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Autore: AliceCutso    15/02/2015    2 recensioni
Alexis ha dovuto affrontare tante cose negli ultimi mesi. Nel giro di un'estate la sua vita si è completamente capovolta e Jonathan ha di certo approfittato di questo, confondendola per avvicinarla a se.
Ora che lui è tornato Alexis ha la possibilità di conoscere meglio sua sorella, Clary, ma si trova anche a doversi porre delle domande su se stessa, perchè c'è un dubbio che la tormenta e la fa esitare: in lei prevale il bene o il male?
Esiste ancora una possibilità per la sua anima?
Seguito di "Colei che protegge", tuttavia comprensibile anche per chi non avesse letto la storia precedente.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Jonathan, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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POV Alexis

-ripetimi di nuovo cosa dobbiamo fare esattamente-.
-Nulla di che- fa Jace -solo recuperare dell'adams-.
Ci troviamo davanti alla vetrina buia di uno squallido negozietto dell'usato, armati fino ai denti e abbastanza infreddoliti.
-Questo non sembra il posto più adatto per del metallo angelico-.
-sopratutto perchè sento una fortissima presenza demoniaca- aggiungo accarezzando nervosamente con il pollice l'arco, mentre una profonda nausea mi attanaglia lo stomaco.
-è probabile che ci siano molti manufatti oscuri li dentro- dice sbrigativo Jonathan aprendo la porta -venite-.
Tutti lo seguono senza battere ciglio con me per ultima. Il locale all'interno è ancora più fatiscente e minaccioso di quanto non sembrasse fuori con oggetti particolari e impolverati disseminati un po' ovunque. Alla parete opposta rispetto alla nostra c'è un balcone dietro il quale è seduto un demone dalla pelle squamosa e verde, che, presumo, sia il proprietario nonchè colui con cui deve parlare mio fratello.
Lui va deciso verso il mostro ma io mi blocco un attimo perchè non troppo lontano da noi c'è una porta e non appena la noto vengo invasa da una pressante nausea e dal mal di testa. La dietro ci devono essere almeno una decina di demoni ma come faccio ad avvertire Jonathan?
Lui intanto si è messo a conversare con il tipo in ceco anche se l'interlocutore sembra piuttosto scocciato nel vedere che non è solo.
-e loro chi sono?-.
-Mio fratello e le mie sorelle- risponde semplicemente lui.
-avevi detto che saresti venuto da solo e invece vi presentante in quattro! Questo va contro i nostri accordi-.
-ed era negli accordi che ti portassi dietro i rinforzi, demone?-.
I suoi occhi da rettile si posano quindi su di me, soppassandomi -avevo sentito di una Morgenstern capace di parlare tutte le lingue demoniache ma credevo fossero solo dicerie. Come fai a sapere dei miei amici, ragazzina?-
Io faccio qualche passo avanti, sostenendo il suo sguardo -ho alcuni poteri, capacità che puoi solo immaginare-.
-Alexis, cosa vi state dicendo?-.
Anche se lo sto facendo innervosire, ignoro mio fratello concentrandomi sul demone -le tue mani, se così vogliamo chiamarle, stonano intorno a del puro materiale celeste perciò che ne dici di effettuare lo scambio, così ci togliamo velocemente di torno?-.
-L'adams non ha prezzo! Anche se amo quelle luccicanti monetine, penso di volere di più-.
-per esempio?-.
-Alexis!-.
-il mondo intero, vogliamo le anime dei mondani e succhiare la vita da questa terra-.
-non posso prometterti tutto il pianeta- rispondo con un sorriso -ma che ne dici di Alicante? Una volta che io e i miei fratelli avremo messo in ginocchio la popolazione, chi non ci seguirà sarà vostro. Pensaci, potrete vendicarvi di un millennio in cui siete morti per mano loro, in cui vi siete dovuti nascondere come topi, in cui eravate le prede, non i cacciatori e tutto questo grazie a te. Sarai ricordato come un eroe da quelli della sua specie-.
Il demone ricambia il mio sorriso mostrando degli inquietanti denti aguzzi marci alla radice -vostra sorella è senza ombra di dubbio più convincente rispetto a voi, giovane Morgenstern- detto ciò allunga una mano sotto il bancone tirando fuori una sacca -ecco il vostro adams. È bello vedere che la mela non cade lontano dall'albero, anche Valentine sapeva contrattare-.
-è vero, per certi aspetti ci assomigliamo- aggiungo afferrando saldamente l'adams -per esempio non gli piaceva chi cercava di raggirarlo, e non piace nemmeno a me-.
-cosa..?-.
Velocemente estraggo la mia spada angelica che si infiamma solo sentendo le mie labbra sfiorare il nome di Samuel. Prima ancora che chiunque, me compresa, se ne accorgesse taglio di netto la testa al demone il quale svanisce nel nulla lasciando solo del fumo e un odore acreo di carne bruciata.
Quindi mi volto verso i miei compagni che mi guardano allibiti -non statevene li impalati, dietro quella porta ce ne sono almeno 15-.
Neanche a dirlo, nella stanza irrompono come un fiume i compari del defunto proprietario del negozio, circondandoci mentre le loro fauci si spalancano minacciose. Mi assicuro saldamente il sacchetto con l'adams alla cintura e svelta scocco la prima freccia contro la testa di un demone che mi stava venendo incontro. Questa gli si conficca dritta in testa e l'unica conferma che ho fatto centro mi viene dall'acre odore che rimane della creature perchè la mia attenzione è subito passata a un altro mostro, intento a cercare di azzannarmi un polpaccio.
Sentire il sangue da cacciatrice risvegliarsi è elettrizzante e fantastico; è come se il mondo intero diventasse sfuocato e ogni mio colpo si muovesse a rallentatore.
Fra un affondo e l'altro butto un occhio a mio fratello, Clary e Jace ma tutti loro, perfino Clarissa, sembrano cavarsela abbastanza bene. Io comunque sono evidentemente quella più presa di mira visto che ho l'adams tant'è che mi ritrovo a doverne tenere a bada tre insieme. È tremendamente snervante vedere che, nonostante la loro mole, siano così rapidi nei movimenti.
Ho appena trapassato l'ennesimo demone quando uno di loro muove la coda, facendomi perdere l'equilibrio. Prima che possa rotolare di lato per rialzarmi, uno di loro mi si getta addosso, azzannandomi per una spalla. Non riesco a trattenere un urlo di dolore, attirando l'attenzione dei presenti.
-Portatela via! Il suo sangue è speciale, possiamo riutilizzarlo-.
Quindi la creatura comincia a trascinarmi velocemente verso la porta, camminando a ritroso e provocandomi un dolore tale da farmi perdere la presa sulla spada. Disperata cerca di afferrarmi a qualcosa, di opporre resistenza in ogni modo ma il demone è molto più forte di me e mi strattona inesorabilmente verso la porta lasciando sul pavimento una larga striscia del mio sangue che continua a sgorgare fra i suoi denti.
Ho l'orribile sensazione che sto per perdere i sensi quando improvvisamente la morsa sulla spalla svanisce. Mi volto un poco e vedo mio fratello con il pugnale stretto in mano, la punta verso il pavimento e sporca di sangue nero. I suoi occhi volano sbrigativi sulla mia ferita ma quando vede che ho ancora l'adams in possesso si rigetta nella mischia, la spada angelica tesa davanti a illuminargli la via come un terrificante angelo nelle tenebre.
Io invece striscio verso la parete più vicina per potermici appoggiare e controllare la spalla. Il demone non ha stretto forte quanto pensavo tant'è che i fori sulla mia pelle raggiungono a malapena i due centimetri di profondità circa perciò mi disegno velocemente una runa di guarigione un'altra per la rigenerazione del sangue. Ormai quando mi rimetto in piedi il combattimento è praticamente concluso così decido di dare una mano a Clarissa che sta avendo qualche difficoltà a fronteggiare uno degli ultimi mostri rimasti.
Lo sorprendo alle spalle, prima privandolo della coda, e in seguito, non appena alza il muso al soffitto in un urlo di dolore, della testa con un unico fendente alla gola.
La creatura svanisce nel fumo mentre io e Clary ci scambiamo un veloce sguardo, entrambe col fiatone e con la fronte mandida di sudore.
-Alexis, l'adams...-.
Io in risposta me lo sgancio dalla cintura e glielo porgo con una piccola smorfia di dolore. La spalla ha cominciato a rifarmi male.
Lui lo stringe guardandolo stralucinato con un sottile sorriso a 32 denti -sei stata incredibile, sorellina. Stasera dobbiamo assolutamente festeggiare-.

 

* * *
 

Con una mano faccio per sistemarmi i capelli, controllando contemporaneamente l'allacciatura dietro la schiena del top. Dopo la doccia, Jonathan si è presentato in camera mia con dei pantaloni in pelle, dei tacchi alti neri, una pelliccia bianca a pelo lungo e una sottospecie di fazzoletto di paillettes argentate che mi lascia la schiena completamente scoperta, eccezion fata per le piccole catene sul fianco e dietro i collo che lo tengono su, pretendendo che li indossassi per andare a ballare. Io l'ho accontentato volentieri e ho completato il look arricciando un po i capelli, per farli assomigliare un po' a quelli di Clary, e con uno smoky eyes sui toni del grigio e dell'argento. Il risultato mi fa assomigliare decisamente alla favorita del pappone anni 80 ma Janathan ha decisamente apprezzato (e è sembrato di capire anche Jace, anche se ovviamente non m'interessa).
Anche Clarissa è molto sexy stasera con quella specie di sottoveste nera ma lei mantiene comunque un che di infantile e innocente rispetto a me.
Il locale è pieno e sulla pista una massa indistinta di corpi si muove a ritmo della musica, chi in maniera provocatoria e sensuale, chi scatenatamente.
A intervalli regolari su di loro cade una pioggia di una qualche sostanza argentea. Vedendo come li esalta mi viene da dire che si tratta di droga fatata.
-decisamente un altro livello- sussurro fra me e me.
-ti piace?- mi chiede Jonathan mentre mi toglie il cappotto.
Io mi volto a sorridergli facendo per avvicinarmi a lui -sì, ti va di ballare un po' con me?-.
Lui con la mano libera mi accarezza per un attimo la schiena assaporando lentamente la parte del mio corpo che da sempre preferisce. -Magari più tardi, adesso devo sbrigare un affare-.
-tu lavori troppo-.
Svelta prendo per mano Clarissa e la trascino in pista, proprio in mezzo alla calca.
Sulle prime la vedo piuttosto impacciata ma poi si lascia andare, cominciando a muoversi abbastanza bene per una principiante.
Io invece chiudo gli occhi e mi abbandono completamente alla musica e al suo ritmo martellante come non mi capitava da mesi. Un tempo, prima di conoscere la mia vera natura, andavo molto spesso per locali ed ero il leader di un piccolo gruppo di canto coreografato. Ma da quando ho incontrato Jonathan non ho più avuto la possibilità di fare niente di tutto questo ovviamente.
Sentire i muscoli sciogliersi, il corpo muoversi da solo e avere di nuovo questa sensazione di leggerezza è qualcosa di bellissimo.
Improvvisamente sento una sostanza liquida colpirmi il viso. Quando apro gli occhi mi accorgo che Clary è sparita e che è partito un nuovo getto di droga.
"beh, quanto male potrà mai farmi una piccola prova" mi asciugo con le dita il viso dal liquido e lo assaggio.
L'effetto è immediato: una scarica di adrenalina mi arriva al cervello e tutta la stanza comincia a girare. Tutti coloro che mi sta intorno diventano macchie colorate indistinte ed è come se tutto andasse al rallentatore.
Mi sento così... disinibita.
Comincio a muovermi più lentamente per riuscire ad amalgamarmi con la musica così forse anch'io sarei diventata un colore. Forse un bel blu, un viola, un verde acqua... ma che ne so io. È Clarissa l'artista, è lei l'esperta di colori.
Già, chissà dov'è finita. Forse dovrei andare a cercarla, così mi dirà che colore sono.
Sono quasi riuscita a sgusciare fuori dalla pista quando una macchia rossa mi distrae. Sulle prime penso che sia mia sorella ma guardandola meglio noto che è troppo alta per essere lei. Aguzzo la vista cercando di riconoscere quella figura familiare che mi si avvicina sempre più con passo felpato.
-Alexis?-.
Improvvisamente l'effetto della droga svanisce, forse per lo shock. O che sia proprio quella roba fatata a darmi le allucinazioni?
Non è possibile che lei sia qui...
-Roxanne...-.
No, non è una creazione della mia mente. Roxanne, la mia coinquilina, la mia migliore amica nonchè colei che ritenevo la mia unica famiglia fino a pochi mesi fa è veramente davanti a me. Solo che è lei ma non lo è al tempo stesso. La sua pelle solitamente rosea ha un che di eccessivamente pallido e perfetto e la sua figura ha la staticità di una statua.
-Quindi è vero- mi fa lei guardandomi con disgusto -stai con tuo fratello. Me lo avevano detto, ma non ci volevo credere-.
-cosa... Roxanne non capisco... cosa ti è successo? Sembri... sembri un..-.
-un vampiro? Lo sembro perchè lo sono. Esattamente da quella sera all'"Hell" quando tuo fratello ha tentato di uccidermi. Se non fosse stato per Josh, il ragazzo vampiro che baciavo prima d'incontrare il tuo caro fratellone sarei morta da un pezzo-.
-cosa? No! Jonathan non aveva motivo di ucciderti, non lo avrebbe mai fatto. Sapeva quanto ci tengo a te-.
-Certo- sbuffa lei. Poi con un movimento talmente fulmineo da risultare invisibile, mi afferra per il collo e mi appende al muro più vicino. Per un attimo annaspo alla ricerca di aria ma presto riacquisto il controllo di me stessa e mi do un contegno guardandola in faccia vedendo che ha i canini scoperti, pronti per attaccare.
-per stavolta ti risparmio nephilm però ricorda che non sarai così fortunata una seconda volta. Sono un vampiro molto forte sai? E mi sono fatta degli amici potenti, dei capi clan addirittura, perciò vedi di starmi alla larga Morgenstern, tu e tutti i tuoi amici-.
Detto ciò mi lascia andare e in un istante sparisce. Io mi porto una mano alla cola dolente e a stento mi rialzo in piedi, ancora completamente scioccata. Com'è possibile che Jonathan abbia tentato di ucciderla?
E che lei ora mi odi così? Era la mia famiglia... la mia migliore amica.
Insieme facevamo tutto, è stata lei a darmi una mano e ad ospitarmi quando ancora non avevo una casa. È grazie a lei che ho cominciato a ballare e se non fosse stato per lei che mi ha costretto a andare per locali quella sera, non avrei mai incontrato Jas forse.
Jonathan lo sapeva ma ha cercato di ucciderla. Mi mentiva quando mi diceva che sicuramente stava bene perchè la credeva morta.
-Alexis- mi volto a metà fra lo stordita e l'infuriata, e mi trovo davanti il viso di mio fratello che mi strattona per un braccio -dobbiamo andare, Clary ha perso i sensi-.
Avrei tante cose da dirgli, o meglio da urlargli contro, ma invece sto zitta limitandomi ad infilarmi il cappotto che mi ha portato. Che siano stati i mesi d'addestramento a rendermi così controllata?
Durante il tragitto verso casa comunque non gli rivolgo parola, ignorandolo più che posso e, notando alcuni suoi sguardi, penso che se ne sia accorto anche se non lo da a vedere.
Solo quando rientriamo nel privato delle mura della nostra dimora e dopo che Jace ha accompagnato Clarissa a letto che finalmente si decide ad affrontarmi, facendo per prendermi la mano.
Io allora non resisto e nel voltarmi gli do uno schiaffo cercando di usare tutta la mia forza. Il suono schiocca nell'aria come una frustra mentre lui si volta a guardarmi allibito.
-ma che ti pren..-.
-hai cercato di uccidere Roxanne-.
L'accusa mi esce a metà fra un ringhio fra i denti e un lamento, causato dal nodo alla gola -come hai potuto farmi questo?-.
Lui, che un secondo prima mi guardava esterrefatto per averlo colpito, adesso assume la sua solita espressione neutra. Non gli importa che mi abbia fatto soffrire.
-lei era un'ostacolo, ci avrebbe tenuti separati. Lo sai, dobbiamo stare insieme! Lo hai detto anche tu, Alexis-.
-Non così- rispondo cercando a stento di trattenere le lacrime -lei non c'entrava nulla in questa storia-.
-certo che c'entra- mi dice cominciando ad innervosirsi -non essere sciocca. Chiunque ci è vicino è coinvolto e lei era un'ostacolo. Dovresti ringraziarmi per essermene sbarazzato per entrambi-.
Come succede tutte le volte che comincia a perdere il controllo, i suoi occhi diventano sempre più neri, al punto che quasi si confondono con la pupilla e le pagliuzze argentee, che nessuno al di fuori di me sembra aver mai notato, spariscono. Tutto ciò gli da un che di demoniaco ma io non ho intenzione di cedere terreno questa volta.
-beh, stavolta non hai fatto un gran lavoro. Lei è ancora viva, è un vampiro abbastanza potente pare, e ci ha intimato di stargli alla larga- detto ciò gli do le spalle e comincio a salire le scale ma alla prima rampa mi fermo -per il bene della causa sarò felice di aiutarti nelle missioni se me lo permetterai, però per un po' è meglio se stai lontano anche da me Sebastian-.
Ecco, averlo chiamato così e non Jonathan abbandonando quel piccolo legame personale che ci univa, è la classica goccia che fa traboccare il vaso per lui perchè mentre mi chiudo svelta la porta alle spalle lo sento chiamare il mio nome, completamente furioso.
Io non gli rispondo, rimanendo accostata contro una parete incerta se è più forte la voglia di distruggere qualcosa per la rabbia o di piangere.

 

  
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