Film > La Bella e la Bestia
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Autore: VeronicaDauntless    19/02/2015    1 recensioni
Nelle fiabe, a volte, i sogni si avverano. E se sognaste di cadere in un pozzo guardando il vostro riflesso? Fin da bambina la più grande paura di Belle è quella di addormentarsi, quella di sognare. Non immagina che di lì a breve, tentando di salvare suo fratello, si sarebbe ritrovata prigioniera di una bestia.
Dal prologo: "Avrebbe potuto dire di aver perso la sua umanità molti anni addietro, ma la verità era che non l’aveva mai avuta. [..]Questa non è la sua storia. Questa è la storia di come il suo cuore riprese a battere."
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adam, Belle, Gaston, Lumière, Quasi tutti | Coppie: Adam/Belle
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Non era uscita tutto il giorno. Avrebbe voluto dire che era perché si sentiva incredibilmente 
stanca, che gli eventi del giorno prima l’avevano spossata, ma la verità era che aveva 
semplicemente paura. Di ciò che sarebbe potuto accadere se, ancora una volta, si fosse 
attardata troppo. Così, era rimasta a letto finché non aveva visto il sole alto nel cielo, poi si 
era arrischiata fuori dalla sua camera ed aveva vagato per il corridoio del piano superiore. 
Non era coraggio o curiosità la sua, ma un’incredibile voglia di fare un bagno caldo. Ovviamente, 
pensò, non ci sarebbero state di certo docce, si sarebbe accontentata di una tinozza e un paio 
di brocche d’acqua. Doveva pur esserci qualche domestico, altrimenti chi puliva le stanze? 
E i pavimenti, che sembravano sempre brillare?
C’erano altre tre stanze da letto vicino alla sua, ma dentro non vi era nessuno. E più si allontanava
dalla sua camera, più l’ambiente si rabbuiava, come se qualcuno avesse coperto tutte le finestre. 
Giunta al limite del piano, vide che sulla destra si allungavano delle scale a chiocciola di pietra. 
Stava per salire, quando una voce la fece sobbalzare.
-Miss, cosa fate? Di lì non potete andare-
Dio, grazie! C’era davvero qualcun altro..
O qualcos’altro. Si immobilizzò, gli occhi sbarrati dalla sorpresa.
Si era voltata per trovarsi di fronte una figura sottile quanto eterea, formata da tante piccole fiammelle.
-Oh- fu tutto ciò che riuscì a dire. La figura non aveva volto, né forma, eppure le sembrò che le 
tendesse la mano. Sentì una lieve risata e ipotizzò fosse la sua.
-Faccio sempre questo effetto. Vi prego, miss, scendete-
-Io.. volevo solo vedere cosa ci fosse-
-Oh, nulla di interessante, sono le stanze del padrone, ma le vostre sono decisamente più belle-
-Io mi chiamo Belle-
-Ed io sono Rebecca, al vostro servizio-
Si piegò appena in avanti in un inchino che la fece sorridere. Che strana domestica.
-Sapete come posso fare per.. uhm.. vorrei fare un bagno-
-Certo, certo, tornate in camera, vi porterò subito l’acqua-
Fece come le era stato ordinato. Aspettò che Rebecca tornasse con una tinozza e poi con più 
di una brocca colma d’acqua riscaldata sul fuoco. Come immaginava. Quel bagno le sembrò il
migliore della sua vita. Ma forse era semplicemente il fatto che Rebecca continuò a parlarle per
tutto il tempo e lei, solo ora riusciva ad ammetterlo, si sentiva così sola in quel posto.
-Io non sono sempre stata così, sapete? Un tempo avevo lunghissimi capelli rossi e delle gambe
per niente male- rise delle sue stesse parole.
-Cosa vi è successo?-
-Cosa è successo a tutto questo posto, vorrete dire. Anche il padrone, prima, era davvero un bell’uomo-
-Cosa è successo, Rebecca?- si sporse verso di lei, ma la figura si allontanò piano.
-È stato tanto tempo fa, miss-
Uscita dalla piccola vasca improvvisata, si asciugò e indossò nuovamente la camicia da notte. 
Aspettò che Rebecca se ne fosse andata, portando con sé tutto ciò che era servito per il bagno e 
tirò fuori dall’armadio tutti i vestiti. Uno ad uno, li soppesava, li appoggiava sul petto per immaginare
come le sarebbero stati e poi passava al successivo. Alla fine aveva scelto un abito con la gonna e 
la parte del corpetto che le fasciava il seno argentati, il resto del corpetto fin giù alla gonna superiore,
arricciata così da essere sollevata fin sotto il ginocchio, erano invece di un intenso blu oceano. Si 
sistemò i capelli in uno chignon morbido con giusto qualche riccio più corto che le ricadeva sulla fronte, 
davanti alle orecchie e sul collo e infilò un paio di scarpe blu senza tacco che aveva trovato in un altro cassetto.


Come si sentiva sciocca, ora, sulla cima delle scale che l’avrebbero portata da lui. Era stata così stupida. 
Tutti quegli abiti stupendi e l’ambiente da favola, le avevano fatto perdere di vista la realtà. Stava 
eseguendo l’ordine impostole dal suo carceriere. Si era imbellettata per una bestia. Quanto, quanto
si sentiva sciocca. Per un istante, soppesò l’idea di tornare indietro per indossare di nuovo il suo
jeans logoro e la felpa nera. Oh, ma quel vestito era così bello e lei aveva sempre sognato di essere
come una di quelle principesse che danzavano formando spirali di tulle e colori.
Così, aveva fatto un gran respiro e si era affacciata nel salone. Come al solito, il camino era acceso
e riscaldava l’ambiente. Era l’unica fonte di luce nella stanza. A capotavola, nel posto più lontano 
dal fuoco, la bestia le dava le spalle. Indossava il solito mantello nero.
-Siediti- ordinò.
Sbirciò oltre le sue spalle e vide che il posto preparato per lei era al capo opposto. Col cuore che 
batteva frenetico, irrequieto, si sedette sulla sedia dall’alto schienale e alzò lo sguardo sul suo cavaliere.
Ancora non riusciva a vederlo bene in volto, ma distingueva l’abito rosso che portava. Con un certo 
stupore, si rese conto che il suo, in realtà, era l’unico posto preparato. La bestia non aveva piatti 
davanti a sé né posate. E mentre lei guardava il brodo fumante nel suo piatto, la bestia guardava lei.
Sentiva i suoi occhi addosso, come se potessero perforarla. Di cosa si cibava?
-Mangia- ordinò ancora.
-Voi non mangiate?-
-Non ora-
Rabbrividì. Un tempo era stato un uomo.. almeno così aveva detto Rebecca. Mangiava come tutti 
gli altri uomini? Mangiava animali? Represse un brivido. O persone?
Immerse il cucchiaio nel brodo, concentrandosi con tutta la sua volontà per non alzare lo sguardo su di lui. 
Ne prese solo pochi sorsi, prima che il tremore alla mano la costringesse a fermarsi. Perché voleva
che lei mangiasse lì? Perché voleva che mangiasse con lui? Se quello era un modo per metterla a
disagio e ricordarle chi comandava, era riuscito nel suo intento. Tuttavia, che modo crudele era. 
E lui l’aveva salvata solo poche ore prima. Per un momento, le balenò nella testa l’idea che forse
voleva solo compagnia. Magari, pensò, si sentiva terribilmente solo, proprio come lei. Ma fu solo 
un attimo e quel pensiero volò via.
Incapace di mangiare oltre, abbandonò le mani in grembo e si voltò per guardare le fiamme.
Il calore le riscaldava il viso e le spalle. E quella danza sinuosa la incantò, incatenandola a quella visione.
Una volta, quand’era bambina, aveva sognato le fiamme. Si era svegliata in lacrime e col cuore in gola. 
Sua madre le aveva accarezzato la testa, sussurrandole che era solo un sogno e che ciò che ci 
spaventa col buio, con la luce cambia aspetto. Ma le immagini che tanto l’avevano spaventata di notte,
la terrorizzarono di giorno, quando videro scoppiare un incendio in un palazzo accanto al loro.
-Perché non mangi?-
Nella sua voce traspariva dell’ irritazione malamente repressa. O era rabbia?
Voltandosi verso di lui, vide che teneva i pugni tanto stretti da far sbiancare le nocche.
-Non ho più fame-
-Avresti più fame se io non ci fossi?-
Abbassò gli occhi.
La bestia si sollevò con furia, scaraventò la sedia a terra, ringhiò, gettò per aria tutto quello che gli capitò
davanti, afferrò il tavolo per un lato e lo rovesciò. Con poche falcate furiose fu da lei. Strinse i braccioli 
della sedia su cui era seduta, imprigionandola. Avvicinò il volto al suo ed espirò.
Ora. Solo ora, per la prima volta, lo vide in viso.

  
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