Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
Ricorda la storia  |      
Autore: AliceWonderland    16/02/2015    2 recensioni
Thomas odiava quell’uniforme.
La camicia bianca di cotone, il colletto e le maniche bordati di blu, la cravatta della stessa tonalità, e, peggio di ogni altra cosa, quei grossolani e antiestetici pantaloni col risvolto...
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Christopher Arclight/ Five, Michael Arclight/ Three, Thomas Arclight/ Four
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note e avvisi: i personaggi presenti in questa fanfic appartengono al loro rispettivo creatore. Sono trattate, seppur in maniera lieve, tematiche incest, dunque invito cordialmente il lettore a prenderne atto, prima di dare inizio alla lettura. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



-Il geloso duellante-



Thomas odiava quell’uniforme.
La camicia bianca di cotone, il colletto e le maniche bordati di blu, la cravatta della stessa tonalità, e, peggio di ogni altra cosa, quei grossolani e antiestetici pantaloni col risvolto.
Seduto sul divano del salone, il campione dell’Asia sollevò la tazzina di tè e ne buttò giù il contenuto in un sol sorso, senza tanti complimenti, per poi tornare a indirizzare le iridi cremisi verso quei capi perfettamente stirati, appesi ad una gruccia e pronti per essere indossati dal loro proprietario a distanza di qualche minuto.
-Non ho mai visto una divisa tanto mediocre in tutta la mia vita-.
Seduto a poca distanza, Michael distolse l’attenzione dai libri e dai quaderni sparsi davanti a lui sul tavolo: -Perché dici questo?-.
Thomas incrociò le braccia al petto con aria saputa e altezzosa.
Gli Arclight venivano dall’Inghilterra, un paese altrettanto ligio e avvezzo all’usanza delle divise in ambito scolastico. Prima di partire per il Giappone, Christopher ne aveva indossata una molto elegante e raffinata, durante le scuole elementari, e Thomas stesso ne aveva portata una, seppure per poco tempo, prima del loro trasferimento, ma mai gli era capitato davanti un simile ammasso di stoffa così privo di grazia.
-Il solo pensiero di vederti girare con addosso quella divisa per un altro mese mi fa rabbrividire-;
-Supererai questa avversione, nii-sama. Le vacanze primaverili e la cerimonia del diploma sono alle porte, dopodiché farò in modo che tu non la veda più circolare per casa, promesso- sorrise Michael, proseguendo nella stesura degli ultimi appunti.
Thomas si immusonì.
-Mi chiedo cosa ci trovi di tanto divertente nel frequentare la stessa scuola di Tsukumo. Avresti potuto rivolgerti ad un precettore come ho fatto io-.
A causa dei numerosi impegni, quale campione rappresentante l’Asia, la vita scolastica di Thomas era sempre stata molto più discontinua e sregolata.
Fortunatamente, le leggi riguardo l’istruzione in Giappone erano regolate in maniera molto differente rispetto a quelle europee, e questo era un ottimo vantaggio per lui; essendosi fatto strada nel mondo del lavoro con largo anticipo rispetto ai suoi coetanei, al giovane era stata consentita l’interruzione degli studi, e, come alternativa, gli erano stati proposti alcuni corsi speciali e degli insegnati privati che, a seconda dei suoi impegni, potessero essere disposti a modificare gli orari di lezione alla necessità.
In realtà Thomas non era mai stato versato per lo studio. Quando aveva saputo che il diploma per svolgere il suo lavoro era considerato facoltativo, aveva manifestato le sue più concitate intenzioni di non proseguire; tuttavia, per desiderio di loro padre, si era dovuto rassegnare e affidarsi ad un tutore privato. In fondo, anche per lui mancava davvero poco al traguardo.
Michael, invece, aveva annunciato con entusiasmo di voler proseguire il suo ultimo anno di medie inferiori alle scuole di Heartland City, e, nonostante lui e Yuma frequentassero ognuno il proprio anno di appartenenza, la sola consapevolezza di avere accanto i suoi amici in quel percorso di formazione aveva reso ogni compito e ogni ora lezione più leggera. Non avrebbe mai potuto sostituire tutto quello alla monotonia di un noioso educatore.
-Dunque il problema non è più la divisa ma l’istituto in generale- ne dedusse, chiudendo il pesante tomo davanti a sé e sistemando i suoi effetti nella borsa a tracolla –In ogni caso si tratta solo di un mese, te l'ho detto- si voltò verso Thomas che arretrò sul divano quando lo vide alzarsi e pararglisi davanti con l’indice accusatore puntato contro di lui -Nii-sama, conoscendoti, scommetto che c’è sotto altro-.
Le labbra sottili e la fronte di Thomas ebbero una quasi automatica reazione a quelle ultime parole, torcendosi e aggrottandosi, dando conferma parziale a Michael delle sue ipotesi.
-Che stai dicendo?- mormorò, distogliendo lo sguardo cremisi.
-Ma che cos’hai, oggi, si può sapere?- sospirò il fratello minore, sempre più confuso, incrociando le braccia al petto -Ti comporti in maniera strana da quando ho ripreso scuola- gli fece notare, sedendosi accanto a lui -Allora?-;
-Penso solo che quel gruppetto di mocciosi non faccia per te- replicò Thomas, facendo spallucce -Dammi retta, non trascorrere troppo tempo con tipi così… così- cercò le parole -Be’, rozzi e popolani-.
Michael non riuscì a credere alle proprie orecchie. A volte suo fratello si comportava in maniera così superba e altezzosa…! Eppure sapeva che Thomas non la pensava davvero in quella maniera. Lo conosceva fin troppo bene.
-Se ti sentissero, le tue ammiratrici inorridirebbero- replicò lasciando interdetto il fratello seduto accanto a lui –Sono anche loro “popolane”, come dici tu, ma non sembra che la cosa ti crei problemi-;
-Questo cosa c’entra? E’ il mio lavoro- le mani di Thomas si posarono all’improvviso sulle spalle del più piccolo, facendolo sussultare -Michael, converrai anche tu che, in quanto campione dell’Asia, non posso sottrarmi ai miei impegni, né venire meno ai miei doveri!- disse con voce drammatica e carica di trasporto –E i miei doveri sono di compiacere i miei fans (soprattutto le fans), capisci? Sono il loro punto di riferimento! Che lo si voglia o no, il Fanservice è il nutrimento di noi star…! Tu non sai quanto sia difficile la vita del campione, fratellino-.
L’ultimogenito di Byron Arclight alzò un sopracciglio, per nulla impressionato da tanta teatralità.
-Eppure, a vederti in mezzo a tutte quelle belle ragazze urlanti, a distribuire sorrisi e autografi, non si direbbe che il tuo sia un così grosso sacrificio-.
Una gocciolina di sudore attraversò il viso dell’interessato, che tossicchiò per ridarsi un contegno: -Be’, sono un bravo attore, è ovvio- affermò, alzando le mani e scrollando le spalle.
Convincere le sue fans di qualcosa e sfruttare la medesima tecnica coi suoi fratelli erano due imprese completamente agli antipodi per il campione dell’Asia. Sia Christopher, e soprattutto Michael non erano certo due ingenui che si lasciavano imbambolare dalle sue belle parole e dai modi di fare così scanzonati ed egocentrici…
-Dì un po’, piuttosto: non sarai geloso delle attenzioni delle mie adorabili ammiratrici, eh?- cambiò discorso, sogghignando trionfante.
Lo sguardo limpido di Michael venne attraversato da una scintilla -Aspetta un momento-.
-Uh?-;
-Non mi dirai che sei geloso?-;
-Ma cosa…?!-.
Ma cosa! Come! Quando?!
-Ecco perché non approvi che io frequenti quella scuola assieme a Yuma e agli altri- proseguì Michael, a bocca aperta -E’ tutto chiaro!-.
Il tono quasi acuto che Michael aveva assunto nel pronunciare quelle ultime parole non riuscì a non gettare Thomas nell’agitazione e nello sconforto, impedendogli di ragionare, proprio come quando erano bambini e a lui bastava uno strillo del più piccolo per prendersi una strigliata da Chris.
Trasse bruscamente a sé il ragazzino e gli posò una mano sulla bocca, zittendolo.
Per quanto detestasse ammettere a se stesso i propri sbagli, aveva fatto la figura dello stupido, tradendosi con quella frase riguardo le sue fans… E Michael era sempre un ascoltatore attento e fin troppo ricettivo. Thomas maledì quel suo narcisismo eccessivo e la sua dannata impulsività, che i fratelli sapevano sempre ritorcere contro di lui, e deglutì, cercando di ricomporsi.
-Umph…! E’ la verità?- tornò a domandargli il più piccolo, liberandosi dalla sua presa e lanciandogli un’occhiata.
-Tsè. Penso solo che meriti di meglio-.
-E quel meglio… saresti tu?- domandò Michael, e le gote del fratello maggiore divennero subito due ciliegie mature –Scusa se te lo dico ma queste sono cose che non puoi certo stabilire tu, nii-sama.Vorrei che rispettassi la mia decisione, e io ho scelto di frequentare quella scuola, e anche Yuma e i suoi amici...-.
Michael si interruppe. Forse era stato troppo diretto nelle sue affermazioni. Per quanto i modi di fare di suo fratello fossero talvolta discutibili, e le sue affermazioni e convinzioni a dir poco medievali, se non primitive, in fondo sapeva che Thomas si preoccupava solo per il suo bene…
-Che sciocco, sei- gli sussurrò, scostandogli il ciuffo di capelli ribelli dal viso e posando la propria mano sulla sua -Ma di che cosa hai paura, nii-sama?-;
-Quando torno a casa dopo il lavoro, per esempio, tu non ci sei quasi mai…- gli rinfacciò il ragazzo, mordendosi le labbra e pentendosi quasi immediatamente di avergli esternato quel pensiero.
Che stupido. Da quando lui era diventato famoso, pochi anni prima, Michael non aveva fatto altro che seguirlo e sostenerlo durante le sue giornate di lavoro, senza neanche una lamentela, pazientando quando le fans da accontentare erano così numerose che i suoi impegni si protraevano anche per ore, e standogli accanto quando il duellante dava sfogo ai suoi capricci, alla rabbia e alla tensione di una giornata che non era andata come avrebbe voluto; inoltre, dopo tutto quello che avevano passato a causa di Faker, Tron, e dei bariani, ora Thomas stava rinfacciando a suo fratello minore qualche uscita e qualche attenzione in più per quelli che non erano altro che suoi amici?
Avrebbe voluto sotterrarsi, pieno di rimorso e vergogna per il suo egoismo.
Il pensiero che qualcuno potesse portargli via le attenzioni di Michael, colui di cui si era preso cura per gran parte dell’infanzia e della prima adolescenza, lo aveva per un attimo riempito di sconforto, e l’idea che quei sorrisi dolci e quello sguardo limpido, del colore dei prati, dovessero, d’ora in poi, essere condivisi con altri lo aveva reso cieco ai desideri e alla felicità del ragazzino.
-Io…-.
La mano di Michael si strinse alla sua, distogliendolo dai propri pensieri. Lo sguardo amabile e benevolo del più piccolo e quel sorriso dolce e gentile, in quel momento, erano per lui soltanto; sembravano voler rassicurare il campione dell’Asia, no, il proprio ‘nii-sama’ che avrebbe sempre occupato un posto speciale nel suo cuore…
-Scusa- disse serio Thomas –Se è questo che vuoi cercherò di rispettare le tue scelte- lo sguardo rubino lanciò nuovamente un’occhiataccia alla divisa appesa a poca distanza –Però… Non c’è niente che possa fare per impedirti di indossare quell’affare? Ti sta davvero male- sospirò mentre il fratello più piccolo ridacchiava divertito, baciandogli la guancia segnata dalla cicatrice.
-No- gli sussurrò all’orecchio il terzogenito, poggiando poi il mento sulla sua spalla -Proprio niente, nii-sama, mi dispiace- sorrise -Dovrai solo pazientare-;
-Forse, potresti portare la divisa femminile. Eh? Solo per me, però, sia chiaro- gli bisbigliò con malizia, Thomas, cingendogli le gambe e costringendolo a rovesciarsi lungo il divano.
-Thomas! Quando fai così sei proprio…!-;
-Michael, cosa fai ancora a casa? Oggi non hai scuola?-.
La voce di Christopher sopraggiunse dall'ingresso, mentre questo indossava il trench scuro e si preparava per andare a lavoro.
Il ragazzino guardò l’orologio appeso alla parete e sgranò gli occhi, liberandosi dalla stretta del fratello e scendendo dal divano.
-Sono già le otto meno cinque! Farò tardissimo!- esclamò, svestendosi, affrettandosi a indossare la divisa, e saltellando per il salone, incespicando nei pantaloni, sotto lo sguardo indecifrabile di Thomas.
-Dammi retta. Stando con Tsukumo rischi di diventare come lui…- sospirò quest’ultimo, togliendosi dalla testa i pantaloni del pigiama che il fratello aveva lanciato nella fretta.
In ogni caso, per quanto il secondogenito potesse arrivare a rispettare le scelte di suo fratello, niente e nessuno sarebbe mai riuscito a fargli cambiare idea riguardo una cosa: l’uniforme delle scuole medie di Heartland City era e sarebbe rimasta sempre una vera mediocrità ai suoi occhi.
Avrebbe personalmente 'pilotato' le scelte del fratello, quando sarebbe venuto per Michael il momento di entrare alle superiori.
Christopher fece capolino nella sala e seguì la scena, scuotendo la testa: -Se ti sbrighi ti do un passaggio prima di andare al laboratorio-.
-Non ce n’è bisogno- disse Thomas –Và pure, lo accompagno io. Sono di strada-.
-Non fargli fare tardi, intesi?- si raccomandò Chris, uscendo.
Michael sollevò la borsa a tracolla carica di libri, guardando il fratello: -Nii-sama, sei sicuro?-.

-Ehi, Yuma!-.
Il braccio di Kotori si levò tra la folla di studenti che si apprestavano ad entrare nell’edificio, ed il ragazzino la raggiunse a grandi falcate, fermandosi davanti al gruppetto e riprendendo fiato al seguito dell’ennesima, lunga corsa.
-Non ho sentito… la sveglia…!- ansimò, sul punto di svenire.
-E’ dov’è la novità?- lo punzecchiò Tetsuo, alzando le spalle.
-Non sei l’unico in ritardo, questa mattina- osservò Takashi -Nemmeno Three è ancora arrivato-;
-Eh? Three non c’è ancora?- ripeté Yuma, mentre delle grida si levavano alle loro spalle, facendoli trasalire.
-Ma cosa succede?-;
-Non ne ho idea, andiamo a vedere-.
Takashi si voltò per seguirli, ma immediatamente si bloccò sulla gradinata: -Ma...! Ragazzi, la campanella ha già suonato due volte! Ci metteranno in punizione!-.
Un folto gruppo di studenti e studentesse si era disposto a semicerchio nel cortile dell’edificio, per ammirare qualcosa; alcune ragazze, pur rimanendo timidamente a debita distanza, saltellavano sbracciandosi e inneggiavano con gridolini eccitati il nome di ‘Four’.
Michael si sfilò il casco e scese dalla moto del fratello, riavviandosi i capelli chiari con le dita.
-Grazie, nii-sama, ci vediamo oggi pomeriggio agli studi-;
Thomas lo guardò sorpreso da dietro la visiera: -Vuoi venirci?- gli chiese. Anche lui si sfilò il casco e, immediatamente, attorno a loro, esplose un boato di grida estasiate dalla visita fuori programma del campione dell’Asia.
-Certo. Oggi registri l’intervista per quell’importante trasmissione, vero?- disse Michael con un sorriso -Non voglio perdermela, ce ne hai parlato per tutto il week-end, l'hai dimenticato?-.
-Ehi, Three!- lo chiamò Yuma, raggiungendo i due assieme a Kotori -Come mai in ritardo?-;
-Scusate se vi ho fatti aspettare- fece il giovane Arclight, portandosi una mano dietro il capo con fare imbarazzato –Allora ci vediamo oggi pomeriggio, nii-sama- e si affrettò a riunirsi al gruppetto che lo aspettava alle spalle di Yuma, dopo aver salutato con un cenno il fratello.
-Ti saluto, Yuma Tsukumo- Thomas squadrò dall’alto in basso il vincitore del World Duel Carnival, per poi tendergli la mano e mostrare un allegro e amichevole sorriso che ancora una volta mandò in visibilio le ragazze.
-Ehilà, Four!- disse lo studente, pieno d’entusiasmo, ricambiando la stretta; ma non appena furono entrambi fuori dal campo visivo di Michael, impegnato in una fitta conversazione con Tetsuo e Kotori, Yuma ricevette un pugno repentino in pieno stomaco, che lo costrinse a piegarsi in due dal dolore, gli occhi quasi fuori dalle orbite.
Il campione dell’Asia continuò a sorridere, alzando un po’ la voce ed affermando davanti alla folla di fans che non era il caso di inchinarsi e mostrare tutta quella deferenza tra ‘colleghi’, per poi sporgersi verso il ragazzino e tramutare il proprio sorriso in una smorfia di puro disprezzo che nessuno parve minimamente intravedere.
-Stammi a sentire, babbeo, vedi di non infastidire troppo il mio fratellino, è chiaro? Lui non è un perdigiorno come te- lo minacciò fra le labbra, facendolo rabbrividire -Non vorrei essere costretto a torturarti con le mie stesse mani, perciò bada a ciò che fai-;
-Urgh! M-ma perché dici questo?- sussurrò senza fiato il tredicenne, sotto le occhiate stranite di Astral.
-Sono stato chiaro, Tsukumo?- domandò nuovamente Thomas, con un sorriso angelico, tornando a indossare il casco e riavviando la moto, per poi alzare la mano verso i numerosi studenti che ricambiarono il saluto, all’apice della gioia.
-Chiaris…simo- boccheggiò lo studente, sempre più confuso, guardando il ragazzo allontanarsi a tutta velocità –Mi chiedo che cosa gli (ahia) sia preso. Che dolore, possibile che nessuno l’abbia visto?- mormorò fra sé, avviandosi.
-Yuma, è una nuova moda camminare piegato in due?- gli domandò Astral, svolazzando a pochi passi da lui. Neanche la creatura astrale sembrava essersi accorta di quel pugno così fulmineo e preciso, e degli ‘ammonimenti’ del geloso duellante.

FINE.

Disse l’autrice:
Credo sia il titolo più cretino che abbia mai dato ad una mia storia *sbircia lista*… No, ok, ho fatto di peggio, ma …visto che tra una spolverata di fluff e sentimento c’è anche un pizzico di comicità vi impongo di tollerare (?).
La verità è che non avevo affatto un’idea, né una trama, né un genere preciso in mente quando ho cominciato a scribacchiare questa oneshot, e la cosa che mi perplime maggiormente è che il dubbio mi permane tutt’ora, nonostante l’abbia conclusa e pure pubblicata ò_ò. *No, non fateci caso, Alice è così dalla nascita*.
L’unica cosa chiara nella mia mente, suppongo, era “la divisa scolastica”.
Sono patita di divise scolastiche da anni, oramai -spesso ne ho indossate a scuola e anche fuori, e quella maschile di Zexal mi ha fatto particolarmente andare di traverso il brodo di baobab e ficus (?)- così ho deciso di infilare la ‘tematica’ in questa storia per creare un vago incipit. *MOOOOLTO vago*.
Per quanto riguarda il bizzarro discorso dell’istruzione in Giapponia, ricordo che anni fa parlai con una persona che mi raccontò tutto questo (della possibilità di interrompere gli studi anticipatamente in caso di serie prospettive di lavoro e contratti), e informandomi in giro per il web nei limiti del possibile e dell’umano, effettivamente, pare proprio che siano strettamente obbligatori solo gli anni delle elementari (della durata di sei anni).
L’ordinamento nel Sol Levante, ad ogni modo, è soggetto a varianti e ad eccezioni, esistono le alternative più disparate e bizzarre agli occhi di noi europei, in campo di istruzione, perciò non si può decisamente fare di tutta l’erba un fascio né pretendere di conoscere nel dettaglio ogni variante.
In ogni caso, prima di chiudere, ringrazio chiunque sia passato di qua per leggiucchiare la storia, anche solo svogliatamente, e chiedo perdono nel caso vi foste imbattute durante la lettura in eventuali errori. Ricordo che lo sportello "Ehi, Alice, sei vecchia e cominci a perdere colpi, guarda qua cos'hai scritto" è sempre aperto 24h su 24 ^__^.
Alla prossima!

+AliceWonderland+
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL / Vai alla pagina dell'autore: AliceWonderland