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Autore: Kim NaNa    18/02/2015    4 recensioni
Una guerra sanguinolenta ha travolto la Terra.
I futuri regnanti combattono con tutte le proprie forze, ma Usagi vuole che Mamoru le faccia una promessa: non deve salvarla.
Genere: Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Un po' tutti, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Io ti proteggerò

 

Si portò una mano all’addome, sentendo il calore viscoso del sangue; storse le labbra, osservando la mano colorata di rosso e respirando profondamente.
Non poteva morire.
Non adesso.
Non in quel momento.
Lei lo stava aspettando.
Lei doveva essere salvata.
Strinse l’elsa della spada, abbandonata vicino a lui e si rialzò, usando l’arma come appoggio; sentì le gambe tremare sotto il peso del corpo ma non doveva cedere. Con fatica iniziò a trascinarsi lungo il corridoio deserto e coperto di macerie, chiedendosi quanto tempo era passato da quando la città era stata attaccata.

Mamochan, qualsiasi cosa accada non venire a salvarmi, ok?

Le ultime parole di lei, quando lo aveva guardato con i suoi occhi del colore del mare e gli aveva sorriso, prima di dileguarsi con le altre senshi. Strinse le labbra, sentendo la rabbia aumentare: ecco quello che si guadagnava a vivere in un mondo in guerra, costatò, solo dolore e dolore e dolore.
Si fermò osservando il corridoio davanti a sé che si divideva in due: quell'incosciente, ma coraggiosa di Usagi era sicuramente andata nella mischia, dove poteva essere andata quella che un tempo era stata una mocciosetta che piangeva per nulla?
Ricordava ancora la prima volta che l’aveva vista: quella palla di carta piombata sulla sua testa, quel 30 scritto di rosso che la fece dapprima arrossire e poi infuriare. Quegli occhi azzurri vispi e sinceri e quella strana acconciatura dei suoi lunghissimi capelli biondi.
Era stata la prima volta che si burlava di lei.
Gli piaceva vederla arrossire e poi perdere le staffe.
Come gli era parso naturale averla sempre aiutata in quei lunghi periodi di guerra e combattimenti contro un male oscuro che pareva farsi sempre più potente.

Non bastava più essere i futuri sovrani di un regno che avrebbe goduto, in un avvenire sempre più distante, di pace e serenità.
La ferita lo riportò alla realtà, facendolo rovinare per terra e urlare di dolore: doveva trovare Usagi e non per salvarla, certo che no, la cercava solamente per trovare in lei la forza e il coraggio necessario per tornare a combattere.
Tutto lì.
In fondo, non era stato costretto a promettere a Usagi di non proteggerla?
Certo, poi il fatto che lui avrebbe fatto di testa sua non l’aveva minimamente sfiorata.
Usagi le aveva affidato il compito di vegliare sulla Terra e questo le dava una debole certezza che lui non avrebbe infranto quanto lei le aveva chiesto.
Colpì il pavimento con il pugno e, facendo leva su questo, tentò di rialzarsi, riuscendo solo a cadere nuovamente e aprire di più la ferita: «Maledizione» mormorò, aprendo e chiudendo a pugno la mano.
Respirò profondamente, socchiudendo gli occhi.
Solo un attimo, si sarebbe riposato solo un attimo.
E poi sarebbe corso da lei.

Usagi gli sorrideva, il vento le faceva finire alcune ciocche dorate davanti al viso dalla pelle chiara, mentre gli occhi azzurri erano puntati su di lui: «Dovrei essere gelosa di quella spada?» gli domandò, accucciandosi accanto a lui e osservandolo mentre si esercitava con uno degli Shitennou: «Eh, Mamochan?»
Lui la osservò da dietro il ciuffo color ebano che gli copriva un occhio e scosse la testa, mentre Usagi si metteva comoda e osservava le mani sicure di lui armeggiare sulla spada: «Odio quella spada» bofonchiò la ragazza, portandosi le ginocchia al petto e abbracciandole.
Mamoru alzò il capo, osservando corrucciato la ragazza che ricambiò lo sguardo con un sorriso triste: «Mi sembra che ti porti via da me…» allungando una mano inguantata di bianco verso l’arma e accarezzandone il piatto con un dito: «Mamochan, ti ricordi quando ci siamo conosciuti?» gli domandò dopo un po’, cambiando completamente argomento.
«Sì, credo di non aver mai riso così tanto!»
«Non sei divertente!»
«Eri così buffa!»
Usagi storse la bocca, imbronciandosi: «Uffa! Non sei affatto carino!
È vero, siamo in guerra da moltissimo tempo, ma sei così depresso che non riesci più a dirmi nulla di carino.»
«Io non sono depresso!»
«Ma se te ne stai sempre lì, con quella spada, ad esercitarti e dici sì e no una ventina di parole al giorno. Sei un depresso, è la realtà»
Gli occhi di Mamoru si incupirono, trattenendo lo sguardo in quello celeste di Usagi: «Perché sei qui, Usako? Non dovresti essere al tempio con le altre?»
La ragazza mise il broncio nuovamente e calciò un sassetto: «Perché non mi piace quando stai con la tua spada» borbottò e le guance le si arrossarono leggermente.
Mamoru sorrise, chinando lievemente la testa prima di scuoterla divertito: «Che c'è?» sbottò Usagi, fissandolo.
«Niente. E’ solo che non dici mai le cose come stanno e uno deve capire fra i tuoi rigiri di parole. Non ti piace la mia spada perché mi tiene lontano da te, giusto?»
Usagi lo osservò negli occhi, distogliendo poi lo sguardo e fissandolo sulla spada: «Se impugno la spada non posso abbracciarti» mormorò Mamoru, allungando una mano e accarezzandole il volto: «Ma se non la impugnassi non potrei difenderti. Ho giurato che ti avrei sempre protetto; è stato così sin dal giorno in cui Endymion difese la sua Serenity e finora ho mantenuto la promessa e intendo mantenerla fino alla fine dei miei giorni.»
La ragazza storse la bocca, portando una mano sopra quella grande e calda del compagno e premendosi questa contro la guancia: «Mamochan, io non ho bisogno di essere protetta.... la Terra sì...» dichiarò, fissandolo negli occhi.
Stava per risponderle, quando un boato attirò la loro attenzione verso il centro della città; Usagi si alzò e osservò il grande edificio da cui si levava una colonna di fumo: «Siamo stati attaccati» esclamò, portandosi le mani alla bocca e trattenendo il fiato: «Mamochan…»
«L'avevano detto che ci avrebbero attaccato prima o poi» decretò, affiancando Usagi nella veste di senshi e fissando il fumo: «Hanno agito molto prima di quanto pensasse Luna» spiegò, infilando la spada nel fodero che teneva appeso alla vita.
Usagi annuì, abbassando le mani e socchiudendo gli occhi: «Sailor Mars mi sta chiamando a raccolta» mormorò, riaprendo le palpebre: «Devo andare»
Mamoru assentì: «Anch’io devo raggiungere gli Shitennou…» iniziò, zittendosi quando Usagi gli afferrò una mano: «Usako?»
«Mamochan, qualsiasi cosa accada non venire a salvarmi, ok?»
«Ma Usako…»
Sorrise, portandosi una mano dello spadaccino alla guancia e socchiudendo gli occhi: «Te l’ho detto, non ho bisogno di essere protetta, la Terra… difendi la nostra amata Terra...»


Riaprì gli occhi, osservando un capitello, appartenente al colonnato che delimitava il lato esterno di quella strada: quante volte lo aveva percorso al fianco di Usagi?
Usagi. Sailor Moon. Il pensiero della giovane guerriera lo riportò alla realtà; strinse il pugno e facendo leva su questi si rialzò per poi addossare il peso sulla sua spada, l’arma che serviva a proteggere Usagi.
Riuscì a fare pochi passi, prima che alcuni soldati nemici lo intercettassero: Mamoru sorrise, afferrando la spada con entrambe le mani e ignorando il dolore pulsante della ferita sull’addome.
Che venissero: lui li avrebbe uccisi, come avrebbe ucciso chiunque poteva solo minacciare Usako.

Si tirò indietro i capelli , osservando i lunghi capelli biondi e guardò le sue compagne esauste, ma vive: «E’ stato davvero un brutto attacco» commentò Setsuna, mentre lei faceva vagare lo sguardo alla ricerca di Mamoru.
Lui e il suo esercito di spadaccini erano quelli che rischiavano maggiormente, visto che lottavano in prima linea e lei temeva costantemente per la sua vita.

«Se stai cercando il principe, è appena stato portato in infermeria.» La informò Haruka.
«È grave?» Domandò Usagi, ma nessuno sapeva nulla delle condizioni del giovane e, balzando giù dal masso su cui aveva trovato riposo, corse verso il luogo in cui si trovava Mamoru.
C'erano feriti ovunque nell’infermeria, lo cercò affannosamente in ogni angolo, fin quando vide due occhi blu, sormontati di capelli ebano, chiudersi in una smorfia di sofferenza.

«Mamochan, non morire!» Mormorò, mettendosi di fianco al lettino. «Non avresti dovuto batterti in questo stato...» si morse il labbro inferiore, cercando di non piangere quando invece le lacrime scendevano copiose e bagnavano le spalle nude del ragazzo.
Mamoru sospirò, aprendo una palpebra e osservando la ragazza in lacrime china su di lui: «Usako?»
«Non sforzarti, Mamochan... la tua ferita....» un singhiozzo la interruppe. «Ti curerò grazie al potere del mio Ginzuishou...»
«Non puoi, Usako... la guerra non è stata ancora vinta... non puoi ledere in nessun modo il potere del cristallo...» biascicò, sofferente, Mamoru.
Gli occhi le si velarono di lacrime e cominciò a piangere: «Scusami, Mamochan... ma proprio non riesco a trattenermi...»

Lo vide sorridere, mentre le accarezzava piano i capelli.
«Non posso lasciarti morire...» bisbigliò lei.
«Non morirò, Usako... ho un compito da portare a termine... proteggere la mia futura regina» disse Mamoru, facendo leva su un gomito e mettendosi seduto.
Usagi, d'un tratto, si alzò dal letto, asciugandosi le lacrime col dorso di una mano. «Se posso salvare un intero pianeta, posso salvare anche te.» Affermò seria e decisa.

Sfiorò la spilla che aveva sul petto con due dita e implorò, con tutta se stessa, il Ginzuishou di guarire il suo
amato Mamoru, ma prima che qualunque cosa potesse accadere, il rumore di vetri in frantumi e grida di terrore si diffuse nella stanza.

Lo scintillio del cristallo scomparve, Usagi corse fuori dalla stanza, mentre Mamoru balzò in piedi brandendo la spada.
«Non muoverti, Mamochan!» Gli urlò Usagi, correndo fuori senza accorgersi di averlo alle spalle.
Mamoru sentiva la ferita pulsare freneticamente, qualcosa di caldo gli scendeva sui fianchi, cercando di soffocare il dolore facendosi scudo del pericolo annunciato.

Fuori dall'edificio l'esercito nemico era schierato. Le Senshi e gli Shitennou stavano combattendo allo stremo delle forze con l'esercito di cui era a capo Mamoru.
«Comandante!» Esclamò Kunzite, vedendo il principe alle spalle di Sailor Moon, la quale si accorse solo allora della presenza del giovane.
Un lampo di terrore balenò negli occhi cerulei di lei. Sull'asfalto una scia di sangue, sul volto del principe un'amara espressione di dolore.
«Schieriamoci come in allenamento.» Ordinò agli Shitennou. «Sailor Moon, tu e le senshi dovreste provare un attacco planetario, ma solo quando io e i miei generali avremo dato vita ad una barriera difensiva che vi proteggerà da ogni attacco nemico... Dovrete sbrigarvi però, siamo allo stremo delle forze e non sappiamo quanto a lungo potrebbe durare lo scudo...»
Sailor Moon parve, d'un tratto, terrorizzata, gli occhi pieni di lacrime, lo sgomento dipinto sul volto.
«Io... io non... non voglio. Tu... tu sei troppo... debole e... la tua ferita... perde sangue...» Le lacrime presero a scorrerle sul volto. Le Senshi si guardarono preoccupate per la loro principessa e fu solo allora che la leader delle Inner prese la parola.
«Principe... è troppo rischioso. Potremmo crearla noi Inner la barriera protettiva, mentre Sailor Moon, insieme alle Outer e al vostro aiuto, utilizza il potere del Ginzoushou...»
Mamoru scosse il capo e alzò la spada indicando un punto esatto nel cielo blu della sera.
Un enorme portale nero sovrastava la città.
«Questo è solo il principio... dobbiamo preservare il potere del cristallo per la battaglia finale. Il re di Obscuria ha perduto molti dei suoi soldati e ha dato vita ad un nuovo esercito, capitanato da stregoni e maghe malefiche che ci attaccheranno con malefici, sortilegi e potentissimi incantesimi.
Potrebbero anche...» si fermò appena, guardando Usagi piangere senza ritegno. «Potrebbero anche distruggerci tutti... e solo il Ginzoushou potrebbe salvare la Terra...»
Istanti di assoluto silenzio si diffusero in quel territorio di urla e rumori di spade.
«...e noi abbiamo il dovere di proteggere la Principessa.» Concluse, raggiungendo il suo esercito schierato.
Le Senshi si posizionarono davanti a Sailor Moon, fissando il buco nero pieno di carica negativa.
«Per la Principessa!» Gridò Uranus.
«Per la Terra!» Le fece eco, Jadeite.

Ebbe inizio una battaglia sanguinolenta. Sailor Moon vide cadere molti esseri umani al servizio di Mamoru, l'esercito nemico sembrava essere sempre più cruento e potente e le Senshi e gli Shitennou sembravano essere al limite delle proprie forze.
Strinse la spilla che aveva sul petto e decise di usarne il potere senza che nessuno dei suoi amici le avesse detto nulla.
Non avrebbe permesso che qualcun altro morisse.
Si concentrò, lasciando che il nemico infierisse sul suo corpo e sollevò le braccia.
«Sailor Moon!» Urlò Sailor Mars. «Che stai facendo? Combatti...» continuò proprio mentre un soldato nemico le feriva una gamba.
Nella lotta senza esclusioni di colpi, Sailor Moon continuò a pregare il Ginzoushou di concentrare ilon suo immenso potere sull'esercito nemico e di salvare la Terra e tutti i suoi abitanti.
Una luce bianca e accecante si irradiò dalle mani della ragazza, la quale non udì una voce provenire dall'alto.
«Uccidete la futura regina o il suo grande potere distruggerà tutti noi.»
Dal sempre più esteso buco nero, avanzò un esercito di potenti stregoni e malvagie maghe. Parole incomprensibili furono pronunciate, mentre un enorme scia di magia nera puntò dritto verso Sailor Moon.
«No!!!» Urlarono le Senshi, sferrando i loro attacchi verso i nuovi nemici, subendo continuamente i colpi dell'esercito con cui stavano battendosi.
Sailor Moon sollevò le palpebre per indirizzare il potere del suo cristallo contro quel nemico che avrebbe messo fine ad ogni forma di vita e solo allora lo vide.
Mamoru era dinanzi a lei. Le braccia spalancate, gli occhi blu come la notte puntati nei suoi, quel sorriso amorevole che le rivolgeva nei momenti più difficili, i capelli ebani schiacciati sulla fronte.
«A qualunque costo... io ti proteggerò... Usako.» Mormorò quelle parole piano, con estrema calma, sicuro di quello che stava per fare. Poi l'enorme potere nero si scagliò contro di lui che, sofferente e ormai allo stremo, sforzandosi di non farsi travolgere disse: «Ora, Sailor Moon!»
Con gli occhi pieni di lacrime, il volto stravolto e il cuore chiuso in una morsa di un dolore indecifrabile, Sailor Moon lasciò che l'infinito potere del Ginzoushou fosse completamente libero.


Qualunque cosa fosse accaduto, Usagi sapeva che era tutto finito.
Niente urla.
Nessun odore di bruciato.
Nessun rumore di spade brandite.
Nessun attacco Sailor pronunciato.
Si sentiva sospesa nel vuoto, come se fluttuasse, come se fosse una piuma.

«A qualunque costo... io ti proteggerò... Usako.»

Mamochan. Pensò.
Aprì gli occhi come se il peggiore degli incubi l'avesse svegliata e credette di sognare ancora.
Quegli occhi blu che la fissavano prima che tutto finisse la stavano guardando con aria angosciata.
«Mamochan...» Mormorò appena.
Qualcuno rise, abbracciandosi e accarezzandole i capelli.
Non riuscì a capire nulla finché quegli occhi blu le sorrisero.
«Dovrei essere io a salvare te... allora perché è sempre la mia principessa a salvarmi?» Chiese lui, mentre posava un bacio sulla sua mano esausta.
Le labbra di Mamoru erano umide e calde, lasciò correre il suo sguardo sul suo addome, ma pareva non esserci nessuna ferita.
Poi si guardò intorno. Le Senshi e gli Shitennou la guardavano con apprensione e sollievo.

«Ce l'hai fatta, Sailor Moon.» Le disse Sailor Pluto.

Usagi chiuse gli occhi e sorrise, lasciando che l'angoscia che le attanagliava il cuore lasciasse il posto ad un piacevole tepore. Poi tornò a guardare Mamoru che non smetteva di stringerle la mano e, quasi imbronciata, cercò di mettersi seduta, dicendo: «Te l'avevo detto, Mamochan... qualunque cosa accada... non venire a salvarmi.» Le braccia incrociate sul petto, la fronte corrucciata e quella bocca imbronciata che fu raggiunta da quelle labbra calde e umide che temeva di aver perduto per sempre.

 

FINE

   
 
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