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Autore: Xau    19/02/2015    1 recensioni
Quella che vi presento è la mia prima storia, scritta a cavallo fra il 2011 e il 2012, che pubblico per prima anche qui. Yoshiko, costretta sul letto della spirazione da una malattia causata dalla bomba che colpì Nagasaki, riceve una visita innaspettata...
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dalla grande finestra, la città di Tokyo appare coperta da un modesto strato di neve. Alle prime luci della rosea alba, il dolce abbraccio del giorno penetra nella stanza.
Sul letto, Yoshiko apre gli occhi. Si meraviglia sempre alla vista dell'alba. Si alza scostando la coperta bianca tipica dell'ospedale Shunjin. La tosse la colpisce all'improvviso. Roca, pesante.
Con fatica si rimette.
Il dottore le aveva detto che era un miracolo di Amaterasu se superava il mese di dicembre. Ma il calendario sulla parete segna il 15 gennaio del 1947. Il suo corpo sottile e stanco è l'innocente dimora di numerose metastasi, segni di una pazzia senza limiti.

Di lei si diceva, con suoi capelli d'argento e i suoi occhi simili ad acquosi pezzi di cielo, fosse una piccola dea. Molto diversa dalle sue coetanee.
Quel giorno, a Nagasaki-shi, il cielo appariva calmo, con bianchi e innocenti cumuli. La loro scuola, un edificio degli anni 20 a due piani, completamente di legno, si trovava vicino alla punta della penisola che caratterizzava la città. Loro erano li a giocare, tutti felici. Ma quel piccolo demone d'acciaio masticò la terra, e il suo urlo di fuoco investì tutta la sua vita.
Quel ragazzo la spinse in un canale di scolo. Il suo sguardo appariva sicuro, speranzoso, protettore. Sorrise a lei, poi scomparve nelle fiamme.
Quel nove agosto di due anni prima fu l'inizio di un male silente. Quel cielo racchiuso dentro i suoi occhi divenne sempre più nuvoloso, coprendo il sole dell'anima dentro la sua pancia.

Al ricordarsi di ciò, si mette a piangere copiosamente.
- Ti prego... Juni... Non mi abbandonare... -
L'infermiera viene a calmarla. L'unica che la ragazza conosce.
- Ti prego, Yoshiko, sii forte... -
- Ma non voglio essere da sola... -
Dice questo da ormai diversi giorni. Crede di non potersi più innamorare e far si che il suo cuore frema.
Si abbracciano, malgrado la regola di dover rispettare la distanza di cortesia. Per puro caso, il direttore di quell'ospedale del quartiere di Shibuya passa davanti alla porta. Guarda le due. Le lascia in pace, in fondo serve amore per vivere bene e morire senza rabbia.
La ragazza però collassa.

Si risveglia al tramonto, che illumina la città ancora rintronata dai bombardamenti della guerra. La neve inizia a cadere e le nubi coprono il soffio del giorno, come fossero messaggeri del tangibile dolore che le pervade ogni fibra.
L'infermiera piange a fianco del letto, stringendo disperata la mano alla sua amica. Il dottore tenta di prestarle soccorso. La morte la prende in un'abbraccio senza fine.
Oh, ragazza... Non spaurirti...
- Mi dispiace... Ma non ce la può fare... - : le parole del dottore le sembrano lontane chilometri.
L'infermiera le poggia la mano sulla testa, ridotta a una boccia senza capelli a causa del tumore. Le lacrime della tristezza cadono sulla sua fronte.
Apri le ali...
Le parole dolci, maschili, risuonano come un bisbiglio etereo.

Nella notte, la situazione si calma. L'infermiera, malgrado il suo turno era finito, si è decisa a rimanere vicino alla ragazza, addormentandosi poi sulla sedia, ai margini del letto.
La finestra si spalanca d'improvviso, invitando il freddo e la neve ad entrare nella stanza. La donna sembra non svegliarsi.
Il respiro affannoso della bambina si calma. Vede un ragazzo, come una figura luminescente, atterrare silenziosamente sul pavimento. Sembra un angelo. Yoshiko spalanca gli occhi dai colori spenti: - Juni? -
Lui si avvicina, sfiorando le labbra della ragazza con le sue in un lieve bacio : - Il tuo pensiero mi ha guidato. Il tuo cuore ha battuto tremolante vere emozioni. Ora puoi aprire le ali -
Mette una rosa di ghiaccio nel grembo della donna. Il biglietto a essa legato reca la scritta in ideogrammi: Lei è una farfalla d'inverno.
Viene presa in braccio, poi lui levita e si poggia sul margine della finestra. La neve cade lenta e leggera.
- Yoshiko, ti amo -
Si alza nel buio, portando lei sopra le luci della città.
 
   
 
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