Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Black Hayate    16/02/2015    0 recensioni
Si racconta qui il giorno più importante per un uomo che ha troppo da fare, ma che ha tre virtù.
Si ringrazia Nietzsche.
Fili di luce si insinuavano nella tranquillità della camera, svelando luccicanti granelli di polvere, celati nell’ombra soffusa.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

NOTA BENE

Questo testo mi è stato “commissionato”: mi è stato dato un titolo su cui ho dovuto costruire una storia. Ringrazio Adrian Fartade per questo.

Ormai ho il vizio di scrivere con della musica di sottofondo perciò, a chiunque stia leggendo, mi sono “aiutata” con il concerto n.1 per violino di Philip Glass: https://www.youtube.com/watch?v=Owf8tk1MdPM

 

L’uomo che aveva troppo da fare e le sue tre virtù

 

Un passo.

 

Fili di luce si insinuavano nella tranquillità della camera, svelando luccicanti granelli di polvere, celati nell’ombra soffusa. Impazziti danzavano e, se qualcuno li avesse osservati, con grande fantasia avrebbe potuto pensare che i raggi splendenti avessero donato loro la vita. Ma nella stanza non vi era nessuno ad ammirarli, se non un uomo adagiato sul letto, con gli occhi chiusi e la testa colma di mutevoli pensieri. Non dormiva, né era del tutto sveglio, e le parole si rincorrevano nella sua mente, sfuggevoli e inconsistenti come la polvere della camera. L’uomo aveva la nebulosa consapevolezza che di lì a poco la sveglia sarebbe suonata, ma l’importanza di questo fatto per lui era pari a quella che il Sole dà alla Terra quando splende su di essa.

La sveglia infine suonò, dissolvendo con i suoi acuti i fumosi pensieri del dormiveglia. L’uomo aprì gli occhi lucidi, le labbra appena incurvate in un sorriso di soddisfazione. Si alzò, inspirando profondamente, e accese il telefono. Dopodiché fu assorbito nella quotidianità delle sue azioni: si fece la doccia, sistemò accuratamente le cose che aveva lasciato in disordine la sera prima, cominciò a vestirsi. Scelse gli abiti con particolare attenzione; pensò che, dopotutto, era davvero un giorno importante. Trascurò invece completamente il telefono il quale, da quando era stato acceso, aveva cominciato a vibrare pressoché ininterrottamente. L’uomo aveva deciso di non badarci, ma solo per la singolarità di quel giorno. Normalmente avrebbe impugnato con decisione il cellulare e avrebbe fatto colazione borbottando istruzioni e infuriandosi silenziosamente con metà dei suoi collaboratori. Fin da quando aveva memoria, aveva sempre trovato che la maggior parte della gente non avesse sufficiente organizzazione mentale per lavorare su qualsiasi cosa. Questa consapevolezza perlopiù lo spazientiva, ma aveva imparato a conviverci.

Quel giorno, invece, nulla l’aveva messo in agitazione, nulla aveva turbato la sua mente. La gioia per l’evento che si sarebbe svolto di lì a poco riempiva l’uomo di una tranquillità quasi angosciante: era rassicurato, ma anche fremente, come quando si aspetta un amico mancato da tanto tempo. Afferrò infine la giacca e il cellulare, il quale continuava ad agitarsi vivacemente, e si diresse alla stazione dei treni, poco distante da casa sua.

Era una giornata meravigliosa. Ogni colore rifulgeva, come innamorato della propria bellezza, brillante nell’aria fredda del mattino. Alberi con bianchi fiori costeggiavano la strada, ergendosi fieri dopo l’inverno nel quale erano appassiti. L’uomo percepì un indistinto profumo di fiori e rimase così estasiato dalla perfezione di quel momento che lo catturò in un’immagine mentale che avrebbe tenuto per sempre con sé.

Qualche persona faceva capolino tra i binari, ma non vi badò. Un pensiero fugace gli passò per la testa, ma lo scacciò bruscamente. La gente era l’ultima cosa che lo preoccupava, in quel giorno. Si soffermò ad osservare ancora per qualche attimo le fronde fiorite degli alberi, udendo in sottofondo qualche ovattato annuncio all’altoparlante, che non ascoltò. Si accorse a stento che il treno era arrivato sferragliando: era davvero una giornata bellissima. Si sedette in una spoglia carrozza, lo sguardo fisso al di là del finestrino, tra i prati splendenti e piccole casette. Riflettendo, gli sembrava che ogni cosa su cui posasse lo sguardo fosse traboccante di luce, pulsante di vita nascosta. Sorrise e il cuore cominciò a battergli più forte: era arrivato.

Scese velocemente e, senza nemmeno aspettare che il treno fosse ripartito, cominciò a camminare rasentando i binari, verso una stradina in mezzo ai campi. L’aria cominciava a farsi più frizzante ed egli la respirò avidamente. Non ci volle molto. Qualche stretta curva e il sentiero si aprì nel vuoto. L’uomo ascoltò il familiare rombo lontano dell’acqua. Dinanzi a lui, un enorme ponte faceva proseguire i binari attraverso il burrone, sotto cui scorreva un lungo fiume.

Eccolo, il suo paradiso.

Proseguì in mezzo ai binari, riempiendo i polmoni di quella brezza pungente, che gli scompigliava la giacca e lo faceva sentire vivo. Il cellulare aveva smesso di vibrare, ormai troppo lontano da qualsiasi campo elettromagnetico, se non quello della Terra stessa. Giunto in mezzo al ponte, si fermò, rimirando il sole appena sorto illuminare d’oro le acque del fiume. L’immagine gli tolse il fiato.

Eccolo, dunque, ad osservare la meraviglia della natura. Contemplò l’astro e, per l’ennesima volta, si accorse che tutto quello splendore non aveva alcun significato. Quanti anni aveva sprecato prima di capire. Ma infine

era stato abbastanza sensibile da vedere la bellezza e lo sconforto della vita, abbastanza intelligente da trovare l’unica soluzione, abbastanza coraggioso da decidere di attuarla.

Poggiò il telefono sulla ringhiera e si innalzò oltre le barriere.

 

Un passo.

 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Black Hayate