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Autore: Blueorchid31    20/02/2015    9 recensioni
Questa fan era nata per San Valentino, ma non ho fatto in tempo a pubblicarla. Non è una one romantica. E' comica, irriverente e sono stata in forse fino all'ultimo se inserire l'avvertimento ooc o meno perché uno dei personaggi, con i capelli rosa, non è esattamente se stessa... o forse no? A voi l'ardua sentenza. Buona lettura.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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La Maledizione della Primula Nera

(Il Kinjutsu di Nonna Yamanaka)





"Sposa me!"

"No, sposa me!"

"Io non vivo senza di te!"

"Ti prego, amami!"



Una schiera di uomini aveva invaso il cortile antistante l'ospedale di Konoha. Urlavano verso le finestre della struttura come dei Romeo in preda a una crisi isterica, attendendo che la bella Giulietta si affacciasse da una di esse. Ognuno di loro aveva portato seco qualcosa: un mazzo di fiori, una scatola di cioccolatini o semplicemente un cuore innamorato. Considerando che era il giorno di San Valentino non era poi tanto strano che un gruppo di shinobi si fosse ritrovato proprio in quel luogo dato che la maggior parte delle donne di Konoha lavorava lì, ma la cosa straordinaria, assurda, era che fossero lì per un'unica persona; per una ragazza che fino a quel momento era sempre stata considerata "intoccabile", una specie di vedova bianca, una suora di clausura, in virtù delle persone che normalmente frequentava. Avvicinare la migliore amica di Naruto Uzumaki nonché "compagna di Team" - solo compagna di Team - di Sasuke Uchiha, detto il nukenin, non era mai stata una delle aspirazioni degli uomini di Konoha, tranne di coloro che presentavano patologie psichiatriche depressive o autolesionistiche tendenti al suicidio. Naruto Uzumaki era molto protettivo nei confronti della ragazza benché lei fosse perfettamente in grado di provvedere da sola, mentre Sasuke Uchiha... beh, Sasuke Uchiha incuteva timore solo a guardarlo con quel ciuffo che mascherava il letale rinnegan e quell'espressione perennemente incazzata stampata sul viso. Sakura Haruno era una outsider da cui era meglio girare al largo, ma in quei giorni sembrava quasi avere addosso un dolcissimo miele, un nettare irresistibile per quelle piccole api affamate.

Tutto aveva avuto inizio qualche giorno prima quando Sakura, Hinata, Ten Ten e Temari erano state convocate d'urgenza da Ino Yamanaka.

Sakura era accorsa immediatamente, da buona amica; Hinata aveva chiesto prima il permesso a Naruto, abituata a portare rispetto al pater familia nonostante il marito le avesse più volte ripetuto che non fosse necessario e le aveva raggiunte insieme a Ten Ten che aveva obbligato Rock Lee a tenere aperto il negozio.

Temari aveva sbuffato, sonoramente sbuffato: dover sopportare il Nara era di per sé già abbastanza impegnativo, ma frequentare anche la sua compagna di Team, nonché migliore amica, nonché pseudo candidata per il posto di signora Nara tempo addietro, andava oltre i normali obblighi matrimoniali e se ne fosse stata a conoscenza a tempo debito probabilmente avrebbe preferito rimanere a Suna e sposare una delle marionette di Kankuro. Almeno quelle non rompevano costantemente.

Controvoglia, si era presentata all'appuntamento e, appena capito il motivo di quella convocazione urgente, ebbe quasi l'impulso di compiere una strage. Niente più amiche del cuore, pseudo signore Nara e soprattutto... niente più stupidi, inutili, fiori! Nel deserto di Suna cresceva appena qualche cactus e la sola vista la nauseava. Come poteva , quindi, una piantina dimensioni bonsai con i fiori neri come il carbone, suscitare in lei un minimo di interesse?

"É rarissima" le informò Ino, guardinga, come se quel piccolo vasetto con tre fiori spennacchiati fosse un ordigno bellico letale "Non avete idea di quali incroci pazzeschi io abbia dovuto fare per ottenere questo colore" continuò con una certa soddisfazione.

"Cosa c'è di tanto eccezionale in una pianta nera?" chiese Temari, a braccia conserte, battendo nervosamente un piede. Non era contrariata, nooo; avrebbe solo voluto incenerire quell'esemplare di stupida femmina e la sua piantina, ma Shikamaru non ne sarebbe stato contento.

"Per prima cosa è una primula nera e poi, Temari, hai mai visto una pianta di questo colore?" le chiese stizzita la Yamanaka, assottigliando i suoi occhi viola in modo minaccioso. Shikamaru e il suo pessimo gusto in fatto di donne: lei lo aveva avvertito che quella donna della sabbia sarebbe stata una gran seccatura.

"Io la trovo..." le interruppe Sakura per evitare l'imminente conflitto "particolare, forse un po' macabra, ma unica nel suo genere" concluse abbozzando un sorrisetto di circostanza. In realtà quell'ecomostro non le piaceva affatto. I fiori erano belli se colorati. Un fiore nero andava bene per un funerale forse, era quasi certa che Sasuke lo avrebbe trovato affascinante, ma lei tendenzialmente preferiva qualcosa di più tradizionale: una rosa rossa, una margherita di campo. Peccato che nessuno si degnasse di regalargliele.

"Parli proprio tu che sei innamorata di uno che è nero anche nell'anima?!" inveì la Yamanaka che sperava almeno nel supporto della sua migliore amica.

Non aveva poi tutti i torti.

"Io la trovo carina" esclamò Ten Ten facendo spallucce. Il suo pollice non era mai stato molto verde; in realtà l'unica cosa verde in casa sua erano le tutine di Rock Lee, ma quella piantina la incuriosiva.

"Finalmente qualcuno con un po' di gusto" proclamò Ino, sbattendo le mani sul pianale di legno della serra.

Hinata fino a quel momento era rimasta in silenzio: trovava quell'esperimento botanico davvero orrendo e sperava che Ino non la chiamasse in causa perché non avrebbe saputo come dirglielo. Confidò nel fatto che le amiche fossero abituate alla sua timidezza e fece un passo indietro senza farsene accorgere, nascondendosi dietro Temari che era più alta di lei: in questo modo Ino, forse, si sarebbe dimenticata della sua presenza.

"Ino!" Temari era arrivata al limite di sopportazione "mi rifiuto di credere che tu ci abbia fatte accorrere per questa... questa..." indicando quella roba che lei non riusciva neanche a definire.

"In realtà ho deciso di dare a una di voi l'onore di acquistarla ed essere la prima in tutta Konoha ad averla" confessò la bionda con malsano orgoglio, come se per loro potesse essere sul serio un onore immenso essere state scelte dalla regina degli alleli e dei gameti difettosi per essere le prime a possedere quell'errore genetico.

"Io me ne torno a casa" proclamò Temari. Il suo matrimonio la costringeva a tollerare la Yamanaka, ma non c'era scritto da nessuna parte che dovesse assecondare le sue follie, né che dovesse spendere i suoi soldi nel suo negozio. Shikamaru avrebbe capito o in caso contrario lo avrebbe pestato. L'estemporanea scomparsa di Temari aveva però rivelato la Hyuga agli occhi della Yamanaka.

"Hinata!" esclamò "Non ricordavo di averti vista prima"

Passare inosservata aveva i suoi lati positivi.

"I-Ino" balbettò la ragazza, arrossendo: aveva sempre provato un po' di soggezione nei suoi confronti. Avevano due caratteri totalmente opposti: lei timida e riservata, la Yamanaka estroversa e chiacchierona. Da alcuni punti di vista la invidiava, per altri preferiva essere se stessa che una mezza psicopatica.

"Vuoi comprarla tu, dolce Hinata?" le chiese la Yamanaka, sbattendo le lunghe ciglia con fare angelico.

Hinata ricordò una favola che aveva letto da piccola di una strega malefica che irretiva una povera ragazza, bianca come la neve, con una mela avvelenata. Scappò via in preda al terrore.

A quel punto Ino volse lo sguardo verso Ten Ten.

"Ino, lo sai che io e le piante non abbiamo un buon rapporto" le ricordò l'amica, sperando che bastasse per farla desistere.

"Dentro uno di quei cocci dell'eremita ce la vedrei benissimo" le suggerì, ma non ottenendo alcuna reazione pensò bene di aggiungere "Potresti sempre portarla sulla tomba di Neji, nh?"

Sakura si portò una mano alla fronte: il tatto di Ino certe volte era pari a quello di un elefante. Ten Ten preferì non risponderle e andare via.

Rimaneva Sakura...

"Fronte spaziosa!" piagnucolò l'amica a mani giunte.

"Non pensarci neanche!". Era forse impazzita?

"Cercherò di essere più chiara. Se mia madre trova questa pianta qui dentro, io..." indicandosi enfaticamente con un dito "sono morta!"

"Portala alla stele dei caduti" le consigliò " Chi vuoi che se ne accorga"

"Non posso"

"E perché?" Non le aveva detto tutta la verità, se lo sentiva.

"Ho speso molti soldi per questo esperimento" le confessò, umettando gli occhi. Che attrice!

"Ok" sospirò la rosa prima che l'amica cominciasse a piangere; per finta, ovviamente. "Quanto costa?"

" Cento Ryo"

"Ma sei impazzita?" Non solo era brutta, ma anche costosa.

"Va bene, dai, per cinquanta Ryo è tua"

"Dieci Ryo al massimo" rilanciò Sakura.

"Trenta"

"Quindici"

Ino ci pensò un attimo. Meglio di niente.

"Venduta" esclamò soddisfatta. Sakura un po' meno."Te ne sarò per sempre grata" aggiunse con le lacrime agli occhi.

"Guarda che lo so che stai fingendo"

"Ok" fece spallucce la bionda ritraendo a comando le lacrime – una delle tante capacità innate della Yamanaka – "Vado a incartartela"

Sakura uscì dalla serra di Ino con la sua nuova, orrenda, piantina da appartamento.

"Cosa ci faccio con te adesso?" le chiese, guardandola con tenerezza: non aveva tempo per se stessa, figuriamoci per accudire una pianta. Nel giro di qualche giorno sarebbe sicuramente morta: i quindici Ryo peggio spesi della sua vita, ma quantomeno Ino le doveva un favore.

Vide in lontananza Naruto e Sasuke e non fece in tempo ad evaporare: Naruto aveva già iniziato a sbracciare e urlare per attirare la sua attenzione.

Solo Naruto, ovviamente; Sasuke aveva continuato a camminare con le mani in tasca, guardando avanti a sé, apparentemente disinteressato da quell'inaspettato incontro con la sua compagna di Team che, in quanto tale, avrebbe dovuto rappresentare qualcosa per lui, suscitare una qualche simpatia. E invece niente. Quelli erano sentimenti da Naruto, sentimenti normali da persona normale, non da Sasuke Uchiha.

Per lui, lei era un'entità metafisica, evanescente, per non dire trasparente o peggio inesistente.

Dopo avergli concesso il perdono per i peccati di sua competenza e dopo che lui aveva espiato la restante parte in qualche modo, ancora non chiaro, sicuramente poco ortodosso, il loro rapporto era tornato ad essere come quello che avevano a dodici anni: pressoché inesistente. Lui se ne stava sulle sue e lei passava nottate insonni a chiedersi perché per lei non potesse essere semplice come lo era stato per Ino, per Temari, finanche per Hinata; perché con lui dovesse essere sempre così complicato rapportarsi; perché dovesse essere per forza così – in una parola – stronzo.

"Sakura-chan, che fai da queste parti?" le chiese Naruto, mentre il suddetto stronzo, per essere sicuro che fosse chiaro il concetto che lei fosse trasparente, aveva voltato lo sguardo dall'altra parte e guardava i passanti, non lei; gli uccellini nel cielo e non lei; il cane che faceva la pipì all'angolo della strada con la zampa alzata, ma non lei. Lei che avrebbe voluto tanto essere quel cane, quell'uccellino, quel passante, ma era solo Sakura, qualunque cosa significasse – forse niente.

"Sto andando a casa" gli rispose, abbozzando un sorriso fin troppo sereno visto che si sentiva, come sempre, ignorata. Tuttavia da tempo si era convinta a non dare peso agli atteggiamenti di Sasuke, a non farsi intimidire – "che bollisse nel suo brodo" si era detta.

"Cos'è quella?" le domandò Naruto, indicando la piantina che portava in grembo.

"Oh, questa? Nulla, me l'ha regalata Ino" mentì. Confessare che avesse addirittura pagato per quell'oscenità sarebbe stato troppo umiliante.

Qualche istante dopo Naruto stava di nuovo sbracciando per attirare l'attenzione di Sai.

Che incredibile colpo di fortuna per l'Uchiha: lei e il sostituto in un colpo solo.

"Stiamo andando a mangiare da Ichiraku, venite anche voi?" chiese Naruto una volta che Sai li ebbe raggiunti.

"É cattiva educazione rifiutare un invito a pranzo" rispose Sai, con il suo solito atteggiamento diplomatico che mandava in bestia l'Uchiha.

Quantomeno il ninja della radice era educato.

"Perché no?" si accodò Sakura. Era il suo giorno libero e non aveva di meglio da fare. E poi... c'era Sasuke: ogni occasione era buona.

Si diressero verso il chiosco di Teuchi, chiacchierando del più e del meno. Tranne Sasuke: lui non parlava, si limitava di tanto in tanto ad annuire e a borbottare qualcosa di incomprensibile.

"Te l'ha data Ino quella piantina?" le chiese Sai, indicando il mostro.

Sakura annuì sperando che lui non conoscesse la storia e non decidesse di renderla pubblica – le gaffe erano parte integrante del carattere dell'amico.

"Alla fine è riuscita ad appiop..."

Sai non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò spiaccicato al suolo.

"Che combinate voi due?" chiese Naruto che con Sasuke era qualche passo avanti a loro.

"Niente. Come sempre Sai parla a sproposito" rispose Sakura tra i denti, lanciando uno sguardo eloquente al ninja della radice che recitava pressappoco "Azzardati a proferire un'altra parola su questa storia e ti riduco in poltiglia". Per quanto poco pratico in fatto di relazioni sociali, chissà come, Sai capì al volo il messaggio archiviando l'argomento tra quelli da "non toccare assolutamente" con Sakura insieme a "tavola piatta" e "permalosa".

Giunti da Ichiraku si erano accomodati al bancone. Ovviamente Sasuke si era tenuto a debita distanza dai due mettendosi al fianco di Naruto. Socievole come un leone della savana che non mangia da giorni.

Naruto per portarsi avanti con il lavoro aveva ordinato ben due porzioni di ramen, mentre gli altri tre comuni mortali solo una a testa. Sasuke odiava il ramen perché essendo fondamentalmente una persona impaziente detestava aspettare che si raffreddasse prima di poterlo mangiare. I pomodori erano freddi, semplici e gustosi, ecco perché li adorava.

"Devo farti una domanda, Sakura-chan" esordì Naruto a un certo punto.

"Dimmi pure" acconsentì la ragazza, ignara del tipo di domanda che lui volesse porle.

"In quei momenti..." il ragazzo sembrava un po' imbarazzato "quelli d'intimità" sempre più imbarazzato, tanto che era arrossito e congiungeva ritmicamente le punte degli indici delle mani "sai, quando stai facendo..."

Sakura iniziò a capire dove volesse andare a parare e spontaneamente il chakra iniziò a confluirle nella mano destra.

"Cosa piace a voi donne quando fate sesso?" riuscì infine a chiederle tutto d'un fiato. Se avesse continuato a girarci intorno un altro po' probabilmente sarebbe esploso.

E il pugno di Sakura si abbatté sulla sua testa.

"Ahia! Brucia!" l'urlo di Naruto risuonò nelle strade di Konoha: la sua faccia era finita dritta dritta nella ciotola di ramen bollente.

"A Ino piace che le dica cose sconce. Ma nell'orecchio sinistro. Le cose che si dicono all'orecchio sinistro si ricordano." rispose Sai, seduto composto sulla sedia a soffiare sul suo ramen come se niente fosse accaduto.

Anche Sasuke era rimasto impassibile. Era abituato ai continui pestaggi che Sakura riservava a Naruto, ma era possibile che il discorso che questa volta aveva motivato l'atto violento non lo avesse turbato in alcun modo? Era forse fatto di pietra? Aveva vent'anni, per tutti i Kami, possibile che non avesse alcun tipo di pulsione sessuale? Che quei discorsi non lo mettessero neanche in imbarazzo?

Sakura, dal canto suo, non aveva idea di cosa fossero "quei momenti".

Intimità: questa sconosciuta. Sesso: non pervenuto e con esso altri termini come orgasmo e petting se non nei suoi sogni; quei meravigliosi e agitati sogni notturni in cui Sasuke le faceva cose che persino Ino avrebbe reputato scandalose.

Arrossì involontariamente al pensiero.

"E comunque, Naruto" continuò Sai " non credo che Sakura sia la persona adatta per darti consigli"

Sakura si voltò verso di lui con sguardo minaccioso: ne stava per sparare un'altra delle sue, ne era certa.

"P-perché?" gli chiese Naruto con una manciata di spaghetti di soia tra le labbra.

"Perché è ancora vergine" gli spiegò il ninja.

Ma era invisibile? Forse Sai si era dimenticato che lei fosse presente.

"A vent'anni non è una cosa molto normale visto che quasi tutte le sue amiche hanno già provato i piaceri del sesso" continuò imperterrito il ninja della radice non subdorando il rischio che stava correndo.

Il sopracciglio di Sakura aveva iniziato a vibrare, le labbra le si erano incurvate da un lato e aveva chiuso gli occhi per riuscire a trovare una ragione, una piccola, assurda, ragione dentro di sé per non eliminare Sai dalla faccia della terra.

Non la trovò, nonostante gli sforzi, e dopo averlo acchiappato per la striminzita magliettina che indossava lo aveva lanciato fuori dal chiosco di Ichiraku con tale forza da spedirlo nel negozio di fronte.

"Io me ne vado!" urlò, inviperita, riprendendo la maledetta piantina nera e dirigendosi verso casa con la speranza di riuscire a dimenticare prima o poi nella sua vita quel momento imbarazzante e che ci riuscisse anche Sasuke che, come sempre, non aveva battuto ciglio, come se non fosse stata colpa sua la verginità che lei si era imposta. Lei si era "conservata" solo ed esclusivamente per lui: per un uomo che non se la filava di striscio e che non aveva reazioni a sentir parlare di sesso.

Cos'era? Un asceta? Un santone buddhista? O peggio... lo sharingan lo aveva forse reso imp...?

L'ultima ipotesi non riuscì neanche a pronunciarla mentalmente: sarebbe stato davvero uno spreco, un delitto contro l'umanità.

Entrò in camera sua, posò la piantina sul davanzale della finestra e si buttò a peso morto sul letto.

"Perché? Perché per me le cose devono essere sempre così difficili? Perché mi sono innamorata di lui? " si chiese, sprofondando in una delle sue paranoie che avevano sempre e solo un'unica causa: Sasuke Uchiha.

Continuò a piangersi addosso fino a che non si addormentò.

Dormì a lungo, fino a sera inoltrata. Erano quasi le dieci quando nella stanza cominciò a sentirsi uno strano odore. Un ottimo odore in verità; una fragranza dolce e acre allo stesso tempo, talmente intensa da stuzzicare l'olfatto della ragazza che subitaneamente spalancò gli occhi.

"É davvero brutta, ma almeno profuma" pensò, guardando la piantina. Si riempì i polmoni di quell'essenza così gradevole e si sentì improvvisamente meglio. In realtà non si era mai sentita così bene. Aveva voglia di uscire anche se era tardi; sentiva come una specie di smania incontrollabile.

Si alzò dal letto e scelse dall'armadio dei vestiti che solitamente non usava, che considerava troppo audaci per una "acqua e sapone" come lei ma che stranamente quella sera trovò assolutamente adatti. Prese la trousse del trucco e si mise davanti allo specchio: anche quella era una pratica che non amava molto; le dava fastidio il trucco sul viso ma su quei due occhi verdi, non più tanto ingenui, un po' di matita e un mano di mascara le sembrarono quasi indispensabili.

Prima di uscire, istintivamente, si era diretta verso la primula e dopo averne staccato un fiore lo aveva appuntato sul top con una spilla.

Adesso era perfetta.

Sgattaiolò fuori dalla porta finestra facendo ben attenzione a non far rumore per non svegliare i suoi: anche se aveva vent'anni e aveva combattuto una guerra rimaneva la loro "bambina".

Camminò a lungo per le strade di Konoha alla ricerca di qualcosa di non ben definito fino a che non giunse davanti a un locale malfamato dove solitamente Tsunade-sama passava le sue notti a giocare d'azzardo e a ubriacarsi.

Quel posto faceva proprio al caso suo.

Tsunade era lì, circondata da una quantità industriale di testosterone pulsante. Teneva banco come se fosse stata lei l'unico vero uomo in quel locale, mettendo in mostra le sue prorompenti grazie che il kimono non riusciva a contenere.

Gli uomini intorno a lei la guardavano estasiati mentre lei li invitava a puntare su una delle lumache poste in fila sul tavolo.

"Punto anch'io!" esclamò Sakura, sbattendo dei Ryo sul tavolo, provocando un innaturale silenzio nel locale.

"Sakura"

Tsunade la guardò quasi con una tenerezza materna.

"Cosa ci fai qui?" le chiese, contando i soldi che aveva davanti.

"Questa sera voglio divertirmi" le rispose con voce ferma che non ammetteva repliche.

"Finalmente" sibilò la sennin, assottigliando lo sguardo. Aveva sempre trovato bizzarro il fatto che la sua migliore allieva non fosse incline verso alcun vizio.

"E su quale vorresti puntare?" continuò, mentre gli uomini intorno a loro assistevano alla scena in religioso silenzio.

Un ghigno diabolico comparì sul viso della ragazza.

"Su questa!"

Si morse il pollice evocando una lumaca che, come lei, sembrava abbastanza bellicosa.

"Molto bene. Se gli altri scommettitori non hanno nulla in contrario..." disse Tsunade, guardandosi intorno.

Nessuno ebbe il coraggio di obiettare.

"Possiamo cominciare allora" proclamò, rivolgendo uno sguardo d'intesa all'allieva.

Sakura si accomodò al tavolo e presto gli uomini si accalcarono intorno a lei. Lei che era bella, giovane e... intraprendente.

"Cosa si beve in questo posto, Tsunade?" domandò, senza -sama.

La sennin la scrutò per un attimo, incerta che lei fosse sul serio la sua allieva; la Sakura che era solita sbuffare la mattina quando lei si presentava al lavoro con un doposbornia fotonico, non sarebbe mai entrata in un posto del genere, né avrebbe mai bevuto qualcosa di diverso da un succo di mirtillo.

Era meglio di quanto avesse mai auspicato. Orochimaru, da buon psicopatico, aveva allevato uno psicopatico, Jiraya era Jiraya e non avrebbe potuto aver altro allievo che Naruto, ma lei? Lei aveva riposto la sua totale fiducia in una piatta astemiotta che per quanto potente non aveva minimamente capito quale fosse il reale scopo degli insegnamenti che lei le aveva impartito. Ma aveva sempre confidato nella sua intelligenza e finalmente i suoi sforzi erano stati ripagati: Sakura era l'allieva perfetta, la sua degna erede.

"Portate da bere a questa ragazza!" ordinò a gran voce.



-§-



L'indomani Sakura si svegliò nel suo letto con l'impressione di aver fatto uno strano sogno quando la nausea la mise di fronte alla certezza che non lo fosse stato. Corse in bagno e abbracciò la tazza del gabinetto come una vecchia amica, cercando nel contempo di capire perché stesse così male. Forse non aveva digerito. L'ultima cosa che aveva mangiato era stato un dango a colazione dato che il ramen, a pranzo, non lo aveva neanche toccato. Già... doveva essere stato il dango.

Dopo una buona mezzora in cui ogni volta che aveva provato a rialzarsi un altro attacco di nausea l'aveva costretta a rituffarsi di testa nel wc, riuscì ad uscire dal bagno, un po' traballante e con un mal di testa da guinnes dei primati.

Si passò un po' di chakra sulla fronte e sullo stomaco e dopo essersi resa appena presentabile si diresse al lavoro. Una volta lì, avrebbe chiesto a Ino di sostituirla nel giro visite perché a occhio e croce stava sicuramente covando un'influenza.

"Fronte spaziosa!" esclamò la bionda appena la vide "Caspita, stai da schifo!"

Sempre molto gentile.

"Credo che mi stia per venire l'influenza" ribatté, portandosi una mano alla fronte.

"Tsunade-sama ti vuole parlare. Ti aspetta nel suo studio"

Sakura si chiese cosa volesse. Kakashi aveva chiesto a Tsunade di gestire l'ospedale di Konoha fino a che lei non fosse stata in grado di farlo da sola e con tutti quei feriti, dopo la guerra, era stata davvero un'ottima idea. Poi Tsunade si era dedicata a ricostruire gli arti dei due eroi e le aveva lasciato carta bianca, trovando gli esperimenti molto più appaganti rispetto alle pratiche mediche.

Sakura bussò alla porta, attendendo il permesso di entrare.

"Avanti" tuonò la sennin.

Doveva essere di cattivo umore.

"Tsunade-sama mi voleva vedere?" le chiese la ragazza un po' titubante.

"Oh, Sakura! Sei tu? Vieni pure avanti, cara"

Cara?

Era insolito che Tsunade fosse così contenta di vedere qualcuno.

"Volevo solo dirti che ti aspetto stasera verso le undici al solito posto. Sei stata molto in gamba. Non avrei mai immaginato che potessi essere incline a certe cose."

Ma di che cosa stava parlando?

"Tsunade-sama, io... veramente..."

"Capisco" la interruppe "Vuoi mantenere l'anonimato. Hai paura che qualcuno ci senta, vero?"

Era ancora ubriaca dalla sera prima o aveva anche iniziato ad assumere droghe? Che cosa stava dicendo?

"Adesso torna al lavoro, ma mi raccomando non fare tardi stasera" la liquidò, facendole un cenno con la mano che la invitava a sparire dalla sua vista.

Sakura uscì dalla stanza un po' perplessa. Non aveva capito molto di quello che aveva detto la sua maestra. Dove dovevano incontrarsi? E a fare cosa?

Ritornò pensierosa al suo ufficio e sentì, finalmente, il suo stomaco dare segni di vita. Aveva fame.

Ino aveva iniziato il giro visite quindi lei aveva un po' di tempo per uscire e andare a fare colazione.

Evitò il chiosco dei dango: non voleva correre il rischio di stare male di nuovo. Si fermò in un take away e prese un uovo al tegamino e del bacon con del pane tostato. La colazione del campione.

Appena fuori dal chiosco, pregustando già la sua colazione con il pensiero, si sentì afferrare per un braccio.

"Hey, bambolina." la chiamò un uomo, afferrandole il polso.

"Mi lasci immediatamente" gli ordinò, liberandosi dalla sua presa.

"Che caratterino!" esclamò lui di rimando "Che ne diresti di uscire con me questa sera?" le chiese, avvicinandosi pericolosamente con le labbra al suo orecchio.

"Ma che diavolo sta dicendo?" sbraitò Sakura, cercando di divincolarsi.

"Che sta succedendo qui?"

La voce di Naruto e con lui... l'immancabile, silenzioso, Sasuke.

Ma quei due andavano sempre in giro insieme?

"Stavo solo chiedendo alla tua amica di uscire con me" gli spiegò l'uomo con strafottenza. Possibile che non sapesse chi avesse davanti?

Naruto era diventato viola, pronto a scatenare Kurama, mentre Sasuke... lui, come sempre, non dava segni di attività cerebrale.

"Ti sta infastidendo, Sakura-chan?" le chiese Naruto in apprensione, guardando in cagnesco l'uomo.

"N-no, Naruto, va tutto bene" gli rispose, un po' incerta. Era confusa: solitamente gli uomini non le si avvicinavano così facilmente e in modo così diretto. Inoltre quel ninja non era poi niente male, anche se il gufo impagliato davanti a lei era indubbiamente meglio.

"Pensaci, bambolina" le sussurrò l'uomo prima di allontanarsi.

"Ma come ti permetti?" sbraitò Naruto, stringendo i pugni.

Sakura era rimasta in silenzio, a testa bassa, completamente incapace di dire o fare qualsiasi cosa.

"Sakura-chan, se ti dovesse ancora infastidire, dimmelo immediatamente che gli faccio passare io la voglia di fare il cascamorto" si raccomandò l'amico, ergendosi a protettore delle povere fanciulle indifese – vergini.

"Non sono più una bambina" mormorò lei, superandoli.

"Che ha detto?" chiese Naruto a Sasuke che fino a quel momento si era limitato a osservare in silenzio quello strano accadimento.

"Mh" tagliò corto l'Uchiha, fingendo di non aver compreso anche lui le parole della ragazza.

Il comportamento anomalo di Sakura gli aveva creato un certo disagio. Realizzò che Sakura non era più una bambina e che fosse normale che gli uomini provassero interesse nei suoi confronti.



-§-



Sakura si rinchiuse nel suo ufficio fino alla fine del turno, cercando di non pensare a quanto accaduto.

Tornò a casa e dopo una lunga doccia, pensò bene di andare a dormire: si sentiva più stanca del solito, come se avesse passato una notte insonne.

Ma non riuscì a dormire a lungo. Scoccate le ventidue si alzò dal letto, si vestì e uscì di casa: aveva un appuntamento.

"Sei in ritardo" le fece presente Tsunade mentre contava i Ryo della scommessa precedente. 

"Adesso sono qui" ribatté Sakura con tono piatto, volto a far capire alla Sennin di non tirarla tanto per le lunghe.

"Bambolina, sei arrivata finalmente!" esclamò un uomo alle sue spalle.

"Se ci tieni alla vita non chiamarmi bambolina, io ho un nome" ringhiò la ragazza, lanciandogli uno sguardo minaccioso.

L'uomo rimase per un attimo interdetto: non sembrava la stessa ragazza di quella mattina.

"Hai pensato alla mia proposta?" le chiese, avvicinandosi a lei.

"Quando avrò finito qui potrai riaccompagnarmi a casa" gli comunicò, accomodandosi al tavolo delle scommesse.

Non era proprio quello a cui l'uomo aveva pensato, ma era pur sempre un inizio.



-§-



"Ah! Adesso sì che sono soddisfatto!" esclamò Naruto, massaggiandosi la pancia mentre camminava in compagnia di Hinata e Sasuke. Dopo che la madre di Sakura gli aveva riferito che la figlia stava già dormendo, erano andati a cena loro tre. Sasuke si era sentito un po' di troppo e appena finita la cena, aveva cercato di defilarsi, ma Naruto aveva tanto insistito nel fare un tratto di strada insieme.

"Hai mangiato come un maiale" gli fece notare Sasuke, mentre la Hyuga sorrideva felice, tenendo la mano al biondo.

"Ho bisogno di nutrirmi, io!" sbraitò Naruto "Non sono come te che vivi di aria"

Hinata ridacchiò sommessamente: trovava molto divertenti i siparietti di quei due.

"Usurantonkachi." Sasuke non vedeva l'ora di tornarsene a casa: camminare per Konoha con i due piccioncini era alquanto imbarazzante.

"M-ma quella non è Sakura-chan?" esclamò Hinata a un certo punto.

"Hinata-chan, ma che dici? Sakura è a casa"

E invece Sakura era proprio davanti ai loro occhi con dei vestiti strani, audaci, che non le avevano mai visto indosso e per di più era in compagnia del ninja che l'aveva importunata quella stessa mattina.

"Ma non è possibile!" disse il biondo "Che diavolo ci fa con quello?"

Sasuke era rimasto in silenzio; cercava di metabolizzare sia il fatto che Sakura fosse vestita in quel modo, sia che fosse con "quello". Iniziò a sentirsi più insofferente del solito, infastidito e confuso. L'unica cosa che non desiderava era che Naruto potesse in qualche modo attirare la sua attenzione e costringerli ad incontrarsi: non era preparato a tale evenienza.

"Sakura-chan?!" urlò a gran voce, usando un tono simile a quello di un padre arrabbiato.

"Ci sono i tuoi amichetti" le fece notare il ninja, costringendola a voltarsi verso di loro.

"Sakura-chan, tua madre ci ha detto che stavi dormendo" continuò Naruto, mentre Sasuke sembrava, apparentemente, in modalità "pronto a uccidere".

"Avevo voglia di uscire. Mi è per caso vietato?" gli rispose con insolita freddezza.

"No, ma avresti potuto raggiungerci da Ichiraku" le spiegò, un po' spaesato da quel comportamento strano.

"Non devo darvi alcuna spiegazione" chiosò la ragazza, mentre il ninja dietro di lei le posava una mano sul fianco con aria soddisfatta. Rispetto a quella mattina le parti si erano leggermente invertite.

"Ma che stai dicendo?" la rimproverò Naruto, sempre più confuso e basito.

"Non ho bisogno della vostra protezione, anzi se non vi ho tra i piedi è meglio. Mi rovinate la piazza." gli rispose, sorpassandolo.

Naruto spalancò gli occhi talmente tanto da rendere la pupilla un puntino blu in un'immensa macchia bianca. Sasuke, invece , aveva ascoltato in silenzio, non mostrando – sempre apparentemente – alcuna emozione.

"Sakura-chan, noi siamo un Team, te lo ricordi? Perché ti comporti così?" insistette Naruto che non riusciva davvero a credere alle sue orecchie e pensava che sicuramente anche Sasuke la pensasse come lui, ma che per ovvi motivi stesse zitto.

Sakura si voltò verso gli amici, nello stesso modo in cui molto tempo fa Sasuke si era voltato verso di lei in una notte di luna piena, con lo stesso ghigno, lo stesso sguardo.

"Te lo ripeto, Naruto, non vi devo alcuna spiegazione" . Lo stesso tono.

Un dejavù che Sasuke non poté far a meno di notare.

"Ma Sakura-chan..." piagnucolò Naruto, atterrito, vedendola allontanarsi con quel tizio.

"Tsk" sibilò Sasuke, prendendo la strada opposta.

"É l'unica cosa che sai dire?" gli chiese retoricamente l'amico.

"Ha ragione lei" gli rispose, senza voltarsi.

"Ma che stai dicendo, Teme?" urlò il biondo in preda a un attacco di ira da distruzione immediata di tutto il circondario "Tu..."

"Non importa" lo zittì l'Uchiha, continuando a camminare con le mani in tasca e la testa all'insù. Ironia della sorte: anche quella sera c'era la luna piena.



-§-



Sasuke si era disteso sul divano con la testa piena di pensieri e sentimenti contrastanti. Da un lato trovava più che giusto che Sakura uscisse con dei ragazzi, aveva vent'anni ed era una bella ragazza, ma dall'altro non riusciva ad accettarlo perché da quando era ritornato a Konoha aveva iniziato seriamente a pensare a lei in maniera molto diversa rispetto al passato. Non aveva esperienza in quel campo e quindi non sapeva come approcciarsi a lei in quel modo; aveva sperato che, frequentandosi, Sakura prima o poi tirasse fuori il discorso, facesse il primo passo e a quel punto lui avrebbe lavorato di fantasia. Ma non era avvenuto, lei non aveva più toccato l'argomento, non una volta, neanche per sbaglio, forse per rispetto nei suoi confronti o per paura di essere rifiutata ancora. Sicuramente il suo comportamento non era stato proprio normale, ma le conseguenze di una profonda sofferenza spesso portavano a mutamenti della personalità - lui ne sapeva qualcosa.

Qualcuno bussò alla porta e lui controvoglia si alzò per andare ad aprire, preparandosi mentalmente a spedire il Dobe con un pugno a casa Hyuga.

Riuscì a stento a mascherare lo stupore quando al posto dell'Usurantonkachi si ritrovò di fronte Sakura.

"Posso entrare?" gli chiese con una voce stranamente calda, poggiata allo stipite della porta con le braccia conserte.

Lui aveva annuito con la testa e l'aveva lasciata entrare, chiedendosi cosa ci facesse a quell'ora di notte ancora in giro.

"Volevo scusarmi per il mio comportamento" esordì lei, rimanendo in piedi, di spalle.

Lui avrebbe voluto dirle di accomodarsi, ma l'atteggiamento di Sakura sembrava ancora ostile e quindi preferì evitare, rimanendo in piedi a sua volta, a debita distanza.

"Mh" mugulò, con comprensione.

"Già, dimenticavo, a te non importa" ricordò, scuotendo la testa.

Aveva frainteso come nella migliore delle tradizioni. Per quanto Sakura conoscesse Sasuke da tempo, alcune sue espressioni non riusciva a capirle e spesso le interpretava male.

A quel punto Sasuke avrebbe dovuto rassicurarla, dirle che "non c'era alcun problema", ma preferì rimanere zitto a guardare le spalle di Sakura che si irrigidivano e iniziavano a tremare. Era sicuro che stesse per piangere e rimase quindi sbigottito quando la sentì ridere, ridere di gusto, in un modo un po' isterico a dire il vero.

Si era poi voltata verso di lui e aveva iniziato ad avvicinarsi. Ebbe quasi l'impulso di fare qualche passo indietro: c'era qualcosa di strano in lei, qualcosa che gli faceva paura. Rimase invece immobile, come una statua, mentre lei ormai era a un passo da lui.

"Ma come fai?" gli aveva chiesto con un sorrisetto malizioso e lo sguardo furbo "Come fai a essere sempre così distaccato da tutto e tutti? Sul serio, è una domanda che mi sono posta molte volte"

Lui l'aveva guardata dritta negli occhi, cercando di capire che cosa si nascondesse dietro quel verde che sembrava sempre lo stesso, ma non lo era.

"L'algido Sasuke Uchiha" sussurrò a un centimetro dalle sue labbra, infilando la mano tra i suoi capelli troppo in fretta perché potesse fermarla.

Si era intrufolata tra i fili neri, tirandoli appena e poi si era fermata sulla nuca. Sasuke sentì un brivido scuotere ogni singola cellula del suo corpo.

Era così una carezza? Non ricordava neanche più come fosse.

"I tuoi capelli sono sottili e morbidi, proprio come immaginavo" constatò lei "chissà se anche il resto" e così dicendo la mano era scesa lungo il collo fino alla scollatura del Kimono di cotone nero dove la linea dei suoi pettorali era talmente nitida da essere una strada terribilmente invitante da percorrere.

Sasuke lasciò che si facesse strada sotto la stoffa, come incapace di muovere anche solo un muscolo. Sakura lo aveva preso alla sprovvista non dandogli il tempo per escogitare una contromossa. Era immobile, stentava persino a respirare, in balia di piccole scosse non meglio identificate che gli partivano dallo stomaco e arrivavano al cervello, negandogli ogni possibile reazione.

La mano di Sakura si spostò lentamente, sfiorando la pelle nivea, segnata da cicatrici più o meno visibili fino a fermarsi proprio in direzione del cuore dove aveva iniziato a picchiettare con i polpastrelli come per seguirne il ritmo, decisamente accelerato.

"Allora... hai anche tu un cuore" sussurrò lei " E se adesso io..." continuò avvicinandosi ulteriormente alle sue labbra, mettendosi sulle punte.

Era chiaro: stava per baciarlo. Ricambiare un eventuale bacio avrebbe cambiato tutto eppure Sasuke non riuscì a spiegarsi perché il suo corpo si fosse mosso da solo inclinando leggermente la testa in avanti, verso di lei.

Lo baciò lentamente, afferrando con delicatezza il labbro inferiore per costringerlo a socchiudere la bocca e averne libero accesso.

Fu un bacio breve.

Sasuke non riuscì neanche a chiudere gli occhi, troppo scioccato e impreparato; ed era tutto così straordinariamente giusto per una volta che ebbe quasi il timore che non fosse vero. Era il suo primo bacio non tenendo conto di quello dato a Naruto.

"Hai un buon sapore" constatò lei, passandosi la lingua sul labbro superiore.

Anche lei, dannazione, aveva un buon sapore.

La mano, dal cuore, riprese il suo percorso, scendendo sugli addominali fino all'obi, l'ultimo baluardo della dignità di Sasuke. Entrambi l'avevano seguita con lo sguardo fino a che non aveva afferrato la cinta e aveva iniziato a tirarla delicatamente verso il basso. Una volta sciolto quel nodo lei si sarebbe accorta che, nel mentre, tutto il sangue che lui aveva in corpo era confluito in un unico posto; una cosa del tutto normale per un uomo in quella situazione. Sasuke ripensò al ninja con il quale l'aveva vista e provò rabbia, gelosia, perché quel pezzente non meritava affatto di uscire con lei. Lei era sempre stata sua.

Lei però non sembrava intenzionata a scioglierlo, al contrario, sembrava come se divertisse a giocherellarci, mandando in tilt anche l'ultimo barlume di lucidità dell'Uchiha che, nonostante tutto, continuava a mostrare una stoica indifferenza.

Improvvisamente Sakura si fermò, mollando la presa.

"Devo proprio andare adesso" gli aveva comunicato, alzandosi di nuovo sulle punte per baciarlo sulla guancia "É stato interessante" aggiunse con voce suadente e un sorrisetto malizioso sul viso.

Sasuke a quel punto avrebbe voluto dirle qualcosa, ma proprio non riuscì a trovare le parole.

"Tornerò a trovarti, Sasuke" lo avvertì la ragazza prima di uscire dalla porta d'ingresso.

Sasuke si chiese se fosse una promessa o una minaccia.

Ancora immobile, con la testa piegata in avanti e qualcos'altro che gli stava dando il tormento, Sasuke Uchiha ricominciò a respirare.

Da quando Sakura era diventata così intraprendente? Da quando aveva il permesso di toccarlo liberamente e soprattutto in quel modo? Forse lui, inconsapevolmente, le aveva lanciato qualche segnale?

No, quello era fuori discussione. Con Sakura cercava sempre di scegliere le parole più adatte oppure non parlava affatto. Era impossibile che lei avesse intuito che da un po' lui avesse iniziato a pensare a loro due, cercando di capire se ne fosse innamorato o meno. L'unica possibilità era che il Dobe avesse spifferato qualcosa. Non che lui gli avesse confidato niente di che, ma dopo l'ennesima volta che l'amico gli aveva chiesto "Che intenzioni hai con Sakura-chan?" , lui non aveva risposto con uno dei suoi soliti versi incomprensibili, ma un sincero "Ci sto pensando". E Naruto aveva sorriso perché sapeva che quel "Ci sto pensando" significasse "Ho già preso la mia decisione ma non ho la più pallida idea di come fare".

Da un certo punto di vista, Sakura, quella sera, gli aveva tolto le castagne dal fuoco – o forse aveva solo alimentato il suo di fuoco – ma da adesso in poi come si sarebbe dovuto comportare?

Sbuffò, ridando aria ai poveri polmoni che fino a quel momento avevano respirato a stento.



-§-



L'indomani, Sasuke Uchiha, si alzò dal letto dopo una nottata insonne in cui il pensiero di quanto accaduto non aveva fatto altro che alimentare quel maledettissimo sopracitato fuoco.

Era passato diverse volte, casualmente, davanti all'ospedale, guardando con la coda dell'occhio le finestre. Quando finalmente si era reso conto che un incontro casuale sarebbe stato impossibile, si era deciso ad entrare.

Sakura era nel suo studio, intenta a visitare un paziente. Lo aveva visto e gli aveva sorriso dolcemente. Terminata la visita gli aveva fatto cenno di entrare e lui, per privacy, si era chiuso la porta alle spalle.

"Sasuke-kun, sei per caso ferito?" gli aveva chiesto un po' allarmata, allungando una mano verso di lui che istintivamente aveva fatto un passo indietro. Il suo fuoco al momento era spento.

Sakura aveva ritirato la mano, l'aveva chiusa a pugno e portata sul petto, ferita – come sempre.

"A che ora termini il turno?" le aveva chiesto, scandendo bene le parole. Era un Uchiha e non sarebbe certo stata una richiesta di appuntamento a metterlo in difficoltà. O almeno era questo che si era ripetuto durante il suo andirivieni mattutino nei pressi dell'ospedale.

"Naruto vuole andare da Ichiraku?" gli aveva domandato lei di rimando, muovendosi verso il lettino delle visite per cambiare il telo e rimettere apposto gli attrezzi. Giusto per fare qualcosa: essere da sola in una stanza con Sasuke le creava una certa ansia.

"No. Noi due, da soli." dichiarò l'Uchiha con lo stesso tono con cui aveva lanciato la sfida a Naruto. Non conosceva altro tono, quindi sembrò più una dichiarazione di guerra che un invito a cena.

Sakura aveva sbarrato gli occhi e iniziato a sentire le gambe diventare molli.

Sasuke le aveva appena proposto di cenare con lui? Da soli per giunta?

Probabilmente quella strana influenza che aveva preso le dava anche le allucinazioni o forse aveva colpito anche lui.

"Scusa" tentennò "Puoi ripetere?" gli chiese, incrociando mentalmente le dita perché non la tramortisse.

"Tsk"

Ecco appunto. Questa volta se l'era meritato.

"Il mio turno finisce alle otto" si decise a rispondergli.

Sasuke la guardò con perplessità: sembrava diversa, di nuovo. La ragazza che la sera prima, per poco, non lo aveva denudato, era di nuovo insicura e impacciata. Come facesse a cambiare dalla sera alla mattina non riusciva proprio a capirlo.

Annuì con la testa, uscendo dallo studio e Sakura, ancora un po' scioccata, lo rincorse.

"Non mi hai detto dove?" gli chiese, urlando un po', visto che lui era già arrivato in fondo al corridoio.

"Da me" le rispose, sparendo poi dietro l'angolo con un ghigno stampato sulla faccia.



-§-



Sakura tornò a casa volando su una nuvola di cuoricini. Sasuke l'aveva invitata a cena a casa sua, da soli. Doveva essere un sogno, un sogno bellissimo!

Si fece una doccia veloce e poi iniziò a cercare nell'armadio qualcosa di decente da mettere. Per l'occasione decise anche di indossare un completo intimo in pizzo bianco che aveva comprato molti, ma molti anni prima e che a dire la verità le stava anche un po' stretto sul seno ormai.

"Meglio così" pensò "Sembrano più grandi"

Indossò un vestitino celeste a portafoglio, legato in vita da un nastro. Non diceva proprio "Fai di me quello che vuoi", ma "Sono vergine e pura, ho vent'anni ed è ora che ti dia una svegliata".

Si sistemò i capelli, appuntandosi un fermaglio con un fiorellino celeste dal lato della riga. Forse la fretta, forse l'emozione o la mano tremante, il fiorellino si staccò dal fermaglio.

"No!" esclamò la ragazza "Adesso come faccio?"

Il suo sguardo cadde casualmente sulla piantina di Ino.

Prese uno dei fiori neri e avvolse il gambo intorno al fermaglio, appuntandolo nuovamente sui capelli.

"Così va meglio!" esclamò, soddisfatta del risultato.



-§-



Sasuke era steso sul divano del salotto. Era rimasto per due ore seduto al tavolo della cucina in attesa dell'arrivo della sua ospite che per assurdo non si era presentata. Forse aveva avuto un contrattempo oppure aveva semplicemente deciso di non presentarsi; o forse non aveva capito anche se lui era certo di essere stato abbastanza chiaro. Fatto sta che non si era presentata e lui... ci era rimasto male.

Non riusciva a capirla: la sera prima aveva quasi approfittato di lui contro la sua volontà e adesso che era lui a voler approfittare di lei in modo consensuale, lei si negava. Le donne erano davvero un mistero.

"Ciao, Sasuke."

Il ragazzo alzò appena la testa, voltandosi verso la finestra aperta.

"É inutile tenere acceso il camino se lasci la finestra aperta" gli fece notare, chiudendola.

"Sei in ritardo" la rimproverò con tono piatto. Non voleva farle capire di essere risentito.

"Mi aspettavi?" gli chiese, avvicinandosi al divano.

Lo stava prendendo in giro?

"Hai fame?" le domandò per gentilezza, anche se il fatto che non si fosse mosso dalla sua posizione lasciava a intendere che non avesse alcuna intenzione di riservarle quella cortesia dato che lei era arrivata in ritardo. Inaccettabile.

"Un certo appetito lo avrei" gli rispose con malizia, slacciandosi la cinta del vestito per poi lasciarlo cadere in terra.

Lui le lanciò una breve occhiata, ritornando subito a guardare il soffitto.

Si era comportata da maleducata e pensava che bastasse quello per farsi perdonare? Non ricordava chi avesse di fronte?

Nonostante quel qualcosa che l'aveva tenuto sveglio la notte precedente avesse già reagito a quella visione, Sasuke decise di dare adito a tutto il suo - immenso - amor proprio. Gli venne la brillante idea di pensare a qualcosa di ripugnante che gli facesse cancellare temporaneamente dalla mente il fatto di aver visto Sakura in lingerie bianca, assolutamente ben disposta a fare sesso con lui. Pensò a Orochimaru e straordinariamente sembrò funzionare.

"E perché mai io dovrei..." tentò di ribattere, ma non ebbe il tempo di finire la frase che Sakura era già a cavalcioni sopra di lui.

"Perché lo vuoi anche tu" lo zittì, guardandolo dritto negli occhi mentre la sua mano scivolava sotto il kimono fino agli slip.

Sasuke con un colpo di reni la fece cadere dal divano, capovolgendo la situazione. Si mise sopra di lei e le bloccò i polsi.

"Non sai quello che dici" le disse, cercando di mantenere il controllo anche se la posizione non aiutava molto.

"Ne sei sicuro?"

Era una sfida e Sasuke Uchiha non si era mai tirato indietro di fronte a una sfida.

La baciò con foga, togliendo a entrambi il respiro. Assaporò la sua lingua con avidità, non come la sera precedente quando lei gli aveva consentito solo di assaggiarla e quando si ritenne soddisfatto, si staccò da lei.

"E questo che vuoi?" le chiese, guardandola in quei due occhi verdi in cui si rifletteva la sua immagine non più tanto fredda e distaccata.

Lei non gli rispose a parole, ma a fatti, mettendo una mano sulla sua nuca e tirandolo a sé con la stessa foga con cui l'aveva fatto lui poco prima.

Sasuke si liberò del kimono, mantenendo il contatto con le sue labbra calde, lasciando che le mani di lei esplorassero il suo corpo nudo ed eccitato.

Sembrò come se lo avessero privato della vista, dell'udito e dell'olfatto perché l'unica cosa che era in grado di vedere era lei; sentiva solo il suo respiro e i suoi gemiti; il profumo dei suoi capelli e della sua pelle. Non aveva mai provato nulla del genere in tutta la sua vita. Aveva perso se stesso in quei baci infuocati e quelle carezze proibite e non desiderava altro che perdersi ancora, e ancora.

Le passò una mano nei capelli, trovando un impedimento. Per la foga lo strappò via, facendolo cadere per terra.

"Ahi!" aveva esclamato la ragazza e Sasuke si era fermato pensando di aver fatto qualcosa di sbagliato.

"Non importa" lo aveva rassicurato, guardando il fermaglio per terra, di nuovo rotto "Buttalo nel fuoco"

E lui ubbidì, gettandolo nel camino alle sue spalle. Aveva ben altro a cui pensare che a uno sciocco fermaglio, gliene avrebbe regalato un altro.

Ripresero a baciarsi e Sakura chiuse gli occhi, mentre Sasuke percorreva con la lingua la sua pancia ed entrambi ardevano di desiderio come quel fuoco che intanto stava incenerendo il fermaglio.

Quando la ragazza riaprì gli occhi, ciò che vide la lasciò alquanto perplessa. Pensò che stesse sognando che non fossero i capelli di Sasuke quelli che stringeva tra le dita mentre lui faceva amicizia con il suo ombelico.

Solo quando la mano di Sasuke era scesa ad accarezzarla laddove nessuno si era mai spinto, realizzò che fosse tutto vero. Era mezza nuda, sul pavimento di casa Uchiha, con Sasuke sopra di lei.

Oh Kami!

"Sasuke-kun" mugolò, ottenendo un "Mh!" distratto.

"Sasuke-kun" ripeté, con tono più deciso, difficilmente confondibile con un'invocazione dovuta all'inequivocabile piacere che le stava procurando.

A quel punto Sasuke aveva alzato controvoglia la testa e aveva incontrato i suoi occhi che adesso erano carichi di imbarazzo e paura, molto diversi da quelli che poco prima lo avevano letteralmente mangiato.

"Che stiamo facendo?" gli chiese, titubante " Come siamo finiti sul pavimento?"

Sasuke l'aveva guardata, alzando un sopracciglio – stava parlando sul serio? – e lei aveva approfittato del momento per divincolarsi.

"Scusa, ma sono un po' confusa" gli confessò imbarazzata, appoggiando la schiena al divano e portandosi le mani davanti al petto.

Lei? Confusa?

E lui che era nudo come un verme, visibilmente eccitato, come avrebbe dovuto sentirsi?

"P-potresti..." balbettò, indicandogli il vestito con il dito.

Sasuke, più spettinato del solito, nonostante il suo nuovo look, non seppe bene per quale motivo, ma l'accontentò, chiedendosi se il suo comportamento non fosse una sorta di vendetta per come lui l'aveva trattata in passato.

Lei si rivestì in fretta e lui fece lo stesso con la speranza di ottenere una spiegazione un po' più logica di "Scusa, mi sento un po' confusa". Era stata lei a cominciare. Lui ci aveva pensato, molte volte da un po' di tempo, ma se il proverbio dice "non stuzzicare il cane che dorme" , lei non solo l'aveva stuzzicato, ma risvegliato, tormentato e in ultimo bastonato. Perché sì, si sentiva un cane bastonato.

Attese che lei dicesse qualcosa, seduto sul divano a braccia incrociate – giusto perché non era già abbastanza chiaro che fosse alterato, contrariato, incazzato... sedotto e poi abbandonato.

"Sasuke-kun" cominciò lei – quasi, quasi preferiva che lo chiamasse senza onorifico; le volte che lo aveva fatto era risultato tutto molto più sexy – "Io... io non so cosa mi succede" ed era scoppiata in lacrime - decisamente molto più sexy.

La buona vecchia Sakura era riuscita a spegnere ogni tipo di bollore. Lo stava facendo sentire una specie di approfittatore di povere donzelle incapaci di comprendere e volere e Sasuke ne aveva fin sopra i capelli di sentirsi in colpa - soprattutto per una cosa che era stata lei a indurlo a fare. Non che lui non lo volesse, ma se lei non avesse iniziato a comportarsi da mangiatrice di uomini probabilmente sarebbero passati altri mesi, forse anni, prima che lui prendesse una decisione definitiva e la mettesse in pratica.

"Mi dispiace" aveva continuato a singhiozzare, scappando via.

Sasuke non aveva proferito verbo e si ripromise di mantenere quel mutismo indotto per molto, moltissimo tempo.



-§-



"Si può sapere che cosa ci fanno tutti quegli uomini qui sotto?" chiese una sconcertata Ino Yamanaka a un altrettanto basita Sakura Haruno, nascosta dietro la tenda di una delle stanze dell'ospedale in preda a una crisi di nervi.

"Non lo so" le rispose lei, martoriandosi le mani.

"No, perché se fossero stati qui per me sarebbe stata anche una cosa normale" ci tenne a sottolineare l'amica "Ma sono qui per te!"

"Lo so, Ino. Lo so" convenne, sorvolando sulla scarsa delicatezza dell'amica. Tutto avrebbe creduto fuorché che nella sua vita le capitasse qualcosa di simile.

"Tsunade-sama ti sta cercando"

"Ma cosa vuole da me?" le chiese esasperata, con le mani nei capelli.

"Dice in giro che siete socie ormai e che il mese prossimo andrete a Kumo a sbancare il Raikage" le riferì con una sottile vena sarcastica.

"Cosa?"

Sakura valutò l'ipotesi di fuggire su un altro pianeta, in un'altra galassia magari.

"Ino" le si avvicinò, prendendole le mani "Tu mi devi aiutare. Io non so che cosa mi prende. Mi sveglio stanca la mattina come se la notte non avessi dormito. Ieri notte mi sono ritrovata mezza nuda sul pavimento di casa Uchiha con Sasuke sopra di me" le spiegò; pupille dilatate e mani tremanti.

"Allora funziona!" esclamò la bionda, con un sorriso trionfante anche se decisamente fuori luogo.

"Cosa, funziona?" le chiese Sakura , scandendo bene le parole e temendo il peggio.



-§-



"Un Kinjutsu?"

Un urlo disumano riuscì per un attimo ad ammutolire la schiera di uomini appostati sotto l'ospedale.

"Come pensavi che lo avessi ottenuto quel colore?" ribatté la bionda "Per chi mi hai presa? Per Mendel? Ho usato una vecchia tecnica di nonna Yamanaka. Lei ci colorava le rose."

No, Ino non era Mendel. Ino era il Frankenstain della botanica, l'Orochimaru dei gameti, il Kabuto delle impollinazioni.

"Però, ha funzionato!" ci tenne a precisare.

"Sei una brutta persona. Una brutta, brutta persona" le fece notare Sakura, sperando che si sentisse almeno un po' in colpa.

"Lo so. Ma senza di me Sasuke Uchiha non si sarebbe mai spiaggiato sopra di te. Penso che sia tu a dovermi un favore adesso."

Appunto. Ino non sapeva cosa fosse il senso di colpa quando si trattava di lei.

Sakura chiuse il pugno, intenzionata a stenderla una volta per tutte, ma proprio quando il suo destro era in procinto di abbattersi sul viso dell'amica che prontamente aveva già messo le mani avanti, la porta si era spalancata.

"Dobbiamo parlare"

Sasuke Uchiha in tutto il suo splendore.

"Vi lascio" Ino colse al volo l'occasione per evaporare.

"Che sta succedendo, Sakura?" le chiese l'Uchiha, sforzandosi di far assumere alla sua voce un tono che celasse almeno un po' quanto fosse contrariato.

"Da dove vuoi che cominci? Dal Kinjutsu che Ino ha applicato su una stupida pianta che poi mi ha costretta a comprare? O dal fatto che ci sono una trentina di uomini qui sotto che mi acclamano?" gli rispose ironica, ormai totalmente fuori di testa.

Sasuke pensò che per una volta potesse concederle un momento di follia – lui ne aveva avuto tanti – e le fece capire di essere stranamente disposto ad ascoltare tutta la storia.



-§-



"Adesso sai tutto" terminò Sakura, appoggiandosi di schiena contro il muro dopo aver camminato avanti e indietro per la stanza per tutta la durata del racconto.

"In pratica quella pianta aveva il potere di far uscire il peggio di te" sintetizzò lui - aveva sempre avuto il dono della sintesi.

"Esatto" confermò lei.

"Quindi... " e fece uno sforzo sovrumano per continuare la frase" Tu non avevi davvero intenzione di fare quello che hai fatto."

Era una domanda o un'affermazione?

"Io, beh, io..." non era certa che stessero parlando della stessa cosa e per sicurezza decise di appurare anche se era quasi impossibile che lui si riferisse proprio a quello.

"Scusa, ma di cosa stiamo parlando adesso?"

Straordinariamente venne fuori che lui si riferisse proprio a quello e gli era bastato un semplice sguardo per farglielo capire.

"Ma figurati!" sdrammatizzò lei, in totale imbarazzo, sventolando una mano davanti alla faccia.

"Mh"

Forse, anzi sicuramente, l'immaginazione doveva averle fatto un brutto scherzo perché le sembrò quasi che Sasuke non fosse contento della risposta.

"Non ero in me, Sasuke-kun" lo rassicurò "devo averti messo in una situazione davvero molto imbarazzante" aggiunse, fingendosi dispiaciuta e per essere sicura che lui non notasse il rossore sulle sue guance, si era voltata di spalle, aggrappandosi alla tenda della finestra in attesa che lui confermasse. Perché lui avrebbe confermato. Ne era certa. Era andato li per mettere in chiaro che quello che era successo la sera prima non sarebbe mai più accaduto neanche nelle prossime dieci vite.

"Ti sbagli"

Mi sbaglio?

"C-cosa?" balbettò, ritrovandosi tra le mani la tenda che a causa dell'inaspettata risposta di Sasuke aveva tirato con un colpo secco.

"Quello che ho detto. Ti sbagli." e non aveva intenzione di ripeterlo ancora.

Sakura pensò che se in quel preciso momento non avesse detto o fatto una qualsiasi cosa se ne sarebbe pentita per il resto dei suoi giorni perché sicuramente Sasuke era già in procinto di ripensarci. E come avrebbe potuto dargli torto visto che era rimasta impalata, a bocca aperta e con una stupida tenda tra le mani mentre lui le aveva fatto una sottospecie di dichiarazione. Perché era una dichiarazione, vero? Non le aveva detto "Tsk. Meglio così" e non aveva usato termini come "noiosa", "insopportabile" e via dicendo. Le aveva detto "Ti sbagli" e aveva rafforzato il concetto con un "Quello che ho detto. Ti sbagli". Non poteva quindi sbagliarsi perché aveva già sbagliato e se si era sbagliata prima non poteva sbagliarsi di nuovo. Giusto?

Sakura fece cadere la tenda a terra, ma non riuscì per il momento a chiudere la bocca che rappresentava l'unica via aerea non occlusa dall'emozione e quindi necessaria per respirare.

"Vorresti dire che tu..." tentò di approfondire il discorso per essere sicura di aver capito bene, ma lo sguardo severo di Sasuke la stroncò sul nascere.

L'Uchiha non era uno da zero a dieci in un secondo. Aveva i suoi tempi, di solito molto lunghi e lei non poteva pretendere che dopo lo sforzo immane che aveva appena fatto ne compiesse un altro di eguale, se non superiore, portata.

Si accontentò. Dopotutto era solo da una vita che si accontentava. Ma la sorte quella volta era stata un po' più benevola del solito.

"Come facciamo con quelli lì?"gli chiese. E già usare il plurale, "io e te", "noi", le sembrò incredibile.

"Tu non sei andata..." era da quando era arrivato davanti all'ospedale e aveva visto tutti quegli uomini che desiderava chiederglielo, temendo la risposta.

"No!" negò con convinzione, senza dargli la possibilità di porgerle fino in fondo quell'assurdo quesito. Tuttavia non ne era proprio certa: non ricordava nulla delle sue notti brave e per onestà sentì di dover aggiungere " Non penso."

"C'è solo un modo per scoprirlo" le sussurrò l'Uchiha con una insolita nota di malizia nella voce, avvicinandosi a lei e accarezzandole con un po' di titubanza il viso con il dorso della mano destra. Perché anche se la sera prima aveva avuto modo di toccarla in parti del suo corpo molto meno esposte e sicuramente più imbarazzanti, quel semplice gesto, alla luce del sole, di fronte alla vera Sakura, sapeva che avrebbe cambiato davvero tutto.

E lei gli sorrise, con gli occhi appena lucidi, felice come non lo era mai stata in vita sua, se non per il piccolissimo particolare che di sotto vi era ancora una mandria di uomini assatanati che la richiedevano a gran voce.

Era già tanto che Sasuke le avesse detto quelle cose, che quel momento potesse anche essere perfetto sarebbe stato troppo bello per essere vero e la sorte le aveva sorriso già abbastanza rispetto alla norma.

"Ho un'idea" la rassicurò lui, prima di appoggiare le labbra sulle sue e scoprire che almeno il loro sapore non fosse cambiato.



-§-



"Signori, non c'è niente da vedere qui. Circolare! Sakura-chan é appena andata via con Sasuke Uchiha e sapete quanto lui sia tendenzialmente psicotico quindi se non volete incorrere in ripercussioni sanguinolente, tornate a casa!" urlò Naruto a pieni polmoni dalla parte destra del cortile dell'ospedale.

"Sasuke Uchiha in questo momento sta cogliendo "la fresca e matutina rosa"* della vostra amata, a patto che qualcuno di voi non l'abbia già fatto, quindi potete tornare a casa" recitò Sai dall'altro lato.

Il piano di Sasuke aveva funzionato alla perfezione. Mentre lui e Sakura se l'erano svignata, a Naruto, come migliore amico, e a Sai, come sventurato compagno della Yamanaka, aveva affidato il compito di comunicare alla folla che la ragazza non fosse più disponibile e liberare così la zona antistante l'ospedale.



- § -



"Oh Kami! É stato... fantastico!" esclamò Sakura, con il fiato corto e la pelle madida di sudore.

"É la terza volta che te lo sento dire" le fece notare Sasuke, altrettanto provato, ma estremamente soddisfatto.

" Potrei dirlo ancora una volta" gli sussurrò sul collo.

"Sakura" la riprese, ma con scarsa convinzione.

"Sì, lo so." cantilenò lei, tracciando la linea dei suoi pettorali con piccoli baci "Sono noiosa" Era certa che lui stesse per ricordarglielo.

"No" e con uno scatto l'aveva portata sotto di sé e l'aveva guardata negli occhi " sei insaziabile"





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Angolo Autrice

Ormai la maggior parte dei miei lettori abituali è abituata ai miei sbrocchi. Questa os era nata per San Valentino, ma a causa di impegni di lavoro non ce l'ho fatta a pubblicarla. Ho dovuto fare una specie di collage perché alcune parti erano su un block notes sul quale scrivo durante le pause caffè, altre sul cellulare e altre ancora sul pc e spero che il risultato alla fine sia decente. La settimana scorsa ho saltato il nostro appuntamento domenicale perché non sono riuscita a terminare il capitolo di "Mr Brightside" e ho pensato di farmi perdonare con questa os. Il capitolo di Mr è quasi ultimato e cercherò di rispettare l'appuntamento di domenica. In ogni caso vi terrò aggiornati tramite la mia pagina fb.

Un bacione

Blueorchid31

*"la fresca e matutina rosa"* è una citazione dell'Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo * ammazzatemi, lo so che è quasi sacrilega in questo contesto *


   
 
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