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Autore: youareall    19/02/2015    2 recensioni
L'amore per la preziosità di una figlia va oltre all'amore per la preziosità della vita.
Genere: Drammatico, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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 “Papà mi fa male ancora la pancia.”

 

“La mamma non ti ha dato la medicina?”

 

“Si, ma sento ancora tanto male.”

 

“Va bene piccola, ora chiamo la mamma e ti portiamo dalla dottoressa a fare un controllino, così vediamo perché hai questo dolore.”

 

“Ma papà, io non voglio andare dalla dottoressa.”

 

“Da brava Suzie, quando torniamo dalla visita, se è tutto a posto, ti porto a giocare sui gonfiabili, va bene?”

 

“Siii papà, io amo saltare sui gonfiabili.”

 

 

Era parecchi giorni che stavo male, forse nove o dieci, ma la spiegazione di un dolore fatta da una bambina di sei anni non è mai proprio del tutto realistica, così i miei genitori non si preoccuparono particolarmente per il mio mal di pancia, che poi semplice mal di pancia non era.

Quel giorno, però, mio padre si era accorto del tono flebile e sofferente del mio lamento, uno dei tanti in progressivo peggioramento. Ogni giorno deperivo sempre più, nonostante mangiassi in quantità normali. Inoltre il mio addome si gonfiava e premeva sugli organi, provocando spasmi e contorsioni. I miei genitori, forse, avrebbero dovuto accorgersene prima, dopotutto non è normale che la pancia di una bambina con ritmi intestinali regolari, un'alimentazione sana e un'attività abbastanza costante cresca in quel modo nel giro di tre o quattro giorni. Così mio padre decise che era opportuno farmi visitare da un medico.

 

 

“Gwen, la bambina sta ancora male. Secondo me sarebbe meglio portarla dalla pediatra, ha la pancia che sembra un pallone.”

 

“Si, hai ragione, però non preoccuparti, non sarà nulla di che.”

 

“Certo amore. Ci vediamo a pranzo.”

 

 

“Ma papà, non mi porteranno in ospedale,vero?”

 

“Ma no, Suzie, facciamo solo una visita, così poi la dottoressa ti da un'altra medicina che funziona di più e possiamo tornare a casa.”

 

 

Mia mamma tornò da lavoro e trovò la tavola apparecchiata e il pranzo già pronto perché mio padre in quel periodo non lavorava, perciò poteva occuparsene lui. Mangiammo tranquillamente, poi mi sedetti sul divano a guardare i cartoni animati.

 

 

“Suzie vai a lavare i denti e a metterti le scarpine che andiamo.”

 

“Mamma sto guardando i cartoni.”

 

“Vuoi tenerti il mal di pancia?”

 

“NOOO.”

 

“Allora vai.”

 

Una volta arrivati nello studio, non molto distante da casa nostra, non ci fu da aspettare più di dieci minuti prima che la dottoressa ci fece accomodare.

 

“Allora, spiegatemi un po' che cos'ha questa bella bimba.”

 

“Mi fa tanto male la pancia.”

 

“Come ti chiami?”

 

“Suzie.”

 

“Va bene Suzie, togliti pure la maglietta che ora do un'occhiatina.”

 

Nulla di strano, mi toccò ripetutamente l'addome in più punti, tastando le zone interessate dal dolore e cambiando espressione a ogni tocco, come se la mia pancia le stesse parlando. Già, nulla di strano. Nulla finché il silenzio di quei due o tre minuti si interruppe con un “Signori, dovrei parlarvi in privato”, così mi ritrovai in un'infinita stanza di solitudine per l'interminabile tempo di una grave notizia.

“Va portata immediatamente in ospedale, siete già in ritardo potrebbe rischiare la vita. La fase è già avanzata, serve un ricovero.”

 

“SI SPIEGHI MEGLIO! Cos'ha nostra figlia, cos'ha Suzie???”

 

“Una disfunzione renale mortale, probabilmente ereditaria. Qualcuno in famiglia ha avuto problemi di cirrosi epatica, epatiti, insufficienze renali o malattie che comunque riguardano i reni?”

 

“O mio Dio, Liam. A te è stato asportato uno dei due reni.”

 

“Si dottoressa, io fin da piccolo soffrivo di una disfunzione renale che mi ha portato alla rimozione di un rene. Ne ho attualmente uno, ma ben funzionante.”

 

“Va bene, signore. Ora portate subito Suzie in ospedale e spiegate ai medici l'emergenza. In caso di bisogno io sarò reperibile.”

 

Penso che si possa immaginare l'espressione di una bambina che si vede arrivare in contro di corsa i suoi genitori con lo sguardo colmo di paura e preoccupazione. Mio papà mi prese freneticamente in braccio e in un battibaleno ci trovammo nella nostra auto. Io piangevo, d'altra parte non sapevo cosa stava accadendo, doveva essere grave.

 

 

“Siete la famiglia con la bambina del rene?”

 

“Sì, siamo noi, si sbrighi!”

 

 

“Signori serve un donatore perché il dottore ha proferito che l'unica soluzione è il trapianto, ma la lista dei donatori è vuota al momento. Potete solo aspettare che si liberi qualcuno, è molto rischioso ma non ci sono altre possibilità. Sono desolata.”

 

“Prendete il mio.”

“Liam cosa stai dicendo!”

 

“Gwen. Maledizione, nostra figlia sta morendo! A me non interessa null'altro che la sua felicità, il suo sorriso, quell'espressione dolce incorniciata sul suo viso roseo dai capelli arricciolati su se stessi, quell'espressione che mi fa credere ogni volta che la guardo il padre più fortunato al mondo, è l'immagine dell'innocenza, delle marachelle infantili... è il riflesso di quello che avevo sempre sognato di abbracciare e di proteggere a costo della mia vita.”

 

“Liam, ma se prenderanno il tuo tu morirai lo capisci amore lo capisci?! Non puoi lasciarmi sola con una figlia che ha il tuo sguardo e una parte di te!”

 

“Tu non hai bisogno di me, ricorda che a te ho già donato il mio cuore quando ti ho vista.”

 

Ero al di là della porta di una stanza e vedevo mia madre stringere forte mio papà. Poi arrivò una dottoressa che aveva anch'essa gli occhi lucidi e sorridendo mi disse: “Suzie, tuo padre è meglio di ogni supereroe, ricordalo.”

Io non capivo. Non avevo idea di cosa intendesse. Quando vidi entrare nella stanza mio papà mi iniziò istintivamente ad accelerare il battito. Mi strinse come se fosse stata l'ultima volta che mi avrebbe visto e mi disse: “Ricordati che sei una principessa e tutti devono trattarti come tale. Ciao principessa mia.” L'infermiera mi fece poi un'iniezione e da lì ogni ricordo è nullo.

 

Al mio risveglio mia madre era nella mia stanza, piangeva forte, fortissimo, non l'avevo mai sentita così disperata.

“Mamma, perché piangi? Io mi sento abbastanza bene sai?”

Si voltò di scatto, quasi sorpresa nel sentire la mia voce già così squillante e mi stampò un bacio sulla guancia, bagnandomi di lacrime.

“Sto bene, il papà mi aveva promesso che se fossi stata bene mi avrebbe portato a saltare sui gonfiabili. Possiamo vero?”

 

“Amore.” -singhiozzava angosciosamente-

“Il papà non ti porterà sui gonfiabili oggi.”

Effettivamente non capivo perché lui non fosse nella stanza.

Poi ogni cosa si chiarì dipingendo di lacrime le mie gote.

L'affermazione della dottoressa, l'abbraccio disperato di mia madre, il fatto che lui non fosse di fianco a me, mia madre che piangeva.

Quella era stata davvero l'ultima volta che il mio babbo, il mio eroe, il mio principe mi avrebbe abbracciato.

Ed io avevo ricambiato quello sguardo pieno di amore con un'espressione incerta, l'ultimo modo nel quale lui potè vedermi.

Già, quel giorno il mio papà non mi avrebbe portato sui gonfiabili.

Nè quel giorno né nessun altro.

 

 

 

CIAO A TUTTI. QUESTA STORIA (MOLTO TRISTE) è UNA METAFORA PER ME. PER ME ESSA RAPPRESENTA I NOSTRI DOLI CHE CI SALVANO LA VITA. LA DOLCEZZA DI UN UOMO CHE PROTEGGE SUA FIGLIA, GLI IDOLI CHE PROTEGGONO LE LORO FANS. RIFERIMENTO NON CASUALE ALLA FRASE PRONUNCIATA DA LIAM (CIAO PRINCIPESSA MIA) DETTA REALMENTE DA LUI IN ITALIANO.

SPESSO VI PIACCIA, SE VI VA RECENSITE.

UN BACIO, ELISA. 

   
 
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