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Autore: Mental Hardship    15/02/2015    4 recensioni
{ Newtmas | TVStudio!AU | Cameramen!Thomas }
Thomas deglutisce ancora, a vuoto, e alza lo sguardo verso il suo migliore amico.
« Sì? »
« Ero venuto a chiederti se volevi uscire a mangiare con me e gli altri, ma vedo che hai di meglio da fare. »
Ghigno bastardo, occhiolino.
E Thomas vorrebbe davvero spaccargli la faccia, e vorrebbe anche davvero ringraziarlo, perché Newt ridacchia di nuovo e – oh mio dio, il suo sorriso è davvero bellissimo.
La porta si richiude, e sentono Minho ridacchiare mentre si allontana.
Piccolo bastardo.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Newt, Thomas, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Newtmas'
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Di versioni fisiche, Archivi e sorrisi mozzafiato








Thomas fa il cameraman per la principale emittente televisiva della sua città, Glade, e ama il suo lavoro – forse perché consiste principalmente nella semplice azione di puntare una telecamera verso una persona seduta che parla.

Non è che da bambino sognasse di fare il cameraman, è un desiderio che ha da qualche anno a questa parte – precisamente, da quando ha seguito un corso di cinema all’università. Davvero, come si fa a non rimanere affascinati da questa professione? È tipo la cosa più incredibile che Thomas possa immaginare.

E poi, è sempre tra i primi a ricevere le notizie, lì a Glade.

 

 

Oggi è una giornata calma al lavoro, finché Gally non gli si avvicina e borbotta qualcosa su una versione fisica di un qualche anno non ben definito e gli accartoccia una biglietto in mano.

« Fai in fretta: è per Alby. »

« E dove … dove dovrei andare a prenderla, una versione fisica? »

« Beh, negli Archivi magari? Muoviti pive, non abbiamo tempo da perdere qui. »

Thomas sbuffa ma annuisce; ricorda qualcosa a proposito degli Archivi, glieli aveva indicati qualcuno il primo giorno forse.

Bah.

Si gira verso Minho, un suo compagno della troupe.

« Tu sai dove stanno gli Archivi? »

L’asiatico ridacchia, poi gli indica le scale.

« Scendi quelle per due piani circa, poi a destra ti trovi una cosa che i ragazzi chiamano ‘Il Labirinto’. Ecco, non entrarci » ridacchia, e Thomas davvero non capisce cosa ci sia di divertente, ma annuisce comunque.

« OK, e poi? »

« A sinistra invece c’è un altro corridoio, se lo percorri fino alla fine trovi lo Studio 3, non lo usano più ma gli Archivi stanno ancora lì. Capito, pive? »

Thomas annuisce di nuovo, e si allontana.

 

 

Scale.

Le scende per due piani, come ha detto Minho.

Guarda alla sua destra e vede ‘Il Labirinto’. Non sembra un bel posto, da ciò che riesce a vedere – qualche scalino mal messo, un corridoio buio e senza luci con scaffalature non-proprio-stabili lungo le pareti. Gli fa venire i brividi.

A sinistra un altro corridoio. Questo è più luminoso, più pulito.

OK, Minho ha detto di percorrerlo fino all fine giusto? Bene.

Il corridoio non è molto lungo, ma il fiato gli si mozza alla vista dello Studio 3. È immenso.

Perché non lo usano più?

Ma saranno fatti loro no? Sbrigati impiccione.

Poco irritabili mi dicono...

Ma ti rendi conto che stai discutendo con te stesso, in uno studio vecchio ed inutilizzato con un Gally piuttosto infuriato che non ha nessunissima intenzione di aspettare solo due piani sopra di te?

Thomas sobbalza e annuisce a vuoto.

Muove ancora qualche passo, guardandosi intorno meravigliato. Davvero, questo posto è immenso.

Concentrati.

Archivi.

Versione fisica.

Alby.

Gally.

Rabbrividisce al pensiero del suo “amico” e stringe più forte il foglietto con su scritto cosa gli serve fra le dita.

Cammina rasente le pareti, cercando con lo sguardo un qualcosa che possa indicargli gli Archivi.

Finalmente lo trova.

Un grosso foglio di carta bianco attaccato ad una porta di legno scuro, su cui campeggia la scritta ‘Archivi’ in una grafia storta e disordinata.

Apre la porta, ed il cigolio è davvero inquietante.

Gli Archivi non sono nulla di che – solo una stanzetta lunga e stretta stipata di scaffalature di legno, a loro volta stipate di cassette contrassegnate da etichette colorate marcate da una scrittura pulita ed ordinata.

Non si vede anima viva.

« C’è nessuno? »

Silenzio.

« Sono Thomas, della troupe. »

Ancora silenzio.

« Hei? »

Dall’altra parte della scaffalatura alla sua sinistra qualcosa cade, una cassetta probabilmente, causando un rumore assurdo. OK, forse più di una cassetta.

Thomas sobbalza quando un ragazzo della sua età circa appare dal fondo della stanza rosso in viso. Ha i capelli biondi e gli occhi stranamente scuri, castani, e sorride imbarazzato, le braccia cariche di cassette.

« Ehm, sì? »

Ha un delizioso accento inglese, e Thomas non può fare a meno di arrossire di rimando.

« Sono Thomas, della troupe. Mi hanno chiesto » guarda il foglietto che tiene stretto fra le dita « una delle edizioni del ’97. Possibilmente estiva.

Il ragazzo annuisce, appoggia cautamente le cassette che ha fra le mani per terra e poi si gira verso la scaffalatura più vicina.

« Del ’97 hai detto, giusto? »

« Uh? Sì, del ’97, esatto. »

Il biondo scorre sicuro fra gli scaffali, passando le dita su ogni cassetta, lo sguardo concentrato.

Alla fine ne sfila una con un'etichetta verde menta e la porge a Thomas.

Hanno entrambi il viso in fiamme, Thomas si allunga leggermente verso il biondo per prendere la cassetta con un sorriso imbarazzato.

« Come ti chiami? »

« Newt. »

« Piacere, Thomas. Sei inglese? »

« Sì, si vede così tanto? »

Altro sorriso.

« È l’accento, ti tradisce. »

Newt ridacchia, coprendosi la bocca con una mano.

Sorrisi imbarazzati, sguardi fugaci.

« Beh, io dovrei … andare. Ciao Newt. »

« Ciao Tommy. »

Guance che vanno a fuoco.

Thomas se ne va, lasciando Newt nel suo mondo di pellicole, e torna al suo di inquadrature.

 

 

Da quel giorno Thomas trova sempre qualche scusa per andare a trovare Newt.

Ha scoperto che se alla mattina si sveglia venti minuti prima riesce ad arrivare agli Studi venti minuti prima, e così ha tempo di lasciare un post-it per Newt sulla porta degli Archivi.

 

Sono passato a salutarti ma non c’eri, ti va di prendere un caffè questo pomeriggio?”

 

Oggi è una giornata piuttosto calma, spero che la tua sia più interessante”

 

Pizza questa sera? Offro io :)”

 

Ho notato che ti piacciono le ciambelle (le prendi sempre a pranzo) quindi te ne ho portata qualcuna, spero che ti piacciano ;)”

 

Questa mattina non è da meno.

Scende le scale e si ferma davanti alla porta degli Archivi.

Sospira e poi attacca il post-it.

Sta tremando, e non dovrebbe.

 

Mangiamo insieme a pausa pranzo? Tanto vengo lo stesso, era solo per avvisarti :P”

 

Sorride prima di correre di nuovo su per le scale e poi dentro lo Studio 5, al suo posto dietro la telecamera.

« Com’è che sei così felice oggi? »

Gli chiede Minho ridacchiando, e Thomas non può fare a meno di sospirare contento.

« Nulla, è solo una bella giornata. »

« Certo. Nulla. »

Thomas sbuffa e lo spalleggia piano. »

« Sono solo felice, tutto qui. È un bel periodo. »

« Allora speriamo che questo bel ‘periodo’ duri, pive. »

E Thomas non può fare altro che annuire e sorridere di nuovo, cercando di mettersi in testa che adesso comincia la diretta e lui sta ancora pensando al sorriso di Newt e – oh dio, deve assolutamente smetterla.

 

 

Pausa pranzo.

La stanno passando nel regno di Newt, seduti per terra con la schiena appoggiata contro una scaffalatura e i vassoi sulle gambe.

« Non ci credo. »

« Ti giuro che è successo davvero! Stavo camminando e – sbam questa ragazza si avvicina e ha tipo gli occhi spalancati e fuori dalle orbite, e io non so davvero cosa fare e lei è lì e mi guarda malissimo con questi suoi occhi abnormemente grandi e lei ‘Sei davanti alla telecamera’ e io ‘Cosa?’ e lei si irrita ancora di più, e credevo davvero che mi avrebbe schiaffeggiato – invece mi ha solo colpito con un giornale e mi ha tipo scaraventato dall’altra parte della strada. »

« Oh mio dio. »

Newt sta ridendo come un matto, con una mano si tiene lo stomaco e con l’altra si copre la bocca, e Thomas non può fare a meno di pensare a quanto sia dannatamente bello il suo sorriso, e a come siano dannatamente luminosi i suoi occhi e – oh dio, deve davvero smetterla.

« Tommy? »

« Cosa? »

Newt sorride, carezzandogli delicatamente le nocche con le sue, e Thomas arrossisce di botto.

« Ti ho chiesto a cosa stavi pensando. »

« Oh. Nulla di importante, tranquillo. »

« Sicuro? Puoi dirmelo, se vuoi. Giuro solennemente che non lo dirò a nessuno nessunissimo. »

« Promesso? »

Newt sorride come un bambino e annuisce energicamente, stringendogli la mano.

Thomas sorride e scuote leggermente il capo – cristiddio, come gli è venuta questa idea?

Si china lentamente verso di lui, fino a che le sue labbra sfiorano l'orecchio sinistro di Newt.

« Stavo pensando che sei davvero carino. E che il tuo sorriso è bellissimo, e che quando ridi ti brillano gli occhi – e dio, io vorrei davvero baciarti. Ma poi tu mi schiaffeggeresti e io non so nemmeno perché ti sto dicendo queste cose. »

Le guance di Newt vanno a fuoco.

« Come fai a saperlo? »

« Cosa? »

« Che ti schiafferei se mi baciassi. Non puoi dirlo. Magari invece ti bacerei ancora. »

E Thomas davvero non riesce a credere alle sue orecchie. Allontana le labbra dall’orecchio del biondo e lo guarda stupito.

Oddio.

Deglutisce, ma ha la gola secca.

Sorride.

Prende il viso di Newt fra le dita e lo bacia, un leggero bacio a stampo.

La porta si apre all’improvviso e un fascio di luce li investe.

C’è Minho sulla soglia, un ghigno sghembo dipinto in viso.

I due si allontanano immediatamente con i visi in fiamme, e fissano intensamente i vassoi sulle loro gambe come fossero la scoperta più sensazionale del secolo.

Thomas deglutisce ancora, a vuoto, e alza lo sguardo verso il suo migliore amico.

« Sì? »

« Ero venuto a chiederti se volevi uscire a mangiare con me e gli altri, ma vedo che hai di meglio da fare. »

Ghigno bastardo, occhiolino.

E Thomas vorrebbe davvero spaccargli la faccia, e vorrebbe anche davvero ringraziarlo, perché Newt ridacchia di nuovo e – oh mio dio, il suo sorriso è davvero bellissimo.

La porta si richiude, e sentono Minho ridacchiare mentre si allontana.

Piccolo bastardo.

Thomas sospira e si gira di nuovo verso il biondo.

Gli carezza una guancia colo dorso della mano, e poi lo tira verso di sé e lo bacia.

E ancora.

E ancora.

E ancora.






A/S: premetto che io sto ancora leggendo il primo libro, mi sono stramaledettamente innamorata di questi pive insieme e sto facendo una testa così a tutti i miei amici – che però mi amano lo stesso.
Spero che sia di vostro gradimento, se commentate mi fa piacerissimo :)
  
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