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Autore: RedDisposition    16/02/2015    2 recensioni
–perché il caffè non lo danno qui dentro- sbuffò la latina –ti aspetti che diano la caffeina ad un branco di matte?- Santana scoppiò a ridere ma si bloccò vedendo lo sguardo titubante di Rachel nel guardare il suo pranzo –Rach quante altre volte dovrò dirti che devi mangiare se vuoi uscire da qui?- Rachel alzò lo sguardo sulla latina –io mangio, è quello che faccio dopo che mi fa paura- Santana alzò un sopracciglio –com’è possibile che abbiamo parlato di tutto tranne che della nostra storia?- Santana fece spallucce –non ne ho idea- si alzò le maniche di poco mostrando appena i polsi e Rachel notò un paio di bende, quelle che una settimana prima non aveva.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Kurt Hummel, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Blaine/Kurt, Mercedes/Sam, Quinn/Rachel, Rachel/Santana
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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 CAPITOLO 1        

-non ci vado in quella clinica!- Rachel camminò all’indietro ma venne bloccata dal braccio di suo padre Hiram –Rachel hai bisogno d’aiuto- Rachel scosse la testa –no, posso farcela- l’altro suo padre, Leroy, le prese il viso fra le mani –Rachel l’hai detto mesi fa, devi lasciare che persone che ti capiscano ti aiutino- Rachel scosse la testa e sentì gli occhi inumidirsi –non potete farmi questo, mi sentirei più malata di quel che sono- Hiram strinse gli occhi e guardò il soffitto, una fitta di dolore al petto gli fece ricordare che essere padre a volte era duro, Rachel girò la testa per non far notare che ormai le lacrime non riuscivano a fermarsi –tu non sei malata, sei solo un po’ speciale- Leroy le si inginocchiò davanti sorridendole –ti promettiamo che tornerai ad essere la ragazza che eri, uscirai presto da lì- Rachel scosse la testa –ho solo sedici anni, come credete che ne uscirò così facilmente?- Hiram le sorrise –sei la ragazza più forte che conosco- Leroy annuì –e anche se hai toccato il fondo riuscirai a tornare in superficie- Rachel deglutì –dove la trovo tutta questa forza?- i suoi due padri sospirarono –la troverai, fidati-.
 
-Buon compleanno!- Rachel scosse la testa risvegliandosi da quel sonno ad occhi aperti –ciao Jo- salutò il suo infermiere, in realtà era più un amico che un infermiere, era l’unico con cui riusciva a parlare in quel luogo –allora principessina, oggi compi diciassette anni- Rachel sbuffò –non sono più una bambina- Jo annuì –non ti va di uscire un po’ da qui dentro? Insomma sono giorni che stai qui da sola- Rachel scosse la testa –uscirò solo per tornare a casa- Jo si grattò la testa rasata –Rachel..- iniziò l’uomo –no Jo, è un anno che sono qui dentro! Sono tre mesi che non vomito- l’infermiere mulatto sbuffò –Rachel non vomiti ma hai la nausea quando mangi, dimmi che non è vero e ti faccio tornare a casa, non mangi a sufficienza- Rachel abbassò lo sguardo –devi solo farti aiutare- Rachel annuì –per regalo di compleanno potrei saltare i pasti almeno oggi- Jo si mise un dito sul mento e si fermò a pensare –ehmm… no- Rachel scosse la testa –però ho un altro regalo per te- l’omone si sedette sul letto della ragazza –da stasera avrai una compagna di stanza- Rachel sbuffò –oddio, non ti aspetterai che farò i salti di gioia, avere una compagna di stanza in questo posto è come avere una sigaretta in un bosco di accendini- Jo scoppiò a ridere –queste metafore da dove ti escono?- Rachel abbozzò un sorriso –cosa ti aspetti che ti dica? Che ci faremo le treccine?- Jo rise ancora –avete la stessa età, è possibile- Rachel sorrise di nuovo, era raro sorridere in quel posto –come si chiama?- Jo si alzò stiracchiandosi –ora sei curiosa?- Rachel sbuffò –prima di entrare qui dentro ero la persona più curiosa del mondo- Jo annuì –è per questo che hai scoperto la bulimia?- Rachel scosse la testa –no, quella l’ho scoperta a scuola- Jo rise di nuovo e si avviò alla porta –mi pare che si chiami Santana- Rachel annuì e lo salutò. Quando rimase sola si rese conto che era rimasta per minuti a fissare il piatto di pasta che Jo le aveva portato –forza Rachel, è solo qualche boccone- si mise qualche pezzo di pasta in bocca e lo ingoiò, lei non mangiava, si limitava a masticare e ingoiare con la speranza di morire con un boccone incastrato nell’esofago, non ne poteva più di quella vita, non ne poteva più di sentirsi malata. Riuscì ad ingoiare due volte, ma al terzo tentativo ci rinunciò, sentendo la nausea montarle dentro, sbuffò e si lasciò andare sul suo letto, guardò il soffitto sapendo che nessuno sarebbe andato a trovarla, la sua migliore amica, Quinn, era partita per il collage un mese dopo la sua riabilitazione e il suo ragazzo era come scomparso, i suoi genitori erano già andati quella mattina, così si ritrovò sola, come solo un’adolescente problematica può trovarsi, sbuffò, sapendo che a quell’età non ci si dovrebbe sentire così, quelli dovevano essere gli anni migliori e lei se li stava rovinando a causa delle sue paranoie e dei suoi demoni interiori.
 
Stava affacciata alla finestra da quando Jo era entrato a portarle la cena, non aveva toccato niente, era troppo incantata dal cielo, stava per tramontare e il cielo azzurro si era riempito di sfumature rosse e arancioni, le stelle iniziavano a vedersi e Rachel si rendeva conto che non tutto faceva schifo in quel mondo, non si accorse neanche della porta che si apriva qualche minuto dopo –non hai ancora toccato niente- la voce di Jo la fece sospirare –mangio più tardi- sentì la porta chiudersi e si lasciò andare con uno sbuffo –è bellissimo eh?- Rachel sussultò girandosi di scatto e trovando un paio di occhi neri come la pece a fissarla –cosa?- Rachel la guardò pietrificata, una ragazza dalla sua stessa età, con i tratti ispanici e la pelle ambrata, dai capelli neri come gli occhi e dalle labbra così piene da sembrare due cuscini di morbide piume, non seppe perché ma immaginò quelle labbra incurvarsi in un sorriso, e fu sicura che quello sarebbe stato uno di quei sorrisi su cui morirci –il cielo a quest’ora- Rachel annuì leggermente –io sono Santana- la latina allungò una mano, Rachel la strinse subito –Rachel- si limitò a dire –dato che quello è il tuo suppongo che questo sia il mio- Santana indicò quello che sarebbe stato il suo nuovo letto e Rachel annuì distratta e continuò a fissare la ragazza, si rese conto solo in quel momento che aveva lo sguardo più perso del suo, e che aveva gli occhi vuoti e pieni di mostri –si ehm, credo di si- Santana le sorrise e Rachel spalancò la bocca, era proprio come aveva pensato, quel sorriso era qualcosa di eccezionale, in quel momento fu come se avesse capito che oltre al cielo anche le persone non facevano poi così schifo. Santana si sedette sul suo letto e guardò Rachel che era rimasta da svariati minuti a fissare la cena con la nausea che già si faceva sentire –non hai fame?- Rachel la guardò stranita –si, è solo che..- Santana fece un gesto con la mano –scusami, non è proprio la domanda più normale da fare in un centro di riabilitazione- Rachel sorrise per la prima volta ad una persona che non fosse Jo –sei bella quando sorridi- Rachel sorrise più forte cercando di placare un leggero rossore sulle sue guance –naah- si limitò a dire sdraiandosi sul suo letto, Santana le sorrise scuotendo la testa.
 
Rachel stava fissando il soffitto bianco da almeno una mezz’ora quando sentì un rimbalzo contro la parete, si girò e vide Santana gettare una pallina rossa contro il soffitto e quando le tornava in mano la stringeva forte, nel lanciarla la manica della felpa della ragazza si era leggermente abbassata rivelando una cicatrice gonfia e bianca, Rachel sussultò vedendola, non fece in tempo ad analizzarla perché Santana accorgendosene si era alzata la manica e aveva lanciato uno sguardo a Rachel che le aveva solo sorriso –ti da fastidio?- Rachel scosse la testa –no, non preoccuparti, mi aiuta a non pensare- Santana annuì –già- la latina strinse forte la pallina e la tirò alla ragazza che la prese al volo –provaci, aiuta- Rachel annuì e strinse la pallina e stranamente trovò un sollievo strano, la guardò bene –perché proprio il rosso?- Santana la guardò un po’ titubante –mi dicono di non parlarne con nessuno- Rachel le passò la pallina –perché?- Santana fece spallucce –perché potrei fare del male- Rachel scosse la testa –più male di quello che mi faccio da sola?- Santana annuì –si, molto di più di quel male- Rachel annuì e si sedette guardando la ragazza che sdraiata fissava il soffitto con lo sguardo perso nel vuoto –ti va di giocare?- Santana alzò un sopracciglio –alle undici? Sei bipolare per caso?- Rachel scoppiò a ridere e le si sedette vicino, notò subito che la ragazza si era scostata –perché ti allontani?- Santana boccheggiò –te l’ho detto- Rachel alzò un sopracciglio –cosa?- Santana fece spallucce –chi si avvicina a me si ferisce- Rachel alzò gli occhi al cielo –sono già ferita- Santana abbassò lo sguardo –non voglio fare del male  a persone che neanche mi conoscono- Rachel fece spallucce –non ho niente da perdere, dammi la possibilità di conoscerti- Santana rimase un attimo in silenzio e guardò Rachel prima di sorridere e annuire –non me ne pentirò ne sono sicura- Santana sbuffò –lo vedremo- disse prima di dare la buona notte a Rachel e di addormentarsi.




 Ancora io, sì, non la smetterò mai
*risata malefica*
Mi è venuta l'idea di questa fanfiction pensando al mio dolce angioletto che si gode la sua vita a Los Angeles con il suo fidanzatino/bonazzo da paura, Wilden, e niente ho voluto far cadere un po' la figura di Santana sicura di sè e di una Rachel che se ne fotte di quello che dice la gente perchè tanto sa che la fine che farà è quella che ha sempre sognato e bla bla bloa, non so se la storia vi piacerà, fatemi sapere, in caso contrario sarà inutile continuare a pubblicarla. Lo so che questo capitolo è leggermente breve, ma prometto che gli altri, se ce ne saranno, diventeranno più lunghi.
Alla prossima, baci.

 
  
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