La lista.
Ma
che razza di problemi hai, Mello?
Ha lasciato l'orfanotrofio
perché sei un bastardo orgoglioso. Non avresti collaborato con Near
per nulla al mondo, convinto come sei di dover dimostrare a chissà
chi di essere il migliore. E guardati adesso, sotterrato da un cumulo
di macerie ed incapace perfino di muovere le dita.
Eppure sei
ancora convinto di dover andare avanti, vero? Non sopporti l'idea che
uno squilibrato che gioca a fare Dio abbia ucciso L, la figura che
più hai stimato fin dalla prima volta in cui lo hai conosciuto. Ed
ora pensa di poter uccidere anche te, nei sei sicuro. Ma tu sei
abbastanza orgoglioso da provocare la morte stessa, pur conoscendo i
rischi che corri. Hai talmente tanto orgoglio in corpo da aver fatto
esplodere tu stesso il quartier generale, pur di non farti
prendere.
Sei un po' troppo impulsivo. Lo sai, vero? Te lo dicono
sempre tutti.
Se ora qualcuno ti chiedesse qual è la parte del
corpo che ti fa più male, non sapresti proprio da dove cominciare.
Allora cominci ad elencarle mentalmente, trovando così anche un buon
modo per restare cosciente.
I polmoni. Quelli sì che fanno male.
Li senti bruciare come se fossero diventati carboni ardenti,
costretti come sono a respirare quest'aria malsana e piena di
polvere. C'è anche un forte sentore di morte. Sei l'unico
sopravvissuto, e ti chiedi ancora come sia possibile. Ma in fondo tu
sei sempre stato il più intelligente, ed hai uno spiccato spirito di
sopravvivenza.
«Cazzo...»
Perfino sibilare
quell'imprecazione a denti stretti ti sembra faticoso, mentre cerchi
inutilmente di liberare una gamba dalle macerie. Testardo come sei,
ci provi un'altra volta, e la fitta di dolore è così forte da
oscurare il tuo campo visivo per svariati secondi, mentre il dolore
s'irradia in tutto il corpo.
Finalmente l'oscurità lascia spazio
alla luce, allora aggiungi anche quell'arto alla lista, decidendo di
non fare ulteriori tentativi. Non puoi dare la caccia ad un pazzo
assassino con una gamba malmessa, no? Anche se, effettivamente,
dovresti prima cercare di uscire da lì.
Ti concedi di chiudere
gli occhi per un po', e quasi non ti rendi conto dell'opprimente peso
che sembra spingerti ancor più verso il basso, schiacciandoti contro
il logoro pavimento di quello che, prima, era il tuo covo.
“Non
osare perdere i sensi, Mello.”
Pensi,
tra te e te, che quella vocina nella tua testa sia alquanto
irritante, e solo dopo averlo fatto ti rendi conto che è la tua.
Sei assurdo, Mello. Trovi perfino la forza per sbuffare, in una
situazione del genere, e con quel suono riempi per qualche secondo
quel silenzio tombale ed inquietante, mentre ti costringi a riaprire
gli occhi.
Vorresti tanto sapere quale orribile fine abbia fatto
il tuo cellulare, ma sei felice di essere perlomeno riuscito ad
inviare quell'unico sms di aiuto. Tuttavia non sei sicuro che lui
verrà lì per aiutarti. Non dopo tutto questo tempo, non dopo averlo
abbandonato senza alcuna spiegazione.
Storci la bocca in una
smorfia, con le belle iridi azzurre improvvisamente più cupe, e
cerchi di convincerti di non pensarci, di potercela fare anche da
solo. Di una cosa, almeno, sei certo: non desideri una morte così
squallida.
Provi a spostare il viso per guardarti attorno, ma
basta anche solo il minimo movimento a farti provare dolore. La lista
si allunga a vista d'occhio, eh? Hai combinato proprio un bel casino,
Mello.
Chissà quand'è che la forza di gravità ha smesso di
funzionare nel modo giusto. È come se le tue palpebre avessero
cominciato a pesare tonnellate, e tu non riesci più a tenerle
aperte.
“Resta
lucido.”
Giusto,
giusto.
Riapri gli occhi forzatamente, con una lentezza tale da
farla apparire un'impresa titanica. Sei felice di essere da solo, in
questo momento. Se qualcuno ti avesse visto in tali condizioni,
avresti finito sicuramente per sotterrarti tu stesso. Non ti è mai
piaciuto mostrarti debole.
Certo, però, che sei proprio
masochista. A che scopo esaminarti il viso con le dita, se il minimo
tocco avrebbe potuto farti scattare in aria come una molla, se solo
non fossi stato bloccato dalle macerie?
Te lo chiedo di nuovo:
che problemi hai, Mello?
Ti pare questo il momento di metterti a
pensare a Near?
Il freddo e geniale Near. Quanto ti sarebbe
piaciuto, anche solo per una volta, vederlo reagire come qualsiasi
altro essere umano farebbe. Sempre così apatico ed impassibile, come
se nulla sia in grado di suscitare emozioni in lui. Come avresti mai
potuto lavorare con lui, Mello? Siete così diversi. Arrogante come
sei, avresti finito per piantargli una pallottola in testa.
Oh,
ora capisco cosa stai cercando di fare. Il peso che ti schiaccia sta
diventando troppo forte, vero? Qualsiasi cosa può servire come
appiglio, ormai, pur di non piombare nell'oscurità. Ti aggrappi con
le unghie e con i denti a quella poca lucidità che ti resta,
ripetendoti chi sei e perché lo stai facendo. Allora ricominci a
lottare, districandoti a fatica tra le macerie.
Ignori il dolore
più che puoi, anche se la lista si allunga: braccia, torace, la gola
perfino... Qualsiasi parte del tuo corpo è immersa in atroci
sofferenze, ma tu, arrogante bastardo che non sei altro, vuoi
mostrare di essere perfino più forte di tutto quel dolore. Riesci a
metterti seduto, in qualche modo, ed hai come la netta impressione
che qualcosa manchi alla tua lista.
Ci penserai più tardi. Adesso
sei fin troppo impegnato a cercare di liberare quella maledetta
gamba, finendo solamente per farti ancora più male. Vieni
inghiottito di nuovo nel buio, e ti lasci cadere con la schiena a
terra, senza badare al dolore di quell'improvviso contatto col
pavimento.
È inutile, ormai, cercare di capire cosa ti faccia
più male. Sei diventato un tutt'uno col dolore, e tenere gli occhi
aperti ora è più difficile che mai. In un recondito angolino del
tuo cervello, risiede il patetico desiderio di smetterla di lottare e
di ascoltare i bisogni del tuo corpo.
Cosa, Mello, ti stai
arrendendo?
Un
minuto.
Un minuto è tutto quello che ti dai per esaudire le
suppliche delle tue palpebre. Concedi loro di riposarsi per quel
brevissimo arco di tempo, ma non c'è più quel buio pesto che ormai
ti stavi aspettando. Scorgi una chioma rossa nell'oscurità, come una
fiamma calda e rassicurante.
È troppo, non ce la fai.
Riapri
gli occhi, pallido come un lenzuolo, e finalmente vedi due iridi
smeraldine fisse nelle tue. È così bello da sembrarti un
miraggio.
Tu lo hai abbandonato, ma lui attraverserebbe ugualmente
l'Inferno per te.
«Matt... ?»
Il cuore, ecco cosa
mancava alla lista.