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Autore: Rota    19/02/2015    0 recensioni
La notizia di un trasferimento improvviso per motivi di lavoro, annunciata da sua madre dopo una cena sfarzosa, non lo aveva destabilizzato più di tanto. Aveva certo amici, nel vecchio distretto, e una rete di conoscenze più fitta e sicura, ma andare a vivere a Shibuya non voleva dire rintanarsi dall'altra parte del mondo, isolato da qualsiasi sprazzo di civiltà, né tanto meno dover abbandonare in modo definitivo le vecchie amicizie. L'unica cosa che Yukio aveva chiesto a sua madre, in cambio della solita pacifica convivenza familiare, era una scuola con un club di basket, dove poter continuare a giocare ciò che più preferiva. La Touou Academy era stata una delle opzioni possibili, avvicinata con interesse per la sua fama e il suo prestigio rispetto alle altre, e da quello che il ragazzo aveva visto, in quei dieci giorni dall'inizio delle lezioni, non sembrava smentire le dicerie.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shoichi Imayoshi, Touou, Un po' tutti, Yoshinori Susa, Yukio Kasamatsu
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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*Autore: Rota/margherota
*Titolo: Funny how the heart can be deceiving
*Fandom: Kuroko no Basket
*Personaggi: Kasamatsu Yukio, Imayoshi Shoichi, Susa Yoshinori, Un po' tutti
*Pair: ImaSusa, secondaria/ImaKasa, principale
*Genere: Introspettivo, Generale, Sentimentale
*Avvertimenti: What if...?, Shonen ai
*Rating: Arancione
*Dedica: Per Kam che compie/ha compiuto gli anni e ha passato anche Natale aspettandomi ma io sono pirla (L)
*Credits: Titolo e lyrics da "Try" di P!nk
*Settimana/Prompt COW-T: Quarta settimana/Qualcosa di vecchio
*Numero parole: 26002
*Note: What if in cui Kasamatsu frequenta la Too Academy. Era nata come intento di fare pwp ImaKasa e ne è uscito questo *lecoff
La maggior parte della roba è farina del mio sacco, ovviamente. Ma andando avanti, specialmente per quanto riguarda il secondo/terzo anno del liceo, introdurrò eventi "canonici", direttamente dal manga.
Tra un anno e l'altro, c'è un “intermezzo” decisamente più corto. Siccome ho seguito un certo schema piuttosto rigido, come mio solito, per la suddivisione degli anni scolastici dei due, questi intermezzi mi sono serviti per aggiungere qualcosina in più che non potevo mettere nel contesto degli altri capitoli.
(non è betata, ancora, pardon ù//////ù)
Spero sia una buona lettura (L)

 

 

 

 

 

 

Funny

how the heart can be deceiving

 

 

 

 

*Primo anno - I*

 

 

 

Yukio sistemò meglio la spallina della cartella scivolata lungo il braccio, in modo che la cartella piena di libri recuperasse un poco di equilibrio contro la sua schiena. Doveva ancora ambientarsi, ma questo particolare non attribuiva alla sua figura più goffaggine di ogni altra giovane matricola della sua età: un nuovo anno scolastico era appena iniziato, alla Touou Academy, e ritrovarsi in mezzo a quella folla di studenti febbricitanti ed eccitati ridimensionava di molto la poca ansia che provava nel petto.
Volse lo sguardo, per quanto veloce, abbastanza attento in una direzione e poi in un'altra, cercando un banchetto preciso in mezzo a cartelli come "Club della cultura" o anche "Amici degli insetti"; scansò con un gesto educato un suo senpai che aveva cercato di fermarlo sul posto sventolandogli di fronte al naso un volantino dai colori vivaci e una gran scritta: "Club di nuoto". Aveva ringraziato, ma anche precisato che non era quello il tipo di sport a cui era interessato. Fu fermato solo un'altra volta da una ragazza carina con un gran sorriso - non riuscì a dire neanche una parola e si ritrovò tra le mani un bicchierino di plastica colmo di cioccolata calda e un dolce spesso spesso e con un sacco di zucchero sopra. "Club di cucina". Per quanto potesse gradire il tutto, dovette rifiutare con profusa educazione.
Si sedette, ad un certo punto, su una panchina ai bordi del grande cortile della scuola. Sospirò, con la schiena spalmata contro lo schienale di ferro di quella, e lo sguardo rivolto al cielo, mentre sentiva la cartella scivolare in basso, fino al pavimento di mattonelle rossastre. Diede uno sguardo al grande edificio che si trovava a pochi metri di distanza alla sua destra - l'ala est che conteneva principalmente le aule per le materie umanistiche - quasi con indifferenza.
La notizia di un trasferimento improvviso per motivi di lavoro, annunciata da sua madre dopo una cena sfarzosa, non lo aveva destabilizzato più di tanto. Aveva certo amici, nel vecchio distretto, e una rete di conoscenze più fitta e sicura, ma andare a vivere a Shibuya non voleva dire rintanarsi dall'altra parte del mondo, isolato da qualsiasi sprazzo di civiltà, né tanto meno dover abbandonare in modo definitivo le vecchie amicizie. L'unica cosa che Yukio aveva chiesto a sua madre, in cambio della solita pacifica convivenza familiare, era una scuola con un club di basket, dove poter continuare a giocare ciò che più preferiva. La Touou Academy era stata una delle opzioni possibili, avvicinata con interesse per la sua fama e il suo prestigio rispetto alle altre, e da quello che il ragazzo aveva visto, in quei dieci giorni dall'inizio delle lezioni, non sembrava smentire le dicerie.
Peccato che fosse un'ora che stava girovagando nel cortile pieno di banchetti per le iscrizioni ai vari club e non fosse ancora riuscito a trovare quello che stava cercando.
Sospirò, sconsolato, appallottolando nella mano la carta del dolce appena mangiato; vide un cestino, appena finita la panchina, e messosi in posizione lanciò la carta e fece canestro, preciso e pulito come sempre; sorrise per un istante.
Fu scosso dai propri pensieri non tanto da una voce quanto dalla sua strana, insolita quasi, inclinazione - fortissima, impossibile non notarla. Voltò lo sguardo in maniera naturale e istintiva, non tanto per abitudine a ficcanasare nelle faccende altrui, e vide una coppia di ragazzi piuttosto vicini a lui che procedevano nella sua direzione. Quello che stava parlando era il più basso, capelli lunghi e dritti e due paia di occhiali sul naso di colore scuro.
-E così questo è il primo anno che giocheresti a basket? Hai fatto qualcos'altro, prima?
Quel poco che era riuscito a sentire lo fece scattare in piedi, e prima che potesse fermarsi e pensare alla forma giusta per porre quella domanda, aveva già fermato con la sorpresa del proprio gesto i due.
Era l'occasione giusta per rendere non vano tutto il suo sforzo, che lui aveva intenzione di cogliere decisamente al volo.
-Scusate, voi fate parte del club di basket?
Quello che parlava prima, con le mani ancora in tasca, allargò le proprie labbra in un leggero sorriso nell'attimo dopo l'aver palesato un discreto stupore.
-Ci siamo appena iscritti.
Ogni parola era carica di quella cadenza così particolare, tanto che Yukio dovette farsi forza per non fare una smorfia proprio davanti a lui. Sembrava quasi straniero, eppure con una nota fortemente giapponese.
-Dove si trova il banchetto?
Il ragazzo indicò una direzione in aria, con il dito indice puntato.
-Devi procedere oltre la fila dei club dello sport. Arriva in fondo, è giusto dopo quello di tennis.
-Oh, grazie!
-Di nulla.
Yukio fece un leggero inchino e corse via, lasciando i due alla loro chiacchierata e dimenticandoseli piuttosto in fretta, per quel giorno.

 

Imayoshi restò a guardare le spalle dell'altro ragazzo che si allontanavano sempre più, fino a scomparire tra la folla del cortile. Gli aveva incollato il sorriso sulle labbra, nella prospettiva di un inizio per cui valesse davvero la pena correre oppure scattare in piedi da una panchina all'improvviso, con tutto quell'entusiasmo genuino ed esplicito. D'altronde, era tutto nuovo anche per lui, e nonostante nascondesse la propria inesperienza sotto un'espressione più o meno sempre uguale, era indubbio che lo provasse almeno un poco nel proprio intimo. D'altronde, si parlava sempre di divertimento.
Si sistemò gli occhiali sul naso, mentre alcuni dei petali di fiori rosa dei grandi alberi che circondavano tutta la scuola cadevano ai suoi piedi, trascinati da un leggero vento. Dentro di lui, c'era lo stesso fresco gioioso.
Tornò quindi a rivolgere l'attenzione al proprio interlocutore come se nulla li avesse interrotti.
-Sembra che anche quel ragazzo sarà un nostro compagno di squadra.
Aveva ancora il sorriso di prima sulle labbra, quando gli rispose, e fece schioccare la lingua in un modo strano, che fece trasalire Susa dai propri pensieri lontani.
-Yep, sembra proprio.
Nessun interesse l'uno per l'altro fino a quel pomeriggio, entrambi erano stati sinceri e diretti da quel primo punto: pur ritrovandosi nella stessa classe, nel marasma di gente indefinita e tutta nuova i volti dei compagni si assomigliavano l'un l'altro e loro due non facevano alcuna eccezione particolare. Era stato Susa a riconoscerlo, probabilmente ritrovandoselo accanto dopo aver speso due ore di fila di matematica accanto al suo stesso banco e cercando di capire con la coda dell'occhio se valesse la pena copiare le sue risposte oppure no. Si era presentato, distraendolo per un istante dal proprio foglio per l'iscrizione al club, e Shoichi lo aveva riconosciuto per quella strana e insolita forma del naso. Così, inizialmente forse più per educazione che per vero e proprio interesse, avevano cominciato a parlare e a camminare assieme, distraendosi vicendevolmente da tutto il caos che stava loro attorno e dandosi vicendevolmente una scusa per non prestarci più attenzione. Erano riusciti nel proprio intento e avevano trovato una buona compagnia.
In quel momento, Yoshinori fece una smorfia e non si preoccupò di nasconderla all'altro.
-Dimmi di nuovo di dove sei.
Quello rise, comprendendo la ragione di tanto cruccio. In effetti, anche l'accento di Tokyo suonava stranissimo, alle sue orecchie - e con un certo orgoglio, forse anche per il gusto al dispetto palese, tendeva a calcare il proprio per contrasto.
-Vengo da Osaka, non si sente?
-Fin troppo, in effetti.
Ripresero a camminare, andando verso l'edificio della scuola. Parlando, avevano anche scoperto di avere altri corsi uguali, oltre che quello di matematica, e dalle materie scolastiche erano entrati nel campo degli hobby poco generici, fino ad arrivare persino a dettagli più personali quali il lavoro dei propri genitori e il numero di fratelli o sorelle. Insomma, avevano già liquidato la grossa parte delle formalità senza troppo indugio. Figlio minore di due, sorella maggiore universitaria e padre dirigente scolastico; figlio unico l'altro, entrambi i genitori medici.
Susa, dopo qualche istante di silenzio più o meno assorto, riprese a parlare.
-Io abito in un altro distretto, ma per i miei genitori sembra che questa scuola valga l'ora di viaggio che mi faccio al mattino.
Le labbra di Imayoshi fecero scappare un fischio, e sui suoi lineamenti si modellò un'espressione decisamente esplicita, ammiccante quasi.
-Piuttosto seccante, direi.
Susa lo trovò forse non troppo educato, ma decisamente più a suo agio di quanto non si sarebbe aspettato - alla fine gli sorrise in risposta, condividendo anche quel tipo di sentimento con l'altro ragazzo. Non sapeva bene se era il personale modo di fare di lui o solo il tipico atteggiamento di quelli che provenivano dalla sua zona, ma trovava quella sua schiettezza assai confortante, e più vicina alla sincerità di quanto non facessero altri tipi di indole. A pelle, era già convinto di aver trovato nell'altro una buona compagnia.
-Dici bene. Dici davvero bene.
E Imayoshi lo stesso, da quando aveva notato che l'altro non scappava alle sue lunghe occhiate scrutatrici. Non lo stava studiando, perché non gli appiccicava addosso alcun tipo di giudizio: prendeva atto di particolari diversi, facendosi un bagaglio tutto personale.
-Tu giochi a basket da molto tempo?
Erano entrati nell'edificio, nel frattempo, diretti verso l'aula dove Yoshinori aveva lasciato la propria cartella prima di dirigersi in cortile. Non sapendo quando tutto quello sarebbe durato, aveva preferito lasciare quel peso in un posto sicuro che non fosse le proprie spalle, così libere.
-Ho iniziato a giocare alle medie, già dal primo anno. Mi è sempre piaciuto, come sport.
-Quindi sei uno esperto?
-Direi che ho più pratica, ma sono soltanto un giocatore nella media.
Finirono di salire le scale, e Susa guardò Imayoshi in viso - aveva un sorriso diverso da prima, appena più sinistro.
-Per ora.
Non aggiunse nulla, continuando a camminare dritto.
Percorsero un lungo corridoio tutto vuoto, cosparso di finestre aperte che arieggiavano - passando davanti una di quelle, Imayoshi per caso volse lo sguardo al cortile della scuola, vedendo tra la folla ancora definita il ragazzo di prima, quello che aveva interrotto la chiacchierata tra lui e Susa: capigliatura quasi militare, rapato alla base della nuca e di un castano tanto scuro da apparire quasi nero, divisa perfettamente bianca e una postura rigida, strana per un ragazzo di quell'età. Decisamente riconoscibile, anche tra molti, a un occhio attento come il suo.
Gli tornò il sorriso, d'istinto, per un'associazione di idee che lo portava a pensare all'indomani e quindi al loro primo allenamenti di basket.

 

***

 

Tutte ordinatamente in fila, le matricole del club di basket passarono un buon quarto d'ora a presentarsi in dettagli tecnici più o meno precisi: nome, cognome, data di nascita e altre cose del genere, tra cui anche la plausibile ragione del loro interesse a quello sport. Undici ragazzi in tutto.
Una ragazza del terzo anno, probabilmente la manager, teneva tra le mani un blocco degli appunti e ogni volta che un ragazzo finiva la propria presentazione segnava qualcosa su uno dei suoi fogli con una penna blu dalla punta sottile. Disse loro che per qualche giorno avrebbero fatto più esercizi di riscaldamento che altro, per poi iniziare a giocare vere e proprie partite solo in un secondo momento, una volta che i muscoli fossero stati abituati a un determinato sforzo fisico; la sua voce era chiara, quasi rassicurante. L'allenatore era accanto a lei ma non disse una parola, dispensando invece sorrisi affabili a ognuno dei ragazzi; da come qualcuno dei senpai aveva detto, era un vecchio professore di storia prossimo alla pensione, con i capelli bianchi e tante rughe attorno alla bocca e sotto gli occhi - doveva essere una persona che aveva sorriso molto, durante la sua vita, e questo dava una dimensione forse troppo confortevole a tutta la questione.
Li divise in due gruppi, unendoli ai ragazzi più grandi, e l'allenamento vero e proprio iniziò a quel punto. Corsero per due ore ininterrottamente, come era prevedibile che succedesse, tra esercizi di skip e veri e propri percorsi a ostacoli. Non sfiorarono neanche l'idea di toccare la palla, e questo generò qualche malumore di alcuni dei ragazzi nuovi allo sport, specialmente nei spogliatoi lontano da orecchie indiscrete, con le gambe abbastanza pesanti da non riuscire a muovere altro del proprio corpo che labbra e lingua.
Yukio si rifugiò sotto il getto di una doccia bollente, lasciando che lo scrosciare forte dell'acqua contro le piastrelle occupasse completamente il suo udito per lasciarlo libero da malumori altrui assolutamente ingiustificati. Era stanco e spossato, non più abituato a tutto quel lavoro in una volta sola, specialmente dopo un mese di inattività - tuttavia, certo non era messo così male come molte delle altre matricole, e si vedeva bene dal lamentarsi per una corsetta e qualche saltello. Di certo, non era abituato a portare o covare pazienza.
Uscì dalla doccia con la pelle quasi arrossata e le membra più molli, tranquille e rilassate. Raggiunse di corsa l'armadietto che gli avevano assegnato, uno degli ultimi della fila, con l'apertura un po' cigolante e un brutto odore di muffa quando si apriva. Recuperò la sua borsa e il ricambio che aveva dentro, intimo e canottiera.
-Faticoso questa prima volta, neh?
Si girò veloce, notando in quel momento il ragazzo seduto sopra la panca che divideva quasi in due quel corridoio dello spogliatoio maschile. Aveva addosso i pantaloni della divisa scolastica, ma la sua camicia era aperta e la cravatta scura ciondolava da una spalla - i capelli spettinati erano appena bagnati, e non aveva gli occhiali. Tuttavia, lo riconobbe subito come il ragazzo che gli aveva dato indicazioni qualche giorno prima, quello con l'accento strano calcato in quelle poche sillabe dette.
Prese tra le mani la canottiera e la scosse, per eliminare le pieghe sopra.
-Non abbiamo lavorato così tanto.
L'altro sogghignò, ma il suo silenzio permise a Yukio di indossare il capo senza dover interrompere in qualche modo il loro dialogo. Solo una volta che la sua testa sbucò dal tessuto candido Shoichi gli parlò ancora - Susa era ancora rintanato sotto la doccia, per cui lui si stava annoiando abbastanza da voler diventare socievole con altri aspiranti membri del club di basket. Dopotutto, loro due erano quasi i soli tra le matricole a non avere un aspetto esageratamente abbattuto o spossato, il che li rendeva abbastanza simili per definizione: Imayoshi aveva sentito un'attrazione istintiva, verso di lui, per quanto ancora molto superficiale.
-Giocavi già a basket?
Kasamatsu non rifiutò la sua cortesia e gli rispose senza alcuna malizia o malintenzione; era persino riuscito a distrarsi dai borbottii altrui, grazie alle sue parole, e questo gli era davvero piacevole.
-Ero capitano della mia squadra, alle medie.
-Oh, uno di quelli che lavoravano sodo!
Lo vide sorridere, ne fu quasi stranito: aveva un modo di farlo che non sembrava molto cortese, per quanto il suo tono suggerisse invece una gentilezza piuttosto radicale. Ecco cosa non andava, in quella persona. Il fatto che strisciasse parole e intenzioni e non li rendesse molto palesi.
Ma non si fece impressionare da quel suo modo di fare.
-Neanche tu sembri tanto stanco.
Shoichi si diede una pacca sulle gambe, in un gesto piuttosto eloquente per indicare sé stesso.
-Sono una persona abituata a fare molto moto!
Qualcuno chiamò forte, annunciando a tutti i ritardatari di sbrigarsi che la palestra avrebbe chiuso entro dieci minuti scarsi. Imayoshi fu subito in piedi, addosso la giacca scura della divisa e la cravatta nel borsone - Yukio vide avvicinarsi a lui un ragazzo più alto con un naso pronunciato, che fattosi scappare qualche insulto a mezza voce si vestì in fretta con ancora i capelli bagnati e la pelle umida. Sembravano conoscersi, dalla vicinanza fisica che non dava fastidio a nessuno dei due.
E una volta che furono tutti usciti, con le cartelle issate sopra le spalle e la velocità tra i piedi, prima di sparire verso la fermata della metro in direzione sconosciuta, Imayoshi chiamò un'ultima volta Yukio, con una mano in alto mossa a saluto.
-Al prossimo allenamento, Kasamatsu- kun.
La cosa lo sorprese, e non poco, anche se l'altro non gli diede tempo di rispondere o chiedere alcunché. Pensò un secondo momento all'occasione in cui l'altro aveva sentito e quindi registrato il suo nome, ma di certo non si sarebbe aspettato che qualcuno potesse registrare un simile dettaglio di un compagno di club appena conosciuto. Davvero insolito.
Salutò il nulla freddo, prima di incamminarsi verso casa.
-Al prossimo allenamento...

   
 
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