Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: graciousghost    17/02/2015    6 recensioni
[Prima classificata allo "Slice of life contest" indetto da MistyEye e giudicato da RoseDust sul Forum di EFP]
Rivetra ♥ | MissingMoment | Ispirata da “Cold Coffee” di Ed Sheeran]
Di un Rivaille sbronzo – per ottime ragioni, ma pur sempre sbronzo – e di una Petra che è quasi una benedizione.
«Odio tutto questo, Petra. Odio essere io quello che sopravvive».
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Auruo, Bossard, Gunter, Shulz, Hanji, Zoe, Petra, Ral
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tra le crepe e gli spazi '
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Cold Coffee.


She's like cold coffee in the morning –

Rivaille maledì chiunque l'avesse aiutato a raggiungere il letto, quella notte, per non aver tirato le tende delle finestre che ora riflettevano, inclementi del suo dopo-sbornia, i tiepidi raggi solari di metà settembre.

Strizzò gli occhi, ancora intorpiditi dal sonno, e si rigirò sull'altro fianco, seppellendo il volto nel cuscino. Immagini sfocate della serata precedente gli tornarono in mente sotto forma di flashback, piuttosto confusi, cui non riusciva ad attribuire una sequenza ordinata.


«Non c'è molto da festeggiare, Hanji. La missione è stata un fallimento e metà dei nostri uomini sono morti».
«Siamo ancora vivi, non è così?», gli rispose la donna, offrendogli la bottiglia di vino da cui aveva preso soltanto un sorso, in attesa di condividerla col caporale.
«
No, grazie. Preferisco il mio tè», rifiutò, disgustato dall'odore pungente dell'alcool.
«Come vuoi», Hanji scrollò le spalle, inumidendosi nuovamente le labbra con la bevanda scura. «Non deve piacerti per forza, ma aiuta a dimenticare».
«Dimenticare quanti ne abbiamo persi 'stavolta? Non voglio dimenticare, Hanji.
Voglio smettere di far morire uomini là fuori».
E Rivaille sperò
ingenuamente, per un istante, che in quell'intruglio dal sapore nauseante ci fosse la soluzione ai suoi problemi.
«Il vino non può fare nulla per questo».
«Allora no, grazie».

* * *

Rivaille esaminò perplesso il distintivo della Polizia Militare che Marlo Freudenber, appena annunciato da Erd, sfoggiava sulla divisa.
«Che diavolo ci fa lui qui?», domandò a Erd, accertandosi che il suo tono di voce fosse abbastanza alto – e infastidito – perché il ragazzo sapesse di non essere il benvenuto.
«Sono stato mandato da parte del comandante Nile, signore», deglutì vistosamente quest'ultimo. «Devo recapitare un messaggio al comandante Erwin».
«Erwin è partito in una spedizione ricognitiva oltre le mura. Faccio io le sue veci», tagliò corto il caporale, senza smettere di guardare l'involontario ambasciatore con disprezzo.
«Il re richiede un rapporto dettagliato sui costi delle ultime missioni, signore», proseguì l'altro, sostenendo fieramente, seppur con qualche incertezza, il duello non verbale col caporale. «In termini di risorse monetarie e... umane. Ha ragione di credere che stiate sprecando entrambe».
Il silenzio calò greve nella stanza; Hanji ed Erd si scambiarono un'occhiata allarmata, mentre l'unico suono udibile era il battito accelerato del cuore del poliziotto.
Rivaille tornò a firmare i documenti, ordinatamente impilati sulla scrivania, e per un istante Marlo pensò di averla scampata, ma la sfumatura cupa della voce dell'uomo smentì subito le sue vane speranze.
«Hanji, hai ancora un po' di quella roba?»
«Certo».
«Penso che tra un po' avrò proprio bisogno di dimenticare la sua brutta faccia».

* * *

Gunther si era chiesto almeno mille volte, durante il tragitto verso la camera di Petra, perché fosse toccato proprio a lui l'ingrato compito di avvertirla di quanto era appena accaduto al Quartier Generale: al ritorno di Erwin, avrebbe sicuramente sporto reclamo per l'ingiusto trattamento che gli riservavano sempre gli altri membri della squadra.

«Lui ha fatto cosa?»
Ora sapeva che le sue orecchie sapevano resistere anche a simili decibel – “grazie tante, Hanji.”
«Ha picchiato un soldato e poi si è scolato una bottiglia. Poi ha tentato di picchiarlo di nuovo», ripeté meccanicamente, evitando d'incrociare gli occhi infuocati della giovane.
«E voi dove diavolo eravate in tutto questo?»
«Mi dispiace» e il suo tono sembrava sincero.
Petra scrollò la testa, ancora indignata; nonostante tutto, era facile al perdono.

* * *

«Come sta il ragazzo?», la voce calma di Erd tranquillizzò Petra che, in ginocchio accanto a Marlo, tamponava il sangue che gli scorreva sul labbro inferiore.
«Solo un taglio superficiale», lo ragguagliò, dando un'occhiata alla sua destra per vedere Rivaille trascinato via verso la propria camera.
«Quei bastardi non l'hanno nemmeno mai visto un Titano!», lo sentì sbraitare, mentre tentava di divincolarsi dalla stretta dei suoi sottoposti.
«Chi l'avrebbe mai detto che il piccoletto fosse così pesante!», protestò Auruo rivolto a Gunther che, per tutta risposta, si limitò a un cenno affermativo del capo. No, quella non era decisamente la sua giornata fortunata.
«Domani me la pagherai per avermi chiamato piccoletto, stronzo!»
«Dubito che se lo ricorderà ancora, Heichou».
Petra sospirò.
«Ci penso io».

* * *

«Cerchi di dormire».
Il monito dolce di Petra gli rilassò all'istante i muscoli contratti del volto e Rivaille smise di tormentare il lembo, ormai stropicciato, delle coperte.
Pensò che era un bel modo di addormentarsi, cullato dalla sua voce.


* * *

«Heichou, è sveglio?»
La voce flebile di Petra, dall'altra parte della porta, giunse ovattata alle orecchie del caporale, ancora restie a qualunque altro suono che non fosse il già fastidioso ronzio che gli appesantiva la testa.
Non ottenendo risposta più nitida di un mormorio confuso, la ragazza si risolse a entrare, azzardando qualche timido passo nella stanza da letto di Rivaille che mai aveva osato profanare a quell'ora del mattino. Le sembrava di sbirciare un frammento troppo intimo in cui non le era stato dato il permesso d'accesso.
Lasciò vagare lo sguardo sulle pareti spoglie e i mobili essenziali, per poi posarlo involontariamente sulla divisa della Legione Esplorativa, abbandonata sul pavimento da Gunther che, la notte prima, aveva ricevuto il compito di svestire il caporale.
Petra deglutì appena nel notare la schiena nuda del caporale, bianca quasi quanto le lenzuola che lo avvolgevano solo dall'addome in giù.
«Ho pensato di venire a controllare come sta», bisbigliò imbarazzata, puntando i suoi occhi ambrati sul pavimento.
«Una vera merda», si decise a mugugnare Rivaille, sollevandosi su un gomito e scrutando con aria interessata il vassoio che la giovane soldatessa reggeva tra le mani.
«Lo sospettavo», la ragazza gli rivolse un sorriso indulgente e posò la tazza di caffè sullo scrittoio, per poi fare un passo indietro e aspettare, discreta, che l'uomo si rivestisse. «Le ho portato il caffè. Rigorosamente freddo per far passare la sbornia, diceva sempre mio padre».
«Immagino di non voler sapere perché tuo padre ti elargisse simili consigli», borbottò l'altro, d'un tratto disturbato dall'idea che Petra potesse mai essersi ubriacata.
«Forse no»,
ridacchiò la ragazza, voltandosi leggermente di spalle quando il caporale si convinse ad abbandonare il letto per indossare alla svelta camicia e pantaloni.
«Ho perso il controllo, non è vero?»,
le chiese l'uomo, avvicinandosi a lei e prendendo posto sulla sedia che Petra aveva già provveduto a scostare dal tavolo. Pensava sempre a tutto, Petra.
La giovane annuì, senza osare incontrare i suoi occhi.
«Maledizione», imprecò Rivaille, tenendosi la testa, ancora dolorante, fra le mani.
«Ne abbiamo persi tanti con l'ultima missione. È normale voler dare la colpa a qualcuno all'infuori di se stessi».
Rivaille la guardò e si chiese come fosse possibile che quella ragazza dall'aria tanto fragile fosse la sola a trovare sempre le parole giuste per calmarlo.


'Cause I love the way you wake me up
For goodness sake, will my love not be enough?


«Allora, io vado», farfugliò Petra, confusa dalla durata dello sguardo perforante di Rivaille.
«Resta».

Non era un ordine, ma una richiesta dettata dall'urgenza di non voler restare solo anche quella mattina; l'urgenza di voler condividere la propria sofferenza con qualcuno che potesse comprenderla.
Petra non commentò; si limitò ad appoggiare la testa allo stipite della porta
e a chiudere gli occhi stanchi, aspettando pazientemente che l'uomo finisse di sorseggiare il caffè.
R
ivaille si beò a lungo di quell'immagine; bagnava la punta della lingua nella bevanda amara e immergeva gli occhi nel volto assonnato della donna che da anni, silenziosa, lo amava.

* * *


«Odio tutto questo, Petra. Odio essere io quello che sopravvive».
«Da morto non servirebbe a nessuno, Heichou».

Tell me how to fall in love
The way you want me to



Note dell'Autrice:

Non ho molto da dire per questa brevissima OneShot; l'ho scritta subito dopo aver ascoltato la magnifica Cold Coffee di Ed Sheeran (e oggi è anche il suo compleanno, viva le coincidenze!), perché non potevo resistere a ritrarre un Rivaille sbronzo, lo ammetto. Anche se aveva le sue ragioni, no?
E niente, è una storia senza troppe pretese e leggera, spero l'abbiate gradita.
Semplicemente, avvertivo la necessità di tornare sui lidi della mia OTP per eccellenza e non vedevo l'ora d'inaugurare la serie, interamente dedicata a loro due: "Tra le crepe e gli spazi", di cui – al momento – fa parte solo "Deriva".
Preparatevi a un'ondata di MissingMoments come questo, sìsì.
Alla prossima,

Ayumu

   
 
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