Akashi sentì un vago sentore del gusto di Kuroko sulle proprie labbra, “…Seijuro.
Fu un scatto tanto rapido e violento che, nel momento in cui le loro bocche impattarono, Tetsuya fu gettato all’indietro e cadde di schiena sul materasso, Akashi sopra di lui, ma il fantasma non diede neanche un lamento per quel trattamento rude.
Aveva, come dire, la lingua impegnata.

 
 
 
Perché, come dire, io adoro la versione dolce e tenera di Kurokocchi però, diciamoci la verità… è un adolescente arrapato pure lui! ;)
Scherzi a parte, ecco il primo capitolo della serie. Ho cercato di mantenere l'IC ma è stato abbastanza difficile gestire un Kuroko scatenato ed un Akashi geloso marcio ;)
Nel prossimo capitolo, in arrivo una vecchia conoscenza! ;)
Ovviamente, le recensioni sono una cosa buona e giusta, soprattutto per il bene mentale della sottoscritta v.v
A presto,
Agapanto Blu

 
  
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