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Autore: Monoi    18/02/2015    3 recensioni
"Anche io volevo bene a Candy, tutti noi le volevamo bene... perchè in questa giornata lui non vuole mai dividere il suo dolore con noi?" - 1922. Sono passati sei anni da quando Candy ha perso la vita in un terribile incidente ferroviario di ritorno da Rockstown. La grande famiglia degli affetti di Candy si ritrova per ricordarla alla Casa di Pony. Tra il dolore di chi l’ha amata fioriscono silenzi, rancori e misteri inconfessabili.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annie Brighton, Archibald Cornwell, Neal Leagan, Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Che giornata infinita" pensò tra sé e sé Annie osservando la grande sala del palazzo del Governatore illuminata a giorno. Tutta la migliore società di Chicago e dello stato era stata invitata a quella serata. La famiglia Brighton aveva atteso con ansia l'invito, non sapendo se il proprio status fosse sufficiente per entrare a far parte della cerchia dei fortunati. Dopo alcuni giorni di attesa, la lettera era finalmente arrivata, con enorme sollievo di Mrs. Brighton.

Annie si godeva quei pochi minuti di relativa tranquillità, prima dell'arrivo delle grandi dame e delle fanciulle dell'alta società che avrebbero fatto a gara per conversare con lei. Com’erano cambiate le cose, dopo il suo fidanzamento. La famiglia che l'aveva adottata era sì benestante e con un certo prestigio, ma non aveva particolari legami negli affari importanti, o come diceva Mr Brighton, nei giri che contano. Il fidanzamento di Annie con Archibald Cornwell aveva permesso alla famiglia di entrare a pieno titolo nella società che contava.

Da allora, le personalità che fino a poco prima la snobbavano o la trattavano con fredda cortesia, avevano totalmente cambiato atteggiamento. Erano diventate tutte, a loro dire "amiche" di Annie Brighton. Sua madre continuava a esortarla di accettare tutte quelle manifestazioni di amicizia, per quanto insincere "Perché non si sa mai di chi potrai aver bisogno, un domani".

"Ecco Archibald" le disse sua madre con un sorriso.

Annie attese con una certa trepidazione l'arrivo di Archie. Si erano separati solo poche ore prima, di ritorno dalla lunga e difficile giornata passata alla casa di Pony. Prima la dolorosa cerimonia in ricordo di Candy, e poi l'episodio imbarazzante che aveva visto come protagonisti quelle due teste calde di Terence e Neal. Ormai erano diventati tutti adulti, ma bastava nominare Candy per farli ridiventare adolescenti inquieti.

Al braccio di Archie procedeva una Madame Elroy più elegante ed impassibile che mai. Solo un insolito pallore rimaneva sul suo viso a ricordare l'agitazione vissuta alla Casa di Pony. L'immagine di Cathy che era arrivata all'improvviso sporca di sangue e quella di Neal privo di conoscenza erano state due scene che avevano fatto tremare tutti.
 
"Per l'amor del cielo! Ma che vi è successo? Oh Archibald aiutami, non c'è neanche William oggi a sistemare questo disastro!" Erano le frasi che Madame Elroy continuava a ripetere mentre un medico, fortunatamente presente alla cerimonia, visitava l'incosciente Neal che Tom e gli altri avevano trasportano nella piccola infermeria della Casa di Pony.

"Proprio oggi! Proprio oggi che dobbiamo partecipare a una delle serate più importanti dell'anno! Proprio oggi che l'intera famiglia deve fare le veci di William! Ma il governatore non poteva scegliere un'altra data per dare questa festa?" Madame Elroy non sapeva che pesci pigliare. Fosse stata un'altra dama dell'alta società, pensava Annie, sarebbe svenuta o quantomeno avrebbe chiesto i sali. Madame Elroy invece, si era fermata subito a riflettere, con la consueta smorfia amara sul viso.

"Zia, tornate a Chicago. Resto io qui con Neal..." Aveva proposto subito Cathy.

"Non ci pensare nemmeno Catherine. Dobbiamo sopperire alla mancanza di William con i numeri. Devono partecipare quanti più membri possibile della famiglia. Già ci sarà solo Archibald..."

"Ci saranno anche Sarah e suo marito, e Iriza..." Suggerì Archie.

"Siete ancora solo due uomini."

"Chiamerò mio padre e mia madre. Non volevano venire, ma spiegherò l'emergenza.."

"Bravo Archibald. Hai ragione. Affrettiamoci a rientrare allora, non appena li avrai chiamati. C'è un telefono al villaggio?"

"Ma Neal?" Aveva chiesto Cathy.

"Neal si riprenderà, come al solito... Non ha bisogno che tu rimanga qui a fargli da infermiera, Catherine."

"Madame Elroy ha ragione. Ci siamo noi qui ad assisterlo... Non ti fidi di noi Cathy?" Aveva chiesto Miss Pony con un sorriso, vincendo definitivamente le resistenze della ragazza.

Subito dopo Archie e Madame Elroy, procedevano i signori Cornwell, i signori Legan, e dietro di loro Iriza e Cathy che camminavano a braccetto come due amiche di lunga data. Il sorriso perfetto di Iriza continuava ad inquietare Annie nonostante Miss Legan non le avesse più giocato brutti scherzi da molti anni. "Dovrò suggerire a Catherine di sorridere di più, quando passeggia a braccetto con Iriza. Sembra stia andando al patibolo, non ad una festa."

"Annie! Cara!" Esclamò Iriza lasciando il braccio di Catherine per correre incontro ad Annie e braccarla prima dell'arrivo di altre signorine dell'alta società. "Com'è stato oggi? Mi spiace di non aver potuto partecipare alla cerimonia in memoria della povera Candy..."

Cathy approfittò del momento di libertà per sgattaiolare in una delle sale attigue. Zia Elroy le aveva spiegato fino alla noia che non stava bene per una giovane della sua età aggirarsi da sola durante un ricevimento, ma in quel momento aveva sentito una necessità quasi fisica di allontanarsi dalla gente attorno a lei, dalle voci e dalle risate, per trovare un po' di tranquillità.

Scivolando silenziosamente di sala in sala, trovò un piccolo terrazzo che dava sul bel giardino del Governatore. Era quello che le serviva, per il momento. Non sono ancora abituata a questi ricevimenti, pensò. Aveva cominciato a gennaio, dopo aver compiuto i sedici anni, accompagnando la zia o lo zio in vari eventi mondani che la stancavano più di un pomeriggio passato a cavalcare. Ancora non si era abituata alle chiacchiere senza sosta, agli sguardi avidi di ogni sua mossa, alle lingue che bisbigliavano critiche, cattiverie e pettegolezzi.

Iriza era una campionessa in questo sport molto in voga nell'alta società. Poiché quella sera Emily, la sua amica del cuore, non era stata invitata, Iriza aveva perso il suo orecchio preferito per sparlare, ed avrebbe passato l'intera serata a condividere con Cathy tutti i più torbidi pettegolezzi che giravano sulle personalità più in vista di Chicago.

Inspirò profondamente l'aria fresca, già carica del profumo delle rose e degli altri fiori del giardino. La dolcezza di quel profumo le ricordò subito Lakewood, e il suo meraviglioso roseto. Sospirò. Quanti misteri circondavano Candy e il suo ultimo viaggio. Quante cose non dette nascondevano gli adulti attorno a lei. Chissà se davvero un giorno avrebbe avuto il coraggio di andare da Terence Graham per farsi raccontare, una volta per tutte, i misteri che avvolgevano la vita e la scomparsa di sua sorella.

Da piccola non si era posta molte domande. Sua sorella non c'era più, e basta. C'era stato solo il dolore, e la vita di tutti i giorni che andava avanti. Cathy era una tipica bimba felice della Casa di Pony, non molto brava negli studi, ma volenterosa e tutto sommato obbediente, nonostante qualche momento di selvaggia incoscienza.

Poi, a undici anni, l'adozione. L'arrivo in un mondo che era lontanissimo da quello in cui era vissuta. Impegnata a diventare una signorina sotto la guida di Madame Elroy, a schivare le trappole di Iriza, era cresciuta passando la gran parte del suo tempo libero a litigare con suo cugino Neal e a girare i dintorni di Lakewood con lo zio William, la persona a cui voleva bene di più al mondo.

Cathy sospirò di nuovo. Perché, quand'era ora di soffrire, lo zio se ne stava da solo, come un animale ferito che si nasconde per stare male in solitudine, lontano dagli occhi dei suoi simili? Perché, tra tutti quelli che avevano amato Candy, zio William era quello che più degli altri era stato devastato dalla sua morte?

Qualcosa non quadrava. Negli anni, alcuni dettagli di Candy, della sua vita, erano emersi qua e là, dalle conversazioni tra gli adulti o dalle cattiverie di Iriza. Anche se quelle non le aveva mai tenute in considerazione.

Tipo che ai tempi del collegio in Inghilterra Candy era stata espulsa dopo essere stata sorpresa a letto con un compagno di collegio. O che aveva spinto giù da un tetto una sua rivale in amore. Altro pettegolezzo cui non aveva mai dato credito era che sua sorella viveva con un uomo, un vagabondo più vecchio di lei, che aveva legami con la malavita. Un'altra diceria sosteneva che Candy fosse stata una pessima infermiera e che uno per volta gli ospedali di Chicago l'avessero cacciata perché i suoi pazienti morivano, anziché guarire.

Menzogne, sussurrò Cathy. Candy era una ragazza splendida, brava nel suo lavoro, soprattutto. Aveva visto coi suoi occhi come si prodigava a curare i bambini della Casa di Pony, quando passava a trovarli. E poi, Zio William non l'avrebbe mai adottata, se non fosse stata in grado di meritarsi la fiducia di tutti. Forse, pensò, era il caso di farsi una bella chiacchierata con Annie, per scoprire una volta per tutte cosa era successo a Candy, invece di chiedere a Terence Graham. Il suo odio per gli Andrew poteva rendere meno obiettivo il racconto che avrebbe ottenuto.

Ad esempio, non aveva mai saputo il motivo del suo viaggio. Che ci faceva Candy su quel treno? Rockstown era un paese nel mezzo del nulla, chi o che cosa l'aveva portata lì? Candy era innamorata di Terence Graham. E lui era innamorato di lei. Perché allora, al tempo della morte di Candy, non stavano insieme? Perché lui pochi mesi dopo si era sposato con un'altra donna?

Le ritornarono alla mente le parole di Neal, il giorno del funerale. "Sei tu che l’hai abbandonata per quell’attricetta!" Che attricetta? Graham si era sposato solo dopo la morte di Candy con Susanna Marlowe. Era forse lei l'attrice tra a cui si riferiva Neal? O era solo il rancore di suo cugino a farlo parlare così, che chiaramente era stato respinto da Candy? Un attimo. In effetti, lui non aveva mai parlato della risposta di Candy. Lei sapeva che Neal la voleva sposare nonostante il parere contrario di Zia Elroy?

Cathy ricordò le accuse più terribili che Graham aveva rivolto a Neal durante la lite del pomeriggio. Il tentativo di stupro... A detta di suo cugino, era tutto un piano per sposarla? Che fosse stato vero? A chi credere? E poi, chi era quel vergognoso farabutto che si era approfittato di Candy? Ne avevano parlato anche quel pomeriggio, poco prima che Neal svenisse. Anche Graham sapeva bene chi era quell'uomo...

"Signorina? Tutto bene?" La voce di uno sconosciuto la scosse all'improvviso dai suoi profondi pensieri. Cathy si voltò, e vide che un uomo alto, ben vestito e dai corti capelli neri apriva la porta del terrazzino porgendole la mano.

"Sì... Sì, grazie..." Balbettò la giovane, improvvisamente regredita allo stato di ragazzetta di campagna. Talmente confusa da dimenticare persino le buone maniere.

"Siete sicura? Che cosa state facendo qui tutta sola?" Chiese la sua voce gentile, che sussurrava lentamente le parole e le scandiva in modo innaturale. Forse era straniero.

"Sono uscita a prendere un po' d'aria, sta cominciando a fare caldo..." Balbettò nuovamente Cathy, forse leggermente più convinta di prima.

L'uomo si era appoggiato alla balaustra, inspirando a pieni polmoni l'aria della sera.

"In effetti questo angolino è delizioso."

Poi, chinando il capo verso Cathy, le chiese: "Posso riaccompagnarvi dalla vostra famiglia? Mi sembrate così giovane e spaesata..."

"Oh, non vi preoccupate." Rispose Cathy, piccata nell'orgoglio. "Non sembra, ma ho sedici anni, sono perfettamente in grado di badare a me stessa."

L'uomo rise sommessamente.

"Mi scusi per avervi offeso, ma forse la vostra famiglia è preoccupata per voi. Da quanto tempo siete qui?"

"Oh, pochissimo, saranno cinque minuti..."

"Sono già le dieci passate..." Rispose l'uomo.

"Cosa? Le dieci? È passata già un'ora?" Catherine fece un passo verso la porta, spalancandola, preoccupata della ramanzina che la zia le avrebbe sicuramente fatto.

"Forse è meglio se vi riaccompagno al salone principale, signorina" le chiese nuovamente lo straniero, seguendola a pochi passi e notando che la giovane girava la testa a destra e a sinistra senza sapere che strada prendere.

"Ma no, non disturbatevi..."

"Insisto." Disse lui, ponendosi di fronte a lei con uno scatto di reni. La guardò fissa negli occhi per qualche istante. Che begli occhi azzurri, pensò Cathy. Oh, ma che accidenti si metteva a pensare....

"Il mio nome è Ivan Vladimirovic' Todorov." Disse lui, prendendole con delicatezza la mano ancora avvolta nel guanto di raso e portandosela alle labbra "Piacere di conoscervi, signorina...?"

"Catherine Andrew"

Un leggero stupore passò negli occhi dell'uomo, che dal nome pareva proprio di origine russa. "Oh. Siete una parente di Sir William Albert Andrew?"

"Sono sua figlia. Lo conoscete?"

"Ho avuto il piacere di fare la conoscenza di vostro padre alcuni mesi fa, quando è venuto nell'ovest a fare affari con noi."

Catherine si preparò, mentalmente, a rispondere alla domanda successiva. Di sicuro quello straniero, che però parlava molto bene l'inglese, avrebbe osservato che Sir William aveva avuto una figlia molto giovane. Al che lei avrebbe dovuto spiegare dell'adozione. Invece, la domanda non venne. L'uomo - come si chiamava, Todorov? - la stava riaccompagnando sicuro scegliendo senza esitazione le porte giuste da aprire.

La giovane cercò di vedere il viso dell'uomo con la coda dell'occhio. Niente, passeggiava tranquillo al suo fianco senza nemmeno sforzarsi di fare conversazione. Catherine si stupì, abituata com'era ad essere al centro della curiosità, un po' morbosa, della gente.
 
   
 
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