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Autore: Colpa delle stelle    20/02/2015    3 recensioni
[Interattiva - posti al completo]
Il Signore Oscuro sta tornando. Agisce nell'ombra, si nasconde dal Mondo Magico e anche se nessuno lo vede e lui stesso non si presenta nelle sue solite vesti, la sua presenza è tangibile come una mannaia sul collo delle persone e nessuno riesce più a ignorarlo.
Quattro giovani coraggiosi si ritroveranno inevitabilmente attirati nel corso degli eventi e sarà il destino a decidere la riuscita o il fallimento della loro missione.
Ad Hogwarts, però, la vita scorre normalmente e per gli studenti che la frequentano rimane ancora la scuola di magia e stregoneria più sicura al mondo.
E voi, che ruolo avrete in questa storia?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 17

 

 

Le persone che sollevavano il naso a guardare gli incredibili striscioni e i palloncini rossi che affollavano la Sala Grande non erano poche. All'apparenza tutti quei festoni sarebbero potuti sembrare ai più esagerati e terribilmente smielati, ma l'effetto generale era comunque molto bello da vedere e per le coppiette che già affollavano la stanza sembrava uno sfondo perfetto per la loro serata.
Tuttavia non c'erano solo coppie a superare la soglia dell'enorme portone: Althea si teneva la gonna dell'abito lungo appena sollevata e la lasciò scivolare fino alle caviglie, per poter guardarsi intorno anche lei. Non riuscì a nascondere una smorfia di compatimento davanti ai cuori rossi.
Essere lì da sola, tutto sommato, non le dispiaceva poi molto. Molti ragazzi l'avevano invitata e avevano assaggiato il suo rifiuto, senza nemmeno una spiegazione al seguito. Althea però sapeva il motivo della sua decisione ed era fiera di se stessa per quello. Avrebbe festeggiato San Valentino quando avrebbe incontrato il ragazzo adatto a lei, quello giusto. Quel momento non era ancora arrivato, certo, ma lei era fiduciosa.

 

 

Albus e Diane si tenevano per mano, ma non era con il giovane Potter che la Corvonero stava chiacchierando da un po'.
Damon era il ritratto del nervosismo e il fatto che Thea avesse voluto rimanersene in camera sua, per protesta, senza voler partecipare al ballo, non lo aiutava. Senza il supporto della sua migliore amica si era sentito per un attimo perso e per poco non era scappato a gambe levate a nascondersi sotto le coperte. Ci avrebbe fatto una magra figura, ma gli sembrava il minimo alla prospettiva di quello che lo attendeva.
- Respira e inspira. - gli ordinò Diane, mostrandogli allo stesso tempo come doveva fare. - Vedrai che ti calmerai. -
- La fai facile tu – borbottò Damon, girando la testa da una parte e dell'altra. - Vi conoscete dall'asilo. -
Albus sollevò un sopracciglio e contemporaneamente strinse la mano di Diane, lanciandole un'occhiataccia. Non era stato facile convincerlo a partecipare a quella festa e ora che ci era riuscita lo stava ignorando completamente per dedicarsi a Damon. Eppure erano amici e Diane non poteva dimenticarlo.
- Thea è ancora in camera sua? - domandò allora la Corvonero, ignorando volutamente lo sguardo infuriato di Albus.
Damon annuì distrattamente.
- Perché è in camera sua? - domandò Albus. Se non poteva stare da solo con Diane al momento, si sarebbe inserito nella conversazione, decise.
- Voleva venire con Felix, ma dato che quasi tutta la scuola e più della metà dei professori ne è terrorizzata, la preside le ha chiesto gentilmente di lasciarlo in camera e di partecipare da sola – spiegò Diane, nascondendo un sorriso. - Puoi immaginarti la sua reazione. -
- Una protesta – ricordò Albus, scuotendo la testa. - Per un gatto. -
- Non fare l'insensibile. - lo riprese Diane, dandogli un colpetto sulla spalla. Scoprì così che il colletto della camicia del Serpeverde era storto e colse l'occasione per raddrizzarglielo e per regalargli un sorriso di scuse.
- Spero vivamente di non dovermi ridurre come voi due. - commentò Damon, studiandoli con la coda dell'occhio.
Albus sbuffò, ma Diane non lo ascoltò nemmeno e gli indicò invece davanti a lui.
- Arriva Angel. - lo avvertì, spingendolo appena avanti. - In bocca al lupo. -
- Maledetto lupo. - sussurrò Damon a denti stretti, facendosi comunque avanti.
Angel era vicina ad Amber ed entrò insieme a lei. Fu proprio la seconda a notarlo per primo e ad indicarlo all'amica.
Il Serpeverde si fermò davanti a loro e si schiarì la voce.
- Buonasera. - disse solamente, prendendo la mano di Angel e baciandone con delicatezza il dorso. La Grifondoro lo guardò con tanto d'occhi, ma non accennò a perdere la sua compostezza.
- Ciao Damon. - lo salutò, accennando appena un sorriso.
Il Serpeverde lo ricambiò.
- Mi aspetto le tue scuse. - aggiunse, salutando con un cenno anche Amber.
- Quali scuse? -
- Ti ho regalato un drago e tu mi hai ringraziato denunciandomi al mio capocasa – le ricordò Damon, con un sorrisetto. - Non mi sembra corretto. -
Angel ci mise qualche secondo per intuire appieno cosa si aspettasse il Serpeverde, ma quando lo capì, corrugò le sopracciglia.
- La vita è scorretta – sospirò Angel, facendo un passo avanti. - Pensavo lo sapessi. -
Si allontanò lentamente e senza mai voltarsi. Non si preoccupò di salutare Amber, l'avrebbe rivista entro poco, ma preferì allontanarsi per calmarsi e farsi passare la voglia di tempestare di pugni il muro.
Damon non sapeva decisamente con chi aveva a che fare.

 

 

Fred e Ebony erano seduti in un angolo, piuttosto vicini al buffet e anche non particolarmente lontani dalla pista da ballo, proprio di fronte a loro.
Il putiferio era ormai ingestibile e anche se avessero voluto, non avrebbero mai potuto parlare e sentirsi a vicenda da così lontano. Eppure loro erano in silenzio, Ebony con le mani in grembo e Fred con il mento appoggiato al tavolo.
La Corvonero non era dell'umore giusto per sorridere, figuriamoci per chiacchierare, per questo non se ne curò più di tanto quando Thalia prese per un braccio Fred e lo trascinò a ballare. Avrebbe dovuto darle fastidio, avrebbe dovuto alzarsi e chiedere alla Grifondoro di cederle il posto, ma non le fece. Non era decisamente dell'umore adatto.
- Ciao ciao Ebony. -
La mano che Dakota le sventolò davanti al viso l'aiutò a svegliarsi dal sogno ad occhi aperti in cui era caduta.
Per un momento, Ebony non riconobbe la ragazza che aveva davanti. Un abito nero indubbiamente meraviglioso e dei capelli altrettanto belli, lisci e fissati in alto alla testa in un'intricata acconciatura. Era a braccetto di Ishido e forse fu quello che l'aiutò a riconoscerla.
- Ciao Dakota. - rispose pacatamente, guardandole con interesse i capelli. - Sono lisci e pettinati o mi sbaglio? -
Ishido ebbe un improvviso attacco di tosse, ma Dakota capì comunque che il suo era un trucco per nascondere la risata e lo fulminò con un'occhiataccia.
- Non conoscevo questo tuo lato tanto simpatico. - commentò Dakota, toccandosi con delicatezza un ciuffo che le scendeva al lato del viso.
Ebony fece spallucce e spostò lo sguardo su Fred, che rideva insieme a Louis. La visuale non era delle migliori, aveva il vestito giallo di Annelise proprio davanti al viso.
- Ishido! - esclamò Lorcan, salutando il migliore amico con un cinque alto.
Dakota quando riconobbe il gemello Scamandro divenne improvvisamente nervosa e tirò Ishido con sé, prima che Annelise riuscisse a guardarla e a riconoscerla. Non le sarebbe dispiaciuto litigare, di certo si sarebbe divertita, ma non voleva in nessun modo rovinarsi i capelli. Merlino solo sapeva quanta fatica le erano costati.
- Avete litigato? - domandò Annelise, sedendosi a fianco di Ebony.
- Fred e io stiamo bene. - mentì la Corvonero, guardandosi le mani.
- E allora perché balla con Thalia? - domandò Lorcan, confuso. - Quasi quasi vado a salutarlo. -
- Sono migliori amici. - spiegò Ebony. Al vento, perché ormai Lorcan si era allontanato, fermandosi addirittura in mezzo a Fred e alla Grifondoro.
- Ma tu sei la sua fidanzata, o mi sbaglio? - chiese ancora Annelise, facendola sbuffare.
- Non sbagli. - rispose Ebony, continuando a guardarli.
- E allora vacci a parlare! - esclamò Annelise. - Qualsiasi cosa tu abbia fatto, non può essere poi molto grave. -
- L'ho ignorato e continuerò a farlo. Ho troppe cose in testa. -
- Un motivo in più per parlarci adesso. -
Ebony si girò all'improvviso e la guardò a lungo.
- Ti diverti così tanto ad aver ragione? -
La Tassorosso le sorrise, indulgente.
- Io devo avere sempre ragione, non è una questione di divertimento. -
Ebony rimase seduta ancora per un po', ma quando incrociò per l'ennesima volta lo sguardo ammonitore di Annelise, si decise ad alzarsi in piedi. Raggiunse Fred a passo di carica, lo prese per un braccio, sorridendo a Thalia e a Lorcan, e iniziò a ballare con lui.
- Stasera voglio divertirmi. - gli confessò, guardandolo dritto negli occhi. - Con te. -
Fred, all'inizio senza parole, ritrovò alla svelta il sorriso e le fece fare una piroetta.
- Mi mancavi Ebony. -
 

 

I due gemelli entrarono in Sala Grande a braccetto. L'eleganza di Francisco non passò inosservata a nessuno, ma il vestito verde di Francisca era davvero troppo bello per non calamitare tutta l'attenzione sulla giovane Grifondoro. Con i capelli sciolti, la ciocca colorata era ancora più evidente, ma era perfettamente in armonia con il resto. Non avrebbero potuto essere più belli di così.
- Ciao Fran! -
Scorpius si avvicinò alla fidanzata a grandi passi e le prese subito la mano, ignorando l'occhiataccia di Francisco. Si allontanò un po', come per ammirarla meglio, e poi le sorrise.
- Sei bellissima. - sussurrò, facendola arrossire.
- Hai visto Rose? - si intromise Francisco, tirando abbastanza da parte la sorella da costringerla a mollare la mano di Scorpius.
- Non siamo proprio migliori amici. - gli ricordò Malfoy, riacquistando la sua solita espressione da sufficienza che riservava a chiunque non fosse Francisca. - Perché non lo chiedi a suo fratello? -
- Lo farà, infatti. - lo rimproverò Francisca, spingendolo via. - Andrà a cercarla e ci lascerà ballare in pace. -
- Ad Halloween non ho avuto occasione di mostrarti quello di cui sono realmente capace. - le ricordò Scorpius, facendosi avanti e riprendendola per mano.
Senza curarsi dello sguardo sconfitto di Francisco, i due raggiunsero ben presto la pista, ma non iniziarono subito a ballare.
- Dimmi che ti sei vestita di verde per me. - la pregò Scorpius, facendosi pericolosamente vicino.
Francisca deglutì, imbarazzata, ma non si fece ritrovare impreparata.
- Se fa stare tranquillo il tuo ego, va bene. - scherzò, intrecciando le proprie dita con le sue.
- Lo hai fatto per me. - ripeté Scorpius.
- Sei il ragazzo più egocentrico che abbia mai conosciuto. -
- Non dimenticare che te ne sei anche innamorata. -
Francisca scoppiò a ridere e accettò la sconfitta con incredibile tranquillità.
- Me ne sono innamorata. - confermò. - Ma non sono sicura che lui provi lo stesso per me. -
- Non dirlo nemmeno per scherzo! - la rimproverò allora Scorpius, scuotendo la testa. - Sarebbe un pazzo se solo provasse a rifiutarti. -
Il sorriso sul volto di Francisca si allargò. In quel momento, tra le braccia di Scorpius, si sentiva la persona più importante del mondo, ed era una delle sensazioni migliori che avesse mai provato. Sperava vivamente che niente potesse rovinarla.

 

 

Francisco girò per un po' nella stanza, sbuffando ad ogni passo e ogni volta che qualcuno troppo felice lo urtava e gli impediva il passaggio. Non trovava Rose da nessuna parte e non era la prima volta che succedeva. Sembrava quasi che la Weasley giocasse a nascondino con lui, che volesse essere trovata, ma che si arrabbiasse inevitabilmente una volta che si incontravano, perché era passato troppo tempo dall'ultima volta. Francisco aveva qualche difficoltà a capirla, ultimamente.
- Sei qui! - esclamò Rose, sbucandogli alle spalle e abbracciandolo da dietro.
Francisco per poco non perse l'equilibrio dallo spavento, ma si mantenne comunque in piedi per miracolo, nonostante la chioma rossa della fidanzata davanti agli occhi.
- Dovevamo trovarci davanti alla porta! - l'accusò Francisco, una volta che la Grifondoro gli fu faccia a faccia. Rose però non si infastidì dal suo tono duro e continuò a sorridere.
- Non fare il sofistico, ci siamo trovati comunque, no? - ribatté, prendendolo per mano e tirandoselo dietro.
- Voglio salutare alcune mie amiche e poi voglio mangiare qualcosa – esclamò Rose, facendosi largo tra la folla a suon di acrobazie. - E poi voglio trovare Hugo. Ah! Voglio anche ballare insieme a te. -
Francisco evitò il braccio di un ragazzo, che si agitava a tempo di musica con troppa convinzione, prima di risponderle.
- Sai benissimo che ho qualche difficoltà con il ballo. - le ricordò, senza poter evitare di sbuffare.
Rose non lo stava ascoltando, ovviamente. Aveva trovato Hugo, a Francisco non era chiaro come avesse fatto in mezzo a tutta quella gente, e lo aveva tirato in disparte, appena lontano dal chiasso infernale degli studenti.
Una ragazzina bionda, con un corto vestito azzurro, gli andò dietro e solo quando lo prese a braccetto Francisco riconobbe Alice, la corvonero del quarto anno che tanto li aveva fatti dannare nell'ultima partita di Quidditch.
Rimasero entrambi in silenzio, mentre Rose e Hugo parlavano animatamente, ma il Serpeverde sentiva indistintamente l'occhiata di fuoco di Alice su di sé.
- Siete ancora arrabbiati? - provò a dire, senza aspettarsi in realtà una risposta.
Alice fece una smorfia.
- Arrabbiati è dire poco – commentò, trattenendo il disappunto. - Ci avete fatto perdere una partita. -
- Tecnicamente, siamo stati noi a vincerla. - puntualizzò Francisco, ferito nell'orgoglio. C'era molta differenza nell'affermare che una squadra aveva vinto dal dire che l'altra aveva perso. Nel primo caso, si dava alla squadra tutti i riconoscimenti del caso, ma nel secondo non si faceva che discriminare i vincitori e attribuire alla sfortuna la sconfitta dei perdenti. E al Serpeverde non stava bene.
- Pensala come vuoi – concesse Alice, facendo un rapido cenno con la mano. - Non vi andrà bene ancora per molto. -
Il pensiero di Francisco non era molto coerente, ma lo espresse lo stesso.
- Avete vinto per tre anni di fila – le fece notare, allibito. - Come potete essere così egoisti? -
- Non è questione di egoismo, ma di orgoglio. - osservò Alice, incrociando le braccia al petto. - Se noi abbiamo la squadra più forte di tutta la scuola, perché perdere? Con voi siamo stati solo sfortunati, ma stai certo che non capiterà più. -
Anche se avesse voluto ribattere, Francisco non avrebbe potuto farlo: Rose e Hugo avevano finito di parlare e il Grifondoro se n'era andato, subito seguito da Alice.
Il muso di Francisco doveva essere abbastanza evidente, perché Rose se ne accorse subito.
- Cosa succede? - domandò, preoccupata. - Non ti farò ballare se non lo vuoi davvero. -
Davanti al suo sorriso, l'irritazione di Francisco se ne andò, rapida com'era arrivata.
Come poteva pensare al Quidditch, quando era al fianco della ragazza alla quale più voleva bene al mondo?

 

 

Il tempo di fare una giravolta e Fred era sparito dalle sue braccia, per finire in quelle di Ebony e allontanarsi da Thalia, che li guardò andare via in silenzio. I due formavano una bella coppia e se quella era proprio la sera dedicata all'amore, la Grifondoro non avrebbe fatto nulla per immischiarsi tra di loro. Voleva solo la felicità del suo migliore amico e se Fred l'aveva trovata in Ebony, lo avrebbe accettato.
Abbandonò la pista, tenendo il vestito sollevato con una mano, e si ritirò in un angolo. Era quasi tentata di avvicinarsi ad una sedia e salirci sopra, per scrutare al meglio l'intera stanza, ma non ne ebbe bisogno. Il ragazzo fermo di spalle proprio davanti a lei era Louis.
Thalia si avvicinò al Corvonero di soppiatto e solo quando gli fu abbastanza vicina, gli infilò le mani nelle costole e si ritrasse subito. Louis sobbalzò, colto di sorpresa, e fece una mezza giravolta su se stesso. Incapace di trattenersi, la Grifondoro scoppiò a ridere della sua espressione sconvolta.
- Ciao amore. - lo scimmiottò, senza ricevere alcuna risposta. Louis si portò una mano al petto e aspettò che il fiatone si calmasse, prima di fulminarla con
un'occhiataccia.

- Thalia – esclamò e il suo tono arrabbiato fece passare il suo nome come un insulto. - Ti cercavo. -
- Mi hai trovata. - ribatté lei, indicandosi. - Sono io, in carne ed ossa. -
- Ti ho già presentato Caroline? - domandò Louis, girandosi verso la ragazza bionda alle sue spalle, che era a braccetto di un altro ragazzo.
Thalia fissò la catena di quest'ultimo, che spiccava sopra alla giacca, e aggrottò le sopracciglia. Era alquanto singolare per un ragazzo dalla fama di burbero come Blake Baston portare una luna piena intorno al collo.
- In realtà no. -
La Grifondoro sorrise a Caroline e le porse la mano, che l'altra strinse con foga.
- Piacere! - esclamò la Corvonero. Gli occhi le scintillavano e per Thalia non ci volle molto a fare due più due. Doveva essere molto felice di trovarsi lì con Blake, a giudicare da come gli stritolava il braccio con la paura che potesse scappare da un momento all'altro e abbandonarla lì da sola.
- Andiamo a ballare, Care. - disse Blake, dopo aver riservato a Thalia un misero cenno. La Corvonero lo guardò a occhi spalancati, ma dopo pochi secondi si riprese e si lasciò guidare via.
- Cosa ci trovano tutti in quella maledetta pista? - si lamentò Louis, studiando con una smorfia i corpi degli studenti che si dimenavano a ritmo di musica o che, almeno, ci stavano provando.
- Se ti lasci andare, tutto sarà più divertente. - considerò Thalia. Ma poi gli prese la mano e lo tirò seduto al primo tavolo libero. - Però sono convinta che con te posso divertirmi anche seduta. -
Il sorriso che le rivolse Louis le scaldò il cuore.

 

 

- Cosa sta combinando Blake con Caroline? -
Christian non aveva ancora tolto gli occhi di dosso dai due. Nathan se n'era accorto e sembrava ben deciso a scoprire perché.
- Gli è andata dietro per due anni – aggiunse. - Cosa gli ha fatto cambiare idea? -
Christian scosse la testa.
- Non chiedermelo. - disse. - Non lo so. -
Il Tassorosso lanciò un'occhiata di sottecchi all'amico e si morse il labbro. Tutto sommato, gli dispiaceva per lui. Era riuscito a stabilire una sorta di intesa con Caroline, dopo mesi, e a Blake era bastata una sola mossa per farla cadere di nuovo ai suoi piedi. Se fosse stato in Christian, avrebbe seriamente considerato la possibilità di non rimanerci amico.
- Volevi invitarla tu? - domandò ancora Nathan, incapace di tacere.
- Ovviamente. - sospirò Christian. - Ma come al solito sono arrivato tardi. -
Si guardò le mani e poi trovò il coraggio di guardare l'amico negli occhi.
- Ho solo paura che possa farla soffrire. - considerò, fissando la Corvonero volteggiare. - E che Caroline poi non sappia riprendersi. -
- In quel caso, ci saresti tu ad aiutarla. - gli fece notare Nathan, con un sorriso furbo. Christian lo ricambiò, ma con poca convinzione.
- C'è Dominique! - esclamò all'improvviso il Tassorosso, tirando una gomitata nel costato dell'altro. - Come sono i capelli? -
Christian si massaggiò il fianco e nel frattempo osservò l'amico. Aveva un lembo della camicia che gli penzolava dai pantaloni e il fiocchetto annodato al collo era storto.
- I capelli sono l'ultimo dei tuoi problemi. - osservò Christian, raddrizzandogli il papillon. Con una sola mossa, Nathan infilò la camicia nei pantaloni e alzò i pollici.
- Fammi gli auguri. - esclamò, voltandosi.
Raggiunse Dominique e nel farle il baciamano per poco un piede non gli si impigliò nella sua stessa gamba e lo fece ruzzolare in avanti. Per sua fortuna, riuscì a mantenere l'equilibrio e a scortare la ragazza al buffet senza causare danni.
Christian fece un sorriso, senza potersi trattenere. Non aveva bisogno dei suoi auguri, perché era certo che, depresso com'era, avrebbe solo finito per rovinargli la serata.

 

 

Il capo di Felix si sollevò di scatto e i suoi occhi scrutarono attenti ogni centimetro della stanza, soffermandosi per poco sulla padrona, stravaccata a faccia in giù sul letto. Il silenzio era piacevole, ma la luce accesa impediva alla Serpeverde di addormentarsi veramente. E lei stessa aveva l'intenzione di rimanere sveglia, almeno finché le sue compagne di stanza non sarebbero tornate.
Il divieto di partecipare al secondo ballo del Triglifo senza Felix le era sembrato profondamente ingiusto. Non ce l'aveva con la preside ovviamente, comprendeva alla perfezione le sue ragioni, ma piuttosto con gli altri studenti, che avevano costruito intorno alla figura di Felix una paura e un terrore che non avevano ragione di esistere. Molto spesso il gatto aveva azzannato i pantaloni di qualche studente e aveva graffiato qualche baule e spaventato qualche gufo, ma se lo aveva fatto, Thea era certa che avesse avuto le sue ragioni. Felix era un animale intelligente e soprattutto non si arrabbiava mai senza un motivo. Era un degno gatto Serpeverde. Subiva il torto in silenzio e ne pianificava la vendetta in segreto, per poi metterla in atto con furbizia e astuzia.
Thea adorava il suo gatto e mai avrebbe partecipato ad un ballo senza di lui o Felix stesso non gliel'avrebbe perdonato e le avrebbe tenuto il muso per giorni, presuntuoso qual'era.
La Serpeverde sentì il tonfo delle zampe di Felix sul pavimento e aprì un occhio. Sbirciando da sotto un braccio, lo vide armeggiare con la porta e infilare il corridoio una volta riuscito ad aprirla.
- Felix. - lo richiamò Thea. Quando non lo vide ricomparire, sbuffò e lo seguì nel corridoio buio.
Sfilò la bacchetta dalla tasca e chiamò un rapido Lumos, prima di correre dietro al gatto.
- Non è il momento per una scampagnata notturna. - lo sgridò, prima di accorgersi che Felix non si stava dirigendo verso l'uscita. Invece, stava puntando verso una determinata camera.
Raspò con le zampe contro la porta chiusa e miagolò, voltandosi verso la padrona.
- Cos'hai sentito? - sussurrò, come se potesse davvero ricevere una risposta.
Felix la guardò e Thea si mosse, assecondando il suo desiderio silenzioso.
- Porco Godric – esclamò, sollevando la bacchetta. - La camera di Althea, Dakota e Lynne. -
Il gatto era già sfrecciato nella stanza ed era saltato sul comodino vicino al primo armadio.
- Se scoprono che sei stato qui dentro, mi cruciano sul posto. - commentò Thea, muovendo appena un passo.
Osservò i movimenti di Felix, che saltellava da una parte all'altra, come impazzito, e sbuffò.
- Insomma, cos'hai? -
Sentendo il tono stizzito della padrona, Felix lanciò un miagolio di protesta e diede un colpo al comodino di Dakota. La Serpeverde si avvicinò.
- Mi stai dicendo che devo aprirlo, vero? - considerò Thea, facendo un altro passo. - Non mi sembra una buona idea. -
Si era sempre fidata dell'istinto del suo gatto però e se lui le diceva di aprire il cassetto, lei lo avrebbe fatto. Poggiò la mano sul pomello e tirò con delicatezza, scoprendolo vuoto. Lo osservò, non convinta, e bussò sul fondo.
Con un sorriso trionfante, spostò l'asse che nascondeva un buco nel comodino e ne rivelò un foglio, piegato in quattro parti.
- Una poesia. - disse Thea, leggendo le righe con attenzione. - Colui che farà del quattro il numero perfetto
Che non darà peso alle differenze e nemmeno alle somiglianze
Che riconoscerà l'unità come la speranza più grande,
Sarà in grado di compiere il proprio destino
E di preservare il mondo dalla distruzione.
Perché così come il bene è riuscito a trionfare,
Il male è destinato a tornare
Ma non avrà... -
Rigirò il foglio, alla ricerca delle parole mancanti, ma non le trovò. Delusa, lo rimise al proprio posto e fece lo stesso con l'asse. Poi chiuse il comodino e prese in braccio Felix, che si lamentò.
- Hai scoperto la vena artistica segreta di Dakota – commentò, chiudendosi la porta della camera alle spalle. - Ma non vedo come questo potrebbe interessarci. -
Il muso di Felix rimase voltato fino alla fine verso la porta chiusa, finché Thea non svoltò l'angolo e la stanza di Dakota sparì dietro al muro.

 


Angolo d'autrice:
Ammirate la data di pubblicazione e rallegratevi: non sono in ritardo! Ho promesso di pubblicare il venerdì e l'ho fatto.
In questo capitolo, c' un piccolo colpo di scena. Thea ha scoperto la profezia. Come andrà a finire? Lo scopriremo, vedrete.
Alla prossima,
Colpa delle stelle

   
 
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