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Autore: SmylingShadow    18/02/2015    3 recensioni
Anastasia è una ragazza di 18 anni chiusa da 5 in una clinica per la sanità mentale.
Saul è un ragazzo di 21 anni che "decide" di internarsi in una clinica per disintossicarsi.
Quel posto morto riceverà una botta di vita.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Threesome
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Ennesimo giorno senza senso in quella clinica che tanto odiava, dove mischiavano malati mentali e drogati.

Sdraiata sul suo letto, nella stanza doppia che però occupava da sola perché nessuno aveva il coraggio di dividerla con lei, giocava con un ciuffo dei suoi capelli neri come la pece;  in quel momento le sembrava la cosa migliore da fare, anzi la meno autodistruttiva, pensava a tutto e a niente cercando di non cadere in quei buchi neri che facevano parte del suo cervello. Anastasia era “ricoverata” là da 5 anni, e adesso ne aveva 18. Sarebbe potuta uscire ma per andare dove? Da chi? E tra l'altro senza un soldo in tasca, le conveniva restare là, in quel posto sperduto tra gli ulivi. Era tra i malati di mente, tra i pazzi, quelli che il parroco della cappella  di quel posto (posto che non frequentava molto) definiva “apostoli di un dio che non li vuole”, solo perché, quello che era suo padre solo per il sangue, l'aveva fatta rinchiudere perché aveva finalmente avuto le palle di dire quello che pensava.

 

-Devi ricoverarti in qualche clinica.- disse uno dei presenti nella stanza dell'hotel dove alloggiavano per alcune tappe del concerto come band spalla dei Cult. Nella confusione delle persone che si affollavano in quella piccola stanza non riusciva a riconoscere nessun volto familiare eccetto quelli dei suoi compagni. -Davvero, hai rischiato l'overdose Saul.- sospirò una voce più familiare della precedente, era Jeffrey, o meglio Izzy Stradlin, che mentre pensava camminava avanti e indietro davanti alla finestra, come un padre pronto a fare la ramanzina al figlio che ha combinato qualche danno. -Se lo dite voi.- rispose Saul, guardando i presenti tra i ricci che gli coprivano gli occhi. -Portatemi in quel buco, basta che smettete di rompermi il cazzo.- cercò di scandire ogni parola avallando la bocca impastata dal Jack Daniel's e fumo. Nella stanza era calato il silenzio. Poi si alzò e prese la sua federa/valigia e ci infilò a forza dei vestiti. Tutti lo guardavano allibiti, come se fossero sorpresi da quell'uscita così sbrigativa. -Allora... mi portate là o restate qui a guardarmi il culo mentre vado a piedi?- Era stufo dei soliti discorsi, e si sarebbe disintossicato alla sua maniera.

 

-Ehi, posso?- disse qualcuno bussando alla porta della sua stanza. Sbuffò scuotendo la testa -Come se potessi rifiutarmi.- La porta si aprì e l'infermiera bionda aveva un sorriso di quelli che lei odiava, di quelli che annunciano notizie. -Da oggi avrai un compagno di stanza!- Esclamò la bionda indicando il letto “vuoto” che usava come armadio. Anastasia la guardò e rise -Scapperà dopo primo giorno, come gli altri.- Poi si rimise a fissare il soffitto, la macchia di muffa sembrava più interessante. -Fidati, questo è un tipo tosto, è un chitarrista rock.- La bionda sembrava sempre più convinta di se stessa, invece Anastasia sembrava sempre più interessata alla macchia sul soffitto. -Vedremo.- concluse. La bionda chiuse la porta scuotendo la testa, lei invece rise compiaciuta. Avrebbe avuto un divertimento nuovo, una nuova anima da tormentare.

 

Guardava la strada dal vetro della limousine nera, passava in rassegna ogni cartello, ogni incrocio, ogni macchina che incrociavano mentre si scolava l'ultima bottiglia di Jack che avrebbe consumato per un po' di tempo e assaporava il gusto della dose che si era iniettato. Pensava a cosa lo avrebbe aspettato, non avrebbe accettato che nessuno gli dicesse cosa fare, nemmeno con tutto il buon senso di questo mondo, avrebbe fatto di testa sua come aveva sempre fatto, da 21 anni a questa parte. La decisione di entrare in quella clinica era data dallo sfinimento, lo avevano portato all'estremo e voleva che quelle voci che lo giudicavano si zittissero, non capiva qual'era il loro problema verso quello che faceva di se stesso. -Il corpo che si distrugge è il mio, quando salgo sul palco faccio quello che devo fare e a volte anche di più e non ho mai fatto casino per colpa della roba.- si diceva sempre quando quelle voci riprendevano a farsi pesanti. Immerso in quei pensieri aveva smesso di osservare il paesaggio e non si era accorto che la limousine l'aveva portato in un posto sperduto, tra gli ulivi e che si era fermata, nel bel mezzo di quel nulla. -Ehi, dove cazzo mi hai portato?!- ringhiò all'autista, che scese aprendogli la portiera. -Benvenuto all'infermo Slash.- si disse a voce alta guardando la struttura bianca che svettava nel mezzo alla vegetazione, sembrava più un manicomio che una clinica per disintossicarsi.




Angolo Autrice :3
Hola! Inizio scrivendo che è la mia prima FF sui Guns non ostante li adori da anni... quindi siate clementi :3
In ogni caso la ragazza che vedete è come immagino Anastasia nella mia testa quando l'infermera le dice che avrà un compagno, tipo: "Ah... serio?" 
Comunque se volete lasciate una recensione o aggiungete alle storie seguite, mi farebbe tanto piacere. 
Tnx <3 SmylingShadow

   
 
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