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Autore: FLPP    20/02/2015    0 recensioni
Breve dialogo introspettivo tra me e me
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Solo il silenzio, può raccontare il dolore che hai nel profondo…” furono le parole che lo riportarono improvvisamente alla realtà. Pioveva, fuori, ed il ritmico ticchettio delle gocce dell’acqua sulle finestre, rendevano l’atmosfera appropriata al suo stato d’animo in quel momento. Il suo volto era apparentemente una maschera distaccata dal tutto, solamente gli occhi di un profondo azzurro tradivano il suo stato d’animo in quei momenti. Occhi che apparivano spenti, privi di luce in quel momento mentre sul volto un sorriso di serenità si delineava, appariva così un volto sereno e distaccato privo di interesse per tutto ciò che apparentemente lo circondava in quel momento. “Come scusa?” fu la sola domanda che si sentì di fare spostandosi lentamente ed andando a calare gli spessi occhiali da sole sul volto, coprendo così quegli occhi che assomigliavano a due fari spenti, lasciando così spazio al suo volto inespressivo e freddo abituale. La mano per un breve istante, andò a toccare brevemente i baffi, prima che entrambe controllassero il nodo della cravatta per poi posizionarsi sui fianchi aprendo leggermente la giacca. “Ho detto… che solamente il silenzio adesso, è in grado di raccontare il tuo dolore… non le parole che vorresti gridare…” ed un sospiro seguì quelle parole, lasciando l’altro nel dubbio se il pensiero fosse finito o se dovesse attendersi altre parole a breve. Ma il silenzio persistette, lasciandolo così nel dubbio, persino quando si voltò ad osservare il punto della stanza da cui credeva che provenisse la voce con cui aveva parlato fino a quel momento. La sedia era vuota, il tavolo completamente vuoto e privo di documenti eppure sapeva di aver parlato per quasi un’ora e sapeva di aver sentito il rumore di una penna che prendeva appunti per tutto quel tempo. Dunque, chi o cosa aveva scritto tutto ciò? E soprattutto, perché adesso qualcosa in tutto il suo pomeriggio non gli tornava più? Lentamente, con gesti calmi e misurati si voltò di nuovo ad osservare la finestra, rendendosi infine conto che stava davanti allo specchio del suo bagno, il rumore delle gocce che ticchettavano altro non era altro che il rumore del lavandino aperto e che la sola cosa che potesse somigliare alla cravatta che così tanto aveva stretto, era il suo rasoio ancora acceso. Si rese conto persino, che il lavandino era sporco per la barba che si era tagliato. Voltandosi di nuovo, vide che la seggiola ed il tavolo che era convinto di avere alle spalle altro non erano che la doccia e la vasca da bagno. Il suo sguardo vagavo osservando quella stanza, prima di tornare ad osservare la sua figura allo specchio e guardare i suoi occhi con attenzione. Due fari spenti, così erano stati definiti in passato i suoi occhi, quando quella espressione li caratterizzava. Ed in quel momento, guardando nello specchio la sua immagine riflessa per l’ennesima volta, con quello sguardo spento e distante, seppe che non era più possibile continuare a vivere in quel modo. “Sono stanco… stanco come non lo sono mai stato… sono stanco di vedere i miei occhi che si spengono, sono stanco di persone mediocri che non sanno affrontare i loro problemi… sono stanco di essere sempre quello che arriva e spiana la strada agli altri, sono stanco di essere colui che viene lasciato poi da una parte… e sono stano, infine, di camminare da solo sotto la pioggia interiore che ho senza che nessuno risponda alle mie grida di aiuto, venendo invece visto come una persona che odia tutti, che non permette a nessuno di avvicinarsi…” ed un sospiro seguì poi queste parole. Il volto, si abbassò verso il basso e le mani andarono a posarsi sul lavandino e lacrime iniziarono a sgorgare da quegli occhi, che da tempo ormai non sentivano più le emozioni fluire liberamente. Silenzio, ecco cosa rimase all’improvviso, mentre tornava in piedi. Stavolta, era un silenzio diverso però, poiché le parole non potevano fuoriuscire, nessuna parola… Pochi attimi, una doccia lo attendeva e nessun’altro avrebbe mai assistito a quel dialogo interiore, se non sé stesso.
  
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