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Autore: Cherry Blues    17/02/2015    1 recensioni
Ci troviamo nel bel mezzo della battaglia del Britpop, l'agguerrito scontro musicale tra gli Oasis di Noel e Liam Gallagher e i Blur di Damon Albarn.
Siete pronti a viverla con gli occhi di Sunshine, la groupie tutto pepe di Damon?
Pronti a decidere se Noel -o, come dolcemente lo chiama lei, il "northerner sbruffone dittatore del mondo"- abbia fatto bene a impuntarsi proprio sulla groupie dell'acerrimo rivale?
Preparatevi a sfide, sbeffeggiamenti, attrazioni, passioni, equivoci e situazioni comiche o imbarazzanti, il tutto condito dalla magica atmosfera che si respirava negli anni 90.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Noel Gallagher, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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19. E alla fine non ho chiarito con Damon

Applausi, applausi assordanti, urla e ancora applausi.
Stringo le mani attorno alla sbarra della transenna per incanalare da qualche parte l’energia che mi pervade e che altrimenti mi farebbe esplodere.
Inoltre mi gonfia sempre il petto sbirciare la folla dal backstage, cavoli quanto mi fa sentire potente!
Dovrei averci fatto l’abitudine ormai, ma ad ogni concerto riesco ancora ad apprezzarla.
E tra l’altro questa volta è diversa, sì.
Questa volta non ci sono i miei Blur sul palco.
Questa volta io sono nel backstage grazie agli Oasis.
Assurdo.
Se me l’avessero detto qualche mese fa non ci avrei creduto, oppure, meglio, mi sarei presa a schiaffi da sola per impedirmi di fare una mossa talmente contraria alla mia “morale”.
Eppure eccomi qui, a guardarli mentre salutano il pubblico in delirio.
Questo 888palazzino è enorme, veramente, tuttavia non abbastanza da contenere l’ego dei due famigerati fratelli.
Eh sì, perché se già è difficile gestire la mia adrenalina per aver assistito a questo evento dal backstage, provate ad immaginare cosa stanno provando Liam e Noel che SONO l’evento, e direttamente dal palco.
Liam probabilmente è più pieno di sé che mai e si starà autoconvincendo di essere la reincarnazione di John Lennon (la mia vocina mentale scuote la testa esasperata), ma non mi importa di lui.
E’ Noel a catturare il mio sguardo, mostrandomene uno che ho visto innumerevoli volte negli occhi di Damon: quando il concerto finisce e loro, le star, sono talmente cariche e orgogliose che, più si sentono osannate e più non ne hanno abbastanza, e hanno bisogno di sentirsi così..
E così facevo sentire Damon ogni volta che metteva piede nel backstage.
Ma davanti a me non c’è Damon.
Damon è ancora in tournée in Giappone.
Davanti a me c’è semplicemente il suo acerrimo nemico, con un maglioncino addosso, la chitarra ancora stretta in una mano, l’altra se la passa sulla fronte per sbarazzarsi del sudore.
E una parte di me vorrebbe fare l’indifferente e smontargli quell’ego spropositato, già.
Purtroppo però non è questo mio lato a prendere il sopravvento, a quanto pare, perché Noel non fa in tempo a venirmi incontro che io, non appena lui esce dalla visuale del pubblico, gli sono praticamente in braccio, le nostre labbra intrecciate, il suo respiro affannato nella mia bocca, il suo sudore sulla mia pelle.
BAM, un colpo dietro di me, un leggero dolore alla schiena e un ansimo che mi esce dalle labbra senza che io me ne renda conto.
Solo quando apro gli occhi realizzo che sia stata colpa della delicatezza con cui the Chief mi ha attaccata al muro.
”Scusa” mormora veloce tra un bacio e l’altro, accarezzandomi le gambe ancora intrecciate all’altezza della sua vita, mentre l’altra mano rimane appoggiata al muro, all’altezza del mio viso, quasi volesse chiuderci in una bolla fuori dal resto del backstage.
”Dì il mio nome” sussurra deciso nel mio orecchio.
Slaccio la presa intorno ai suoi fianchi, tornando coi piedi per terra. “Gallagher” rispondo con tono di sfida alzando un sopracciglio.
Lui scuote la testa, passandomi il pollice sulle labbra e guardandomi negli occhi.
”Shine” sento esclamare dietro le spalle di Noel.
POP.
Ecco che Liam ha fatto scoppiare la nostra bolla.
”Liam” rispondo automaticamente, accontentandolo con un cinque del quale a quanto pare era in attesa, data la mano aperta a mezz’aria.
”Noelie” inizia lui con un tono più strafottente del solito, serrando a trabocchetto le dita intorno alla mia mano e fissando lo sguardo famelico nel mio “La mamma non ti ha insegnato a condividere col tuo fratellino?”
Sentendo un brivido percorrermi la schiena, sfilo velocemente la mano dalla sua morsa e assottiglio gli occhi, aprendo la bocca e preparando la mia lingua biforcuta, ma Noel è più veloce.
”Gira al largo, Liam” ringhia deciso, senza smettere di guardare me, forse anche per evitare lo sguardo del fratello.
”Troppo nervoso, man” ridacchia il minore “Inspira un po’ di gloria e rilassati!” esclama, aprendo le braccia e beandosi delle urla del pubblico che ancora non sono terminate.
”Andiamo” sancisce Noel prendendomi per mano e trascinandomi dietro di lui.
”Dove?”
”In hotel” risponde criptico, accendendosi una sigaretta mentre usciamo nell’aria gelida.
Scuoto la testa e alzo gli occhi al cielo, esasperata “Avete seriamente un hotel dopo una data qui a Londra, la città in cui hai già una casa?”
”Casa mia è dall’altra parte della città” commenta tranquillo scuotendo le spalle e facendomi strada.
Rabbrividisco al freddo, stringendomi nel cappotto.
Certo che Earl’s Court è proprio una bella zona.
Intorno a me c’è buio pesto, se non fosse per i lampioni e le luci delle insegne, ma le case vittoriane troneggiano ugualmente nell’oscurità, pallide, opache, maestose.
”Come sta Benson?” chiedo senza pensare.
Noel sorride divertito “Cioè, sei qui con Noel fucking Gallagher, reduce da un concerto che entrerà nella storia, senza contare il fatto che abbia appena risvegliato gli ormoni di migliaia di ragazze, e tu pensi al suo gatto?”
”Bè, mi pare giusto” ribatto prontamente “Sai che lui è l’unica ragione per cui sono venuta a casa tua. E comunque” aggiungo provocatoria aspirando dalla sua sigaretta “non montarti la testa: gli ormoni delle ragazzine erano per Liam”
Lui mi risponde con un indignato sguardo da civetta, per poi varcare la soglia dell’hotel e sbrigarsela velocemente alla reception. Almeno qui dentro c’è più calduccio, realizzo, inspirando l’aria tiepida e dandomi una veloce occhiata allo specchio gigante che copre mezzo muro.
Il riflesso di Noel, alle mie spalle, incontra il mio sguardo vanitoso e si limita a farmi un cenno con la testa, verso le scale, al piano di sopra, dove lui apre poi la porta della sua stanza.
Ho sempre apprezzato dormire in nuove camere di hotel –specialmente quando non sono io a pagare, mi pare giusto-, adattarmi a nuovi materassi e osservare i diversi tipi di arredamento.
Faccio scorrere lo sguardo dai mobili di legno alla tappezzeria arancione e biancastra, mentre-
BAM, di nuovo. Senza avere il tempo di rendermene conto, mi ritrovo schiacciata tra Noel e la porta, ora chiusa dietro di me, le sue mani all’altezza del mio volto, una da un lato e una dall’altro.
”E così gli ormoni delle ragazzine erano per Liam” mi cita, alzando un sopracciglio, in segno di disapprovazione.
”Mmm, vedo che hai afferrato il concetto” annuisco piano, passandomi la lingua sul labbro superiore, con fare di sfida.
I nostri respiri sono così vicini che sento il suo profumo su di me. E le labbra formicolare.
”Dici?” domanda scettico tracciando il mio profilo con l’indice “E i tuoi per chi erano?”
Alzo lo sguardo, fingendo di pensarci su. “Mah, il secondo chitarrista aveva il suo perché” improvviso, cercando di contenere le risate.
”Bonehead?” scuote la testa divertito.
”Non lo so” taglio corto, sincera tra l’altro. Gli unici nomi che so sono il suo e quello di Liam –e il fatto che abbiano lo stesso cognome è un gran vantaggio per la mia pessima memoria- “Non sono mica una fan degli Oasis”.
”Sicura?” sussurra piano baciandomi lentamente il collo, mentre le sue mani iniziano a sganciare i bottoni del mio cappotto, che pochi istanti dopo vola sulla poltrona di velluto rosso.
”Mmm, abbastanza” ribatto, reclinando la testa all’indietro.
Lui alza le spalle “Mi spiace, risposta sbagliata” decreta, sollevandomi di scatto e buttandomi sul materasso, che molleggia ripetutamente sotto il mio tonfo.
Non faccio in tempo a puntellarmi sui gomiti che già Noel mi è sopra e inizia a farmi il solletico.
”Smettila!” urlo disperata, tra le risate, dimenandomi e cercando in ogni modo di fermargli le mani.
”Shhh” sussurra lui senza fermarsi “Sveglierai mezzo hotel così!”
”Allora smettila!” imploro in extremis, sentendomi le lacrime agli occhi a forza di ridere.
Lui termina finalmente il mio supplizio, ma rimane sopra di me, torreggiante, bloccandomi i polsi sopra la testa. “Ti rendi conto dello schifo che stai ancora indossando?” chiede con tono di disapprovazione, scuotendo la testa.
Abbassando lo sguardo, realizzo di avere addosso la felpa nera con scritto Blur e non riesco a trattenere un sorrisetto. “Problemi?”
”Sì” sancisce lui, liberandomi i polsi per sfilarmela di dosso e gettarla in un angolo della stanza, mancando volontariamente la poltrona.
”Hey!” protesto subito facendo per drizzarmi su –ovviamente impresa impossibile, quando si ha un esemplare maggiore di Gallagher sopra a cavalcioni-, ma lui mi zittisce con un altro bacio, questa volta più lungo e, sebbene inizialmente piuttosto impetuoso, poi più dolce. Nel silenzio di questa stanza d’albergo immersa nel nulla si sentono solo gli schiocchi delle nostre labbra. E ancora, e ancora.
”Vieni a vederci anche domani” propone piano, tirandosi nuovamente su col busto e facendo scorrere sguardo e indice sul mio.
”Domani lavoro” alzo le spalle, beandomi del suo tocco “E in ogni caso… Oasis due volte di seguito? Sarebbe troppo per me!” ammicco perfida.
Lui scuote la testa, abbozzando un sorrisetto sghembo “Ancora ti ostini a crederlo? Sai com’è, risulti poco credibile ormai…”
”Dici?” mormoro piano, mordendomi il labbro quando Noel prende a lasciarmi una scia di baci a fior di pelle sul collo.
Questa giornata è partita con una sorta di Shine non ha nemmeno un biglietto per il concerto e sta finendo con un Eppure ora si trova in camera con Noel.
E troppi sviluppi nel mezzo.
Noel continua a scendere con le labbra, ora all’altezza delle clavicole.
Dicevo, troppi sviluppi, troppi colpi di scena sui quali non ho nemmeno avuto il tempo di riflettere e rendermene pienamente conto.
Noel scende ancora con l’umida scia di baci, fermandosi solo quando le sue labbra incontrano il mio reggiseno.
Trattengo il fiato.
Le sue dita abbassano piano la coppa, per permettere alle labbra di riprendere da dove si erano fermate.
Ok, a quanto pare non è decisamente il momento migliore per le riflessioni.
Mi scuso in anticipo con chiunque si trovi dall’altra parte del muro.
 



“Nome?”
”Shine” rispondo automaticamente, al che il ragazzetto dall’altra parte del bancone, mezzo nascosto dal bicchierone gigante e pennarello, corruga la fronte stupito.
Sono le 7 di mattina, sono in piedi alle 7 di mattina durante il mio giorno libero!, rendiamoci conto: ti sembra proprio il momento più adatto per farmi partire col disco registrato “E’ il diminutivo di Sunshine, ma il mio vero nome mi fa cagare quindi chiamami Shine!”, caro barista?
Non ti rendi conto che il coffeeshop è pieno di gente accalcata assetata di caffeina e quindi faresti meglio a scrivere quelle cinque lettere senza rivolgermi muti interrogativi?
Ma, per la fortuna dell’umanità, sostituisco tutto questo mio bel discorso mentale con una semplice occhiata in cagnesco, che a quanto pare fa comunque il suo effetto.
E fa scoppiare Justine in una risata cristallina troppo difficile da tollerare di prima mattina, specialmente considerando il fatto che è a causa sua che non sono sotto le coperte.
”Che c’è da ridere?” grugnisco.
”Che il tuo caratterino non si smentisce mai” ribatte lei, ordinando un inutile chai latte.
”Sono solare quanto il mio nome” borbotto afferrando il mio caffèlatte double shot con latte di soia e mimando un cincin con il suo.
”Dai, Shine!” inizia la cara Justine Andrews adocchiando un tavolino e scostandosi una ciocca di capelli scuri dal volto. “E’ da un sacco che non ci vediamo! Raccontami qualcosa”
Senza neanche rendermene conto, mi spunta un sorriso.
In fondo mi mancava, Justine.
Credo che lei sia quanto di più vicino io abbia ad una migliore amica, anche perchè di solito vado più d’accordo col genere maschile , diciamocelo, e il fatto che lei sia riuscita a farmi svegliare così presto solo perché altrimenti quando lavoro non ci becchiamo mai conta sicuramente qualcosa.
”Inizia tu” la incoraggio, sorseggiando la mia tazza di energia.
”Mah, mi manca Alex” comincia lei con gli occhi sognanti.
”Ok, rettifico: inizia tu ma con meno miele!”
”E smettila!” mormora lei alzando gli occhi al cielo “Questa tournée mi sembra non finire mai” sospira.
In effetti i ragazzi sono partiti da parecchi giorni, ora che ci penso. Però sicuramente io non la vivo tragicamente come la sta vedendo lei, anzi.
Tanto anche quando Damon era qui ultimamente le cose erano diverse.
”E poi” incalza Justine, strappandomi dalla riflessione che stavo per iniziare “Alex mi ha detto che sono un po’ demotivati per l’andamento dell’opinione pubblica, se cosi si può dire”
Le scarse abilità oratorie di Justine vengono compensate dal fatto che io sappia già ciò che lei intenda: i Blur hanno vinto la battaglia, ma non la guerra. Più o meno è il succo di ciò che ho già letto e sentito su più di un media.
Se Countryhouse era stata un successo, ora The Great Escape è ormai eclissata da What’s the story morning glory e c’è da ammettere che è difficile non trovarsi a canticchiare mentalmente che mayyybeeee you are gonna be the one that saaaaaves meeeeee –infilandoci un accento mancuniano a sentimento-.
”Immagino” dico solo, annuendo e tornando a sorseggiare il caffè.
”E il concerto a Earl’s Court pare sia stato da record” continua però lei, in un sospiro sconsolato, iniziando a disegnare cerchi invisibili sulla superficie ruvida del tavolo bianco.
Io alzo le spalle, cercando di trattenere un sorrisetto.
Da una parte ho voglia di tenere tutto segreto, dall’altra sento il bisogno di raccontarlo a qualcuno.
”E tu?” incalza subito Justine, che, ben attenta, ha saputo cogliere quel minuscolo indizio –ebbrava la mia Andrews-. “Novità?”
Non riesco ad evitare di aprirmi in un sorrisetto malizioso, che causa un’innaturale dilatazione delle pupille della mia amica, subito sull’attenti. “Co-sa?” scandisce impaziente sporgendosi in avanti.
”Però non lo dici a nessuno, promesso?” avviso seria alzando l’indice.
”Ovvio, dimmi!”
Prendo un bel respiro, portandomi la tazza alle labbra prima di parlare “Io e Noel siamo andati a letto insieme” sussurro, concedendomi poi l’ultimo sorso di caffè.
”SEI ANDATA A LETTO CON NOEL GALLAGHER?????!!!!” esplode Justine sprizzando adrenalina da tutti i pori e provocandomi una nota strozzatura da caffè in gola, seguita da imbarazzanti colpi di tosse e goccioline sparate a destra e manca.
Ma stiamo scherzando??!! La fulmino con lo sguardo anche per evitare di incrociare quelli delle dozzine di teste girate verso di me.
”Justine, meno male che non l’avresti detto a nessuno!!” mi sbatto un palmo aperto contro la fronte.
“Scusa” sputa fuori piano, per niente dispiaciuta “Tanto mica ci sono paparazzi qui”
“Già, perché di solito si fanno riconoscere andando in giro con un cappello anni 20, un cappotto, una macchina fotografica gigante e la scritta press in testa” alzo gli occhi al cielo “Tra l’altro devo ricordarti i casini che sono successi quando Damon ha saputo del bacio con Noel?” aggiungo, sentendo riecheggiare nella mia mente lo schiaffo che mi ero beccata.
”No, ricordo bene” sospira lei facendosi seria “Ma non puoi continuare a mentirgli per sempre”
”Non si tratta di mentire, Justine! Si tratta della MIA vita. Damon ha pure una ragazza, nel caso tu abbia dimenticato! E non abbiamo mai avuto problemi di gelosia prima d’ora, e Damon neppure è innamorato di me. Quindi non capisco perché cazzo debba prenderla così” sputo fuori, anche se in realtà lo so. Gli Oasis sono sempre stati loro rivali, stanno occupando la maggior parte dei riflettori, si sono presi la loro porzione di dischi… e Damon, per un fatto di orgoglio credo, non accetta che Noel troneggi anche sulla sua vita privata.
”Allora forse devi solo chiarire le cose con Damon” suggerisce lei, terminando la sua bevanda.
”Sì, forse sì”
 

E poi alla fine non ho chiarito le cose con Damon.
Il pensiero di Damon mi irritava, non riuscivo a vedere il suo ritorno dalla tournée come qualcosa di elettrizzante o da non stare più nella pelle. Pensando a lui associavo subito la grande litigata, lo schiaffo, la tensione che si era creata e che non ci aveva più abbandonati.
Ci siamo visti poche volte da allora, e quasi sempre in compagnia di altra gente: con Alex, Justine e il resto dei ragazzi al pub, mascherando il distacco dietro il fumo di alcune sigarette o le bollicine di una birra.
Non eravamo nemmeno più andati a letto insieme.
Ci si sedeva vicini, quello sì. Magari mi metteva il braccio dietro alle spalle, ci si rubava qualche bacio…ma sembrava più per un fatto di routine insieme al resto del gruppo, capite?
Boh, non capisco bene nemmeno io in realtà.
Però ora, quando squilla il telefono, sono sicura che sia lui.
Sicuramente ha visto la trasmissione che sbirciavo ogni tanto lasciando la tv accesa ma che mi aveva proprio fatto drizzare le orecchie quando avevano iniziato a parlare del successo degli Oasis, rimarcando ancora i concerti a Earl’s Court e What’s the story morning glory, ripetendo la storia già sentita più volte ormai: i Blur hanno vinto la battaglia del Britpop, ma gli Oasis ne stanno vincendo la guerra.
”Sunshine” sussurra infatti la sua voce familiare dall’altro capo della cornetta.
”Damon” sillabo appena.
”Io… Non lo so” lo sento inspirare e buttare fuori fiato e, probabilmente, fumo “Cioè, non sono stupido, lo so che le cose sono cambiate. Però stasera ho… “ si interrompe, ripensando a come formulare i pensieri confusi che a quanto apre gli stanno attraversando la mente “Hai visto il programma su-“
”Sì, ho visto” lo interrompo, intuendo.
Lui resta in silenzio parecchi secondi “Ho bisogno di te stasera. Tu capisci più di tutti quanto valga la musica per me e tutto questo. Puoi stare un po’ con me?”
Sospiro, irrigidendomi. Che cazzo devo dirgli?
”Sono a casa, Damon. Se vuoi venire ti aspetto alzata, massimo mezz’ora” sussurro piano.
”Grazie, a tra poco” e riattacca.
Mi guardo intorno, nella penombra trafitta solamente dalla luce del televisore e della lampada sul tavolino vicino al divano, assaporando il silenzio e chiedendomi se posso davvero esserci ancora per Damon.
E, in generale, credo di no.
Dopo un quarto d’ora però, quando me lo ritrovo alla porta, i capelli bagnati dalla pioggia che neanche sapevo fosse iniziata,  per la prima volta dopo tempo rivedo il Damon Albarn che avevo conosciuto un anno fa. Mi torna in mente la ragazzina che si era fissata con lui dopo aver visto il video di Chemical World, lui sdraiato nell’erba, la decisione che sarei in qualche modo arrivata a lui.
Fisso lo sguardo sui suoi capelli biondi che, a parte qualche riflesso, appaiono molto più scuri ora che sono grondanti d’acqua.
I suoi occhi chiari, i lineamenti che potrei dipingere ad occhi chiusi da quanto bene conosco.
E in questo momento, stranamente, mi tornano in mente le notti insieme, le giornate al sole, le serate nella tenue oscurità dei pub, i baci nel backstage, le chiacchierate prima di addormentarci.
E mi ricordo che in ogni caso io gli voglio bene, a modo mio.
Ci sediamo sul divano e lo lascio parlare, sfogarsi.
Certo, non posso dirgli ciò che vorrebbe sentirsi dire: che gli Oasis sono teste di cazzo, che non ha motivo di preoccuparsi del loro successo e che i Gallagher possono andarsene a fanculo. Per quanto sembrano cose che fino a neanche molto tempo fa avrei detto, ora risulterebbero solo balle, sia verso di lui che verso me stessa.
Quindi mi limito ad ascoltarlo, ma con molta empatia.
E lascio che parli.
E lascio che mi baci e mi abbia ancora una volta, dopo tanto tempo, anche se mi accorgo di vivere quanto sta accadendo come se fossimo in una bolla separata dal mondo e dallo scorrere del tempo, a sé.
E alla fine non ho chiarito le cose con Damon.

 

RiSALVE a tutti!
Mi scuso per il momentaneo cedimento di Shine, ma -per quanto ormai sia innegabile che abbia sentimenti per Noel e il rapporto con Damon sia rovinato- non me la sentivo di privarla di un briciolo di nostalgia per ciò che avevano condiviso.

Ringrazio chiunque continui a seguire la storia e, specialmente, chi trova il tempo di recensire, perchè sono quelle poche righe a motivarmi -anche se con i miei tempi- a continuare!

un abbraccio <3


 
 
 
  
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