You show the lights that stop me turn to stone

 

Solidi come blocchi di cemento, i nodi d’ansia che gli aggrovigliano lo stomaco paiono intenzionati a fargli vomitare anche l’anima. Oikawa li ignora. Li ignora come fa sempre, le mani che stringono e torcono e graffiano e livellano la stoffa sintetica della divisa, a cavallo tra il bordo rosso della maglia e l’elastico dei pantaloncini. Fissa il linoleum, lucido sotto i riflettori al plasma, fissa quel campo che da lì a qualche minuto verrà sgombrato –il tempo che la nazionale francese impiegherà a vincere il suo terzo set e a mandare a casa i rappresentanti del Messico- e diverrà loro, per il tempo di una partita.
Lo fissa finché una mano non si chiude sulla sua spalla, pesante e rude e calda, i calli che prudono sulla pelle nonostante il tessuto tra loro.
-Oikawa- romba una voce, bassa e terribilmente famigliare. Tooru alza il capo di scatto, sentendo distintamente le guance andare a fuoco d’imbarazzo.
-Stammi lontano, Ushiwaka!- abbaia, scattando subito di lato e sperando di sottrarsi al contatto. La mano di Ushijima si sposta, arrivando pericolosamente vicino all'estremità del deltoide, ma non si distoglie. Alzando lo sguardo, Tooru nota che Wakatoshi non lo sta nemmeno guardando.
Ha anche lui occhi solo per il campo da gioco, l’espressione seria e impassibile, come sempre.
Nei suoi occhi neri, brilla una nota diversa. Fame di guerra, di battaglia. Fame di vittoria. Fame di gloria.
-Noi vinceremo- afferma, e la sua voce è cupa, promette distruzione dei muri avversari, promette schiacciate disarmanti, promette disperazione e angoscia per chi si ergerà contro di loro di là della rete. Emana una tale sicurezza che inconsciamente Oikawa si lascia trascinare e ci affoga, in quella terrificante fiducia che l’altro emana da ogni poro.
-Ma davvero?- si permette di chiocciare, malefico, di nuovo impertinente e dimentico di quello stringersi nero delle sue viscere quando pensa alle evenienze della partita che incombe –Sei ancora terribilmente arrogante. Sei così sicuro di essere imbattibile?- insinua, e sorride, quando Ushijima abbassa lo sguardo su di lui, finalmente.
Sorride anche mentre Ushijima gli risponde, calmo e controllato.
-Ovviamente- e le sue dita si allargano meglio, gli afferrano meglio la spalla, affondano un poco nella carne cosicché Tooru senta anche le unghie, piccoli spilli di dolore che esplodono sottopelle e lo lasciano senza fiato, almeno quanto il resto della sua risposta.
-Ho al mio fianco il miglior setter che il mondo abbia mai visto. Come potrei perdere?-
Tooru sbatte le palpebre. Apre la bocca.
La richiude.
Ushijima attende ancora un istante, i loro guardi fissi e saldi per quel che pare essere un’eternità. Poi, con un sonoro schiocco, la palla saetta fuori dal campo e metà dello stadio urla, entusiasta.
Un battito di ciglia, una pacca sulla schiena. Poi il capitano della nazionale giapponese di pallavolo maschile torna a scomparire nel buio dei corridoi dello stadio olimpico, a cercare il resto dei compagni di squadra, e Oikawa rimane a fissare il vuoto, in un tripudio di rosso, bianco e blu che festeggia dagli spalti.