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Autore: _hayato    17/02/2015    6 recensioni
Aveva sempre pensato che l’amore non esistesse, o meglio, lo aveva sperato. Il suo mondo era troppo pieno di stranezze e solitudine forzata per fare spazio ad un sentimento del genere.
Ma poi aveva conosciuto Elliot e la sua luce accecante lo aveva distratto fino a fargli credere nell'impossibile.
[Storia partecipante al contest Questione di secondi indetto da MichiGR sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Elliot Nightray, Leo Baskerville
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nickname Autore (su Efp e sul Forum): _Doll

Titolo: Torture
Fandom: Pandora Hearts
Tipologia: One shot
Generi: Introspettivo, Romantico
Avvertimenti: ---
Note: Missing moments
Nda: ---
 
 “Hey!”
 
Aveva sempre pensato che l’amore non esistesse, o meglio, lo aveva sperato. Il suo mondo era troppo pieno di stranezze e solitudine forzata per fare spazio ad un sentimento del genere. Sapeva che nel suo caso non sarebbe stato bello o confortante o anche lontanamente positivo, che il marciume che lo aveva accompagnato per tutta la sua vita avrebbe corrotto quel sentimento fino a renderlo puro e tagliente dolore. Che nonostante le luci che riempivano i suoi occhi le ombre che lo circondavano erano troppo scure per essere dissipate.
Ma poi aveva conosciuto Elliot e la sua luce accecante lo aveva distratto fino a fargli credere nell’impossibile.
Non poteva definirlo un amore a prima vista. Forse a seconda, terza, anche quarta. Il loro primo incontro non era stato romantico o magico o stupidaggini simili. Era stato brusco, diretto, come un pugno – e ne avrebbe effettivamente ricevuto uno se non li avessero separati. Era successo in fretta, lui non era abituato alle persone ed evidentemente l’altro non era abituato a quelli come lui. Non era stato il migliore degli inizi, ma era stato comunque il loro inizio, quindi tutto sommato non poteva lamentarsi.
L’amore era arrivato dopo, non sapeva individuare quando di preciso. Forse quando lo aveva visto suonare e per la prima volta aveva sentito sul viso formarsi un sorriso così spontaneo che quasi lo aveva spaventato. Forse quella volta in cui gli aveva dato una mano a mettere a letto alcuni dei bambini dell’orfanotrofio ed aveva fatto un’espressione, un misto di tenerezza e rassegnazione, che gli aveva fatto credere che il mondo potesse anche donargli qualcosa di buono, una volta tanto. In ogni caso aveva a che fare col suo sorriso, con la sua nascosta ma immensa gentilezza e, soprattutto, con la sua luce. Una luce più intensa e brillante del sole stesso e che Leo aveva seguito come una falena, senza esitare.
Non sapeva quando, di preciso, si era innamorato, ma sapeva quando aveva deciso di amarlo. Aveva impresso a fuoco quel ricordo nella mente e ci si aggrappava con tutte le sue forze, come se la sua vita dipendesse da quello.
Fu una questione di attimi.
 
Non era la prima volta che Leo aveva problemi con uno dei bambini. Spesso lo infastidivano toccandogli i capelli o chiedendogli perché non li tagliava e la storia finiva con una sua risposta brusca e un broncio da parte del piccolo. Quella volta era stato diverso e se n'era pentito subito.
Si era rifugiato nel suo tempio, la biblioteca, ma presto aveva realizzato che nessuna storia avrebbe potuto dargli una via di fuga da quella realtà terrificante. Era un mostro e ne era perfettamente consapevole. Stava lì, con la schiena contro il muro, pregando affinché qualcosa, qualsiasi cosa potesse mettere fine alla spirale di sofferenza che era la sua vita, quando Elliot era entrato. Credeva che se ne sarebbe andato, spaventato ed inorridito, ma non lo aveva fatto. Stava in piedi di fronte a lui, con le braccia incrociate e sul viso una preoccupazione palese - era un'altra cosa che amava di lui, il fatto che fosse trasparente. Lo aveva guardato dritto negli occhi e gli aveva dato una carezza, mascherata dal gesto di asciugare una lacrima. Solo allora Leo lo aveva stretto forte e si era lasciato andare, piangendo tutte le sue lacrime mentre Elliot lo teneva stretto in un abbraccio un po' impacciato ma caldo e stranamente dolce. Allora aveva deciso che non gli importava, che avrebbe ignorato il buonsenso e le ombre e lo avrebbe amato con tutto sé stesso. Decise che si sarebbe lasciato amare, toccare, baciare e rassicurare. Decise che sarebbe andato tutto bene e che così non fosse stato avrebbe fatto finta, di essere consapevolmente egoista.
Sapeva che si sarebbe pentito anche di quello. Sapeva che la vita si sarebbe preso tutto quello che gli aveva dato come aveva sempre fatto, che quella non era altro che una dose piccola e temporanea di felicità.
E sapere era una tortura, ma si trattava di una tortura talmente dolce e calda che si disse che avrebbe potuto sopportarlo.

 

Roba. Avrei potuto fare di meglio? Sì. Avrei voluto fare di meglio? Ovviamente. Sono soddisfatta del risultato? Assolutamente no. Questa praticamente è metà della fanfiction che volevo scrivere, ma dato che la mia vita è perfettamente funzionale e per niente un disastro mi sono ritrovata a fare tutto all’ultimo momento. Il che non sarebbe stato un problema, se proprio quel giorno non fossi stata costretta a passare tutta la giornata a letto. Ma vaffanculo. E quindi sì, torno nel fandom di PH con una storia che è la merda della merda, ma okay. Spero di riprendermi presto sigh.
In ogni caso spero non vi abbia fatto schifo quanto ne ha fatto a me.
Grazie per aver letto!
_Doll
   
 
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