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Autore: Astrid lover    17/02/2015    4 recensioni
[ModernAU!]
L'amore... che sentimento meraviglioso. Non c'è sensazione più bella che sentire il cuore battere all'impazzata perché hai incrociato lo sguardo della persona che ami più della tua stessa vita. Capita a volte però di subire delle grosse delusioni. Magari la persona dei tuoi desideri non ti vuole... il cuore ti si spezza, cadi in un turbinio di emozioni negative e non fai altro che pensare a lui o lei. Ma secondo voi, si può scatenare una guerra per vendetta? E secondo voi, quello è amore? In questa storia vedremo come protagonisti i nostri Cavalieri dei draghi, ormai ventiduenni e pronti per affrontare il vero amore e... una catastrofica guerra causata solo per una delusione d'amore. Ce la faranno i nostri eroi a contrastarla? Serviranno rinforzi? E cosa succederebbe se una ragazza che fino ai 20 anni ha vissuto senza genitori né l'anima gemella, venisse accidentalmente risucchiata da un magico portale di ghiaccio e venisse catapultata in un mondo strano? E se trovasse l'amore?
(ambientata dopo le vicende di Dragon Trainer 2)
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era una bellissima giornata d’estate. Il sole splendeva alto e caldo nel cielo terso e azzurro speranza. Avete presente quell’azzurro che invoglia a correre liberamente tra i campi di grano e buttarsi da un momento all’altro per guardare le forme delle nuvole? Ecco, quel giorno era quel tipo di giornata. Benché il tempo fosse meraviglioso e tirava un’aria fresca che spezzava completamente il caldo, due ragazze, una con vellutati capelli lunghi, lisci e castano-ramati, l’altra con una bellissima e folta chioma di capelli mori e ricci, i quali nomi erano per la prima Astrid e  per la seconda Cristina, se ne stavano rintanate in camera attaccate al computer. E cosa stavano facendo se non documentarsi sul loro film d’animazione preferito e contemplare innamorate le foto del personaggio più bello di sempre? Queste due giovani donne erano stese sul tappeto verde smeraldo della casa di Astrid a parlare e a guardare lo schermo piatto del computer. D’un tratto Cristina sgranò gli occhi.
“Non è possibile! Io giuro che… che…” sbottò ad un tratto.
“Che…?”
“Che… lasciamo perdere. Dico solo che non approvo il fatto che mettano Hiccup con Jack Frost o con Merida o con Rapunzel o… ancora peggio, con Elsa o Anna! Hic è di Astrid!” motivò.
“Concordo con te Cry… non credo che l’invenzione di queste coppie sia stata una bella trovata… ma che possiamo farci, intanto. Uno potrebbe dirci che siamo impazzite, perché si tratta solo di un film e che i gusti sono gusti…”
“Di un film? Di un film?! Si tratta del film più bello di sempre e del ragazzo più bello del mondo!! Lo sai anche tu, Astrid!” esclamò Cristina. Astrid sbuffò e si portò la mano alla fronte.
“E quindi, sentiamo signorina rivoluzionaria, che cosa intende fare? Andare a Berk, parlare con gli abitanti e informarli che noi vogliamo combattere al loro fianco?” domandò sarcasticamente.
“Ehi sorella! Mi hai completamente letto nel pensiero!!” esclamò ridendo l’altra.
“O dei… Cristina lo sai che Berk è una finzione! Non esiste!” gridò Astrid.
“E chi te lo dice magari…” Cristina non finì di parlare che venne colpita da un grosso sasso alla testa e cadde a terra svenuta.
“O dei! Ma che succede?!” sussurrò Astrid avvicinandosi al corpo dell’amica. La ragazza si distrasse e la stessa cosa accadde a lei. Dopo mezz’ora Astrid si svegliò e dovette trattenere un urlo di sorpresa per non risultare patetica.
“Oddei! Ma dove siamo?!” domandò all’uomo che era davanti a lei. Lui si voltò verso di lei e sorrise.
“Buongiorno signorina!” salutò lui.
“Aspetta… ma io ho le visioni per caso?! T-tu s-sei…” balbettò incredula Astrid. Non poteva credere di essere a cavallo di Zannacurva e di star parlando con Moccicoso.
“Sì! Ben detto, ragazza. Io sono Moccicoso Jorgenson!!” si presentò baciando i suoi muscoli. La ragazza fece una faccia alquanto schifata e si voltò verso l’amica che ancora dormiva.
“Cristina… ehi!!” sussurrò. L’altra sbadigliò e pigramente aprì gli occhi.
“Dove siamo?” domandò con la voce ancora impastata dal sonno.
“Ehm… Premetto che. 1, non stai sognando ma è tutto vero. 2, siamo a cavallo di due draghi guidati da Moccicoso e Gambedipesce.” Spiegò Astrid.
“Cosa hai detto?!” tuonò destandosi all’istante. Si guardò intorno: sì, effettivamente lei era a cavallo di Muscolone e difronte a lei c’era il corpo robusto di Gambedipesce. “Oddei…”
“Buongiorno signorina Cristina e benvenuta sulla Muscolone Express!!” annunciò quasi solennemente il biondo.
“Ehmm… grazie…” rispose la ragazza stordita. Ma come poteva essere? Quello era sicuramente un sogno, poco ma sicuro. Le due si strofinarono gli occhi, li aprirono e li richiusero. Si coprirono le braccia anche di pizzicotti per vedere se quello che stavano vivendo era realtà. Ma niente, provavano solamente male e non si svegliavano.
“Ok… devo cominciare per caso a credere che questa è… è la verità?” domandò Astrid sconcertata.
“Ma certo bella. È la pura verità… come ho fatto a non incontrarti prima, principessa?” domandò Moccicoso alla castana.
“Ehmm…. Ehi Moccicoso vacci piano! Principessa a chi?!” tuonò impetuosamente la ragazza.
“A te fiorellino!!” disse il ragazzo abbracciandola. Astrid cercò di liberarsi dall’abbraccio stressante e ce la fece.
“Azzardati a toccarmi una seconda volta e non ti faccio arrivare a domani! Hai capito?!” minacciò.
“Come ti pare.” Rispose lui, sotto le grasse risate di Cristina.
“Ehi tu! Che hai da guardare?!” la rimproverò la ragazza. La riccia di ricompose, accennando alcune risatine quando l’amica si rigirò verso Moccicoso. Il viaggio procedette silenzioso, sino a quando Moccicoso non decise di rompere il ghiaccio con una delle sue solite lamentele.
“Gambe ci possiamo dare una mossa?! Muscolone è lenta come una lumaca! Di questo passo a Berk ci arriveremo in due mesi!” tuonò scocciato. Il biondo non rispose, si limitò a lanciargli un’occhiata indifferente. “Ehi tu, bambola, vuoi vedere come cavalca un drago un vero uomo?” domandò allora ad Astrid.
“Verameeente non…. Ahhhhh!!” gridò la castana quando Moccicoso fece fare delle giravolte in aria a Zannacurva. Quando si fermarono, Astrid si ritrovò appiccicata alla casacca del ragazzo e, quando se ne accorse, si scansò velocemente da lui, sempre sotto le risate di Cristina che ormai non riusciva più a trattenersi. “E’ così che sa volare un vero uomo?! Figuriamoci se non lo fossi, allora!!” lo rimproverò lei.
“Certo, e non hai visto tutto!” esclamò fieramente Moccicoso ridendo. Ma il detto dice sempre:” Ride bene chi ride ultimo” ed infatti, la furba Zannacurva si incendiò, facendo rosolare bene bene il sedere del suo cavaliere e della povera sventurata che gli era dietro. Gambedipesce e Cristina risero a lungo.
“Senti, amica mia, non è che possiamo fare cambio drago? Così, giusto per farti provare l’ebbrezza di cuocersi il didietro?!!” esclamò sarcasticamente la liscia massaggiandosi la parte bruciata.
“Ahaha!! Sai Astrid che sei proprio sarcastica? Dovrei chiamarti Astrica o…. no, è bruttissimo… l’ho trovata! Ti chiamerò SarcAstrid!!” esclamò ridendo la riccia. La castana le rivolse uno sguardo truce. “Ah! Mi sono dimenticata di rispondere alla tua domanda. La risposta è no. Vado benissimo su un drago lento e che non si incendia ogni tre per due…” disse indicando il corpo nuovamente incandescente di Zannacurva. La ragazza guardò la parte indicata e fu allora che si mise in piedi per evitare di incendiarsi nuovamente il sedere.
“Ecco! Ecco Berk!!” esclamò Gambedipesce eccitato.
“Oh miei dei!” dissero all’unisono le due, estasiate. Non vedevano l’ora di approdare sull’isola dei loro desideri. Dopo qualche minuto atterrarono nella piazza dell’isola. Le due giovani donne scesero dai draghi accompagnate dai Cavalieri. Le due si guardarono intorno con meraviglia.
“Io non posso crederci…” sussurrò Astrid. No, lei non ci credeva, al contrario invece di Cristina, che era felice di crederci. “Tutto ciò… non può essere vero, assolutamente no.” Disse.
“Posso darti un consiglio? Sorridi, annuisci e goditi l’avventura.” Consigliò la riccia. Astrid annuì e liberò la sua mente da quei pensieri che non le facevano vivere appieno quella bellissima esperienza che era appena cominciata.
“A-a-Astrid?! Girati!!” balbettò Cristina tirando la manica della camicetta bianca della castana. Quest’ultima parve infastidita dall’insistenza dell’amica.
“Arrivo Cry! Dammi solo un….” Si bloccò alla vista del ragazzo che stava venendo loro incontro. “… secondo” completò subito dopo.
“Ma non è perfettamente perfetto?” domandò estasiata Cristina.
“Ohh… sì che lo è!” rispose sorridendo innamorata l’altra. Il ragazzo “perfettamente perfetto” che si stava dirigendo verso di loro era il bellissimo Hiccup. Le due lo guardavano avvicinarsi estasiate ma poco dopo Astrid si rese conto della cosa imbarazzante che stavano facendo ed attirò l’attenzione dell’amica.
“Ehm… Cry ti rendi conto di cosa stiamo facendo?” domandò a bassa voce. La riccia sembrava non ascoltare, intenta a contemplare la figura snella ed asciutta del ragazzo che ormai era dinanzi a loro. “Cryy!!!!!!” esclamò sempre a bassa voce. Hiccup arrivò da loro e si fermò, sorridente.
“Benvenute ragazze! Io sono…” lui non finì di parlare.
“Sì! Sappiamo benissimissimo chi sei!!!! Hiccup Horrendous Haddock III!!” esclamò senza un minimo di calma Cristina che stava scoppiando di gioia e saltellava battendo le mani. Il ragazzo guardò interrogativo la liscia, che fece successivamente spallucce e nascose il suo rossore in volto, dato dallo sguardò smeraldino meraviglioso di Hiccup posato su di lei.
“Ok… voi invece siete…?” chiese Hiccup alle due. Le ragazze si guardarono e si sorrisero, poi Cristina si fece coraggio e parlò.
“Io mi chiamo Cristina e lei è Astrid.” Presentò la riccia. Hiccup le osservò entrambe ed Astrid fece un sorriso imbarazzato e salutò con una mano, quando toccò a lei essere guardata. “Una piccola domanda… posso sapere perché siamo qui?” chiese Cristina incuriosita.
“Ehm… ho ordinato a Moccicoso e Gambedipesce di trovare delle persone in grado di aiutarci a tenere alla larga Elsa, Anna, Frost, Merida e Rapunzel da me.” Spiegò il ragazzo.
“E perché siamo state scelte proprio noi?” chiese allora Astrid.
“Questo non lo so… chiedetelo a quei due.” Disse Hiccup indicando i due uomini.
“Non intendo rivolgere una sola parola a Moccicoso! Mi ha fatto venire il voltastomaco quando eravamo su Zannacurva e mi ha fatto rosolare per bene il fondoschiena! Per poi non parlare della rozza e barbarica “tecnica di rapimento”!!” esclamò la castana irritata.
“Rapimento cosa?! Moccio, Gambe! Venite subito qui!!!” ordinò Hiccup. I due si guardarono preoccupati e si diressero verso il gruppetto. “Si può sapere cosa avete combinato?!” domandò il ragazzo.
“Non credi che Hiccup sia ancora meglio quando parla con questo tono autoritario?” sussurrò maliziosamente Cristina all’orecchio dell’amica. Astrid la guardò e poi emise una piccola risatina.
“Ehm… c’era la finestra aperta, abbiamo sentito le ragazze parlare della loro disapprovazione verso le coppie tra te e Jack, Merida, Anna, Rapunzel ed Elsa e allora abbiamo pensato di aver trovato le ragazze giuste.” Spiegò Gambedipesce imbarazzato.
“Poi?”
“Poi… Gambe ha avuto la bruttissima idea di rapirle colpendole con un sasso alla testa, caricarle furtivamente sui draghi e portarle qui a Berk. Ho provato a fermarlo ma lui voleva aver ragione!” Disse tutto di un fiato Moccicoso.
“Eh no! Non sono stato io ad avere questa rozza idea! Sei stato tu, razza di uomo che di nome fa una cosa viscida che viene dal naso!” si difese Gambedipesce.
“Ragazzi, per Odino! Ma vi sembra il modo di portare a Berk due ragazze, sequestrandole barbaricamente da casa?!” tuonò Hiccup. I due uomini abbassarono il capo in segno di scuse. “Mi dispiace molto ragazze per come si sono comportati sti due…” si scusò il moro.
“Non ci sono problemi, Hiccup.” Rispose Astrid sorridendo. Il ragazzo ricambiò il sorriso, cosa che fece diventare rosso papavero la ragazza.
“Volete comunque darci una mano?” domandò dolcemente.
“Ovviamente sì!!” esclamarono all’unisono le ragazze decise.
“Allora vi occorrerà una casa, ci vorrà un po’ di tempo…” disse Hiccup.
“Mmm… che peccato… avrei voluto tanto entrare nella casa del grande Capo di Berk…” osservò Cristina.
“Sinceramente anche io.” Concordò annuendo l’altra. Hiccup parve un po’ imbarazzato a tali richieste e si grattò la nuca nervoso.
“Se… se volete proprio potete anche dormire a casa mia ma… preferirei andaste in quelle due case.” Disse indicando le due abitazioni. Astrid fece spallucce e fece per andare nella dimora indicata ma Cristina la fermò per un braccio.
“Che c’è scusa? Invadiamo per caso la tua privacy? Non è che vuoi invitare la tua ragazza a cena?” domandò con faccia ammiccante la riccia.
“Ma questi sono affari miei, non tuoi!!” esclamò imbarazzato il capo.
“Eh dai ammettilo!!” lo schernì Cristina. Hiccup mise un tenero broncio in volto che fece ridere le due giovani.
“Perché volete sapere su di lui…?  Invece perché non mi chiedi qualcosa su di me, baby?” chiese Moccicoso avvicinandosi ad Astrid e tirandola a sé.
“T-tu prova a chiamarmi “baby” un’altra volta ed io giuro che ordino a Zannacurva di incendiarti! Ah, troppo poco. Poi la costringo a pestarti ed infilzarti con i suoi artigli affilati, chiaro?!” urlò la liscia liberandosi da quella orrida stretta.
“Questo sì che è un comportamento da vichinga!” esclamò Hiccup appoggiando la sua mano sulla spalla della ragazza che sussultò a tale tocco. Cristina sbuffò e cominciò a guardarsi intorno.
“Ma allora? Dov’è?” chiese. Fece il suo elegante ingresso Astrid (la bionda, però) che si posizionò al fianco del suo Cavaliere. “Ah, arrivata in tempo, vedo.” Aggiunse sarcasticamente la riccia.
“Buonasera, milady.” Sussurrò Hiccup baciando dolcemente la compagna.
“Milady? Milady?? Ma tu spiegami cos’ha in più Astrid di noi due! Io sono troppo follemente innamorata di te e non mi hai mai chiamata così!!” gridò Cristina sbuffando adirata.
“Ma tu ce l’hai un minimo di cervello?! Ci conosce da solo qualche minuto!! E lei è la sua ragazza… anche se concordo con te, è troppo bello per essere vero…” aggiunse la castana con aria sognante.
“Chi sono queste due ragazze?” domandò la bionda curiosa.
“Io sono Astrid.” Si presentò la prima.
“Ma guarda che coincidenza…” aggiunse ironicamente la bionda.
“Ed io Cristina.” Disse la riccia.  “Posso baciarti?” chiese poi ad Hiccup, il quale sgranò gli occhi  a tale richiesta.
“Eh no! Se lo baci tu voglio baciarlo anche io!!” aggiunse l’altra.
“Ma cosa sarebbe questa reazione improvvisa?” chiese confuso Hiccup.
“Wo wo wo!! Questo è il mio ragazzo!!” tuonò Astrid.
“Un bacetto… sulla guancia ti prego!!” implorò Cristina.
“E’ fatta sorella, tu prendi la guancia destra ed io la sinistra.” Disse la liscia ridendo.
“Questa è proprietà privata!!” ribadì la bionda possessiva.
“Ma voi non dovevate essere qui per proteggermi da certe persone che mi gironzolano intorno?!” irruppe Hiccup.
“Sì, ma solo se ci dai un bacio…” disse ammiccante Cristina.
“Ma questo è un ricatto!!” gridò la bionda.
“Ultima offerta: un abbraccio, stretto stretto…” proferì la riccia irritata.
“E va bene ma…” il ragazzo non finì di parlare che le due si avventarono su di lui e lo strinsero forte, facendolo cadere a terra.
“Oh Thor… fa che questo abbraccio non finisca mai…” sussurrò la prima sprofondando il suo capo nel petto di Hiccup.
“Già…” concordò la liscia.
“Ora basta!!” tuonò Astrid, facendoci alzare tutti e tre in piedi.
“No no! Questo non vale! Doveva essere un abbraccio stretto stretto e non lo è stato!” obbiettò Cristina.
“Ma mi avete travolto!!”
“Va bene, noi ce ne andiamo.” Chiarì stizzita la riccia, andandosene.
“No no!! E tu come fai a lasciare anche solo per un minuto un ragazzo… così?!” la fermò l’altra tirandola per un braccio ed indicando Hiccup.  L’amica sbuffò.
“E va bene, restiamo.” Acconsentì.
“Eddai Astrid! Era solo un innocuo abbraccio, niente di che!! Non aver paura non ti rubiamo il ragazzo!” si giustificò Astrid.
“Sicura…? Io ci farei un pensierino…” disse ammiccante la seconda.
“Cry!” urlò la castana. “Sto cercando di farmela amica… Anche io voglio, che vai a pensare!” sussurrò.
“Ahh!”
“Cosa stavate dicendo?” chiese Astrid impetuosamente.
“Niente!” risposero le due all’unisono ricomponendosi.
“Sì ma poi come ce lo dividiamo? Ricorda, è uno solo!” aggiunse la riccia.
“Sta zitta!!” disse Astrid stringendo i denti.
“Eheh! Che… che c’è Astrid?” balbettò Cristina indietreggiando impaurita dall’avanzare minaccioso della bionda.
“Se voi provate solo a sfiorare Hiccup, giuro che vi rispedisco a casa!!” minacciò.
“Nooooo! No! Calma Astrid!! Tuuuuto sotto controllo!!!” accorse la liscia tirando Astrid per le braccia.
“No! Io non mi separerò mai da lui! È mio!!” singhiozzò Cristina.
“Oddei…” sussurrò sconsolata la castana sbattendosi la mano in fronte.
“Ci capisco sempre meno… non eravate qui per aiutarci a tenere lontane le persone che mi amano tranne Astrid?” domandò confuso il ragazzo.
“Infatti, io mi chiamo Astrid.” Annuì la castana. “Perché?! Non siamo carine abbastanza per te?! Beh, se vuoi solo Astrid, la bionda intendo, ritieniti da solo a combattere! Su di me non contarci!” gridò lei scappando via, inoltrandosi nella foresta.
“Aspetta Astrid!!” urlò Hiccup correndole un po’ dietro. “Oh Thor…” sussurrò fermandosi e sbattendosi una mano in fronte.
“Ne rimane solo una… Muah!!” disse Cristina avvicinandosi al ragazzo e mandandogli un bacio volante.
“Lascia stare, Cry.” La ammonì nervoso, andandosene infastidito. La ragazza sorrise felicemente.
“Hai sentito?! Mi ha chiamata Cry!!!” gridò lei “alla foresta”. In realtà si riferiva all’amica, che solo Odino sapeva dove si era cacciata. Hiccup si girò verso di lei e la guardò perso.
“Come volete. Ma se poi vi ritrovate su internet un selfie mio e di Jack Frost non è colpa mia!” si scagionò Hiccup sbattendo le mani sui fianchi.
“Ok Hic. A noi non da fastidio se ti fai i selfie con Frost. Chiedilo piuttosto alla tua stressante e suscettibile ragazza che non ci permette di darti nemmeno un bacino sulla guancia, se le va bene. Secondo me ti staccherebbe la testa a suon di asciate.” Rispose indifferente Cristina. “Quindi vedi tu. Ehmm… io proporrei di andare a cercare Astrid…”
“Cry… Astrid è qui!” disse stressato.
“No! Testa di zucca! La mia amica Astrid, genio!” tuonò.
“Ah.”
“Uuuuun attimino! Mi hai chiamata di nuovo Cry!! Ti amoooo!!” disse avventandosi sul ragazzo.
“Vedi di stare attenta a dove metti le mani!” la riprese la bionda, che supervisionava possessivamente la scena.
“Va bene va bene va bene. Non uccidermi. Andiamo a cercare Astrid, però!”
“Perché deve chiamarsi come me? Mi da fastidio questa cosa!”
“Allora. Se ti chiamo Cristina ti comporti normalmente?!” chiese stremato Hiccup rialzandosi debolmente da terra. Le due lo guardarono sorprese. E cosa centrava quella domanda in quel momento. Con indifferenza ci passarono sopra e continuarono a parlare delle loro cose.
“Biondina se la mia amica si chiama come te… ma che problemi ti fai, per Odino?!”
“Potrebbero saltare fuori dei fraintendimenti!!” si giustificò la bionda.
“Tipo?” la stuzzicò ammiccante.
“Lascia stare.”
“Ritornando a te... dipende che tono usi.” Disse rispondendo alla domanda fatta da Hiccup che intanto assisteva alla scena confuso.
“Allora Cristina, ascoltami…” le parole che seguirono queste non furono ascoltate dalla ragazza, che intanto pensava:” Ma quanto mi piace questa voce autoritaria….”. La riccia si fece trasportare dalle emozioni e face una faccia imbambolata.
“Con te non si può ragionare. Vogliamo andare a cercare quella ragazza e mettere tutte le cose in chiaro, per tutti gli dei?!” tuonò l’uomo.
“Ti stai per caso affezionando a quella ragazza?! Provaci e ti stacco… Hic? Hic dove ti sei cacciato?! Cry? Oddei, giuro che rimando tutti a casa…” sussurrò la bionda che intanto ritornava nella sua abitazione. Nel mentre nella foresta, i due ragazzi perlustravano a tappeto tutto lo spazio per trovare Astrid, ma niente da fare.
“Astrid! Heyy!! Vuoi venire fuori razza di ragazza alla quale piace giocare a nascondino, per tutti gli Dei??!” gridò chiamandola l’amica.
“Astriid!!” chiamò Hiccup. “Ma è sempre stata così la tua amica?”
“No… ci conosciamo da quando avevamo sei anni, siamo sempre state legate come… due sorelle. È una ragazza sempre ben voluta, è educata ed ha qualità. Non l’ho mai vista reagire in un modo così improvviso…” spiegò Cristina. Hiccup annuii e rivolse uno sguardo perso alla vegetazione.
“Sai, non credevo di fare un effetto del genere alle donne…” ammise ridendo. Cristina lo guardò e fece una faccia alquanto stupita.
“Sei serio?” domandò con tono neutro.
“Ovviamente.”
“Ma a te manca qualche valvola, amico!” esclamò lei. “Senti, ti chiedi il perché dell’esistenza di tante fangirl? Per gli dei, ma a volte ti guardi allo specchio?! Credo di no.”
“Certo che mi guardo allo specchio. E vi vedo un ragazzo che non sa nemmeno chi è e qual è il suo scopo nella vita…” rispose sconsolato. La riccia lo guardò in malo modo.
“Puoi continuare la ricerca da solo… adios amigo.” Disse dandogli una pacca sulla schiena e cambiando direzione. Hiccup sbuffò e continuò a cercare la giovane donna da solo. Camminò per mezz’ora buona, finché non udì un canto. Un melodioso canto che seguì curioso. E fu quel canto, che gli fece trovare la ragazza cercata. Si trovava sulla cima del Capo Corvo, a guardare il bellissimo tramonto estivo che Berk donava. E intanto cantava. Sì, la sua passione era cantare.
“Astrid…. Per gli dei non farlo mai più…” disse con respiro affannoso Hiccup. La donna si girò verso di lui e si toccò la treccia castana.
“E perché mai non dovrei, scusa? Tanto cosa ti importa?” domandò rigirandosi verso il mare.
“Perché non posso permettere che accada qualcosa ad un cittadino di Berk.” Rispose appoggiando delicatamente una mano sulla sua spalla e sedendosi di fianco a lei.
“Io non sono cittadina di Berk.” Obbiettò ancora.
“Non è vero.”
“Lascia stare Hic. Preoccupati solo per la tua Astrid.” Disse lei scocciata, alzandosi. Hiccup la fermò con un braccio. Tanta era la forza che andò a sbattere contro di lui.
“Perché fai così?” domandò lasciandola.
“Non sono fatti che dovrebbero riguardarti, Hiccup.” Rispose astiosa.
“E invece sì, vorrei aiutarti.” Ribatté fermamente.
“Per favore, lasciami in pace. È già tardi, Astrid si arrabbierà se non torni e non voglio avere la tua morte sulla coscienza.” Disse frettolosa.
“Astrid non mi ucciderà, Astrid” chiarì. La ragazza sbuffò e cominciò a piangere. Si accasciò a terra e si coprì il viso con le mani. Sentì la mano del ragazzo sfiorare la sua e toglierla dal suo viso rosso papavero. “Che c’è?” domandò dolcemente. “Perché piangi?”. Astrid si asciugò le lacrime con la manica e si alzò in piedi.
“Sai… la mia infanzia non è stata certo un’infanzia invidiabile… Ho perso i genitori all’età di quattro anni e ho dovuto cavarmela da sola fino ad adesso. Ho perso mia sorella e… la memoria, in seguito ad una botta forte sulla testa ricevuta da un bullo. Fortunatamente ho conosciuto Cristina. Lei mi ha sempre aiutato, in tutto. Non ho nemmeno un fidanzato e a vent’anni non è il massimo.” Spiegò lei. “Io… non so cosa sia l’amore.” Aggiunse poi, singhiozzando lievemente.
“Oddei… non sapevo…” sussurrò Hiccup sconcertato.
“Non preoccuparti…” disse lei sorridendo amaramente. Le mancavano i suoi genitori. E anche sua sorella, della quale non ricordava nemmeno il nome. Voleva loro molto bene, ma l’hanno lasciata. I minuti di silenzio furono interminabili.
“Grazie, Hiccup. Questo momento di sfogo mi è servito molto. Da tanto tenevo repressa questa… questa tristezza ed ora… l’ho tirata fuori. Grazie davvero.” Disse lei rompendo il ghiaccio. Hiccup le rivolse un comprensivo sorriso e si alzò, porgendole la mano per farle fare altrettanto. Lei la accettò e si mise in piedi. I due, giunti nella piazza, si salutarono ed entrarono nelle loro rispettive case.
“Hic? Come mai ci hai messo tanto?” chiese Astrid quando il ragazzo entrò nell’abitazione.
“Siamo andati a cercare Astrid.” Spiegò baciandola.
“Mmm… non mi piace questa storia, sappilo.” Lo avvisò.
“Astrid… se conoscessi bene la storia di quella giovane donna capiresti tutto.”
“E quale sarebbe la storia, sentiamo?”
“Ha perso genitori e sorella a quattro anni. È dovuta crescere da sola, senza nessuno che la aiutasse. Poi, ha perso la memoria, in seguito ad una botta forte ricevuta in testa da parte di un bullo. Poi ha incontrato Cristina e da lì è riuscita ben o male a vivere abbastanza serenamente, con ancora però un vuoto incolmabile nel cuore. Lei ha vent’anni e non ha il ragazzo, non l’ha mai avuto. Lei non sa cosa sia l’amore.” Spiegò lui. Astrid lo guardava sconcertata.
“Oddei non… pensavo..” sussurrò lei tristemente. Una lacrima percorse inesorabile la guancia della bionda. Hiccup si avvicinò a lei e gliela asciugò, poi l’abbracciò. Sapeva benissimo il motivo di quel pianto: anche a lei era successa una cosa simile. “Mi dispiace… sono stata perfida…” singhiozzò la ragazza tra le braccia del fidanzato. Lui la baciò dolcemente e le carezzò la gota.
“Tu non sei mai perfida, mia signora.” Sussurrò sorridendole. Lei gli posò un ultimo bacio a fior di labbra e si allontanò delicatamente, andando a versare la cena in due ciotole.
Intanto Cristina era uscita dalla sua abitazione e vagava al chiaro di luna per le vie di Berk.
“Santo cielo… qui fa un freddo barbino… colpa di quei due idioti! Se ci avessero chiesto prima venire qui almeno ci saremmo portati pure i vestiti!!” disse fra sé e sé la ragazza. Passò per la casa della sua amica Astrid e la vide seduta accanto al camino, rannicchiata su sé stessa avvolta da una coperta bianca. Si fermò un attimo a guardarla: stava piangendo e lei sapeva benissimo perché. Avrebbe voluto tanto entrare nella casa ma proseguì il suo cammino. D’un tratto le parve di riconoscere l’abitazione alla quale era davanti: quella del capo. Con un malizioso sorriso sgattaiolò sotto la finestra per spiare Hiccup e l’amata compagna Astrid. Guardò la scena intenerita: i due erano accoccolati anche loro vicino al camino e si scambiavano baci, abbracci e dolci parole. Fece per andarsene ma inciampò ed andò a sbattere contro la casa, ritrovandosi stesa davanti alla porta. La coppia si alzò ed andò ad aprire.
“Cristina! Che ci fai qui?” domandò Astrid notandola.
“Ehmm… ero venuta perché… perché… perché fa freddo ed allora volevo chiederti se avevi qualcosa da prestarmi.” Disse imbarazzata. La bionda sorrise, l’aiutò ad alzarsi e la invitò ad entrare nella casa.
“Vieni pure al piano di sopra. Nell’armadio dovrei avere qualcosa.” Disse Astrid salendo le scale a chiocciola della casa. Rovistò nella cabina armadio e vi trovò una pelliccia beige. “Eccola, questa fa un bel caldino. Tienila pure, ne ho altre qui.” Esclamò mettendogliela sulle spalle sorridente. Cristina non credeva ai suoi occhi: non aveva ancora visto Astrid comportarsi in un modo così gentile e servizievole, dopo tutto quello che avevano combinato lei e l’amica. La ragazza ringraziò cordialmente e salutò sia Astrid che Hiccup, poi si diresse a casa, stanca per il lungo viaggio compiuto quel giorno.
   
 
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