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Autore: Adeia Di Elferas    15/02/2015    10 recensioni
La rivoluzione stravolge Parigi, in un insieme di improvvisi scontri per le strade della città. Dopo aver lasciato Oscar, rifiutandosi di farla uccidere per tradimento, Girodelle si trova in mezzo alle agitazioni, senza sapere più quale sia il suo posto. Schiacciato dai ricordi e confuso dal presente, si troverà ad affrontare il momento più difficile della sua vita. [Ovviamente questo 'finale' per Girodelle è di mia invenzione, giacché non sappiamo in realtà come sia andata per lui...] N.B.: Storia partecipante al contest "Secondario a Chi?" indetto da Ray Wings sul forum di EFP
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Victor Clemente Girodelle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '...ma in un attimo il silenzio c'è'
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~~ Il sapore del sangue tra i denti lo stava soffocando. Gettò la baionetta da un lato e prese la spada.
 Quando l'alzò per guidare un'ultima carica, si rese conto che la strada era una confusione unica. Nessuno rispondeva più agli ordini di nessuno. Soldati, rivoltosi, soldati che si univano ai rivoltosi... Erano tutti uguali, tutti lottavano contro tutti e forse nessuno sapeva più cosa stava facendo davvero.
 Girodelle si passò una mano sulle labbra e quando ne vide il dorso insanguinato, si rese conto anche del dolore. Doveva aver perso qualche dente, quando quella guardia reale gli aveva tirato il calcio del fucile contro il mento.
 Dovette ripararsi da un colpo di coltello, e parò abilmente un pugno. Si muoveva rapido, senza capire contro chi stava andando. Lo attaccavano tutti. Chi aveva la divisa, perchè sapeva che ormai era un traditore. Chi indossava stracci, perchè lo credeva ancora fedele alla corona.
 Quando un colpo – forse una gomitata – gli arrivò sull'occhio, Girodelle non potè fare altro che tentare la fuga.
 Scappò di corsa e per fortuna nessuno trovò il tempo o la voglia di rincorrerlo.
 Si ritrovò in un piccolo vicolo scuro, talmente stretto da sembrare un imbuto senza fine. Si appoggiò al muro, scivolando lentamente verso terra.
 Per cosa doveva combattere lui?
 Non aveva permesso ai suoi uomini di uccidere Oscar, anche se lei si era unita al popolo. Però non si sentiva nemmeno un rivoluzionario. Che cos'era? Cos'era diventato?
 Soldato, rivoltoso, nobile, uomo innamorato... Cos'era? Ognuna di queste cose, oppure niente? Era ancora un soldato della corona o stava dalla parte del popolo? E perchè?
 Era un nobile e non poteva rinnegare improvvisamente tutto ciò che fino al giorno prima era stato il suo mondo. Eppure lo aveva fatto...
 L'occhio colpito cominciava a gonfiarsi e la bocca non smetteva di riempirsi di sangue, come se una fonte si fosse aperta e non potesse mai più essere chiusa.
 Chissà dov'era Oscar, in quel momento... Era ferita? Era ancora viva? Era ancora con quello stupido attendente, quell'André che l'aveva seguita per tutta la vita come un cane ammaestrato?
 Girodelle represse una risata, che lo fece quasi soffocare. Sputò il sangue in terra e dovette mettere a tacere una seconda risata, al pensiero che avrebbe voluto così tanto essere lui, il cane ammaestrato...
 Lei non l'aveva voluto, nemmeno quando sembrava decisa a sposarsi. Non l'aveva mai voluto, fin dal primo giorno l'aveva sempre ritenuto fuori dai giochi.
 Girodelle si ricordava ancora la prima volta che si erano incontrati, sotto un albero, in una giornata di sole. Quel giorno, lui sperava di essere di fronte alla svolta della vita e invece una ragazzina altera e arrogante gli aveva rubato il futuro splendente che tanto aveva desiderato. Mettendolo in ridicolo, per giunta.
 Si era sentito uno stupido e da lì aveva cominciato ad essere talmente cauto da rasentare spesso la codardia. Non aveva mai trovato appieno il coraggio di farsi avanti con quella donna che – ora che la sua vita, probabilmente, stava finendo – era conscio sarebbe stata l'unica donna che mai avrebbe potuto amare.
 Poi gli anni erano passati, erano entrambi maturati e cambiati ed alla fine avevano finito per apprezzarsi.
 “Non abbastanza...” sussurrò Girodelle, mentre dell'altro sangue gli scivolava lungo il mento, rovente e stranamente delicato.
 Girodelle sentì delle voci farsi sempre più vicine ed un paio di spari. Agì d'istinto: si tolse in fretta la giacca della divisa ed impugnò la spada.
 Si rialzò a fatica e cominciò a correre di nuovo. Da quanto zoppicava? Era una domanda a cui non sapeva rispondere.
 Se quello era morire, non era una bella cosa. Aveva immaginato, da ragazzo, una morte gloriosa. Alla difesa del re, alla difesa di qualcuno di importante. Morire impugnando la spada, di fronte ad un valido nemico. Morire per una giusta causa. Ma morire in fretta, con un solo colpo, quasi senza accorgersene. Se quello che stava passando era morire, no, non era come se l'era immaginato...
 Quando ritornò su una delle strade principali, si trovò in mezzo a due masse di gente. Da una parte c'erano soldati terrorizzati, che imbracciavano le baionette e si preparavano a far fuoco al segnale del loro comandante, di cui Girodelle sentiva la voce, ma non vedeva il volto. Dall'altra c'era un gruppo numeroso, ma caotico, di uomini e donne vestiti male armati alla bell'e meglio, ma decisamente pronti all'azione.
 Prima di riuscire a fare retro front e scappare una volta di più – così come aveva fatto troppe volte nella sua vita – il rumore degli spari riempì l'aria.
 Fu un momento. Strinse la spada nel pugno e aprì gli occhi cercando la luce del sole nascosto sotto una nuvola. Un insieme di dolore e stupore e schizzi di sangue e brucianti spilli in tutto il corpo.
 Davanti ai suoi occhi, Girodelle rivide un'ultima volta il viso giovane ed impertinente dell'Oscar che l'aveva battuto a duello, vent'anni prima, quando erano ancora entrambi giovani e con tutta la vita davanti, ignari di quello che il futuro li avrebbe costretti a sopportare.
 Prima di toccare il suolo, Girodelle esalò il suo ultimo respiro e nessuno sentì che con quell'estremo fiato sussurrò: “A presto, Oscar...”
   
 
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