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Autore: Raine Stillnight    16/02/2015    0 recensioni
Un gruppo di personaggi si muoveranno nella storia per estirpare dalle alte cariche del governo e dell'esercito le insidiose radici di un'organizzazione terroristica pronta a sconvolgere il mondo.
Krystal Sanders si troverà, suo malgrado, intrappolata in una storia da cui l'unico modo per uscire è giocare fino alla fine, aiutata ed ostacolata da innumerevoli altri personaggi tra cui la collega spogliarellista e migliore amica Nathalie e l'agente speciale dell'FBI Alec Miller, uomo brillante ed estremamente intelligente, legato a questa storia da prima di Krystal.
Ho iniziato a scrivere questa storia da poco, ed avendo molte idee in testa, ho deciso di unirle per creare un thriller dalle molte sfaccettature, per questo ci saranno anche capitoli tendenti ad altri generi.
Spero vi piaccia!!
Buona lettura!
Genere: Azione, Erotico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le ragazze, coperte solo da lingerie sexy, stavano ultimando il proprio make-up prima di iniziare il turno di lavoro.
Una di loro, dalle forme più morbide rispetto alle altre, si avvicinò alla collega e le sistemò la chiusura del reggiseno, spiegandole che era stato agganciato male e che si sarebbe potuto aprire durante l'esibizione. Ringraziando, l'altra si alzò in piedi e chiese se le stesse bene il nuovo completo: era blu notte, con alcuni strass dorati. La giarrettiera sosteneva delle calze a rete bianche, mentre ai piedi portava dei sandali col tacco molto alto sempre color oro. 
L'amica sbuffò, poi per scherzare le fece il solletico sulla pancia nuda.
<< Krystal sei sempre perfetta, col fisico che hai staresti bene con qualsiasi cosa. >> 
L'altra rideva ancora per il solletico, ma abbracciò la collega dai capelli a spazzola e la ringraziò di cuore. 
La porta si aprì ed entrò la proprietaria del locale, nota a tutti col nome di Dahlia.
Urlava sempre, quella donna, ma era buona con le sue ragazze: voleva bene a tutte loro come fossero sue figlie. 
<< Avanti, signorine, sono passate le nove: uscite allo scoperto e scatenatevi un po'! >>
La sua voce potente risuonò nel camerino e le giovani obbedirono all'istante avviandosi, da un corridoio retrostante, verso la sala principale dove si sarebbero esibite su piccoli palcoscenici singoli sparsi per il locale.
Le ballerine si salutarono poi, attraverso delle pesanti tende di velluto, entrarono nella hall del Comet su dei piccoli corridoi rialzati che conducevano alle piattaforme dell'esibizione.
Per loro non era che un lavoro, sempre la stessa cosa ogni sera, ma per gli uomini che le guardavano era diverso: quelle ragazze erano le loro fantasie divenute realtà. Alcune erano bionde, altre more e di colore come Coco. Qualcuna era molto magra, mentre qualcun altra era più in carne: nessuna somigliava alla collega, ed erano state scelte appositamente per creare varietà all'interno dello staff, in modo che i clienti avessero più varietà possibile.
Forse anche per questo semplice motivo il Comet era il locale notturno più conosciuto e frequentato della città.
La musica nella hall iniziò a guadagnare ritmo e volume quando le ragazze fecero il loro ingresso ed arrivarono alle postazioni.
Erano tutte bellissime e sensuali, ma soltanto una era la preferita dagli uomini di ogni età: Krystal Sanders, conosciuta nel locale con il nome "Candy" stava già eseguendo delle ardue figure sul palo con decine di occhi maschili puntati addosso.
Muscoli tonici, lunghi capelli dorati e occhi colore del cielo: non c'erano dubbi, era in assoluto la più bella di tutto il locale. 
Dalla postazione rialzata in cui si trovavano le ballerine riuscivano ad avere una buona visuale di tutta la hall del Comet, e Krystal notò un uomo che alzò il bicchiere nella sua direzione, restando però seduto ad una distanza di circa dieci metri dalla piattaforma. 
Era un comportamento singolare in quel locale, segno che quella persona non fosse solita frequentare nightclub e, anzi, si sentisse completamente a disagio. Gli altri uomini sotto di lei allungavano le mani per riuscire a toccarle anche soltanto i sandali, ma nessuno riuscì nel suo intento: avrebbero potuto godere di un suo balletto privato di cinque minuti per venti dollari, una volta finita la sua esibizione. 

L'agente Miller bevve un sorso di cognac dal suo bicchiere, rimanendo a debita distanza da quella massa di uomini sbavanti come cani in calore. Aveva già prenotato il privè con Krystal per quindici minuti: sessanta dollari ben spesi, dal momento che non voleva dare nell'occhio presentandosi come un agente dell'FBI.
Sperava soltanto di non incontrare nessuno che lo conoscesse, anche se probabilmente avrebbe potuto usare la scusa della morte di Connie per il fatto di essere in un locale notturno. Doveva essere un'operazione segreta, quella, e nemmeno i suoi colleghi di lavoro avrebbero saputo niente fino a caso chiuso, erano le regole.
Terminato il primo bicchiere di cognac si alzò per andare al bancone e prenderne dell'altro, ma in quel momento le ragazze terminarono l'esibizione, e si vide costretto a lasciare il bicchiere per accomodarsi in uno dei privé, accompagnato dal buttafuori.
L'ambiente era elegante: il colore predominante era il bordeaux, mentre la moquette a terra era nera. Il divanetto a due posti presentava intricati ricami neri e oro e la luce violacea rendeva l'ambiente ancora più sensuale.
Il buttafuori, che presentava il nome Frank sul cartellino identificativo, lo invitò ad accomodarsi aspettando l'arrivo di Candy.

Krystal rientrò nel camerino per sistemarsi. La collega dai capelli a spazzola era già dentro e le chiese come fosse andata l'esibizione, ma la bionda sembrava essere nervosa.
<< Qualcosa non va? >> domandò in direzione di Krystal, levandosi la lingerie per metterne dell'altra.
<< No, è che... ho una strana sensazione. >> 
Mentre entrambe le ragazze si stavano cambiando entrò Dahlia e chiese a Krystal di rivestirsi velocemente perchè il suo cliente la stava già aspettando nel privé, poi fece ad entrambe i complimenti per il balletto appena terminato prima di uscire dal camerino.
<< Nathalie >> la bionda si rivolse alla collega << hai per caso visto James, prima? >>
L'altra ci pensò su, poi fece un cenno negativo con la testa.
Krystal sbuffò sistemandosi gli slip sui fianchi; era da tutto il giorno che James non le rispondeva al telefono, e dire che le aveva appena chiesto di sposarlo. 
<< Tesoro... non è detto che sia con qualcun altra. >> La confortò la collega, poggiandole una mano sulla spalla nuda, ma Krystal lo conosceva troppo bene dopo quattro anni di fidanzamento, e pensò di avere fatto una cavolata ad acconsentire al matrimonio.
<< Già >> rispose la bionda, guardando il proprio riflesso nello specchio << probabilmente hai ragione. >> 
Nathalie si soffermò sulla figura della bionda collega: era così bella ed era anche fedele verso il suo fidanzato, non riusciva proprio a capire come avesse fatto James a tradirla così tante volte nell'arco di quattro anni. 
<< CANDY! >> La voce spazientita di Dahlia, proveniente dal corridoio, fece trasalire le due ragazze che si precipitarono fuori dal camerino in pochi istanti. La donna controllò come fossero vestite, poi disse loro di raggiungere i privè: Frank avrebbe dato loro ulteriori informazioni una volta lì. 
Nathalie e la collega si salutarono, poi quest'ultima proseguì fino ad incontrare il buttafuori.
<< Ehi, Candy. Allora, hai un balletto di quindici minuti in questo privé alle mie spalle, il tipo sembra a posto. Se hai bisogno chiamami. >>
Krystal trasalì << Quindici minuti, hai detto? >> era molto sopresa poichè normalmente gli uomini pagavano per cinque o massimo dieci minuti, ma si fidava di Frank: sapeva fare il suo  lavoro molto bene. Lo ringraziò ed entrò nella saletta attraverso la pesante tenda di velluto.
Un bell'uomo di mezza età era seduto comodamente sul divano, sguardo freddo e mani incrociate sotto il mento.
La salutò sorridendo e lei ricambiò avvicinandosi lentamente.
<< Cosa ci fa un agente federale nel mio privé? >> Domandò la giovane pochi istanti dopo. L'uomo sembrava sorpreso: la sua copertura era durata solo pochi secondi.
<< Vede >> continuò lei, incrociando le braccia << quello che ha in tasca è troppo grande per essere un portacarte ed ha una forma diversa da un normale portafogli che lei tiene nell'altra tasca, quindi deve essere la custodia del distintivo. Inoltre prima si è tenuto a distanza di qualche metro come a voler controllare tutto il locale senza però dare nell'occhio. >>
L'altro deglutì.
<< Ha pagato sessanta dollari per avere quindici minuti del mio tempo quando avrebbe potuto semplicemente mostrare il distintivo a Frank, qui fuori, senza dover sborsare un centesimo. E sono sicura che l'avrebbe fatto, se fosse stato un normale agente di polizia, ma qui c'è sotto qualcosa di grosso e non voleva dare nell'occhio. >>
L'uomo fece un sorrisetto come se fosse contrariato.
<< Allora lasci che mi presenti >> disse estraendo il distintivo dalla tasca dei pantaloni << Agente Alec Miller, FBI. Anche se ormai l'aveva capito. >>
<< Mi era sfuggito il cognome. >> Rise Krystal, accomodandosi al fianco di Miller << A cosa devo la sua visita? James si è cacciato in qualche guaio? >>
Lui spostò lo sguardo sulla ragazza: James, doveva essere il fidanzato.
Scosse la testa, poi riprese a parlarle: << No, non c'entra. Volevo farle soltanto qualche domanda riguardo a suo padre, Clive Sanders. Quando è stata l'ultima volta che l'ha visto? >>
La giovane si alzò in piedi e camminò per la stanza riflettendo, poi si fermò davanti alla tenda ed incrociò nuovamente le braccia.
<< Due anni fa, all'incirca. Mi ha telefonato in aprile per farmi gli auguri di compleanno, ma non ci siamo incontrati. >>
Era sincera, i suoi gesti lo confermavano.
<< Quindi >> riprese l'uomo << lei non sa dove vive nè con chi? >>
Krystal abbassò lo sguardo e incrociò nuovamente le braccia: era contrariata, ma stava dicendo la verità << No, credo sia solo ma non ne sono sicura. Non gli ho chiesto dove si fosse trasferito. >>
Miller ritirò il distintivo e lo rimise in tasca << Le ha mai parlato del perchè abbia lasciato il suo lavoro da federale? >>
La ragazza si voltò lentamente verso di lui, con gli occhi spalancati.
Sentì il cuore fermarsi.
<< Ma... mio padre non ha mai lavorato nell'FBI. >>
<< Signorina Sanders, glielo posso garantire: sono stato un suo collega per dodici anni. Potrà confermarlo chiunque in ufficio. >> 
<< No >> scosse la testa, incredula << No, lui non era mai a casa, lavorava nell'esercito... >>
Krystal ricordava bene le telefonate con suo padre dall'altra parte del mondo, mentre lei e sua mamma erano a casa ad aspettarlo. Non poteva essere vero quello che le stava dicendo quell'uomo. Perchè suo padre avrebbe dovuto mentirle?
<< Krystal, voglio solo aiutare te e tuo padre. Devi credermi, lo faccio soltanto per voi. >> Alec appoggiò una mano sulla gamba della ragazza, guardandola negli occhi. Era molto bravo a manipolare la mente delle persone che lo circondavano.
<< Signor Miller >> Con uno scatto Krystal si alzò in piedi, spostando bruscamente la mano dell'uomo << la ringrazio per la chiacchierata. Per favore, se ne vada. >> concluse, tenendo lo sguardo basso, indicandogli l'entrata della saletta privata.
L'agente non rispose, ma porse alla ragazza un bigliettino di carta su cui aveva scritto a penna un numero di telefono e un indirizzo poi, senza proferire parola, uscì dalla sala.
Erano appena terminati i quindici minuti per cui aveva pagato.

Krystal andò a casa prima, quella sera.
Disse a tutti di non sentirsi bene e lasciò il locale subito dopo l'incontro con quell'agente.
Già...Alec Miller, un bell'uomo di circa quarantacinque anni, occhi chiari, capelli leggermente brizzolati ed un po' sbarazzini, qualche ruga appena accennata qua e là.
La ragazza, con la schiena appoggiata al mobile della cucina, bevve un sorso di the alla pesca ripensando all'incontro di quella sera, poi le venne in mente James: non le aveva ancora risposto, e probabilmente non l'avrebbe fatto nemmeno il mattino seguente.
"Fanculo" pensò tra sé, prendendo un altro sorso della bevanda calda.
Lasciò vagare la mente, ma ogni suo pensiero finiva per tornare a Miller, a ciò che le aveva detto con quella voce bassa e sensuale, i suoi occhi di ghiaccio, la mano sulla gamba nuda.
Un brivido le percorse la schiena al solo pensiero, reazione che fece ridere di gusto la ragazza: doveva solo calmarsi e dimenticare quella faccenda, sarebbe stato meglio per tutti.
Così andò a farsi una doccia prima di accomodarsi nel letto per dormire.

Miller aprì la porta di casa: 11.04 PM.
Abbandonò il distintivo, le chiavi e la pistola d'ordinanza su un tavolino all'ingresso.
Le luci erano tutte spente, sua sorella gli aveva lasciato del pollo in un tegame ed un bigliettino sul tavolo: "ci vediamo domani. Bacio. Susan"
L'uomo sorrise leggendolo e si mise a sedere sul comodo divano. Ripensò a Krystal: poverina, l'aveva sconvolta, non si aspettava che suo padre le avesse mentito sulla sua occupazione, non avrebbe certo voluto causarle uno shock.
L'aveva cacciato bruscamente, ma ne aveva tutti i diritti.
Era una ragazza sveglia; la metà dei suoi colleghi dell'FBI non avrebbe saputo distinguere un normale cliente di un nightclub da un agente federale sotto copertura, mentre una spogliarellista c'era riuscita in poco più di cinque secondi. Doveva avere una mente geniale, oltre ad un corpo da favola.
Non l'avrebbe mai ammesso, ma Krystal gli aveva fatto venire in mente pensieri di cui si sarebbe vergognato persino con se stesso. Era una ragazza favolosa non solo per gli occhi, poiché aveva anche una mente formidabile in quel corpo da urlo.
Alec rise sommessamente, scacciando dalla testa quei pensieri quando vide la foto della moglie sorridente sul piccolo tavolino all'ingresso. Prese una pastiglia dalla tasca interna della giacca che indossava e la ingurgitò senza acqua, poi chiuse gli occhi e si addormentò lì sul divano.


   
 
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