Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: MystOfTheStars    06/12/2008    4 recensioni
..un'altra mia allucinazione mentale su cosa potrebbe essere di Kurogane e Fay dopo un ipotetico finale di TRC. Ma stavolta è triste.
Quel Kurogane e quel Fay sono davvero anime gemelle? O forse...?
In ogni caso, sempre KuroXFay.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Ashura Oh , Fay D. Flourite, Kurogane
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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*...l'incantatore...* 

capitolo IV

 

 

Il giardino del palazzo di Nihon seguì Yuui fin dentro i suoi sogni. La luce delle lampade sospese sui vialetti era cangiante, e nei suoi bagliori gli angoli e le piante che circondavano il ragazzo svanivano silenziosamente, rimpiazzate da nuovi rami e cespugli.
C’era un profumo intenso e dolcissimo di fiori… Yuui era incantato dalla flora rigogliosa e curata di quel giardino splendido. La brezza era tiepida, e il ragazzo poggiò le dita sulla corteccia tiepida di un grande ciliegio. Nel sogno, le foglie verdi dell’estate si erano colorate di un rosa chiaro; il vento ne fece cadere qualcuna sui capelli… ma no, non erano foglie, erano petali, petali morbidissimi.
Ne sentì uno posarglisi sul viso, e chiuse gli occhi per assaporarne la leggerezza sulla palpebra, come un bacio posato a fior di labbra…
…era un sogno, perché non era certo di sapere cosa si provasse a ricevere un bacio su una palpebra.

Il profumo cambiò improvvisamente in un forte odore di resina. Il petalo svanì, portato via da una folata di aria gelida.
Yuui riaprì gli occhi. C’era una abete coperto di neve, accanto a lui, adesso.
La neve era ovunque, perfino sotto i suoi piedi scalzi, ma non aveva freddo… anche se era consapevole del fatto che avrebbe dovuto averne. …era come se il piccolo bacio del petalo stesse irradiando calore dal suo viso in tutto il suo essere.
(lol Yuui è a Narnia NdA)
Attorno a lui e all’abete era tutto bianco… bianco perché nevicava fitto fitto. Tutto era silenzioso e l’unico odore era quello della resina e del gelo.
Poteva essere un posto qualsiasi dei luoghi dove era cresciuto lui, un posto qualsiasi durante una qualsiasi giornata invernale. Si voltò a cercare Fay – di certo il fratello stava già preparando le palle di neve… ma dietro a lui c’era ancora solo la tormenta.

Poi, una figura apparve all’improvviso, materializzandosi quasi dalla nevicata stessa. Era vestito di un mantello candido - Yuui non avrebbe saputo dire se il candore era dato dalla stoffa o dalla neve che lo aveva ricoperto tutto.
Alzò un mano avvolta in un guanto nero, e le sue dita sottili alzarono il bordo del cappuccio che gli nascondeva il viso.
Fay…! Pensò immediatamente Yuui quando vide le ciocche di capelli biondo cenere che gli ricoprivano la fronte, e i contorni del suo viso che erano identici ai suoi. Gli si avvicinò e gli scostò quei ciuffi morbidi dal volto, finché non si specchiò letteralmente nelle iridi turchesi dell’altro.
“…Fay? Che vestiti strani indossi?”
Il nuovo arrivato abbassò lo sguardo e scosse lievemente la testa in segno di diniego. Sotto i capelli fatti ondeggiare dal movimento, il suo viso cambiò: al posto dell’occhio sinistro, apparve una cicatrice profonda, e l’iride del destro si infiammò di un intenso color dorato.
Yuui si ritrasse improvvisamente, e i fiocchi di neve avvolsero lo sconosciuto, che fissò il suo unico occhio sul giovane.
Il suo sguardo esprimeva qualcosa che poteva essere a metà tra il rammarico e la speranza, mentre si portava le mani al petto. Sotto le sue dita, qualcosa brillò, e un momento dopo tra le sue mani c’era quella che a Yuui sembrò una fiamma di luce blu. La neve vorticò intensamente attorno ad essa, finché non si formò una spessa crosta di ghiaccio a intrappolarla.
…una piccola stalattite, mentre la luce del fuoco al suo interno pulsava sempre più fiocamente…
Le mani di Yuui si protesero verso quelle dell’altro senza che lui ne avesse l’intenzione, e ora la fiamma ghiacciata era poggiata sui suoi palmi nudi.
Al di là della semi-trasparenza del ghaccio, la luce non ardeva più, c’era solo nero.
E tuttavia non era fredda… il giovane avvicinò il viso per scrutare al suo interno, e la luce riprese improvvisamente a pulsare, irradiandosi dal ghiaccio che si sciolse immediatamente, sgocciolando tra le sue dita. Ma quella che liberò non era una fiamma, bensì una piuma. Una piuma con nitidi segni violacei che ne solcavano la peluria bianca. Un simbolo… con la consapevolezza improvvisa e tipica dei sogni, Yuui seppe che quello non era che il disegno stilizzato delle ali di una fenice. …forse quella era una piccola piuma di fenice, appena rinata dalle sue ceneri…?
Alzò gli occhi per chiedere allo sconosciuto, ma quello che vide fu solo un fugace sorriso sul suo volto, e poi la sua figura si smaterializzò in una delle impetuose folate di vento e neve che lo avvolgevano.
Ancora impegnato a cercare di ritrovare l’altro in mezzo al bianco vorticante, non si accorse che la piuma si era sollevata, e che stava penetrando nel suo petto. Sentì sprigionarsi un calore fortissimo, tutto all’improvviso, e prima che potesse accorgersi di quello che stava accadendo, il suo corpo sprofondò nella coltre di neve che ricopriva il suolo…

 

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Quando si svegliò, era accaldato. Si accorse di aver scalciato via le lenzuola, durante il sonno.
Era appena l’alba, e Fay era immobile nel futon accanto al suo.
…si sentiva come se avesse dovuto provare un gran mal di testa, ma non si sentiva male. Doveva aver sognato molto, quella notte. Aveva l’impressione di aver sognato a lungo del ninja… di lui e di Kurogane…ma non ricordava assolutamente che cosa.
Si fece aria con la mano; sentiva caldo anche se l’aria della prima mattina di Nihon era fresca.
Improvvisamente, rivide davanti agli occhi il volto sfigurato dello sconosciuto che gli era apparso in mezzo alle raffiche di neve. Non poteva fare a meno di provare un terrificante sentimento di nostalgia, a ripensarci… una cicatrice così profonda su un volto identico al suo… che gli ricordava così tanto il gemello…
Automaticamente, si voltò verso Fay, ma il suo viso era intonso, gli occhi chiusi e i capelli sparsi sul cuscino.

Si alzò e gattonò fino a lui, per stringergli una mano fra le sue.
Lo aveva fatto tante volte, ma quella mattina quel gesto consueto non gli diede le emozioni che gli dava solitamente. Avrebbe potuto svegliarlo e parlargli del sogno… ma all’idea di vedere di nuovo quegli occhi turchesi provò una forte sensazione di disagio.
In fretta, ripose la mano di Fay sul suo petto, e si alzò, indossando il più velocemente possibile lo yukata che gli avevano dato a palazzo.
Si sentiva come nel suo petto stessero vorticando insieme petali di ciliegio e fiocchi di neve gelida.
Camminò a passi lenti e controllati lungo il corridoio, verso la stanza di Ashura. Ancora prima che le sue nocche sfiorassero l’intelaiatura di legno della porta, la voce calma dell’uomo lo invitò ad entrare.

La camera era in penombra, le tende erano semichiuse a filtrare la fioca luce del sole nascente.
Ashura si era già alzato, anche lui adorno delle vesti che erano state messe a loro disposizione a palazzo. Un motivo di draghi viola si snodava sulla seta del suo yukata, e i suoi capelli corvini appena pettinati scintillavano sulle sue spalle.
“Buongiorno.” gli sorrise.
“Buongiorno, Ashura, signore.”
“…hai fatto un sogno?”
Non era insolito che Yuui si precipitasse nelle stanze di Ashura anche nel bel mezzo della notte. Ashura era il suo mentore nell’apprendimento della magia, ed era un sognatore. Forse non tutti i sogni avevano un significato, e certo Yuui non era uno yumemi, che poteva vedere il futuro o ricevere la conoscenza attraverso i sogni, ma la sua curiosità lo spingeva sempre a consultarsi con Ashura non appena qualche visione insolita turbava il suo sonno.
“Un sogno… beh… a dire il vero, sono stati tanti sogni…” Cominciò a raccontare del giardino e dell’improvvisa tormenta di neve che lo aveva avvolto, dell’incontro che aveva fatto, e della piuma di fenice. Ma poi si fermò. Dopo che gli era sembrato di svenire nella neve, il sogno era continuato… era come se tutte le immagini della notte, condensate in lui, accalcate l’una sull’altra, premessero per uscire, senza riuscirci.
“…però sono sicuro che nel sogno c’entrasse anche Kurogane, il ninja.”
Ashura aveva ascoltato attentamente. Alla fine, sorrise.
“Sai, credo proprio che la persona più adatta a cui chiedere a proposito di questo sogno non sia io, ma qualcun altro.”
Yuui lo guardò con aspettativa.
“…intendo la principessa Tomoyo.”
Il giovane sporse il labbro inferiore, pensieroso.
“…la Hime del palazzo… ma non credo che acconsentirà a parlare con una sorta di giocoliere come me… non di una cosa come questa.”
“Credi che la principessa riterrebbe il tuo sogno una cosa futile?” chiese Ashura, aprendo le tende.
“…i sogni non sono una cosa futile. Ma forse una principessa non ha tempo da dedicare ai sogni di uno come me.”
Ashura gli sorrise. Il suo classico sorriso che significava tu sai che io so di cosa parlo e che se dico una cosa non la dico a vanvera.
“Io credo proprio che se proverai a parlarle, la troverai più che disponibile ad ascoltarti.”
L’aria dubbiosa non aveva abbandonato il volto di Yuui, ma del resto conosceva Ashura ormai da anni, e, di conseguenza, avrebbe provato.
“…ricorda una cosa, però. Quello che potresti ascoltare rischia di andare ben al di là di quanto immagini.”
Già sulla soglia della stanza, Yuui si voltò di nuovo a guardarlo. I suoi occhi azzurri furono attraversati da un breve lampo di preoccupazione, ben presto sostituito da un sorriso.
“La mia vita è già andata ben oltre rispetto a quello che avrei potuto aspettarmi. Non credo sarà un problema.”
Ashura annuì, mentre sentiva i passi dell’altro dirigersi di nuovo verso la sua stanza.
Aveva fatto un sogno anche lui, ma avrebbe potuto aspettare ancora un po’ a parlargliene. Almeno per quel giorno.

 

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Quando i componenti della compagnia di artisti si ritrovarono a fare colazione nella stanza a loro riservata per i pasti, Yuui si sedette al primo posto libero, senza curarsi troppo di chi aveva vicino.
Inizialmente, non prestò particolare attenzione al cibo, ma se ne pentì immediatamente, non appena il riso crollò impietosamente nel piattino della salsa, schizzandogli il tessuto dello yukata.
Yuui cancellò la macchia con un veloce gesto delle dita. Il cibo di Nihon era passabile, ma mangiarlo con quei bastoncini che usavano loro era l’impresa più ardua mai sperimentata. Anche se doveva dire di essere migliorato abbastanza, nei mesi che aveva passato in quel paese.
Ma bastava calare l’attenzione, e le bacchette erano pronte a tradirti.

“Sei ancora un po’ addormentato, stamattina?” chiese qualcuno che si era appena seduto accanto a lui
“A dire il vero no, sono sveglio da prima dell’alba… ma queste bacchettine continuano a ribellarsi alle mie dita.”
La donna gli sorrise maternamente. I suoi capelli avevano lo stesso colore delle fiamme che faceva scaturire tra le sue mani delicate, una chioma che incorniciava un viso delicato e talvolta malizioso.
“Eppure sembri un po’ perso nei tuoi pensieri.” replicò lei, strizzandogli l’occhio.
Yuui sorrise. Karen era forse l’unica persona con cui si sentiva a suo agio, parlando. L’unica a cui poteva aprire il cuore, oltre ad Ashura, naturalmente.
“E’ che ho fatto un sogno strano, questa notte.”
“E non ne hai parlato con Ashura?” chiese lei cominciando a mangiare.
“Sì, ma ha detto che non è a lui che devo rivolgermi per capire il suo significato…”
“…e?” lo incoraggiò.
“…dovrei parlarne con la principessa del palazzo, ma quando ho chiesto di lei mi è stato risposto che sarà lontana dal palazzo per tutta la giornata.”
Karen sorrise di nuovo. Era strano vedere Yuui impaziente per qualcosa… ma era una stravaganza davvero benvenuta e salutare.
“Il sogno non cambierà di qui a domani mattina. E in più, avrai del tempo per rifletterci per conto tuo. La signora del palazzo sembra una persona accogliente e gentile, vedrai che accetterà di parlarti molto volentieri.”
Yuui annuì “Lo ha detto Ashura, che ci ha conversato così a lungo, ieri.”
Karen annuì. E improvvisamente si chiese se quell’impeto di salutare curiosità del giovane non lo avrebbe portato a scontrarsi con qualcosa di scomodo.
Prima che Yuui si alzasse, gli passò affettuosamente una mano tra i capelli.

 

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Poco dopo colazione, Yuui tornò al campo di allenamento e non fu sorpreso di trovarci lì il ninja.
Per una volta, non gli era stato ordinato di scortare la principessa nella sua uscita, (e Kurogane non se n’era meravigliato, sapeva ormai bene il perché), quindi avrebbe passato la giornata ad allenarsi.
Il guerriero non si stupì nemmeno quando vide arrivare il biondino saltellando lungo il sentiero.
Del resto, avrebbe potuto scegliere di occuparsi della manutenzione delle armi, o di supervisionare le sentinelle, o di andare in esplorazione. Invece era tornato ad allenarsi. Tsk.

La giornata di allenamento passò in fretta, sorprendentemente in fretta. Alla presenza di Kurogane, l’ansia che aveva colto Yuui a causa del sogno era svanita improvvisamente, rimpiazzata da un sensazione di appagamento. Perfino le farfalle nel suo stomaco si erano calmate.
L’unica cosa strana era che, ogni tanto, fissando il ninja, aveva come l’impressione che la sua sagoma si sovrapponesse alle immagini che gli dovevano essere apparse in sogno. Ma era tutto fuorché una sensazione spiacevole…
Di nuovo, si avvicinò il tramonto, e i due si fermarono a riposare.
Yuui inspirò profondamente l’aria serale, ancora afosa e umida. E ripensò ancora al sogno.
“Cade mai, qui, la neve?”
“D’inverno, sì.” rispose l’altro, intento a mettere in ordine gli oggetti che avevano usato.
“Questo giardino è davvero splendido, Kurosama… sai, qui a Nihon ci sono un sacco di piante che non avevo mai visto prima! E tutte così fiorite e rigogliose!”
Improvvisamente, a Kurogane venne in mente Celes, e le sue sterminate distese di bianco.
“Tu vieni da un paese freddo, non è così?”
“Ah, sì! Beh, è facile da indovinare, no? E’ una paese piuttosto freddo, e anche piuttosto lontano… - rispose Yuui, dondolandosi sulla staccionata dove si era seduto – Ma i fiori ci sono anche lì, solo che non ce ne sono così tanti, e non così profumati.”
“E quanto è distante?”
“Mmh.. non saprei! Da me, almeno un paio d’anni…”
“Due anni?”
“Siamo artisti girovaghi. Esibirci e farci conoscere in nuovi posti è il nostro mestiere! Prima di arrivare qui, ne abbiamo girati, di posti!” sorrise.
“Credevo che anche gli artisti ambulanti avessero un posto dove tornare.”
“Beh, non tutti, magari.” gli occhi rossi del ninja dardeggiarono su Yuui, ma il sorriso del ragazzo si era congelato.
“Se non hai una casa, cos’è che vuoi proteggere con la tua spada?” continuò allora.
Il sorriso sulle labbra di Yuui si tese impercettibilmente, o così Kurogane credette di vedere… ma aveva visto così tanti sorrisi su un volto uguale al suo, che sapeva di non sbagliarsi
“Se avessi qualcosa da proteggere a tutti i costi, e volessi tenerlo segreto, non andresti a dirlo in giro, no?”
Il ninja non gli staccò gli occhi di dosso. Sentiva l’urgenza di penetrare il muro di ghiaccio di quegli occhi azzurri…
“Hyuuuu! Yuui! La cena sarà servita tra poco!” Fay apparve improvvisamente dal sentiero del giardino, gesticolando alla volta del fratello.
“Ah, si è fatto tardi! Grazie per gli insegnamenti di oggi!” esclamò Yuui, saltando giù dallo steccato per correre incontro al gemello.
Kurogane li osservò sparire, e si accinse a rimettere a posto la spada da allenamento che avevano usato. Era presto, per la cena.

 

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Dopo cena, Yuui approfittò della stanza da bagno del palazzo e trovò rifugio nelle volute di vapore che si alzavano dall’acqua bollente della vasca.
Anche quella sera, sarebbe uscito volentieri ad osservare le bellissime lucciole che giocavano a nascondino tra le foglie dei cespugli… ma lui sarebbe venuto a cercarlo, e gli avrebbe fatto altre domande.
Non lo spaventava il fatto di per sé, ma gli faceva male sapere di non potergli rispondere onestamente. E questo era assurdo… era abituato a nascondere la verità, perché mai mentire a quell’uomo gli avrebbe dovuto dare fastidio? E del resto, perché mai avrebbe dovuto rispondergli sinceramente? A lui, che sarebbe mai importato?

Avvolto nel tessuto fresco dello yukata pulito, si stava dirigendo verso la sua stanza, quando incrociò Ashura.
“Signore?”
“Yuui, prepara le tue cose. Domattina partiremo.”
Il giovane lo guardò senza capire. “Di già?”
…ma non aveva ancora parlato del sogno alla principessa… e poi…
“Anch’io ho fatto un sogno, stanotte. E non saremo al sicuro, se rimaniamo qui ancora a lungo… abbiamo dato nell’occhio. Non faticheranno a rimettersi sulle nostre tracce. Domani partiremo.” il tono di Ashura era calmo e fermo, come al suo solito.
“Certo, signore.” Yuui chinò la testa.
Dovevano andare, e il suo posto era al fianco del suo signore Ashura. Per difenderlo.
Egli sorrise e augurò la buonanotte.

Yuui faticò a prendere sonno, quella sera. Avrebbe tanto voluto che qualcuno gli spiegasse… mai un sogno gli era sembrato così reale… e quella piuma… era certo che era da essa che si erano sprigionate tutte le immagini che ancora non vedeva nitidamente, ma che sentiva premere dall’interno del suo petto, insistenti.
…ma non potevano rimanere lì. E se Ashura pensava che occorresse partire domani, così avrebbero fatto.
Prima di addormentarsi, si soffermò a pensare che il guerriero, quel giorno, era stato un po’ più gentile nell’allenamento.
Sarà un timidone, quel Kuroninja, pensò con un piccolo sorriso sulle labbra.

 

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 Poco prima che la notte cedesse il posto al giorno, tuttavia, sul palazzo si abbattè una tempesta estiva di forza spropositata. Il gruppo di artisti era pronto alla partenza, ma al messaggio di Ashura, che comunicava con rammarico alle loro altezze che sarebbero partiti di lì a poco, la risposta perentoria era stata che non si sarebbero certo potuti muovere, con quel tempo; che ogni spostamento sarebbe stato pericoloso, con quelle condizioni atmosferiche…

Ashura ascoltava il vento soffiare impetuoso, e pensò che era davvero inevitabile che Yuui ascoltasse quella storia.

Yuui si avviò di buona lena alle stanze della principessa. Era leggermente in ansia, ma di certo non lo dava a vedere. Era soprattutto curioso.
La principessa Tomoyo lo accolse con un sorriso, e lui, inchinatosi al suo cospetto, le sorrise a sua volta. Un momento dopo, le ancelle della principessa chiudevano le porte della sala alle sue spalle.

 

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Quando si riaprirono, il giovane ne uscì a capo chino.
La storia che Tomoyo gli aveva appena raccontato si stagliava nitida nella sua mente, lasciando solo buio al suo intorno.

Le fronde delle piante del giardino erano piegate e sferzate dal vento e dalla pioggia. Non sapeva dove fosse Kurogane, e improvvisamente si sentiva gelare. Raggiunse in fretta la sua stanza, e si chiuse lì fino a che non arrivò l’ora di cena.

Sembrava che il suo sogno combaciasse con le immagini che la narrazione della principessa aveva evocato in lui.
…una spiegazione lampante a tanti dei quesiti che si era posto in quegli ultimi giorni.
…altrimenti, perché mai qualcuno avrebbe dovuto interessarsi a lui?

 

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L’aria era fredda e pungente; il temporale aveva lasciato il cielo terso e il laghetto era un piccolo frammento di cielo in mezzo alle piante del giardino… si poteva distinguere dove finivano le sponde buie e cominciava l’acqua perché questa brillava del riflesso delle stelle.
La luce del quarto di luna che si affacciava sopra i tetti del palazzo era tenue, ma Yuui distingueva benissimo la sagoma del ninja appoggiato al parapetto di legno. Il vento era ancora forte e faceva svolazzare il suo mantello.
Camminò silenzioso fino a raggiungerlo e si appoggiò al parapetto, accanto a lui.
“Più lo guardo, più mi rendo conto che è davvero un bellissimo giardino, questo. - disse dopo un po’ – Peccato, non poterci vivere.”
Kurogane non rispose, ma si voltò a guardarlo.
“E’ il tuo turno di guardia?”
Il ninja scosse la testa “No. Ma non riuscivo a dormire.”
Yuui sporse il labbro inferiore con aria vagamente canzonatoria “Ooh…poverino! Paura del temporale? Ma adesso è tutto finito!”
Kurogane non reagì con stizza. Osservò l’altro per qualche istante ancora e poi tornò a voltarsi  e ad osservare il timido riflesso della luce delle stelle.
“E tu che ci fai qui?”
“Oh, nemmeno io riuscivo a dormire. Beh, domani partiamo e… insomma, le partenze mi rendono sempre un po’ nervoso.”
…partenze… Kurogane ripensò al mago, alla curiosità che sprizzava non appena giungevano in un nuovo mondo… un entusiasmo che serviva a mascherare il suo nervosismo.
Questo Yuui non lo nascondeva, almeno.
“Anche se, visto il venticello che tira, non credo che passeggiare qua fuori mi concilierà il sonno…”
“E tuo fratello? Riesce a dormire bene, lui?” fece Kurogane togliendosi il mantello.
“…lui? Oh, sì. Dorme meravigliosamente, mio fratello… Beh, sai, nel paese da cui veniamo non sono rare le tempeste. Questo vento non è nulla, in confronto…”
Kurogane osservò scettico l’altro, ma non chiese nulla.
“Ah… questo sì che è freddo, invece!” esclamò Yuui. Aveva sfiorato il braccio sinistro del ninja: il metallo, a contatto con l’aria notturna, era diventato gelido.
Lo prese tra le mani e lo soppesò.
“La persona per cui hai dato questo braccio era fortunata…”
Kurogane attese un attimo prima di rispondere “…non credo che lui avrebbe mai parlato di fortuna.”
“Beh, avere accanto una persona disposta a sacrificare così tanto per un altro…”
Yuui gli strinse la mano artificiale tra le sue.
Cadde il silenzio, e le stelle arrivarono a spostare visibilmente il loro riflesso nello specchio d’acqua, prima che Yuui parlasse di nuovo.
“Ho sentito la tua storia… so che forse non vuoi parlarne, ma… beh, mi ha fatto piacere ascoltarla. Anche se un po’ mi è dispiaciuto che non sia stato tu, a raccontarmela. Tutte le cose che ti sono successe, le persone che hai incontrato, i mondi che hai visitato… incredibile… oh, senti, ora sì è un po’ riscaldata.” disse riappoggiando la mano artificiale sul parapetto.
Kurogane se la sfiorò con la destra: il metallo era tiepido, grazie al calore delle mani di Yuui.
Il ninja pensò che la cosa avrebbe dovuto urtarlo. Che, in fondo, non voleva che il ragazzo sapesse del suo passato… perché questo significava mettere anche lui di fronte ai suoi ricordi… sì, come se li avesse lasciati alle spalle… ma se lui sapeva, era un altro discorso…
“Era un viaggio che forse avrei preferito non affrontare. Ma era inevitabile.”
Eppure non se la prese. Le sue sensazioni erano ovattate, come se a provarle fosse qualcun altro. Se quello davanti a lui non era quel mago, forse nemmeno lui era più sé stesso… forse quel passato non lo riguardava.
Al suo fianco, sentì l’altro deglutire e sospirare “Io non sono il tuo Yuui, però. Ho viaggiato, ma non attraverso i mondi. Non sono quello per cui hai dato questo braccio, e… non lo posso sostituire, Kurogane.”
Il ninja si voltò a guardarlo, ma l’altro abbassò gli occhi… forse Yuui si sarebbe aspettato – forse avrebbe sperato – una sfuriata, qualcosa che cominciasse con un “Ma piantala di dire idiozie!” ma non arrivò. Del resto, Yuui sapeva di avere ragione.
Perché mai, sennò, un tipo burbero come quel guerriero gli si era avvicinato senza nemmeno conoscerlo? O meglio, perché mai gli si era avvicinato come se lo conoscesse da sempre?
“Domani mattina partiremo presto… tenterò di dormire. Buona notte, Kurogane.” Si congedò.
Sparì in fretta nel buio del sentiero.


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Nota: ormai è chiaro come lo Yuui di questa storia sia ben diverso da quello che conoscevamo. Innanzitutto, nella mia testa questo Yuui è leggermente più giovane di quello che vediamo nel manga – nella mia idea, qui ha meno di vent’anni – inoltre, nonostante si intuisca che il suo passato nasconde eventi tristi, è cresciuto in un contesto che è riuscito a dargli amore, anche se non si può parlare di famiglia vera e propria.

Questa sua maggiore infantilità rispetto all’originale è dovuta anche a questo, al fatto di essere circondato da persone che gli vogliono bene. Cosa che lo Yuui originale non si è nemmeno mai sognato.

Sono contenta di aver scritto questo capitolo.. finalmente cominciano a essere introdotti altri personaggi! 

Ringrazio infinitissimamentissimamente Adrienne per il lavoro di beta, che svolge al meglio nonostante le avversità tecnologiche... :(

Al prossimo capitolo!

  
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