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Autore: Joy2000    17/02/2015    2 recensioni
Dato che non riesco a trovare delle parole adatte a descrivere la mia storia, ho deciso di far parlare la protagonista: Alex
"Sola, in un mondo pieno di ingiustizie e di violenza. Sola, ad affrontare ogni singolo ostacolo che la vita mi pone davanti. Ho quattordici anni, e ho perso i miei genitori quando ne avevo quattro. A volte la vita è dura, davvero dura, e fai fatica a rialzarti e a guardare oltre, ad andare avanti! Altre volte, invece, sa come premiarti. Ho incontrato una persona che ha saputo capirmi sin dal primo momento in cui mi ha vista! All'inizio non volevo conoscerla...Credevo che fosse una star come le altre, la solita celebrità smaniosa di fama e denaro. Ma mi sbagliavo. Oh, e quanto mi sbagliavo! Abbiamo attraversato non poche difficoltà, che a volte erano sul punto di separarci, ma alla fine quello che conta è il lieto fine!"
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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~~Alle sedici in punto Mike varcò la soglia della mia stanza. Aveva già firmato ciò che doveva firmare, e sul volto aveva un'espressione tipica di chi mi voleva dire "Per qualche livido sei addirittura venuta in ospedale!?"
Ma non erano solo i lividi a farmi andare in ospedale, ma anche il fatto che stavo meglio lì piuttosto che a casa di quel vecchio bastardo cocainomane!
-Forza, muoviti! Dobbiamo andare da George!- mi disse mettendomi fretta e dicendomi ciò che già sapevo.
-Esci, voglio la mia privacy!- borbottai prepotentemente. E così Mike uscì dalla mia stanza, lasciandomi nella mia intimità, in compagnia di molti pensieri che mi frullavano in testa. Mi vestii e lasciai la camera, anche se sapevo che fra qualche giorno o addirittura ora, l'avrei rivista...
Salii sulla sua fiat 850 color rame -o merda, dipende dai punti di vista...-
-Cosa devo prendere esattamente da George?- gli chiesi, scocciata di quella vita pericolosa e soprattutto illegale
-Sempre cocaina. Ti darà tre pacchi, due di questi oggi li devi andare a portare da una parte...
-No! Io non vado da nessuna parte! Sai che posso denunciarti!?- gli dissi incazzandomi e minacciandolo. Sapevo che con lui le minacce non funzionavano perchè le sue reazioni erano due: o mi iniziava a picchiare, o mi puntava la sua pistola contro. Anche questa volta usò la pistola e me la puntò alla tempia. Non avevo paura, anzi, gli rivolsi uno sguardo spavaldo come per dirgli "Che cosa stai aspettando?!"
-E una volta che mi denunci, poi dove vai?- mi chiese...come se lui fosse la mia unica opportunità di vita...
-Ne ho di posti dove andare, credimi! Rimango con te solo perchè i miei ti hanno dato l'affido! E se la vuoi sapere tutta, nessuno vorrebbe vivere con un cocainomane ubriacone come te!- gli dissi con aggressività, tirando fuori tutto ciò che avevo accumulato per anni e anni! Ma Mike mi fece subito pentire di ciò che avevo appena detto: mi diede uno schiaffo molto doloroso, che mi fece ammutolire.
Non piansi, non perchè non ne avessi voglia, ma perchè non volevo mostrarmi fragile e indifesa davanti a lui...
-Siamo arrivati. Scendi e dagli questa busta.
E feci come mi disse. Scesi dalla fiat 850 con una busta gialla in mano, abbastanza pesante da poter contenere sicuramente soldi. Bussai alla porta, mezza sgangherata, di George, che mi venne ad aprire nel giro di poco. Mi fece entrare con il suo solito sguardo da molestatore...
-Ha detto Mike che mi devi dare tre pacchi...allora?
-Hai fretta tesoro?- mi disse avvicinandosi a me. Era davvero molto inquietante, e non volevo che mi sfiorasse neanche per un secondo. Finalmente si allontanò da me, dirigendosi in un'altra stanza, per prendere la droga, per poi tornare un momento dopo.
-Questi sono per te...- dissi lanciandogli il pacco giallo e dirigendomi verso l'uscita. Lanciai un ultimo sguardo allo spacciatore. Dalla sua faccia si capiva che qualcosa non andava...
-Dove credi di andare? Mancano trecento bigliettoni!
-Allora? Io che centro? Veditela con Mike!- gli dissi io aprendo frettolosamente la porta, per paura che George mi facesse qualcosa che non doveva fare...
-Voglio i miei soldi qui e ora!-disse tirando fuori la pistola che aveva nascosto nella tasca.
-Senti, io non ne so niente, prenditela con Mike non con me!
-E chi mi dice che non te li sei fottuti tu quei soldi, eh?
-Perchè avrei dovuto?- dissi, mentre pian piano indietreggiavo al fine di uscire da quell'appartamento di merda.
-Non lo so! Ma voglio i miei soldi! E li voglio ora! Altrimenti succede un casino!- disse incazzato puntandomi la pistola alla testa
-Te lo ripeto, io non centro niente!- dissi uscendo definitivamente dalla porta, senza che lui se ne accorgesse. Poi lo vidi avvicinarsi a me, e notai che mi aveva notato. Allora agii di istinto: gli sbattei la porta in faccia e corsi verso la macchina di Mike. Corsi il più velocemente possibile: avevo paura che quel pervertito mi sparasse! Stavo per aprire la portiera della macchina, quando sentii George bestemmiare. Subito dopo quelle bestemmie, iniziò a spararmi contro..... Cazzo! Che dolore! Un proiettile mi colpì! Penetrò nel mio braccio destro e mi fece un male della Madonna -Con tutto il rispetto parlando, ovviamente- Entrai velocemente nella macchina con il braccio sanguinante. Mike era sconcertato, tuttavia partì all'istante. Forse aveva già capito tutto -ipotesi più improbabile, visto che non aveva cervello- o forse era consapevole dell'errore che aveva commesso e si aspettava una reazione così da George -ipotesi certa-
-Portami in ospedale! Muoviti! Cazzo!- urlavo al bastardo...
-Non posso in ospedale, o mi arresteranno! Ti porto a casa...
-No a casa, brutto stronzo, ho bisogno che mi estraggano il proiettile!
-Te...te lo etraerrò io! Ora stai zitta e resisti!
"Ma vaffanculo, coglione!" erano queste le parole che avrei voluto dire a Mike, ma,
forse il dolore, o forse il mio istinto, mi trattenero dal dirle.
Finalmente arrivammo a casa che, come al solito, puzzava di cocaina e profumo da donna mischiate. Onestamente non so come feci a non svenire per il dolore e per tutto il sangue che stavo perdendo, fatto sta che riuscii a rimanere sveglia! Conoscendomi, in altri tempi, sarei sicuramente scoppiata a piangere o ad urlare o cose del genere. Ma oggi mi sentivo forte e tanto coraggiosa da affrontare la situazione con ragione e intelletto.
Mike mi fece stendere sul divano. Se in un primo momento provai ribrezzo per quel divano, che era stato luogo di innumerevoli scopate, in un secondo mi ci buttai sopra, esausta e affaticata.
-Ora sta' ferma: ti estraggo il proiettile, così stasera puoi andare a spacciare, okay?- disse il coglione dal cuore di pietra. Non gli risposi, visto che non avevo le parole per commentare ciò che aveva appena detto...
-Senti deficente, fa' come ti dico o giuro che ti ammazzo!- gli urlai-Prendi delle pinzette e passale sul fuoco, in modo da ammazzare i batteri. Poi passami una mela o un qualunque altro frutto, così me lo metto in bocca!- gli ordinai
-Ma a quest'ora mangi?- mi chiese deficentemente il deficente senza cervello.
-Ma che cazzo dici? Il frutto me lo metto in bocca, così quando estrai il proiettile scarico il dolore nel morso sul frutto! Muoviti, sto crepando!!- gli urlai, mentre le forze iniziavano ad abbandonarmi...Mike si avvicinò al divano su cui ero distesa, munito di pinzette, molte bende e di...un limone? Ma mi voleva proprio vedere morta!
-Tieni, e ora sta' ferma e cerca di resistere!- disse Mike porgendomi lo spicchio aspro del limone. Dalla sua faccia pallida sembrava più impaurito di me, ed era per questo che stavo pregando affinchè "l'operazione" -se così si può definire...- andasse bene.
Ero pronta! Misi il limone in bocca e lo strinsi forte. Poi chiusi gli occhi. Sentii la pinzetta che entrava nella ferita. Si addentrava, sempre più nel profondo, semprè più vicino al proiettile. E io mi sentivo male! Il dolore era pungente, davvero molto forte, e aspro! Ma riuscii a non piangere, anche perchè non ne avevo voglia: io piango solo quando è estremamente necessario, per intenderci se è una questione di vita o di morte...
-Eccola la bastarda!- esclamò Mike vittorioso, non appena riuscì ad estrarre la pallottola. -Ora ti lascio riposare, così stasera puoi andare a spacciare! Sono le sei, e io ora vado al bar. Al mio ritorno non ti voglio trovare in casa, intesi?- Non avevo la forza di rispondergli, al contrario suo, che aveva forza a sufficienza per strattonarmi e ripetermi "Intesi?" Mi limitai ad annuirgli. Finalmente lo stronzo chiuse la porta, o meglio, la sbattè. Avevo sicuramente la febbre, visto che mi sentivo bollente, avevo un freddo cane ed ero sudata in volto. Ma decisi di chiudere gli occhi e svuotare la mia mente per cercare di riposarmi. Stetti parecchio sul divano, sicuramente più di un'ora, ma non riuscivo a dormire, un po' per il dolore, che invece di diminuire aumentava, e un po' per i pensieri che vagabondavano nel mio cervello. Ovviamente si trattava di Johnny Depp. Quell'incontro mi ha lasciato in sospeso, sul filo di un rasoio! Non sapevo se dovevo credere a ciò che mi aveva detto lui, o alla tv, oppure dovevo direttamente lasciarlo stare, dimenticarmelo e mettere fine a tutti i miei pensieri. Sì, misà che questa era l'idea migliore! Decisi di alzarmi da quel divano, o meglio provare ad alzarmi. Ero debole e per di più avevo la ferita scoperta. Quel bastardo non si era neanche degnato di coprirmela! Il dolore era allucinante e insopportabile, e anche se cercavo di non pensarci, si faceva spazio nel mio cervello occupandolo quasi completamente; così decisi di fare una cosa che avevo visto in tv, ma che ero sicura mi aiutasse almeno a diminuirlo: mettere un po' di droga sulla ferita. Sapevo che drogarsi faceva male alla salute, ma anche il mio dolore faceva male alla salute...e poi non dovevo usarne tanta, il giusto affinchè si placasse il dolore. Così aprii il pacco di droga con la mano sinistra e ne presi un po', sempre con la mano sinistra. Spolverai con la coca la ferita e la bendai. Dopo pochi minuti sentii già un po' di sollievo e così potei riposare un po' prima dell'arrivo di Mike. Così andai in camera mia, mi stesi sul mio letto e chiusi gli occhi.
Mi svegliai intorno alle nove. La casa era vuota: era ancora presto perchè Mike
tornasse. Il dolore era tornato ad infastidirmi, ma non volevo usare altra droga, e così decisi di distrarmi disegnando. Modestamente parlando ero piuttosto brava a disegnare. Quando lo facevo ci mettevo pazienza e tanta passione, affinchè il risultato fosse bello da vedere e da comprendere. Mi piaceva disegnare i classici innamorati che passeggiavano mano nella mano, visti però di spalle. Mi piaceva disegnare anche una bambina che andava sull'altalena, e che veniva spinta dai suoi genitori. Mi piaceva, passato. Ora non mi piace disegnare queste cose. Io disegno in base al mio stato d'animo. Quando ero felice, cioè all'età di sette anni quando pensavo che i miei genitori fossero partiti e non morti, come mi aveva raccontato Mike, mi piaceva fare quei disegni. Ora che so la verità e soprattutto ora che ho capito che cos'è "quella polverina magica bianca" che Mike mi fece vedere per la prima volta quando avevo otto anni e mezzo, sono quasi sempre arrabbiata, triste, e mai felice. E colta da tutte queste emozioni, disegno solitamente occhi. Occhi che piangono, occhi che si arrabbiano, occhi che si chiedono "Perchè questa vita?"

Ciao! Ti piace questo capitolo? Hai visto che str***o Mike! LO ODIO... fammi sapere che cosa ne pensi tramite un commento! AL prossimo capitolo ciao ^^
  
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