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Autore: War Of Bias    18/02/2015    3 recensioni
“Quando incontri per la prima volta questo infame ribelle, lui ti mostra soltanto un lato sprezzante il quale se ne frega riguardo la sua pubblica immagine. Ma una volta che comincia a rivelarti le sue dolci vulnerabilità, il suo cuore – insieme a tutte le sue priorità e sogni – cambiare?”
[originale di: kfanfiction / tradotto da: claci]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kai, Kai, Kris, Kris, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Un collegio. Non sei mai stata ad un collegio prima d’ora, e invece adesso sei qui, girando il campus con gli altri studenti trasferiti.

E’ la tua prima esperienza del genere, e ad essere onesti, sei eccitata. Stare lontani dai tuoi genitori è un plus, ed essere circondata da altre persone della tua stessa età è un altro plus. Sarà divertente; te lo senti.

La guida addetta porta te e altre venti ragazze giù per un corridoio, dove i pavimenti brillano di un nuovo splendore, e le pareti sul crema sono puntinate da vernice dorata. Grandi finestre ad arco decorano mezzo corridoio e l’altra metà è piena di porte chiuse, una in successione dopo l’altra. Il sole si riflette per mezzo del vetro, illuminando temporaneamente i vestiti tuoi e delle tue compagne, camminando silenziosamente, intente a seguire la guida.

“Qui è dove avverranno alcune delle vostre classi extracurriculari” spiega la donna mentre gesticola con le braccia indicando la vasta zona. Le ragazze nelle loro linde e intoccate uniformi, ooh e ahh alle porte chiuse. “Sfortunatamente, non possiamo aprirne alcuna adesso. Alcune attività sono attualmente in svolgimento, ma una volta che avrete deciso di partecipare ad alcuni club quando la scuola sarà cominciata, domani, sarete libere di avviarvi verso specifiche stanze”, aggiunge.

“Mi scusi”, alzi la voce nel momento in cui tutte quelle facce sconosciute si girano per fissarti. “Um. Mi dispiace disturbare.” Sorridi leggermente. “Dov’è il bagno?”

“Giusto in fondo al corridoio”, indica la guida, e la ringrazi avviandoti velocemente verso il punto indicato. Giri a sinistra in un corridoio uguale, lontano dagli occhi indiscreti delle tue compagne.

Il bagno? Le sue direzioni erano state molto vaghe. Silenziosamente ti fermi nel corridoio, sbirciando ad ogni porta che vedi cercando un segno che indichi cosa stia al suo interno. Ti allontani dal gruppo e acceleri il tuo passo, volendo usare il bagno e ritornare al tour il prima possibile. Ed eccolo; alla fine, lo hai trovato. Apri la maniglia dorata e spingi per ritrovarti in un bagno d’alta classe, con lavandini in porcellana e banconi in marmo che brillano con striature argentee.

Dopo aver usato il bagno, ti lavi le mani e osservi il tuo riflesso in quell’enorme specchio che occupa l’intera parete. Ti domandi come sarà studiare ad una scuola di così alto livello come questa. Sei sorpresa del fatto che sei riuscita ad entrarvi, visto il fatto che la competizione è pesante. Oh beh, non ti lamenti; non è una piccola impresa essere nella lista studenti di questa scuola, e tu non cambierai la cosa.

Esci dal bagno e guardi a destra e a sinistra. Dov’è che bisognava andare? Non ti ricordi da quale parte hai girato per arrivare in questo punto. Seguendo il tuo istinto, giri cautamente a sinistra, cercando di sentire la voce della guida che indica dove vi trovate.

Normalmente, tu hai un buon senso dell’orientamento, ma oggi deve essere la tua giornata no, perché hai girato per i corridoi negli ultimi cinque minuti e non hai ancora trovato alcun segno della guida e delle sue seguaci. Cominci a impaurirti. Questo posto è come un labirinto. Cosa succede se non riuscirai mai ad uscire? Stasera c’è orientamento… e cena. Il tuo stomaco sta già brontolando in risposta. Devi uscire da lì, solo per soddisfare la tua fame.

Giri in fondo e ancora un corridoio, questo è più stretto rispetto agli altri dai quale sei venuta. Le luci sono più soffuse qui, e ti chiedi se probabilmente dovresti tornare indietro, ma prima che tu lo faccia, della musica soffocata raggiunge le tue orecchie. Inclini la testa, curiosa di scoprire da dove essa provenga e magari se questa ti riporti dalla guida. Subito, segui il suono, per il corridoio buio e porte semi chiuse finché la musica non ti raggiunge crescendo. Ti fermi davanti all’ultima porta del corridoio. La musica spiffera dalle fessure. Sperando che la guida sia qui, ed anche che stia facendo una qualche introduzione musicale, giri la maniglia aprendola e sbirci dentro.

E’ uno studio di danza, ed anche uno grande. Due pareti opposte sono completamente specchiate, mentre le pareti rimanenti hanno ringhiere o altre cose. Un iPod connesso alle casse nere è sul tavolo vicino alla porta, dietro ad esso c’è un ragazzo, seduto su una panchina con la schiena rivolta a te. Il suo cappuccio è alzato, e sta muovendo la testa come per prendere meglio il ritmo della canzone. Lui si alza improvvisamente, e la tua paura è che la tua posizione sia stata scoperta, ma si alza solo per riscaldarsi. Tu sai che dovresti tornare indietro – considerando quanto isolato sembri questo posto, non dovresti essere qui – ma non riesci ad andartene. Invece, guardi come il ragazzo alza il volume della musica e comincia a fare quello che le persone fanno in una stanza come questa – ballare.

Non hai mai visto nessuno ballare in questa maniera. C’è qualcosa nel suo modo di muoversi, molto fluido, qualcosa nelle sue giravolte e nelle mosse delle braccia che mostrano leggermente tensione. E’ come se, in qualsiasi momento, lui possa esplodere con tutto il suo innato talento, talento che mostra con ogni salto, con ogni passo che compie durante la canzone. E’ nella maniera in cui si contiene, nella maniera in cui si posa con grazia sul pavimento o posiziona il suo corpo. E’ magnetico.

Improvvisamente, lui si ferma. Ancora tenendoti la schiena, dice, “Se vuoi guardare, dovresti venire dentro”.

Sei sorpresa. Non sapevi che lui sapeva che eri lì. Esitante all’inizio, fai un passo avanti, chiudendo la porta dietro di te. Lo approcci timorosa, insicura sul fatto che tu dovresti essere lì nonostante la sua negligente approvazione, fermandoti soltanto a qualche passo da lui. Sospira, come se la tua interruzione avesse rovinato il suo umore, e si gira, lasciando che il suo cappuccio cada rivelando il viso.

Oh.

E’ bellissimo.

Si incammina tranquillamente verso la panchina per prendere la bottiglia d’acqua, che apre. Beve, e tu osservi, quasi incantata, la maniera in cui tira indietro la testa per consumare il beveraggio. Soddisfatto, si asciuga la bocca con il dorso della mano e si abbassa per prendere qualcosa dalla borsa che giace ai suoi piedi. Tira fuori un foglio e una penna e, infine, vi scrive qualcosa. Quindi si avvicina a te, con un foglio firmato in mano, e te lo offre con uno sguardo disinteressato.

“Che cos’è?” domani, confusa.

“Non è quello per cui sei venuta?” ti domanda. Scuote piano il pezzo di carta. “Ecco. Prendilo. E vattene.”

Confusa e leggermente insultata, rispondi, “Non lo voglio. Non so nemmeno cosa sia.”

“E’ la mia firma”, fa spallucce, come se fosse cosa normale per un ragazzo come lui dare la sua firma. Forse lo è; non lo puoi sapere ancora. Lo hai incontrato solo ora.

“Io non voglio la tua firma…”

TI osserva sbattendo le palpebre sorpreso. “No?” Non rispondi, mentre lui riconsidera la tua affermazione prima di infilare il foglio nella tasca dei suoi pantaloni larghi. “Sei nuova, vero? Parte dei nuovi arrivati?”

“Si”, rispondi. Guardi altrove per evitare il suo sguardo, ma ostacola la tua mossa diminuendo le distanze tra di voi con due lunghi passi.

La sua improvvisa vicinanza ti spaventa, e non sei sicura sul da farsi. Dovresti fare un passo indietro? Non lo conosci nemmeno. Non sai chi lui sia, eppure è stato così coraggioso da parte sua arrivare a questo punto. E’ vicino. E’ troppo vicino, e incapace di prendere una decisione, resti ferma.

Lui ghigna, un ghigno che ti fa infuriare almeno quanto fa battere il tuo cuore. Si avvicina, con quella irritante bellezza, il viso ghignante, e sussurra, “E allora torna indietro verso il tuo piccolo gruppo. E non dire una parola di questo, okay?” Posa un dito sulle labbra illustrando quanto voglia il tuo silenzio riguardo a tutta la situazione, e involontariamente annuisci, senza poter rispondere in altra maniera. Si sporge di più, come per confermare la tua convinzione per mantenere tutto ciò un segreto, prima di scostarsi, ridendo leggermente mentre torna verso il suo iPod. “Gira a sinistra, prendi le scale, poi a destra. Puoi aspettare all’ufficio per la tua guida.” Ti saluta con disinvoltura, poi dice “A dopo”, sprezzante. Sentendo dei capogiri, scappi obbedientemente fuori dalla stanza.




 
Ommadonnah, alla fine sono riuscita a tradurre (uno); fa cagare (due).
LEGGETELA IN INGLESE CHE E' BELLISSIMA IAIJFJF
Io amo quella cosa ;w; it's a beutiful thing jfodagap
Btw, io sono claci, e traduco da far cagare XD
Mi troverete in via settordici del cinquantatrentaesimo viale di Unicorno street, insieme a Jack il truffatore.
Buona notte!


> Click me peipe <
   
 
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