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Autore: ludo22    17/02/2015    4 recensioni
Au! Tutti umani
O di Caroline, la paura dell'aereo e un misterioso sconosciuto.
Dal testo:
Lei non scorda Icaro.
Chi la conosce, sa bene che ha paura di volare. Chi la conosce ancora meglio potrebbe dire che non è in se per se la paura del volo a non farla respirare e a darle un vago senso di nausea. No, è la paura di cadere, non quella di volare.
Personaggi: Klaus, Caroline
Genere: Comico, Introspettivo,
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline\Klaus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sapete che ci sono quelle maschere per l'ossigeno sugli aerei?
Non penso che ci sia davvero dell'ossigeno. Credo che servano per attutire le grida.

-Rita Rudner- 

 

Caroline è nervosa.
Non è la prima volta che lo prende, ovviamente no. 
Ma si sente comunque lo stomaco in subbuglio mentre consegna il suo biglietto alla ragazza, che, sorridendo, le indica il suo posto.

 

Lei non scorda Icaro.
Chi la conosce, sa bene che ha paura di volare. Chi la conosce ancora meglio potrebbe dire che non è in se per se la paura del volo a non farla respirare e a darle un vago senso di nausea. No, è la paura di cadere, non quella di volare.

 

E sa benissimo che, statisticamente parlando, le sigarette, l'alcool, la macchina, perfino l'ascensore (che, comunque, non può essere di certo annoverato tra le sue invenzioni preferite) e perfino le Vigorsol con l'aspartame dentro sono cose molto più pericolose e letali.
Lo sa bene, non credete.
Il problema è che, in primis, lei detesta chi inizia le frasi dicendo "statisticamente parlando". Inoltre le paure non derivano solo dalla probabilità che una cosa accada, ma anche dalla gravità conseguente nel caso in cui essa si realizzasse.

 

Ora lei sa che le paure vanno affrontate, ed è proprio per questo motivo che sta scrivendo un messaggio da dentro un fottuto fallo metallico, lanciato nella troposfera alla velocità di 800 km/h alla madre, ad Elena, la sua migliore amica e a Stefan, il suo migliore amico. 

 

Mancano più di otto ore all'atterraggio e sta provando a placare i nervi, mentre osserva il tragitto che sta facendo quello stupido aereo.
Ha già provato a dormire, a leggere un libro, un giornale e a fare le parole crociate.
Alla sua destra può vedere che c'è un bel ragazzo, i capelli biondo scuro leggermente ricci, con gli occhi blu, le pare di aver notato, ma non può esserne troppo certa, visto la paura che aveva quando lui l'ha salutata con un cenno del capo, appena cinque minuti prima della partenza.
Sembra che stia dormendo, e allora si gira.
Quasi tutti dormono.
D'altronde sono le due del mattino in America.
Cerca nella leggera giacca che si è portata sull'aereo un sonnifero per cavalli o psicofarmaci da ultimo stadio. Ha trovato solo un pacchetto di caramelle Polo, che ha ingerito come se fossero una droga potentissima.

 

Ma la paura sembra non passare.

 

Ad un tratto l'aereo sobbalza e lei, spaventata da tutte le paturnie che si era messa in testa, stringe il braccio al suo vicino di posto che non è niente altro che il bel ragazzo di prima.
<< Ahi >> urla lui, in perfetto accento inglese. << Ma sei matta? >>
<< Oddio scusami, ma hai sentito il tremendo scossone che ha fatto l'aereo? >>
<< Tu sei matta >> commenta l'uomo strofinandosi gli occhi.
<< Signore va tutto bene? >> un'assistente di volo sorridente gli si avvicina, richiamata dall'urlo, probabilmente.
<< Certo, certo >> mugugna lui tirandosi su la manica della sua henley grigia scuro per controllare i danni. Fortunatamente non ce ne sono.
<< Quante storie per una stretta di braccio >> commenta la bionda, fingendo un sorriso e guardando dal finestrino verso il basso.
Cazzo! 
Saranno almeno a 25000 piedi.
<< Le persone educate generalmente domandano scusa e cercano di sdebitarsi, io invece ricevo una sgridata e la giustificazione è che è stato perché l'aereo ha avuto uno scossone. Splendido! >> poi si ferma a guardarla. E non può non fermare lo sguardo su quei capelli biondi e su quegli occhi azzurri, preoccupati e ansiosi. 
Allora capisce e si rilassa. 
Le tende la mano, educatamente e si presenta.
<< Piacere, comunque, Niklaus. >>
<< Caroline >> lo saluta brevemente lei, allungando appena la mano e rigirandosi subito verso il finestrino.
<< Immagino saprai che guardare in basso non è consigliato a chi soffre di vertigini >> le dice allora, stendendo le gambe. 
<< Io non soffro di vertigini >> gli risponde lei altezzosa. Nessuno, nemmeno Stefan, sapeva del nervosismo che le causava la sola vicinanza con uno di quegli enormi tubi di metallo.
<< Tesoro, dubito che alle due e un quarto del mattino tu mi abbia stretto il braccio solo perché mi trovi attraente >>
Brutto borioso, arrogante…
<< L'ho fatto perché ti stava cadendo la coperta >> dice girandosi di scatto e fermandosi un istante a vedere se, anche da sveglio, sembra bello come mentre dormiva.
E' anche meglio.
Gli occhi non sono proprio blu, poiché hanno qualche pagliuzza verde all'interno dell'iride e Caroline ci si perde per qualche istante.
<< Caroline >> e Caroline sente un brivido che le percorre la spina dorsale.

 

<< Oh mio Dio, stiamo scendendo >> urla lei, stringendogli la mano.
Durante quelle otto ore gliel'ha stretta così tante volte da non riuscire quasi più a sentire il muscolo, ma non gli importa.
Così come non gli importa che, per tutta la settimana seguente non riuscirà probabilmente a tenere in mano un pennello.
Lui le aveva raccontato un po' della sua vita mentre l'aveva osservata stringere gli occhi ogni qual volta l'aereo passava per una turbolenza e dirgli:
<< Raccontami qualcosa, distraimi! >> 
Ogni tanto si azzardava a guardarlo.
Gli aveva raccontato della madre con cui non aveva mai avuto un gran rapporto, dovuto principalmente al padre, che non riusciva ad accettare gli infiniti tradimenti di lei. E da uno di questi tradimenti era nato lui. Le raccontò dei fratelli e della sorella, che adorava, tranne il primogenito, che era legato troppo alla madre per i suoi gusti e di milioni di altri particolari.
Che faceva il pittore, che preferiva le bionde (cosa gli era preso in quel viaggio in aereo? Stupido Nik!) e di altre stupidaggini sulla sua vita, solo per provare a calmarle i nervi.
Ed ora è spaventato, quanto e più di lei durante quel volo.
Perché di li a poco le loro strade si sarebbero separate, probabilmente per sempre.
Perché di lì a poco non sarebbero state più le sue parole o la sua mano a tenerla saldamente ancorata al mondo terreno, ma sarebbe stata il suolo stesso, a sostenerla. 

 

Chissà perché le riviene in mente la favola di Icaro. La morale era chiara: non volare. Lasciate stare le allegorie e il simbolismo. Era non volare, punto.

 

E' a lei che venne l'idea.
<< Ei, ti va una birra? Per sdebitarmi di averti fatto perdere la voce e di averti stretto il braccio. Se ti va, o non hai impegni, ovviamente. >> termina di parlare e alza gli occhi. 
Non si è accorta che fosse così alto, ne che fosse così magro ma muscoloso. 
<< Perché no? >> commenta lui. << Che c'è di meglio della ragazza che ha tentato di strapparmi il braccio meno di otto ore fa per prendere una birra? >> la prende in giro sorridendole << Oh, lascia faccio io >> le dice mentre le passa da sopra la cappelliera la sua piccola valigia blu.
Oh se sarebbe impazzita a stargli appresso.
Ma quello è anche uno dei motivi per cui ha deciso di lasciare la sua desolata cittadina nel nord della California per andare a Londra, o no? 

 

E chissà perché le torna in mente cosa c'era scritto sul sacchetto del vomito, posto sulla rastrelliera che aveva davanti su quel maledetto aereo:
Fly (e si sente davvero volare, la testa completamente staccata dal corpo sin da quando lo ha conosciuto).
Breathe (respira Caroline, se lo deve ricordare quando lui le parla, perché le viene istintivo pensare che ha vissuto vent'anni senza farlo).
Smile (sorridi, e le viene così istintivo sorridere quando lui la guarda in quel modo che nemmeno se ne rende conto).


N/A
La storia sarebbe dovuta essere completamente diversa (niente paura dell'aereo tanto per iniziare), ma poi mi sono lasciata prendere la mano dalla paura di Caroline di volare (e devo ammettere che il mio ragazzo è stato molto utile, dandomi dritte su questa paura (io non soffro di vertigini, ma lui si!) e incitandomi a scriverla, quindi grazie Amore <3).
Ora la smetto con le scemenze e vi lascio.
Un bacio 
Ludo

   
 
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