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Autore: Regina Acqua    15/02/2015    0 recensioni
Piccoli momenti quotidiani vissuti dai protagonisti con i loro adorabili,ma anche no,fratellini.Le nazioni saranno dei bravi fratelloni? O periranno davanti agli occhietti dolci e all'astuzia dei più piccoli?
Dedicata a tutti coloro che hanno fratelli o sono figli unici.
E' la mia prima FF...sono nervosa!
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciao!Nuovo capitolo e questa volta i protagonisti sono Lovino e Antonio!Sono una grande sostenitrice della Spamano e approvo la loro unione in tutte le forme possibile,tuttavia qui sotto il loro rapporto è diverso...


Lovino detestava le urla.
Davvero le odiava con tutto il cuore.
Ogni qual volta che qualcuno urlava nelle sue vicinanze diventava nervoso,anche se lui non c’entrava nulla,anche se lui non conosceva chi stava sbraitando quella sensazione di irrequietezza ,quella forma di agitazione gli legava lo stomaco,costringendolo a sbuffare o a battere la gamba per terra continuamente.
E odiava ancora di più il dover urlare,anche se lui lo faceva spesso. Per il nervosismo per l’agitazione o per aver semplicemente finito la pazienza. Era sempre stato irascibile Lovino,fin da bambino. Si ritrovava in mezzo ad una lite e tentava di non finirci dentro,tirava indietro le spalle,contraeva i muscoli della schiena,stringeva i pugni e strizzava gli occhi in una vaga ricerca di calma che spesso si mostrava inutile e inconcludente.
Era allora che Lovino mostrava il meglio di sé, ingeniandosi per trovare i migliori insulti e le migliori offese verbali. Alzava la voce praticamente senza accorgersene ,si ritrovava ad urlare , a sforzare le sue corde vocali senza nemmeno volerlo davvero,le mani gesticolavano frenetiche senza sosta,il viso recitava emozioni e smorfie,una sensazione di calore si diffondeva nel suo corpo e il ritmo martellante del suo cuore dettava ogni azione, spaesandolo. Urlava strillava e strideva fino a vincere quel duello e esausto si ritirava ,spesso nella sua stanza stendendosi sul letto ed era allora che si detestava dal profondo.
Non lo sapeva nemmeno lui il perché ma le urla restavano nella sua mente per ore,galleggiavano come se fossero dei rottami di legno sparsi nel mare e lo trascinavano in un apatia cronica. Restava buttato sul letto per ore,incapace di far qualsiasi cosa.
-Dovresti non pensarci più! Era stato il consiglio di quel bastardo del suo vicino di casa,che dopo una lunga riflessione aveva partorito,a parer di Lovino dopo uno sforzo disumano ,quelle quattro parole.
Antonio,così portava di nome quel Bastardo,era stato il compagno di giochi del più piccolo a causa dell’età e del’amicizia fra le madri,complice anche la misera rampa di scale che separava i due appartamenti.
Antonio si era preso la libertà di denominate il più piccolo come suo fratellino, ovviamente a parer di Lovino l’altro era stato più una mosca fastidiosa che gli ronzava sempre intorno ma nulla poteva fermare Antonio che con costanza e in un periodo di anni abbastanza lungo aveva fatto accettare all’altro la loro parentela.
C’erano stati sempre l’uno per l’altro e fu così che Lovino riuscì a trovare una via di fuga da quelle sue oppressioni.
Si alzò e marciò fino allo specchio,fissando un punto indefinito della superficie pregò con tutto se stesso che “ Il Trucco del Bastardo” anche quella volta, facesse il suo sporco dovere. Nervoso ,si schiarì la gola e…
-Fusososo….
Ecco la formula per la felicità ,la filastrocca del buon umore!
Così l’aveva definita Antonio guadagnandosi una risata di disprezzo e derisione dall’altro,tuttavia nel piu’ profondo del suo cuore Lovino condivideva quella definizione per le sillabe strambe. Suo fratello aveva perfettamente ragione,la formula della felicità faceva sempre un ottimo lavoro,la sensazione di nervosismo era sparita,lasciando il ragazzo stupito sulla sua effettiva riuscita. Non capiva come quella cosa riusciva a calmarlo ogni volta. Sorrise(piu’ che un sorriso era un ghigno)e decise di autoinvitarsi al piano di sopra a prendere un caffè con l’altro.
Non glielo avrebbe mai detto ma ringraziava segretamente ogni volta Antonio per quel piccolo incantesimo.
   
 
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