Il grande giorno è arrivato, sono maggiorenne ma, a differenza di quanto mi aspettassi, non è cambiato un cazzo.
A mezzanotte Trevor e Tracy mi hanno fatto una sorpresa.
Si sono presentati a casa con una torta fatta da loro, su cui avevano scritto, con la pasta di zucchero verde, “sei il migliore”.
Per la prima volta dopo tanto tempo mi sono sentito amato, importante per qualcuno, e sono stato felice, anche se solo per un attimo.
Trevor mi ha abbracciato, l’abbraccio migliore della mia vita:
ero al sicuro tra le sue braccia, protetto da un’armatura fatta di ossa, muscoli e pelle.
Trevor e Tracy hanno pranzato da me oggi, e mi hanno aiutato a prepararmi per quella che i miei genitori hanno definito la “grande festa” ma che di grande non ha avuto niente, a parte una enorme, incredibile figura di merda davanti a tutti gli invitati.
Arriva il momento del lento e io, come da tradizione, l’ho ballato con mamma, la donna della mia vita. 
Wherever You Will Go.
Lacrime.
Fiumi di lacrime.
Trevor si avvicina e mi chiede di ballare con lui fino alla fine del brano.
“Andrò dovunque tu andrai, recita il testo” mi dice “ed esattamente quello che farò io con te, ti seguirò in ogni posto del mondo, sarò sempre al tuo fianco a supportarti, a renderti felice con i piccoli gesti, ci sarò sempre.”
Al suono di quelle parole, preso dall’emozione, fregandomene delle conseguenze, avvicino le mie labbra al suo orecchio e gli sussurro “Ti amo”: due parole in cui è concentrata l’espressione del sentimento più nobile che esista, l’amore. 
Una forza che può allo stesso tempo logorarti l’anima, renderti capace di sentirti un eletto, tra i poveri mortali che l’amore non sanno neanche cosa siano o, nel mio caso, renderti lo zimbello alla tua stessa festa di compleanno.
Trevor infatti, evidentemente sorpreso, si è staccato dalla morsa delle mie braccia e, con uno sguardo gelido mi ha detto “devo andare”, lasciandomi da solo, in balia degli invitati, venendo meno alla promessa che mi aveva fatto soltanto qualche minuto prima:
“Andò ovunque tu andrai”.
Ora sono le tre passate e scrivo perché non riesco a dormire. 
Penso al messaggio che Trevor mi ha inviato qualche minuto fa e che non può presagire niente di buono.
“Dobbiamo parlare.”