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Autore: EclipseOfHeart    20/02/2015    3 recensioni
[What-If dalla puntata 9x14, Life Before His Eyes]
Gliel’avevano detto che la sua fama la precedeva, che era l’assassina migliore del Mossad e che era una donna tanto letale quanto bella; perfino il direttore Vance l’aveva messo in guardia da lei.
Eppure, nessuno si era ricordato di dirgli che sapeva anche essere divertente, quando diceva una parola inglese per un’altra e che, forse, tutte le sue super abilità nascondevano qualcosa di infinitamente più fragile.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Pieces of a (wrong) life

 

 

 

Gliel’avevano detto che la sua fama la precedeva, che era l’assassina migliore del Mossad e che era una donna tanto letale quanto bella; perfino il direttore Vance l’aveva messo in guardia da lei.

Eppure, nessuno si era ricordato di dirgli che sapeva anche essere divertente, quando diceva una parola inglese per un’altra e che, forse, tutte le sue super abilità nascondevano qualcosa di infinitamente più fragile.

Gli aveva detto di ricordarla, quel lontano giorno di sette anni quando stavano cercando di catturare Ari Haswari – lo stesso uomo che aveva cercato di uccidere sua moglie -, ma se avesse dovuto fare una descrizione della ragazza con cui aveva parlato allora e quella che russava nel sedile accanto al suo, non era certo che sarebbe uscita la medesima persona. Sembravano così diverse.

Erano ormai quattro giorni che lavoravano su quel caso, NCIS e Mossad e Tony si era ritrovato a dover lavorare con quella Ziva più di quanto fosse umanamente accettabile.

Il fatto poi che Kate fosse momentaneamente fuori città per una visita ai suoi genitori, non lo aiutava in quelle giornate stancanti.

Quella sera, per concludere in bellezza, Gibbs aveva ordinato un appostamento notturno per controllare il nuovo sospettato, ricercato per omicidio sia dal Mossad e dall’NCIS.

Si era incredibilmente stupito quando l’aveva sentita russare, ma un suo colpo gli aveva fatto ben capire che sì, stava riposando ma no, non per quello era meno attenta nell’appostamento.

Tony sbatté le palpebre quando i rumori del russare di Ziva si fecero addirittura più forti di prima: ma com’era possibile che russasse così tanto?

«Mio Dio.»

«Cosa?» domandò subito lei, aprendo gli occhi.

«Russi peggio di un marinaio ubriaco con l’enfisema, Ziva.»

«Non è vero.»

La replica di Tony morì sulle sue labbra, vedendo lo sguardo assassino che gli aveva rivolto l’agente del Mossad, seguito da un sorriso altrettanto terrificante.

«Da quanto sei sposato?» domandò Ziva, a bruciapelo.

«Cosa?»

«Mi hai sentito.»

«Non sono affari tuoi.» rispose Tony, indispettito da quella domanda così personale. Ziva David non aveva fatto altro che ridicolizzarlo e prenderlo in giro quei pochi giorni che avevano condiviso, criticando quasi ogni sua scelta e ridendo di lui.

Tuttavia, doveva ammettere che era stata una partner investigativa quasi eccellente, anche se un po’ troppo incline alla violenza e troppo poco alle regole.

Probabilmente, nella sparatoria che avevano subito il giorno prima, avrebbero potuto entrambi ferirsi se non si fossero coperti le spalle a vicenda.

«Da un anno.»

Notando che non arrivava nessun’altra domanda, contrattaccò.

«E tu? Non indossi anelli.»

«Io non voglio sposarmi, né avere figli.» rispose lei, velocemente e mantenendo un tono fermo.

«Non vuoi?»

«Non è la vita adatta a me.»

«Solo perché potresti uccidere anche solo con lo sguardo, non significa che farti una famiglia sia non adatto a te.»

«Oh, andiamo Tony. Tu non sai nulla di me, io sono perfettamente soddisfatta della mia vita.» disse Ziva, ridendo con il proposito di schernirlo.

«Soddisfatta forse, ma sei felice?»

La risposta di Ziva non arrivò poiché, improvvisamente, dopo quattro giorni di attesa, il sospettato principale della loro indagine si presentò dinanzi ai loro occhi, armeggiando nella porta dell’appartamento che sorvegliavano per entrare.

Bastò uno sguardo ed entrambi erano già fuori dall’auto, concentrati sul loro compito.

Non fu un arresto difficile, benché Ziva gli avesse quasi sparato mentre l’uomo tentava di fuggire.

Dopo averlo portato all’NCIS, in attesa dell’interrogatorio di Gibbs, lui li aveva rispediti all’appartamento, in cerca di ulteriori prove.

«Voglio assistere all’interrogatorio.»

«Te lo puoi sempre rivedere dopo, agente David.»

«Non mi interessa cercare delle inutili prove, Agente Gibbs!» esplose Ziva, sbattendo una mano sulla sua scrivania.

Gibbs, ovviamente, non si scompose: «Forse a lei non interessa, ma questo è un caso dell’NCIS e lei ci sta soltanto aiutando. Per cui vada ad aiutare l’Agente DiNozzo.»

Il suo tono non ammetteva repliche e Ziva era stata costretta a ritornare nell’appartamento.

«Non sono inutili se servono a metterlo in prigione.» disse Tony, mentre rovistavano nella cucina e nel salotto, desideroso come sempre di dire la sua opinione.

«È lui l’assassino. Ci basta questo.»

«Per metterlo in prigione servono prove.»

«Lo so! Non sei l’unico investigatore qui dentro!»

«Sì che lo sono!» rispose Tony, agitandosi sotto le sue parole. «Stai guardando a quell’uomo come un obiettivo da eliminare, non come un uomo sui cui indagare.»

«E questo cosa vorrebbe dire?»

«Che il tuo sguardo non è quello di un investigatore.»

«E di cosa sarebbe?» chiese lei, avvicinandosi a lui e tirandolo per il bavero della giacca verso di sé.

«È lo sguardo di un’assassina.» rispose, soffiando sulle sue labbra tanto i loro visi erano vicini. Come quando lei l’aveva stretto nella sala interrogatori, si era sentito come se avesse voluto ucciderlo o baciarlo.

E doveva ammettere che era davvero bella e che il suo sguardo, nonostante fosse chiuso da rigidità e controllo, era così triste.

Ziva lasciò la presa, distanziandosi leggermente ed emettendo un leggero sospiro.

«È ciò che sono.»

E Tony sapeva, lo leggeva nei suoi occhi, che era ormai troppo tardi anche solo per dirle che non doveva esserlo per forza, perché ormai, dentro di lei, era rimasto soltanto quello.

«Ma non quello che volevi diventare.»

Il tacito assenso di Ziva fu una risposta più che sufficiente per Tony.

Dopo aver scoperto alcune prove schiaccianti per incastrare definitivamente l’uomo, i due fecero ritorno verso l’NCIS, accompagnati solo dal rumore del motore che correva nelle strade di D.C.

«Sai, Tony, non è vero quello che ti ho detto.»

«Cosa?»

«Anche io mi ricordavo di te, alla piscina.»

«Sono un uomo difficile da dimenticare.» rispose lui, pavoneggiandosi.

«No, mi ricordo perché hai fatto uno dei peggiori pedinamenti che abbia mai visto.» disse Ziva, spegnendo subito il suo entusiasmo.

Non aggiunse altro, ripercorrendo quel lontano giorno in cui l’aveva conosciuto. Che ci fosse qualcosa di strano e assurdo in quell’uomo l’aveva capito subito, ma c’era stato anche qualcos’altro che, a distanza di anni, ancora Ziva non è riuscita a comprendere.

Qualcosa che l’aveva portata a confidarsi su Tali, con un perfetto sconosciuto.

No, non avrebbe mai potuto dimenticare qualcosa del genere.

Dopo aver chiuso l’investigazione e salutato tutti – quel gruppo di agenti era così strano, partendo dalla scienziata per passare al medico legale e finire agli agenti operativi – Ziva aveva raccolto le sue cose, pronta per tornare in Israele.

«Agente David. È stato… quasi piacevole lavorare nuovamente con il Mossad

«Grazie Direttore Vance

«Mi saluti suo padre.»

«Certo.»

Si era allontanata ed era ferma, davanti all’ascensore, pensando che casualmente l’unica persona che non aveva visto era Tony quando si aprirono le porte e dall’ascensore uscì proprio l’oggetto dei suoi pensieri.

«Stai andando?»

«Sì. Il caso è chiuso.»

«Certo.» rispose lui, sentendosi stranamente a disagio. «Allora buon viaggio e… è stato quasi bello lavorare insieme.»

«Dopo quella vicenda con Ari Haswari,» disse Ziva, d’improvviso, stupendo Tony per il cambio di discorso repentino. «avevo pensato di venire a lavorare qui. Al Mossad volevano un agente di collegamento con l’NCIS.»

«E poi?» domandò, curioso.

«Poi la cosa non proseguì. La vostra squadra era al completo e non aveva senso essere inserita in altre sezioni.»

«Ah. Chissà che disastro sarebbe stato lavorare insieme tutto il tempo.» disse Tony, sapendo tuttavia che non sarebbe stato affatto un tragico evento.

Ziva entrò nell’ascensore, girandosi e guardandolo, probabilmente, per un’ultima volta.

«Immagino che non lo sapremo mai, Tony.»

Mentre le porte si chiudevano sui loro sguardi, Tony alzò istintivamente una mano, in uno strano e insensato desiderio di fermarla.

E, per un attimo, mentre prese il telefonino e lesse il messaggio di Kate, osservando l’ascensore chiuso davanti a sé, Tony sentì come l’impressione che fosse tutto sbagliato.

Come se tutti i pezzi di quegli anni fossero al posto scorretto.

Come se non sarebbe dovuta essere quella la vita che avrebbe dovuto vivere.

 

 

 

 

Fine.

Questa fic nasce dalla puntata 9x14, dove c’è quella vita che sarebbe stata se Ari non avesse ucciso Kate. A parte il tenerissimo ‘Tiva’ detto da Tony che ci hanno regalato gli autori, ho subito fantastico su Tony e Ziva in quel mondo parallelo.

Conoscendo la natura di Tony DiNozzo so bene che non avrebbe mai tradito sua moglie, infatti in questa fic io volevo far passare la sensazione che entrambi avessero quasi ‘capito’ che avrebbe potuto vivere una vita insieme, come colleghi e non solo.

Per il riferimento a questa frase: “Come quando lei l’aveva stretto nella sala interrogatori, si era sentito come se avesse voluto ucciderlo o baciarlo.” Volevo precisare che non è inventata.

Non so quanti lo sappiano, ma esiste uno script di una scena tra Ziva e Tony in quella puntata che purtroppo non è stata mai girata, eccola.

Che altro dire, ah sì: ho inserito qua e là nei dialoghi alcune frasi che Tony e Ziva si dicono davvero durante le stagioni e spero vi farà piacere coglierli.

Finito coi lunghi discorsi, spero tanto vi sia piaciuta e spero in una recensione :D

Un bacione,

 

 

EclipseOfHeart

 

 

 

   
 
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