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Autore: TheAntlers    17/02/2015    2 recensioni
"Quindi... cosa dovrei fare, ora?" gli chiese, cambiando velocemente discorso e mostrandoli un sorriso soddisfatto, di ripicca.
Lui la imitò, salendo a cavallo, col volto abbassato, nascondendo un lieve sorriso.
"Perchè sorridi in quel modo, Winter?" parlò retoricamente, come sapesse già perfettamente il perché.
"Perchè, ho distrutto i tuoi piani, no? Non rimanendo qui con te, dopo quel che è successo", li sorrise a cattivo gioco.
Naoise ricambiò il sorriso, inclinando lievemente il capo. "Oh, mia cara Winter..." mormorò, sospirando. "Sta andando e andrà sempre tutto secondo i miei piani."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Quindi...", cercò di ritornare al discorso precedente. "Cosa dovrei fare, ora?"

Il tono usato non era più pieno di se, ma quasi sottomesso.

E lui sembrò notarlo, infatti rise sotto i baffi, irritandola. 
Poi si schiarì la voce. "Avvicinati all'orecchio del tuo cavallo, e sussurra lui di tornare a casa."

Divertente.

Winter inclinò la testa, inarcando un sopracciglio. "Cerchi di prenderti gioco di me?"

Naoise liberò una debole risata compiaciuta, prima di tornare serio. "No, Winter. Quel cavallo è di nostra proprietà. Siamo stati noi a portartelo. Quindi sa bene come arrivare ed andarsene da questo mondo..."

La ragazza spalancò gli occhi.
"Aspetta, aspetta... cosa?"

Lui sorrise, e proprio quando stava per risponderle, lei fece lui segno di star in silenzio.

"Anzi, no. È meglio che tu non mi dica altro."

"Saggia decisione."

"Ma, in ogni caso, è un cavallo..." lo incalzò, parlando con tono diffidente. Forse cercava pietosamente una banale conferma.

"Abbi fiducia, per una volta."

"Ma è irreale!"

"Come tutto ciò che ti è accaduto in questi ultimi giorni, no?" la zittì, parlando con naturalezza.

Effettivamente, in confronto a tutto ciò... sembrerebbe quasi la normalità.

"Ma se ti sembra così strano, puoi sempre non farlo" le fece notare, sorridendole con sgarbo.

Winter li lanciò un'occhiata di fuoco, prima di girarsi ad osservare le orecchie tese del cavallo.

Lo accarezzò, imbarazzata, prendendo tempo.

Non capiva le intenzioni del Principe. Era serio? O cercava solo di prendersi gioco di lei? Non si voleva ridicolizzare.
Non voleva farlo. Ma per timore di essere sotto scherzo? O per timore, al contrario, di non esserlo?

Si guardò intorno, mentre la sua mano continuava a muoversi tra la criniera del fiero Andaluso. 
Era tutto così semplice, intorno a loro. Tutto così silenzioso. Così silenzioso da poter sembrare innaturale.

Questo luogo, sembra infinito. Potrei galoppare e perdermi tra il vento, e non fermarmi mai. Oh, il vento, l'ebrezza... provarlo qui sarebbe imparagonabile a tutto. So che sarebbe così, lo sento, lo percepisco. 

Scrollò la testa, cercando di cancellare quel pensiero che cercava di prendere forma.

"Winter."

Non fu un richiamo, sembrò una riflessione. Un suono melodioso e dolce.

"Il tuo nome ti rappresenta così tanto, non è vero?"

Gli occhi della ragazza incrociarono quelli di lui. Lo guardò a lungo, come persa tra i suoi occhi grigi, prima di abbassare il viso.

"Il vento assedia, Winter. E tu, in questo momento, non sei altro che un vento immobile. Muori dalla voglia di darti sfogo, vero, Winter?" parlò con provocazione, aprendosi in un sorriso complice.

Le mani della ragazza tremavano. Forse per il freddo che iniziava a farsi sentire, o per le parole del Principe; Winter, ad ogni modo, non riusciva a darsi una decisa spiegazione.

Abbassò lo sguardo, guardandosi le mani che non riusciva a far stare ferme. 
Serrò gli occhi, mentre stringeva i pugni, tirando di poco, per sbaglio, le redini del cavallo, che in risposta piegò le orecchie, per pochi secondi.

Quando riaprì gli occhi, le mani avevano cessato di tremare, e Winter tirò un sospiro di sollievo, ammorbidendo il busto. 
Poi girò la visuale verso Naoise, che ancora la osservava, ma con molta serietà, questa volta.

"Devi prendere una scelta, ora."

"L'ho già presa da un pezzo."

"Bene, allora" sussurrò in risposta, quasi spazientito, avvicinandosi a lei.

La ragazza sospirò, guardandosi ancora per qualche secondo intorno, prima di dedicarsi nuovamente all'Andaluso. Lo accarezzava ancora, quando accompagnò la mano sù per il suo collo, allungandosi verso la testa.

"Torniamo a casa, Sharon" mormorò infine, decisa.

Detto ciò, girò lo sguardo velocemente verso Naoise, accertandosi, finalmente, che non si trattava di uno scherzo. Infatti, lui, continuava a tenere uno sguardo serio e ben lontano da un sorriso. Guardò i suoi occhi argentati, scendendo infine alle sue labbra.

"A presto, mia cara Etaine" mimarono queste.

Sentì brividi invaderle il corpo, e non ebbe tempo di incrociare gli occhi ai suoi, quando sentì il cavallo impostarsi ed irrigidirsi sul posto.
Prontamente, si strinse alla sella, accorciando le redini e guardando dinanzi ad essa.

Respirava pesantemente ed irregolarmente, appesantita da quella situazione che tanto la stava mettendo a disagio.

Il cavallo partì, senza alcun preavviso ed alcuna calma; a Winter sembrò di poter partecipare ad un'esperienza già vissuta.

Tutto sembrava star per finire proprio come tutto era iniziato. Ammesso però, che qualcosa era concretamente finita, o iniziata... Forse, tutto ciò, significava semplicemente la fine di un inizio, o l'inizio di una fine.

***

Ricordava i suoi occhi. Era l'unica e l'ultima cosa che ricordava. 
Si era girata ad osservarlo, un attimo prima di ritrovarsi nel suo mondo. 
Non aveva sentito o percepito nulla; si aspettava un salto, o qualcosa del genere. Magari era successo, magari no; ma a lei non tornava nulla in mente.
Tranne i suoi occhi. Quelli non riusciva proprio a toglierseli dalla testa. Non erano stati tanto gli occhi in sè, a catturarla, bensì la loro espressione. Un'espressione disinvolta, lontana da quella che si era immaginata. 
Erano così chiari e brillanti. Erano il ghiaccio puro. La congelarono, infatti. Se ancora tornava a pensare ad essi, poteva sentire gelidi brividi percorrerle la schiena.

Naoise aveva avuto ragione solo in parte: non era svenuta, ma la testa le doleva da impazzire, e presto sentì essere invasa da un allucinante senso di vomito. Quindi scese da cavallo, portando una mano alla fronte, ed una al ciondolo appeso al collo, accarezzandolo.

La mia testa, scoppierà. 

Strizzò gli occhi, accovacciandosi a terra, e inghiottendo istintivamente. Non voleva vomitare.

Si guardò intorno, ed osservò di essere accovacciata a terra con le spalle appoggiate ad un muretto. Lo stesso muretto che avevano saltato prima di trovarsi nell'altro mondo, ne dedusse.

Poi, sotto le foglie, scorse qualcosa a lei familiare, e non le ci volle molto a capire di cosa si trattasse. Il suo cellulare. Allungò la mano, scoprendolo dal fogliame che lo aveva coperto solo in parte.

Quanto avrebbe pagato in quel momento per una chiamata. Ma, ovviamente, il cellulare era scarico. Ciò voleva significare nessun aiuto.

"Andiamo, Sharon" mormorò in un sospiro, incamminandosi.

Non se la sentiva di risalire a cavallo. L'ultima cosa che voleva era perdere i sensi mentre si trovava in sella. Perciò afferrò le redini del proprio destriero, e proseguì lentamente.

Mentre proseguiva per il sentiero, le tornarono in mente vecchi pensieri.

Quel cavallo è di nostra proprietà, siamo stati noi a portartelo, le ricordava una vocina nella sua mente.

Quel magnifico cavallo le era stato regalato, quando era ancora un puledro, dal suo padre adottivo. Lo avevano cresciuto insieme, addestrato insieme.

Si girò verso Sharon, guardandolo ambiguamente. "Cosa mi nascondi, tu?" mormorò in una riflessione, aggrottando la fronte.

Che siano coinvolti anche i miei genitori adottivi? Che sappiano tutto anche loro? 

Il dolore alla testa, intanto, si era finalmente placato, come il senso di vomito. Ma tutto ciò era stato rimpiazzato dalla stanchezza, ora. Si sentiva debole, e non vedeva l'ora di tornare a casa. Per riposarsi...

Per dare spiegazioni assurde, per aspettarmi auto della polizia piazzate sotto casa e strani interrogatori... e le domande assurde di assistenti sociali, quelle non potrebbero mancare mai. Non vedo l'ora di tornare a casa per riposarmi, certo.

Sospirò, portando una mano alla fronte.

Cosa mi invento? Potrei non dire nulla, magari. No, devo pur dare una spiegazione. Mi inventerò qualcosa al momento. Funzionerà.

Cercava di tranquillizzarsi, con l'aiuto dell'autoconvinzione.
D'altronde, era l'unica carta che poteva giocarsi, quella.

Era talmente immersa tra i pensieri, che non si accorse neppure di essere arrivata già vicino casa. Ed improvvisamente la dormiente calma che l'aveva avvolta precedentemente, si ruppe.

Coraggio. In confronto a tutto ciò che mi è successo, questo non sarà nulla.

Arrivati alla stalla, scortò il proprio cavallo all'interno.

"Augurami buona fortuna, Sharon" mormorò in soprappensiero, dedicando all'Andaluso dolci e leggere carezze, prima di richiudere il box.

  
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