"Buonanotte piccolina"
"buonanotte, un giorno ti abbraccerò"
dopo di che la video chiamata si interruppe, e avrei voluto che durasse di più se solo avessi saputo prima che sarebbe stata l'ultima.


Non ho mai amato la distanza. È più violenta di una coltellata e fa sanguinare l'anima più di tutto l'insieme di tagli che ho sul mio corpo. E ora, la dark depressa che la gente della mia città diceva che io fossi, se ne va lontano da tutti loro. In questo caso però la distanza mi piace, a volte passavo i momenti seduta per terra a piangere e a pensare di volermene andare, 16 anni buttati a piangere perché in questa città non mi sono mai sentita adatta. Le ragazze fatte a stampino con le sembianze di una bratz, e i ragazzi? Troppo uguali per me che sono troppo diversa. 
 
Sono troppo distratta dai miei pensieri, ma dopo essermi svegliata mi accorgo che l'aereo si sta avvicinando alla terra ferma. Sto per arrivare a Roma e insieme a me trascino tutte le paure che avevo a Cagliari, tutta la tristezza e anche tutte le esperienze fatte in quel posto così banale e monotono, ma non le porto dentro la valigia. 
"Sono le 22.45 in punto e tu domani dovrai andare a scuola, sei sicura di riuscire ad arrivare senza le occhiaie tesoro?". La domanda di mia madre mi suona come una presa in giro, e non posso trattenere un sorriso. 
"Vai tranquilla, ce la farò, come sempre oltretutto" e ci incamminiamo verso l'uscita dell'aeroporto, dove i parenti di papà stanno già infilando qualche valigia in macchina.