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Autore: Fiamma Erin Gaunt    20/02/2015    1 recensioni
Tinkerbell/Diablo leggasi anche come Trilli/Fosco per usare la "versione italiana"
Dal testo:
- Sei dispotico e insistente – sentenziò.
- Non mi dici nulla di nuovo, principessa. –
- E non mi piaci neanche un po’ – concluse.
Scosse la testa. – Mi pareva avessimo già assodato il fatto che questa fosse una bugia. –
[La storia partecipa al contest: “Stars” indetto da katniss_jackson sul forum]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Trilli
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fly away from here

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Seduta sul tronco di un albero caduto, teneva la testa tra le mani e si sforzava di mettere un freno a tutto quel dolore.

Più facile a dirsi che a farsi.

Aveva voluto dimostrare a Turchina che aveva tutte le carte in regola per essere un’ottima fata e invece aveva finito con il perdere magia e ali. Aveva voluto fare una buona azione, aiutando Regina, ed era così che era stata ripagata.

Il gracchiare di un corvo la fece trasalire.

L’uccello era appollaiato su un ramo e la osservava con aria incuriosita. Gli occhi erano di una singolare sfumatura tra il nero e il rosso, ricordavano quasi i tizzoni ardenti.

- Va via – disse, agitando una mano nella sua direzione.

Un luccichio passò nelle iridi della creatura. Sembrava quasi che fosse divertita, ma era assolutamente ridicolo. Gli uccelli, per quanto intelligenti potessero essere, non possedevano il senso dell’umorismo.

- Ti ho detto di andare via – insistè.

Ancora nulla.

Poi notò un guizzo. Lieve, appena accennato, e l’animale cominciò a contrarsi in preda agli spasmi.

Allarmata, balzò in piedi.

Voleva che se ne andasse, non che gli accadesse qualcosa di male. Stava giusto per avvicinarglisi, decisa ad aiutarlo, quando le piume cominciarono a scomparire e gli occhi mutarono.

Appoggiato al tronco dell’albero, le braccia incrociate al petto, c’era adesso un ragazzo.

- Magari, se lo chiedi con gentilezza, potrei anche decidere di assecondarti. –

Le rivolse un sorriso sornione, accompagnato da una scintilla predatoria negli occhi grigi, mentre abbozzava un inchino elegante.

- Sono Daemon … ma tu forse mi conosci come Fosco. –

Trilli arretrò leggermente. – Il … il figlio di Malefica. –

E del Signore Oscuro avrebbe voluto aggiungere. O almeno della creatura che aveva risposto a quel nome finchè Tremotino non ne aveva preso il posto.

Annuì, mentre il sorriso si allargava come se percepisse chiaramente il suo disagio. Del resto lei era una fata, non era abituata a mentire.

- E tu sei Trilli. –

Non era una domanda, quanto piuttosto una semplice constatazione, eppure annuì brevemente.

Una fata senz’ali … e senza magia le ricordò prontamente quella vocetta fastidiosa che le ronzava nella testa e che spesso e volentieri assumeva la tonalità di Turchina.

Le girò intorno con studiata lentezza, come avrebbe fatto un lupo con la sua preda. – Perché stavi piangendo? –

La domanda la colse impreparata.

Raddrizzò la schiena, lanciandogli un’occhiata piccata. – Io non stavo piangendo. E, anche se fosse, non sarebbero affari tuoi. –

- Ah, no? –

Allungò una mano verso di lei, sfiorandole una guancia e raccogliendo l’ultima lacrima che non aveva ancora abbandonato il suo viso. La portò alle labbra, assaporandola lentamente.

- Strano, perché quella assomigliava proprio molto a una lacrima … e anche il sapore era quello giusto – concluse.

- Non sono affari tuoi – rimarcò, calcando bene su ogni parola come avrebbe fatto con qualcuno decisamente lento di comprendonio.

Riecco quel sorrisetto snervante.

Ah, se solo avesse avuto ancora un pizzico di magia avrebbe potuto facilmente cancellarglielo dalla faccia in un battito di ciglia.

- Sei carina quando ti arrabbi, sai? –

No, non era proprio la reazione che si sarebbe aspettata.

- Tu invece non sei carino per niente. –

Daemon inarcò un sopracciglio, beffardo. – Hai ragione. Non sono una persona carina, sono cattivo e mi piace esserlo. –

Corrugò la fronte, presa in contropiede. – Non intendevo in quel senso, ma in senso estetico. –

- Credevo che le fate non mentissero mai -, rise, - eppure questa è una bugia bella grossa. –

Trilli lo osservò con attenzione, dalla testa ai piedi.

La carnagione era dello stesso colore dell’alabastro, il volto aveva tratti decisi e cesellati ed era incorniciato da una massa di ciocche corvine leggermente scompigliate. Ma la cosa che mozzava il respiro erano gli occhi: non credeva di aver mai visto in tutta la sua esistenza un grigio tanto pallido e perfetto. Sembrava che due schegge di ghiaccio fossero state unite a frammenti di neve e posizionate nelle sue orbite.

D’accordo, non si poteva dire che fosse meno che incredibilmente bello. Tuttavia era anche arrogante, borioso, inopportuno e costantemente deciso ad avere l’ultima parola. Il genere di persona che avrebbe volentieri strangolato con le sue mani e che le ricordava lei.

La causa di tutti i suoi mali: Regina.

Sembrava essere una sua copia al maschile. E quella consapevolezza le confermò ciò che in cuor suo già sapeva: quel ragazzo portava guai, era meglio girargli alla larga.

- Non mi piace ripetermi, quindi vuoi rispondermi? –

- Ti ho già risposto. –

- Hai solo blaterato una serie di sciocchezze sul fatto che non siano affari miei. Però,  notizia del giorno, voglio saperlo lo stesso. Perciò, avanti, parla! –

Questa poi … ma chi credeva di essere?

- Sei dispotico e insistente – sentenziò.

- Non mi dici nulla di nuovo, principessa. –

- E non mi piaci neanche un po’ – concluse.

Daemon scosse la testa. – Mi pareva avessimo già assodato il fatto che questa fosse una bugia. –

D’accordo, così non andavano da nessuna parte. E, se lui già sapeva chi era, allora con ogni probabilità la notizia della perdita delle sue ali gli era già nota.

- Sono stata privata delle mie ali e della mia magia. E sì, stavo piangendo per questo. Ora ti senti realizzato? – sbottò.

Era una sua impressione o il sorrisetto si era congelato sul suo volto? Forse la voce non era stata così rapida a diffondersi come aveva creduto oppure non si sarebbe aspettato una vera confessione.

- Mi dispiace. –

Quelle due semplici parole le raggiunsero le orecchie ed ebbero il potere di farla sobbalzare. Si era aspettata una battuta oppure qualcosa per sdrammatizzare, ma di certo non quello.

- Non mi serve la tua compassione. Te l’ho detto solo perché così avresti smesso di darmi il tormento. –

Rimasero in silenzio per una manciata di secondi. Lunghi, interminabili, e tremendamente imbarazzanti.

Poi, trascinando il piede con nervosismo, Daemon riprese la parola: - Sai, dicono che ci sia un posto in cui si riesce a volare anche senza ali –, iniziò cautamente, - La chiamano l’Isola che non c’è. Però dicono anche che una volta arrivati lì sia impossibile andarsene. –

Lo osservò, cercando di capire se si stesse semplicemente prendendo gioco di lei. No, sembrava mortalmente serio. Valeva la pena vivere il resto della sua esistenza su un’Isola sconosciuta solo per poter provare nuovamente l’ebbrezza del volo, del vento che le scompigliava i capelli e si infrangeva contro la sua pelle?

Conosceva già la risposta.

- Come si arriva su quest’isola? –

- Seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino – recitò.

L’entusiasmo si raffreddò all’istante.

Il tragitto presupponeva la facoltà di volare. Sentì le lacrime affacciarsi nuovamente nei suoi occhi. Li strinse con vigore, imponendosi di non cedere a quell’istinto che le urlava a squarciagola di lasciarsi andare, di rassegnarsi a un’eternità di sofferenza e nostalgia.

Daemon le prese il mento con gentilezza, costringendola ad alzare lo sguardo e a fissarlo negli occhi: - Basta tristezza, principessa. Ti ci porto io. –

- E se non funzionasse? Rimarresti bloccato lì per nulla. –

Si strinse nelle spalle. – Mi piace esplorare posti nuovi e poi, male che vada, avrei la compagna di una bella biondina. –

Arrossì.

La trovava bella.

Nessuno le aveva mai fatto un complimento simile. Certo sapeva di essere carina, ma sentirselo dire da un ragazzo era tutta un’altra cosa.

- Oh, sì, ti piaccio proprio. Sei diventata rossa come un pomodoro – rise.

Questa volta non riuscì a trattenersi e lo colpì con un piccolo pugno.

- Cos’era quello, solletico? Forza, principessa, è ora di partire. –

Lo osservò mutare nuovamente.

Il corvo la guardò, reclinando la testa con fare buffo. Lo accarezzò, sorprendendosi nel notare quanto il suo piumaggio fosse morbido, e lo vide chiudere gli occhi con espressione soddisfatta.

Poi, senza preavviso, le artigliò l’abito all’altezza delle spalle, facendo attenzione a non ferirla, e spiccò il volo.

La tirò su come se non pesasse nulla e puntò in direzione del cielo notturno.

Eccola lì, la seconda stella.

Era la più luminosa di tutte … e poi dritti, fino al mattino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[1.340 parole]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Adoro il personaggio di Trilli (lo adoravo anche da bambina nel cartone della Disney, mentre non ho mai sopportato Wendy u.u) e in OUAT ho molto apprezzato sia la caratterizzazione che ne è stata data che l’interpretazione dell’attrice (che tra l’altro ho trovato decisamente azzeccata per il ruolo). Fosco l’ho rivalutato con Maleficent, devo essere sincera, perciò ho pensato di inserirlo nel fandom come “stregone/mutaforma” e come prestavolto gli ho accostato Ian Somerhalder (poco bello insomma xD). Spero che questa OS vi sia piaciuta e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Ah, quasi dimenticavo, la storia partecipa al contest: “Stars” indetto da katniss_jackson sul forum con la citazione di “L’Isola che non c’è” di Bennato.

Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

  
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