Cold Coffee.
– She's
like cold coffee in the morning –
Rivaille maledì chiunque l'avesse aiutato a raggiungere il letto, quella notte, per non aver tirato le tende delle finestre che ora riflettevano, inclementi del suo dopo-sbornia, i tiepidi raggi solari di metà settembre.
Strizzò gli occhi, ancora intorpiditi dal sonno, e si rigirò sull'altro fianco, seppellendo il volto nel cuscino. Immagini sfocate della serata precedente gli tornarono in mente sotto forma di flashback, piuttosto confusi, cui non riusciva ad attribuire una sequenza ordinata.
«Non c'è
molto da
festeggiare, Hanji. La missione è stata un fallimento e
metà dei
nostri uomini sono morti».
«Siamo ancora vivi, non
è così?», gli rispose la donna,
offrendogli la bottiglia di vino
da cui aveva preso soltanto un sorso, in attesa di condividerla col
caporale.
«No,
grazie. Preferisco il mio tè», rifiutò,
disgustato dall'odore
pungente dell'alcool.
«Come vuoi», Hanji
scrollò le spalle, inumidendosi nuovamente le labbra con la
bevanda
scura. «Non deve piacerti per forza, ma aiuta a
dimenticare».
«Dimenticare
quanti ne abbiamo persi 'stavolta? Non voglio dimenticare, Hanji.
Voglio
smettere di far morire uomini là fuori».
E
Rivaille sperò ingenuamente,
per
un istante,
che in
quell'intruglio dal sapore nauseante ci fosse la soluzione ai suoi
problemi.
«Il vino non può fare
nulla per questo».
«Allora no, grazie».
* * *
Rivaille
esaminò perplesso il distintivo della Polizia Militare che Marlo
Freudenber,
appena annunciato da Erd, sfoggiava sulla divisa.
«Che diavolo ci fa lui
qui?», domandò a Erd, accertandosi che il suo tono
di voce fosse
abbastanza alto – e infastidito – perché
il ragazzo sapesse di
non essere il benvenuto.
«Sono stato mandato da
parte del comandante Nile, signore», deglutì
vistosamente quest'ultimo. «Devo
recapitare un messaggio al comandante Erwin».
«Erwin è
partito in una spedizione ricognitiva oltre le mura. Faccio io le sue
veci», tagliò corto il caporale, senza smettere di
guardare
l'involontario ambasciatore con disprezzo.
«Il re richiede un
rapporto dettagliato sui costi delle ultime missioni,
signore»,
proseguì l'altro, sostenendo fieramente, seppur con qualche
incertezza, il duello non verbale col caporale. «In termini
di
risorse monetarie e... umane. Ha ragione di credere che stiate
sprecando entrambe».
Il silenzio calò greve
nella stanza; Hanji ed Erd si scambiarono un'occhiata allarmata,
mentre l'unico suono udibile era il battito accelerato del cuore del
poliziotto.
Rivaille tornò a firmare
i documenti, ordinatamente impilati sulla scrivania, e per un istante
Marlo pensò di averla scampata, ma la sfumatura cupa della
voce
dell'uomo smentì subito le sue vane speranze.
«Hanji, hai ancora un
po' di quella roba?»
«Certo».
«Penso che tra un po'
avrò proprio bisogno di dimenticare la sua brutta
faccia».
* * *
Gunther si era chiesto almeno mille volte, durante il tragitto verso la camera di Petra, perché fosse toccato proprio a lui l'ingrato compito di avvertirla di quanto era appena accaduto al Quartier Generale: al ritorno di Erwin, avrebbe sicuramente sporto reclamo per l'ingiusto trattamento che gli riservavano sempre gli altri membri della squadra.
«Lui ha fatto
cosa?»
Ora sapeva che le sue
orecchie sapevano resistere anche a simili decibel –
“grazie
tante, Hanji.”
«Ha picchiato un soldato
e poi si è scolato una bottiglia. Poi ha tentato di
picchiarlo di
nuovo», ripeté meccanicamente, evitando
d'incrociare
gli occhi infuocati della giovane.
«E voi dove diavolo
eravate in tutto questo?»
«Mi dispiace» e il suo
tono sembrava sincero.
Petra scrollò la testa,
ancora indignata; nonostante tutto, era facile al perdono.
* * *
«Come sta il
ragazzo?»,
la voce calma di Erd tranquillizzò Petra che, in ginocchio
accanto a
Marlo, tamponava il sangue che gli scorreva sul labbro inferiore.
«Solo un taglio
superficiale», lo ragguagliò, dando un'occhiata
alla sua destra per
vedere Rivaille trascinato via verso la propria camera.
«Quei bastardi non
l'hanno nemmeno mai visto un Titano!», lo sentì
sbraitare, mentre
tentava di divincolarsi dalla stretta dei suoi sottoposti.
«Chi l'avrebbe mai detto
che il piccoletto fosse così pesante!»,
protestò Auruo rivolto a
Gunther che, per tutta risposta, si limitò a un cenno
affermativo
del capo. No, quella non era decisamente la sua giornata fortunata.
«Domani me la pagherai
per avermi chiamato piccoletto, stronzo!»
«Dubito che se lo
ricorderà ancora, Heichou».
Petra sospirò.
«Ci penso io».
* * *
«Cerchi di
dormire».
Il monito dolce di Petra
gli rilassò all'istante i muscoli contratti del volto e
Rivaille
smise di tormentare il lembo, ormai stropicciato, delle coperte.
Pensò che era un bel
modo di addormentarsi, cullato dalla sua voce.
* * *
«Heichou,
è sveglio?»
La voce flebile di Petra,
dall'altra parte della porta, giunse ovattata alle orecchie del
caporale, ancora restie a qualunque altro suono che non fosse il
già
fastidioso ronzio che gli appesantiva la testa.
Non ottenendo risposta più
nitida di un mormorio confuso, la ragazza si risolse a entrare,
azzardando qualche timido passo nella stanza da letto di Rivaille che
mai aveva osato profanare a quell'ora del mattino. Le sembrava di
sbirciare un frammento troppo intimo in cui non le era stato dato il
permesso d'accesso.
Lasciò vagare lo sguardo
sulle pareti spoglie e i mobili essenziali, per poi posarlo
involontariamente sulla divisa della Legione Esplorativa, abbandonata
sul pavimento da Gunther che, la notte prima, aveva ricevuto il
compito di svestire il caporale.
Petra deglutì appena nel
notare la schiena nuda del caporale, bianca quasi
quanto le
lenzuola che lo avvolgevano solo dall'addome in giù.
«Ho pensato di venire a
controllare come sta», bisbigliò imbarazzata,
puntando i suoi occhi
ambrati sul pavimento.
«Una vera merda», si
decise a mugugnare Rivaille, sollevandosi su un gomito e scrutando
con aria interessata il vassoio che la giovane soldatessa reggeva tra
le mani.
«Lo sospettavo», la
ragazza gli rivolse un sorriso indulgente e posò la tazza di
caffè
sullo scrittoio, per poi fare un passo indietro e aspettare,
discreta, che l'uomo si rivestisse. «Le ho portato il
caffè.
Rigorosamente freddo per far passare la sbornia,
diceva sempre
mio padre».
«Immagino di non voler
sapere perché tuo padre ti elargisse simili
consigli», borbottò
l'altro, d'un tratto disturbato dall'idea che Petra potesse mai
essersi ubriacata.
«Forse
no», ridacchiò
la ragazza, voltandosi leggermente
di
spalle quando il caporale si convinse ad abbandonare il letto per
indossare alla svelta camicia e pantaloni.
«Ho
perso il controllo, non è vero?», le
chiese l'uomo, avvicinandosi a lei e prendendo posto sulla sedia che
Petra aveva già provveduto a scostare dal tavolo. Pensava
sempre a tutto,
Petra.
La giovane annuì, senza
osare incontrare i suoi occhi.
«Maledizione», imprecò
Rivaille, tenendosi la testa, ancora dolorante, fra le mani.
«Ne abbiamo persi tanti con
l'ultima missione. È normale voler dare la colpa a qualcuno
all'infuori di se stessi».
Rivaille la guardò e si
chiese come fosse possibile che quella ragazza dall'aria tanto
fragile fosse la sola a trovare sempre le parole giuste per calmarlo.
'Cause
I love the way you wake me up
For goodness sake, will my love not
be enough?
«Allora,
io vado», farfugliò Petra, confusa dalla durata
dello sguardo
perforante di Rivaille.
«Resta».
Non
era
un
ordine, ma una richiesta dettata dall'urgenza di non voler restare
solo
– anche
–
quella mattina; l'urgenza di voler condividere la propria sofferenza
con qualcuno che potesse comprenderla.
Petra
non commentò; si limitò ad appoggiare la testa
allo stipite della
porta e
a chiudere gli occhi stanchi,
aspettando pazientemente che l'uomo finisse di sorseggiare il
caffè.
Rivaille
si
beò a lungo di quell'immagine;
bagnava la punta della lingua nella bevanda amara e
immergeva gli occhi nel volto
assonnato
della donna che
da anni, silenziosa, lo amava.
* * *
«Odio tutto questo, Petra. Odio essere
io quello che sopravvive».
«Da morto non servirebbe a nessuno,
Heichou».
Tell
me how to fall in love
The
way you want me to
Note dell'Autrice:
Non
ho molto da dire per questa brevissima
OneShot;
l'ho scritta subito dopo aver ascoltato la magnifica Cold
Coffee
di Ed Sheeran (e
oggi è anche il suo compleanno, viva le coincidenze!), perché
non potevo resistere a ritrarre un Rivaille sbronzo, lo ammetto.
Anche se aveva le sue ragioni, no?
E
niente, è una storia senza troppe pretese e leggera, spero
l'abbiate
gradita.
Semplicemente,
avvertivo la
necessità
di tornare sui lidi della mia OTP per eccellenza
e non vedevo l'ora d'inaugurare la serie, interamente dedicata a loro
due: "Tra
le crepe e gli spazi", di cui – al momento
–
fa parte solo "Deriva".
Preparatevi
a un'ondata di MissingMoments come questo, sìsì.
Alla
prossima,
Ayumu