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Autore: Xandalphon    15/02/2015    2 recensioni
ATTENZIONE! Questa è una storia scritta a quattro mani, da Lullaby1992 e Xandalphon.
Al villaggio del vortice avviene un furto, dalla grande biblioteca vengono sottratti importanti rotoli contenenti una potente tecnica di sigillo. Meno di un mese dopo una chunin di Konoha, Rin Nohara viene catturata e un cercoterio sigillato al suo interno, con le inevitabili conclusioni.
Ora il villaggio del vortice accusa, sebbene non direttamente, Konoha del furto, e Hiruzen manda una squadra ad investigare, irritando ulteriormente la Tsunamikage che interpreta il gesto come se gli avessero dato dell'incapace. Tra tensioni crescenti e un irritante squadra di ragazze.. riuscirà la squadra a portare a termine le indagini senza causare un pericoloso incidente diplomatico?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Genma Shiranui, Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Raido Namiashi
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
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47)Non tutto il male vien per nuocere?

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***Kakashi***

 

Osservai con aria quasi un po' stupita l'inusuale riunione di personaggi.
 

Con gli altri due ragazzi che gli coprivano i fianchi lanciai una sommaria occhiata alla situazione, cercando punti strategici di vantaggio, dato che decisamente non mi fidavo dei ninja di kiri. Nukenin o meno, dal mio punto di vista cambiava poco.
Una mezza dozzina di ninja della nebbia erano disposti a semicerchio, e ci guardavano con sospetto, al centro, perfettamente in mezzo tra noi e le ninja di Uzushi c'era Mei, quella che Genma tante volte l'avevo sentita soprannominare “La curva umana”. Ovviamente mai in presenza di Yuki. Ci teneva ancora alla sua vita, o per meglio dire, alla sua virilità.
Piuttosto certo che non ci fossero altri ninja occultati in zona a parte tre della retroguardia di kiri, dedicai infine una lunga occhiata in osservazione dello stato delle tre ninja di Uzushi.
Yuki e Nadeshiko sembravano in buono stato. Stanche, ma con solo qualche graffio.
 

Inazuma... non appena mi concessi di posare lo sguardo su di lei sentii un intenso rimescolio dentro il petto. Come poteva quel pulcino di ragazza con solo la sua presenza abbattere ogni muro dentro di me?
Anche lei, al pari delle amiche non mi sembrava ferita, se non per qualche leggero graffio e gli abiti strappati in alcuni punti, alcuni sembravano semplici lacerazioni dovute a rovi e spine, alte invece sembravano dovute ad armi da taglio che l'avevano solo sfiorata.
Ma a differenza delle altre due mi sembrava assai più provata. Per quanto indossasse la maschera dell'indifferente, nulla poteva nascondere le ombre violacee che le cerchiavano gli occhi.
Aveva pianto, oppure aveva dormito assai poco. Magari entrambe le cose.
Un improvviso impeto di rabbia mi fece fremere. Quanto avrei voluto fare una capatina a Uzushi a far saltare qualche testa... come si permettevano di cacciare Inazuma dal suo villaggio natale come una volgare criminale!?!
 

“Ka-ka-Kakashi?” esordì Inazuma, spalancando gli occhi di stupore.
“Già... le notizie corrono più veloce della luce... a quanto vedo” dissi facendo un paio di passi avanti, e lanciando un'occhiata significativa a Mei.
“Oh, ma che magnifica -per quanto insperata- riunione!” disse lei con tono civettuolo.
“Cosa fai qui?” chiesi senza mezzi termini.
“Stavo proponendo un... simpatico accordo alla principessina in congedo” disse lei con un sorriso luminoso e provocante.
Forse le sue modi da femme fatale avevano già portato diverse mosche nella sua tela, ma a me facevano solo saltare i nervi.
Certo, era una bella donna, con un bel corpo e i suoi modi provocanti istigavano l'ego di qualsiasi uomo... ma l'unica cosa che riusciva a elaborare il mio cervello in sua presenza era “pericolo” come se mi dovessi attendere una pioggia di kunai da un secondo all'altro.
Di certo era una di quelle donne che anche se te le fossi portate nel letto ci saresti stato con gli occhi aperti anche sulla schiena.
“Prego, illuminami con i tuoi talenti oratori” dissi stando al suo gioco con un sorriso.
“Beh, come immagino sappiate già dal nostro precedente incontro, io e il mio gruppo facciamo parte del 'fan club' di Yagura. Ora, dato che vorremmo organizzare una festicciola tutta dedicata a lui con tanto di torta e fuochi d'artificio, ci servono un paio di persone per vivacizzare il tutto...”
 

“Già, e chi sarà mai a fare la sorpresa dentro la torta?” chiese Genma con piglio ironico, mentre noi tre muovendoci in formazione compatta ci riunimmo al gruppetto di ragazze.
“Beh, Inazuma si trova in una posizione... interessante. Ha tutto da guadagnare e nulla da perdere...” commentò con fare disinteressato Mei.
 

“Qual'è la tua proposta Mei, e parla senza tanti giri di parole. Caso mai non si fosse capito non sono esattamente dell'umore giusto per parafrasare ogni sillaba”
“Aiutami a deporre Yagura, e avrai una Mizukage molto riconoscente... e tutto quello che ne consegue”
Una proposta allettante. Con uno dei grandi 'Kage' indebitato con te si possono richiedere molti favori. E un Kage ha molti poteri e influenze. Tanto più che Mei difficilmente avrebbe storto il naso, neppure di fronte a una richiesta strana o sanguinaria.
“Ok” disse Inazuma più o meno in coro con il mio “No!”
Ci guardammo.
“Questa pazza ha intenzione di lanciarti come arma d'assalto contro Yagura”
“è solo un bambino”
 

“Un bambino Jinchuriki. Dovrai vedertela con la tartaruga tre code, non solo con lui... che comunque non è diventato Mizukage per le sue graziose guance paffute” dissi riferendomi al fatto che era molto giovane.
“Se Kakashi fa umorismo la questione è seria...” commentò Genma.
“Guance paffute?” chiese Yuki.
 

“Yagura a quanto abbiamo avuto modo di capire è straordinariamente giovane... per quanto la cosa non gli impedisca di essere un tiranno assetato di sangue...” spiegò Raido.
Per un attimo la situazione rimase in stallo. Mei non intervenne, e io e Inazuma ci sfidammo con lo sguardo.
Capivo che lei si sentiva vuota, e messa alle strette. Qualsiasi cosa sarebbe stata meglio di niente. E Mei le offriva un'opportunità rischiosa ma allettante, ed effettivamente, era assai probabile che il gioco valesse la candela.
Forse, fossi stato io al suo posto avrei fatto altrettanto.
 

Ma, dovevo ammettere che forse un po' egoisticamente, avevo paura di lasciare che si ficcasse di nuovo in un rischio simile.
Non volevo perderla. Non di nuovo.
Anche se... questa nuova situazione aveva innescato una serie di conflitti d'interessi interni nella mia mente.
Se da una parte ero immensamente dispiaciuto per lei, e mi sarei messo immediatamente e senza pensarci due volte al suo servizio per aiutarla a riconquistare la sua posizione nel villaggio, dall'altra parte c'era una vocina maligna e seducente che mi sussurrava con malizia il fatto che ora, non essendo più una principessa di Uzushi era libera da ogni impegno verso la corona e verso quel 'Rikuro'.
Vocina che per quanto meschina e fastidiosa, non riuscivo a spegnere in nessun modo.
 

“In qualsiasi caso non è questo il momento né il luogo adatto per prendere decisioni. Siamo in mezzo una strada e su un campo di battaglia ancora insanguinato.
Inoltre siamo stanchi e affamati. Mei, direi di.. riparlarne. Magari dandoci qualche informazione in più, possibilmente in un luogo più... appartato” intervenne coscienziosamente Nadeshiko.
 

“Ah, la voce della saggezza! In effetti non hai tutti i torti signorina arciere. Io ho le mie ultime carte da giocare e voglio prima di tutto sapere che carte hanno in mano gli altri. Prenderò contatti con i miei informatori. Ci rivediamo tra due giorni. C'è una cascata a sud-ovest da qui. Dietro di essa si nasconde un rifugio dei miei... amici.
Ci vediamo là. Cercate di avere le idee chiare per allora...” salutando con la mano come una bambina se la svignò con tutta la truppa.
“Beh... qualcuno ha idea di dove andare per dormire un paio di ore di fila?” chiese Yuki con uno sbadiglio.
Guardai i miei compagni.
 

“A un paio di ore a nord di qui c'è una vecchia base per le staffette. Non sarà un granché ma fornirà un minimo di riparo. Io e gli altri siamo abbastanza riposati. Possiamo montare la guardia mentre staccate la spina un momento”
Le ragazze annuirono con aria di seria gratitudine.

Il percorso si svolse in un silenzio un po' teso. Tutti morivamo dalla voglia di sapere di più su quanto era accaduto, ma non c'era bisogno di un genio per capire che le ragazze non avevano né la voglia né le energie per affrontare l'argomento.
La base delle staffette non era nulla più che una piccola casetta aggrappata ad un albero, con una piccola piattaforma sulla chioma per le sentinelle.
Però forniva un minimo di intimità dato che era rifornita di tre microscopiche stanze separate e una 'sala comune' con un tavolo e una dispensa, ovviamente vuota ed infine un bagno, anche se erano rotte alcune tubature.
Mentre gli altri spolveravano un poco i giacigli, mi aggiunsi a Genma per cercare di riparare i rubinetti.
Grazie al suo piglio pratico trovò presto le perdite che riparò e con la mia suiton riuscimmo a ripristinare l'acqua... Con un po' di arte del fuoco fummo pure in grado di fare una doccia calda.
“Dio... mi sembra di essere rinata. Saranno solo tre giorni che siamo andate via da... da casa, ma fare una vera doccia con dell'acqua calda mi sembra un lusso” commentò Yuki uscendo già vestita ma con i capelli ancora umidi.
Genma sorrise.
“Sono d'accordo” confermò Nadeshiko.
Si voltarono verso Inazuma, aspettando la battuta che avrebbe completato il terzetto, ma lei rimase in silenzio, lo sguardo perso nel vuoto.
Solo quando il silenzio si fece pesante lei si riscosse “Eh? Scusate... mi sono persa qualcosa?”
 

“Solo il cervello... per strada. Nulla d'importante...” le disse Yuki con un tono leggero.
Lei sbuffò.
Yuki borbottò qualcosa che non compresi, ma che Inazuma prese per una provocazione.
“Restare a casa no eh?” disse Inazuma.
“E lasciare a te la possibilità di andarti ad ammazzare non appena messo il naso fuori di casa? Nah..” il suo tono era leggero, ma nel suo sguardo compresi una scintilla d'ammonimento.
Inazuma s'alzò di scatto. Credetti che fosse sul punto di scoppiare. A piangere, o di rabbia, o per prendere a pugni Yuki per sfogarsi, o tutte le cose insieme.
Invece strinse un pugno, mordendosi il labbro.
 

“Sono stanca. Vado a dormire” decise infine di battere ritirata, tenendo lo sguardo basso si trascinò verso le scale, evitando gli sguardi dei presenti.
Potevo solo immaginare quanto fosse distrutta. Non era da lei tirarsi indietro in quel modo... ma capivo anche la sua ricerca di solitudine.
Quando ci si sentiva soli, deboli e feriti si cercava la calma e solitudine per potersi leccare le ferite in pace. Un concetto che comprendevo sin troppo bene.
Da quel profilo eravamo simili. Alcune persone cercavano di placare i propri dolori annegandoli nell'alcool o parlandone con gli amici. Ma questo non era un atteggiamento da noi.
 

Anche se, forse... forse io potevo cercare di alleviarle quel fardello dalle spalle. Volevo almeno tentare, anche se ero incerto su come avvicinarla.
Proprio perché mi era simile sapevo che sarebbe stata reticente a parlarne... ma sapevo anche che le avrebbe fatto bene. Alle volte per permettere ad una ferita di guarire bisognava consentirle di sanguinare.
Mentre pensavo a ciò, Yuki trascinò Genma in camera sua, e Nadeshiko trascinò a forza viva Raido con sé, rimbeccandolo con un mezzo sorriso per la sua 'eccessiva mania della cortesia'.
Io li lasciai andare dicendo che avrei montato la guardia per il primo turno.
Avrei anche lasciato perdere se non fosse per la triste sensazione che non fossero tutte lì le sorprese che il simpatico Danzo ci aveva lasciato sulla strada, anche se quelle immediate erano state sventate.
 

Rimuginai un momento, aggirandomi sulla piattaforma aerea dell'albero.
Alla fine mi decisi di lasciare un bushin di guardia e leggero e agile, scesi verso la finestrella che si affacciava sul letto dove riposava Inazuma.
Rimasi un secondo ad osservarla. Era rannicchiata in posizione fetale sul fianco destro.
Fu proprio nell'istante in cui mi decisi a ritornare alla mia postazione che la sua voce mi giunse sommessa.
 

“Non te l'ha mai detto nessuno che è scortese spiare in camera di una ragazza?”
“Generalmente hanno usato termini più coloriti di 'scortese' ma ho afferrato il concetto” risposi, tentando di aprire una conversazione con lei.
Lei si tirò su a sedere, e si rivolse verso di me, dato che la testiera del letto era poggiata contro il muro dove stava la finestra le bastò allungarsi un poco per aprire le veneziane e consentirmi di appollaiarmi sul davanzale.
Ci fu un lungo silenzio.
“Immaginavo non stessi dormendo” provai a rompere il ghiaccio.
“Sembra che parli per esperienza personale..”
“Fortuna vuole che almeno sono riuscito a non diventare Nukenin, ma ho idea di come ci si senta quando ragione, cuore e anima si mettono a farsi guerra gli uni con gli altri.
Hai un vuoto nel cervello, ogni volta che provi a mettere in fila due ragionamenti consecutivi c'è qualcosa che ti scombina tutto e ti costringe a ripartire da capo. È come avere una spina sottopelle. Non ti lascia mai in pace, ma per quanto provi ad estrarla scopri che è sempre più in profondità di quanto non credessi inizialmente”
 

“E quando cerchi di afferrarla ti apri una ferita sempre più vasta...” commentò mestamente lei.
Di nuovo cadde un silenzio.
“So di non essere esattamente il miglior candidato come 'spalla su cui piangere' ma almeno se vuoi parlare... posso ascoltare”
Lei fece un mezzo sorriso, le si piegò appena un angolo della bocca.
“Ti sottovaluti Kakashi...” poi tornò seria. Si raccolse le ginocchia contro il petto e le abbracciò poggiandoci il mento sopra.
“Come hai saputo della nostra... aehm.. partenza?”
“Tua madre”
“Cosa?”
“Una certa 'Akari Uzumaki' mi ha mandato una lettera, dicendomi di essere tua madre e del fatto che saresti stata probabilmente in pericolo... e spiegandomi a grandi linee cos'era avvenuto. Non so quasi nulla, se non che ti hanno scoperto e che sebbene Akiko si sia messa dalla tua parte ti hanno tirato una pedata nel di dietro buttandoti fuori”
“Si, una spiegazione piuttosto sommaria...”
“Ti va di parlarne?” chiesi con cautela.
 

Lei arricciò un poco il naso in una smorfietta. Credetti che stesse per dirmi di no.
“Almeno siediti. Ti verranno i crampi a startene appollaiato lì... comunque e la sentinella?”
“Ho lasciato un bushin”
Lei si concesse un piccolo sorriso, mentre mi sedevo vicino a lei, nel posto che mi aveva indicato.
Iniziò con incertezza, e tenendo un tono piatto, in un evidente sforzo di mantenere il controllo sulle emozioni, ripercorse gli eventi che l'avevano portata a dove era ora.
Quando finì, sembrò rimanere in attesa di quanto avevo da dire.
“Potrei passare il resto della notte per definire in modo particolareggiato e approfondito quanto siano strati stronzi e idioti a fare una cosa simile, ma suppongo che sia solo fiato sprecato, per tanto mi limiterò a dire che sono più loro a perderci che tu... saresti stata un ottimo capo. Hanno barattato il futuro del villaggio per una pedina facile da manovrare, dimostrando di avere poca lungimiranza e molta avidità.
Per quanto mi renda conto... che sia di assai poca consolazione saperlo...” dissi lanciandole un'occhiata incerta.
 

“Sono pur sempre la mia gente... inoltre ho idea che non siano poi così tanti quanto credono quelli che approveranno un cambio al vertice.
Akiko e mia madre, e credo anche alcuni membri tra i principali clan si opporranno alla decisione. Chi mi conosce almeno lo farà.
Akaho è inoltre poco amata tra i 'giovani' del villaggio, mentre le mie ultime azioni avevano ritrovato parecchi consensi, e la sconfitta di Kushimaru a mio merito aveva fatto si che mi accattivassi anche parecchi assensi anche tra i ninja veterani. Il consiglio è potente, ma anche loro non possono rischiare di trovarsi tra le mani una rivolta interna, tanto più che il dividere in questo modo il villaggio ci renderà solo bersagli facili alle malizie di altri villaggi.”
Mi ritrovai incerto su come agire. Cercare di darle speranze che potevano essere deluse o tentare di soffocare anche quella fievole scintilla, in modo da evitare che si facesse illusioni fallaci?
Non ebbi il coraggio di spegnere quella debole luce di speranza che ancora s'annidava nel suo sguardo.
 

“Beh, allora potrebbe essere il caso che non getti la spugna troppo presto principessa... credo che Minato osteggerà la decisione presa dal tuo consiglio. Un corvo di Itachi mi ha raggiunto strada facendo. Shisui ha avvertito mentre io partivo l'Hokage della situazione. Ci è mancato poco che Kushina andasse a fare il benservito a Danzo, e sia Minato che tua cugina si sono già messi all'opera per cercare di trovare un modo per far ragionare i tuoi.. parenti, anche se da quanto mi ha scritto, Minato ha dovuto faticare non poco per convincere Kushina a tentare prima con la diplomazia e non passare direttamente alle mani”
“Tipico di Kushina-nee” commentò lei.
“Inoltre sia Shisui che Itachi stanno cautamente cercando dei consensi nel loro clan per tentare di aiutarti. Anche se sai quanto sia delicata la situazione con gli Uchiha. Accettarti vorrebbe dire ammettere la violenza commessa da uno di loro... il che sarebbe impensabile per un clan così nobile. Però sperano di 'sensibilizzarli' verso la tua causa. Insomma di fornirti un piccolo appoggio presso di loro...”
Volevo aggiungere altro, ma mi si mozzò la voce quando lei appoggiò la testa sulla mia spalla, e sospirò.
Per un lungo momento il respiro mi rimase impigliato in gola.
 

“Principessa...” mormorai piano.
“Non sono più una principessa Kakashi. Sono solo una bastarda. Per di più reietta del suo villaggio. Non mi è rimasto più niente. Nemmeno l'onore di essere un ninja”
Quando le sfiorai il viso per costringerla a guardarmi dritto negli occhi, sentii che aveva le guance umide. Piangeva.
Ci mancò poco che non cadessi nel panico. Non era il mio ruolo quello di consolare donzelle in lacrime. No, avevo la tentazione di fuggire più ora che non quando avevo affrontato Kushimaru con lei.
 

“Non lo dire. Neppure per scherzo. Non fosse per tutte le cazzate burocratiche credo che Minato si sarebbe subito offerto di farti passare sotto la nostra bandiera. E poi, come ho appena detto, non è ancora finita. Potrebbe... potrebbe esserci ancora la possibilità di far ricredere il consiglio di Uzushi” per quanto avessi cercato di dirlo con forza l'ultima parte mi era uscita piuttosto incerta.
Era difficile che un consiglio di anziani ritrattasse le proprie decisioni... fosse solo per una questione di “onore e potere”. Ritrattare significava aver sbagliato, e ammetterlo per loro era paragonabile ad una sentenza di morte.
Anzi, forse era preferibile la seconda.
Dannati vecchi e il loro orgoglio...
Lei inaspettatamente sorrise. “Hai ragione su una cosa..”
“uh?”
“Sei una pessima spalla su cui piangere..”
“Già, lo ammetto” dissi con falsa solerzia.
Lei si asciugò le lacrime mentre io aprii la bocca per aggiungere qualcosa, ma la richiusi senza trovare nulla da dire.
 

Non sapevo davvero più come comportarmi. E ora? Mi allontanavo da lei? Il suo rango in precedenza mi avrebbe imposto di fare così... ma ora quella barriera non c'era più, o se c'era era fragile ed esitante, e provavo un profondo desiderio di stringerla a me.
Avrei voluto dirle molte cose, non per ultima il fatto che lei per me significava tutto ormai. “Suppongo che allora dunque mi toccherà di nuovo correrti dietro e cercare di evitare che tu faccia danni irreparabili..” la presi un poco in giro, giusto per punzecchiarla un po' e prendere un po' di tempo extra.
 

“Così parlò il mr. Infallibile so tutto io...” sì, stava decisamente tornando in sé.
Di nuovo esitammo, entrambi incerti.
“Inazuma io...” iniziai cercando il modo, le parole e il coraggio di dire quello che pensavo, da ormai più tempo di quanto non ci tenessi a precisare.
“sst” lei appoggiò l'indice sulle mie labbra, mettendomi a tacere.
Perplesso e con la pelle che formicolava per via di impazienza e timore restai a guardare i suoi occhi scuri.
E ora? Cosa ne sarebbe stato di me? In quel momento era lei ad avere il coltello dalla parte del manico. Lei mi aveva in pugno.
Esitò ancora un secondo. Poi fu lei ad abbassarmi la maschera, con delicatezza, ma fui io a cedere all'impazienza e senza esitare oltre, a prendere l'iniziativa e la baciai.
La sentii tremare un poco, e quando ci separammo stringersi a me... e capii quanto si sentisse vulnerabile in quel momento. Stavano accadendo troppe cose messe insieme, e io non avevo il diritto di mettermici anche io. Invece che aiutarla avrei peggiorato la situazione.
 

Capivo che esitava. Il suo mondo era stato messo sotto sopra e sperava di trovare in me un punto fisso su cui fare conto, ma al contempo capiva che se davvero esisteva la possibilità che potesse tornare al suo rango precedente sarebbe stato meglio evitare.. anche se... contava davvero tutto ciò, nel casino in cui eravamo?
Ma non per questo avrei rinunciato a lei. Non senza lottare, o senza nemmeno provarci. No, quello era una cosa che non potevo fare, ma avrei potuto attendere.
 

“Ora riposati... veglierò io sul tuo sonno” le dissi piano, facendo scorrere le dita nei serici capelli rossi.
Quando però feci per andarmene lei mi trattenne.
“Resta...” disse piano.
Non glie lo negai, e lei si rannicchiò contro il mio fianco mentre mi stendevo nel piccolo giaciglio condiviso.
Era esausta, e crollò nel sonno nel giro di poco tempo.
Io rimasi allerta, guardandola, osservando come il leggero alito di vento che entrava dalla finestra le facesse muovere leggermente i capelli, o come il suo respiro s'infrangeva contro la mia maglia.
 

“Ti amo, Inazuma Uzumaki” le mormorai, mentre il mio bushin svegliava Genma per il suo turno di guardia, e poi mi lasciai scivolare in un sonno leggero a mia volta, crogiolandomi nel piacere di sentire la sua figura delicata adagiata sul mio fianco.

Al mattino, in comune accordo lasciammo dormire un po' di più le tre ragazze. Avevano davvero bisogno di ricaricarsi.
Intanto ci procacciammo bacche e alcuni frutti di stagione da mettere in tavola... erano più appetitosi di quanto non lo fossero le REE: Razioni Energetiche d'Emergenza.
Nonostante fosse ormai tardi, mi dispiacque svegliare Inazuma: stava dormendo alla grande.
Quando la chiamai subito saltò su a sedere.
“Eh? Che succede? Ci attaccano?”
“Ehm... no. È solo tardi e tutti gli altri si sono già svegliati” aveva smesso di ascoltarmi alla parola 'tardi'.
Con uno sbuffo si lasciò di nuovo cadere indietro sul letto.
Rimase un lungo momento immobile dov'era guardando il soffitto di assi di legno ormai secche e a tratti un po' screpolate.
“A che pensi?” le chiesi.
Lei mi guardò in tralice poi sorrise leggermente.
Capii subito che era migliorata molto nell'umore. Ora che era riposata sembrava affrontare meglio i problemi.
“Che se vuoi stare con me devi prima di tutto cancellare 'tardi' dal tuo vocabolario”
“Stare... con te?” chiesi istupidito.
Lei mi fece cenno di avvicinarmi.
 

“Sai, sono fermamente convinta che il 'tardi' sia solo un'invenzione dei vecchi rompipalle. Non esiste un momento buono per dormire o uno buono per svegliarsi. Quando uno ha sonno ogni momento è quello buono” disse con aria di chi sta spiegando una metafora di profonda filosofia.
“Inazuma... non divagare...” le dissi con un mezzo sorriso, incerto. In fondo, neppure io ero poi così impermeabile alla 'tensione del momento'.
Lei si aprì in un sorriso. Con velocità fulminea s'avventò sulla mia maschera per poi baciarmi.
Abbracciandomi mi mormorò poi all'orecchio.
“Anche io ti amo, zucca bianca” e compresi che la sera prima mi aveva sentito.
Per un attimo fui troppo felice per dire qualsiasi cosa, ma alla fine il raziocinio ebbe la meglio.
“Ina... ma il tuo titolo e la tua...”
Lei scosse il capo zittendomi.
 

“Loro mi hanno cacciato Kakashi. Sarò per sempre esiliata. O se capiranno l'errore che hanno fatto e mi rivorranno indietro... mi dovranno accettare alle mie condizioni e per quello che sono. Arrivati a questo punto... sarebbe piuttosto stupido negare l'evidenza no?” disse accennando un mezzo sorriso, un po' amaro.
“Inoltre.. il mio sesto senso mi dice che ci stiamo andando a cacciare in un grosso e puzzolente letamaio...”
“Ti riferisci alla nebbia vero?”
Lei annuì.
“Quindi hai intenzione di andare per davvero?”
Annuì di nuovo.
“Sarà molto pericoloso, e non credo che Mei vada troppo per il sottile. Contano i risultati, e non baderà troppo ai sacrifici che dovrà compere per arrivare al suo traguardo”
“Ne sono consapevole ma.. Kakashi cosa mi resta altro?” chiese allargando le braccia con fare impotente.
 

“Sono una Nukenin, ma non voglio vivere di crimini. Konoha non potrà accettarmi come sua ninja perché sarebbe come sputare in faccia al suo alleato e questo porterebbe ad una rottura con loro... cosa che non gli conviene fare e... non voglio vendermi ad altri villaggi.
Tanto più che Yuki e Nacchan mi seguirebbero e per loro vorrei un futuro migliore che essere assassini prezzolati o spie internazionali. Vivere nell'ombra non è bello. E ora come siamo ora... siamo solo prede braccate da diversi cacciatori.
Se... se riuscissi ad ottenere il supporto di Mei, e lei fosse eletta a Mizukage.. avrei almeno un alleato sicuro e che può supportarmi a viso scoperto. Poi... non lo so, non dispongo di sufficienti elementi per fare un piano vero e proprio.
Credo che mi limiterò a racimolare favori e informazioni e troverò il modo giusto per agire”
L'ascoltai con attenzione, infine annuii.
“Non è un granché come piano, ma riconosco che al momento non si può fare molto altro” assentii.
“Inoltre in tutto questo... potrei morire domani, e l'unico rimpianto che mi porterei davvero dietro è quello di... di non aver potuto seguire il mio cuore. Per cui da adesso in poi me ne frego altamente dei protocolli.”
Mandai clamorosamente a stendere il buon senso e la baciai con foga.
Lei ridacchiò a poco dalle mie labbra.
“Qualcosa mi dice che approvi la mia decisione...”
“Decisamente” confermai.
 

Lei sempre ridacchiando sommessa si alzò e mi tirò con se.
“Forza, abbiamo un piano da costruire, una psicopatica della nebbia da contattare e un Mizukage da ammazzare”
Con un sorriso la seguii. In fin dei conti, anche se costellato da pericoli l'immediato futuro si prospettava meno fosco di quanto avessi pensato all'inizio.

 

 

  
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