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Autore: _The Little Dreamer_    17/02/2015    3 recensioni
Il libro è finito con quel "Mi ami, vero o falso?" "Vero", scoprendo che dopo tutto Peeta e Katniss avranno due figli e vivranno al distretto 12. Invece, tutti gli altri?
Una One shot dedicata ad altri due personaggi che meritavano una fine chiara anche loro.
"Sangue dappertutto, non cessava di fluire."
"Restarono in silenzio per molto, l'uno nelle braccia dell'altro."
"Una parola mancata una scossa per lei, un orrore intriso in più, un ricordo da scordare,
ma non era il momento, doveva viverli prima di farlo."
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gale Hawthorne, Johanna Mason
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Frammenti di Memoria.


 
 
Lo faceva spesso.                                                                                                                      
Il silenzio più profondo mischiato al canticchio di qualche volatile la rilassava.                                  
Quel verde in tutte le sue sfumature e gradazioni l'avvolgeva.                                                              
E dove il sole non si vedeva mai a eccezione dei suoi raggi, era il distretto sette, casa sua.
Lo faceva spesso. Se ne stava lì, seduta in qualche tronco d'albero a meditare tutti i suoi frammenti di vita e cosa ne avrebbe fatto della rimanente.
Tutto ciò, quella volta, lo svolgeva con una sigaretta in mano.
Aspirava, un'altro flashback incombeva in lei.
Espirava, questo se ne andava via, promettendo di ritornare la prossima volta.
Pelle color porcellana che cercava di coprire con qualche cupo straccio.
I capelli corvini, con qualche punta di un rosso sbiadito nascondevano il suo viso struccato.
I suoi occhi che celavano fino a poco tempo fa una determinazione pungente, una donna travolgente, misteriosa che preferiva lasciare tracce del suo passato, adesso lasciavano spazio alla fragilità e alla rassegnazione di una vita infelice, una battaglia persa.
Quei passi sempre più percepibili, era evidente, la solitudine e il silenzio che l'accompagnavano un minuto prima sarebbe finito presto.
“Ciao.”
Sapeva chi fosse l'uomo dietro di lei, ricordava come ieri.
 
Non dormiva da chissà quanto tempo, poi fu accecata da luci, così aprì gli occhi.
Una decina di medici la scrutavano, come lo si fa con un esperimento da laboratorio. Si guardò intorno: era circondata dal bianco più puro.
Sembrava fosse in una di quelle stanze dove si portano i pazzi, lo era diventata anche lei?
Si ritrovò sola. L'ultima parola che riuscì a sentire fu “tredici”, non capì.
Poi dei passi, una volta sconosciuti, non era Finnick, non era neanche uno dei tributi.
Loro hanno piume al posto dei piedi, sono sempre in agguato, sono dei ladri.
Dei ladri di vite innocenti.
“A cosa devo il mio primo approccio con un umano... sai, quelli con cui avevo a che fare erano delle bestie.”
Non ebbe nessuna risposta Johanna e il suo tanto amato silenzio adesso la stava infastidendo.
Quando lo vide emesse una risata stuzzicante, sorrise alla visita bizzarra di quell'uomo.
“Ah, tu dovresti essere il cugino della ghiandaia, dico giusto?”
Gale era un misto di rabbia, dispiacere e preoccupazione, mentre lei era impassibile, l'aveva vista negli Hunger Games, questo era il suo atteggiamento.
“Una specie, direi” aggiunse la donna.
“Mettiamola così, una specie” ammise, avvicinandosi al lettino.
In lei vedeva una parte di sé, uno scudo era il loro, si proteggevano dal male che poteva provocare il mondo esterno.
I due restarono a fissarsi, rappresentavano un libro tutto da decifrare, volevano scoprire ogni minima cosa l'uno dell'altro e la loro caparbietà glielo avrebbe permesso. Johanna non ricambiò quel saluto, rimase nella posizione originaria, fu lui a sedersi affianco a lei.
“Come stai?” chiese Gale.
La donna si girò, lo guardò dalla testa ai piedi per poi mostrare un sorrisino.
“Davvero me lo stai chiedendo?” Johanna scosse la testa.
“Si, sul serio” disse deciso.
Si girò per guardarla: aveva preso tra le sue mani la testa, mentre si dondolava avanti e dietro, senza fermarsi. Iniziò a versare lacrime interminabili, spalancando la bocca come per emettere un urlo che Gale non udiva.
 
Sangue dappertutto, non cessava di fluire.                                                          
Proveniva da terra, era quello dell'innamorato sventurato e della ragazza del sette, Johanna Mason. Urla, urla ovunque che non finivano mai.
Erano quelle di Peeta che torturavano ogni giorno, dimostrando sempre più quello che stava passando, ciò che gli incidevano sulla pelle ora dopo ora.
Erano quelle di Annie, una voce dolce la sua, massacrata dal dolore.
Certe volte, durante la notte, si agitava nel sonno cercando Finnick, lo chiamava e a un certo punto finalmente si calmava.
Erano quelle di Enobaria, una donna forte all'apparenza, si era fatta limare i denti, più appuntiti di aghi. Nelle circostanze in cui si trovava, non gli servirono neanche a placare le grida né a difendersi.
Erano quelle di Johanna, non voleva dimostrare la sua debolezza, i primi giorni cercò di resistere, di sembrare superiore a loro, poi non resistette e allora alle urla dei tre si aggiunsero quelle sue, forti, sempre più potenti.
Quando la puzza del liquido rossastro che li circondava si mischiava a quello delle rose una sola cosa significava, era lì.
Ogni tanto faceva visita loro, godeva nel vederli soffrire, contorcersi.                                                          
In quei casi un nuovo Peeta veniva fuori, forse era il suo carattere oppure era la disperazione a parlare. Lo insultava, minacciava, strisciando a terra si avvicinava a lui e da uomo a uomo discutevano.
Quando Snow finalmente lo zittiva, regalava una smorfia compiaciuta ai due compagni di cella, tirando dritto per la sua strada. Un vero e proprio incubo iniziava mentre la trascinavano nella stanza della verità, l'acqua la circondava e una parola mancata una scossa per lei, un orrore intriso in più, un ricordo da scordare, ma non era il momento, doveva viverli prima di farlo.
 
Quell'attacco di panico si trasformò in veri e propri spasmi, l'aria veniva meno e non aveva più possesso di se stessa. L'uomo l'accarezzò il viso, allontanando i capelli da esso, poi portò a stretto contatto i loro corpi in un confortevole abbraccio. La donna accettò quell'appiglio, pianse sulle spalle di Gale che nel mentre gli sussurrava parole sconnesse ma utili a Johanna.
Restarono in silenzio per molto, l'uno nelle braccia dell'altro, poi si scostarono.
“Va meglio, non so che mi è preso” ammise lei.
Lui annuì, allontanandosi dalla presenza della donna.
“Posso immaginare in un certo senso” confessò Gale.
“No, tu non puoi minimamente farlo. Dimmi, tutte quelle torture le hai provate sulla tua pelle?” disse con una punta di ira.
Gale abbassò lo sguardo non aggiungendo altro.
Passò il tempo, la tensione era nell'aria e ciò venne percepito da tutto quello che li circondava,
sembrava si era zittito anche il vento dinanzi a loro.
“Come mai da queste parti?” chiese Johanna, curiosa.
“Ci hanno mandati a controllare i distretti.”
“No, no, perché sei venuto proprio qua al sette?” aggiunse lei, fissandolo attentamente.
“Te l'ho detto, mi ci hanno mandato qui.”
Johanna aggrottò le sopracciglia, per poi stirarle, incurvando la testa.
“Mi sa che non regge soldato, ho avuto parenti che lavoravano nell'esercito, so come funziona.”
Gale non disse niente, ritornò a fissare il paesaggio davanti a lui.
“E allora?” insistette la Mason.
Gale riportò lo sguardo su Johanna e con un filo di voce disse: “Posso dirti una cosa?”
“Certo, ma di solito non si risponde a una domanda con un'altra domanda.” affermò ridendo.
L'uomo incurvò le labbra in un sorriso, poi confessò “Sei una bellissima ragazza.”
Johanna rise all'idiozia che aveva appena sentito dire, ruotò gli occhi per poi farli ritornare su Gale.
“Addirittura.”
“Ti assicuro che non l'avrei detto, seriamente.”
“Lo so, ti ho squadrato soldato, capisco quanto ti costa.”
Detto ciò Johanna si alzò, accarezzò il viso di lui e si allontanò lentamente.
“Quanto starai qua al sette?”
“Un paio di giorni” rispose deciso.
“Ci si vede in giro, Gale.”
“Sempre se ci becchiamo” disse, guardando la donna con uno sguardo fulminante.
Johanna sorrise un'ultima volta all'uomo prima di scomparire tra il verde della foresta


 

Angolo Autrice.
Ciao!
Oddio l'ansia mi mangia, sono nervosissima, sto per esplodere! Ehm no.
Questa è la seconda storia che pubblico in questa sezione ed è del tutto diversa dalla prima.
Mi sono lanciata verso questa One-shot, bizzarra per i miei canoni, ma ci sono riuscita e adesso l'ho pubblicata.
Oggi sono proprio di poche parole, sarà l'ora sicuramente (preciso che è passata mezzanotte, okay).
Quindi... lasciate tante recensioni che mi piacciono tanto tanto tanto!
Alla prossima storia.

 
  
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