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Autore: MudbloodAngel    17/02/2015    1 recensioni
Era San Valentino. Lei una prostituta.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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For my Valentine

Molte volte si fa fatica a pensare a persone che molto probabilmente vorrebbero avere un po’ di più, forse perché accecati dal proprio egoismo e dall’assurda smania di potere avere tutto.

Molte volte si ritiene che le cose che si hanno o che si vivono siano scontate.
Quando invece non lo è. Niente è scontato. È tutto una continua incertezza, un continuo oblio di dubbi.

Una determinata cosa che per qualcuno, magari, può sembrare del tutto ovvia, può apparire, agli occhi di altri, come qualcosa di strano o anche assurdo.
Stupido.
Banale.

Per chi, ad esempio, ha vissuto per troppo tempo nella menzogna, sarebbe difficile abituarsi alla sincerità. Questa persona farebbe una fatica immensa a guardare dentro altri occhi e fidarsi ciecamente di loro. Perché dopo essere stati feriti per troppo tempo, si perde quel velo di speranza e di ingenuità che ne aveva coperto i pensieri e le idee. Dopo ciò, appariranno tutti uguali, tutti bugiardi in egual misura, tutti desiderosi di qualcosa in cambio, tutti volenti e nolenti di dolcezza.

Parole senza senso, senza alcun collegamento logico, probabilmente. Ma se c’è una cosa che è chiara, è la non certezza della felicità.

Cos’è poi la felicità? Se non un’illusione ignara della propria lucentezza, del suo essere così preziosa e bramata da tutti.

Ma siamo sicuri?
Alla fine poteva essere qualunque cosa, poteva essere chiunque.

Felicità poteva essere una bambina con le trecce lunghe e i nastri colorati. Poteva essere una cagnolina che vagava felice nella piazza di Sant Josep Oriol. Poteva essere il sorriso di un bambino, che salutando la madre si dirigeva verso i suoi amichetti. Poteva essere uno slogan pubblicitario di una marca di deodorante. Poteva semplicemente essere le urla di due coniugi prossimi al divorzio. Oppure poteva essere il piacere di poter fuggire dalle catene invisibili di schiavitù sociale.

Felicidad dopo tutto era lei, una prostituta delle vie più malsane di Spagna, che nonostante tutto, ironia della sorte, il suo nome ritraeva un sostantivo completamente opposto allo stile di vita che lei conduceva.

Nel giorno di San Valentino, mentre giovani ragazze ricevevano in dono un mazzo di rose o una scatola di cioccolatini, Felicidad rifaceva per l’ennesima volta il letto della sua vita, cercando di rendere quelle lenzuola umide e vecchie, anche solo presentabili.

Mentre quella notte molte ragazze donavano a un ragazzo la perla di ingenuità che avrebbe dovuto caratterizzare la loro vita ancora per molto, Felicidad era costretta a donare ancora una volta se stessa, a sottomettersi all’ennesimo uomo; l’ennesimo che l’avrebbe guardata con non-sufficienza, o al contrario, probabilmente nemmeno l’avrebbe guardata; avrebbe semplicemente goduto sopra di lei, mentre un altro pezzo della sua anima la abbandonava, mentre un altro pezzo della sua anima si sgretolava tra mani che non le avrebbero mai concesso alcuna carezza, che non l’avrebbero mai stretta nel dolce calore dell’amore.

Che poi cos’era per Felicidad l’amore, se non un contratto di emozioni finte e a tempo determinato.
Cos’era per Felicidad l’amore? Lei non lo sapeva, ma molti sapevano che era in grado di donarlo. Per questo andavano da lei. Per questo durante la notte di San Valentino i suoi incassi aumentavano.

Perché la gente, a San Valentino, vuole solo essere amata e Felicidad, seppure ignorante in materia, era in grado di vendere tanto amore.
Eppure è strano come una donna in grado di donarne così tanto non né ricevesse affatto.

Da dove riusciva a prendere tutto ciò?

Molte cose che a qualcuno appaiono scontate per molti altri, probabilmente, non lo sono, e la felicità è solo un’illusione ignara della propria lucentezza e del suo essere preziosa.

La gente dava per scontato che Felicidad vendesse amore perché, come un circolo vizioso, lei ricevesse amore.

In realtà Felicidad piangeva ogni volta; contava i secondi e pregava. Pregava che solo per una volta, quel Dio in cui tutti confidavano, fosse clemente con lei e le mandasse un cavaliere a salvarla da quell’inferno di anime, illuse dalla redenzione.

La gente dava per scontato che Felicidad fosse felice.

La gente non sapeva che in realtà Felicidad soffriva, piangeva e qualche volta urlava. Eppure, la gente ignorava anche che Felicidad brillava, ignara del suo essere preziosa.

La notte di San Valentino pensa a tutte quelle donne che come Felicidad desiderano una calda carezza d’amore.

La notte di San Valentino spegni la luce, il ronzio dei tuoi pensieri, metti due tappi nelle orecchie e accendi il tuo cuore e attraverso questo ascolta l’essenza di una donna, riflettendo la sua preziosa luce, e svegliati con la consapevolezza che puoi farlo anche il giorno dopo, e il giorno dopo ancora e così via, per sempre.
 

  
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