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Autore: _less_    20/02/2015    0 recensioni
Mystic Falls, Virginia, anno 1864.
In città giunge tramite una carrozza, una giovane orfana dall'animo puro, chiamata Katerina Petrova.
Alloggia nella villa di amici di famiglia, la famiglia Salvatore, una delle famiglie più potenti poiché avevano fondato la città. Nonostante questa famiglia viva dietro le apparenze di sfarzo e opulenza, dietro di loro, e soprattutto dietro uno dei due bellissimi fratelli, si cela un enorme segreto sovrannaturale.
Ma, ancora più importante, cosa nasconde la bellissima e buonissima Katerina Petrova?
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Un miscuglio di tempi, una Katherine Pierce ancora umana e uno Stefan Salvatore in versione squartatore degli anni '20.
Genere: Sovrannaturale, Storico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Emily Bennett, Katherine Pierce, Stefan Salvatore | Coppie: Katherine/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: The ripper of Mystic Falls. (Lo squartatore di Mystic Falls)
Coppie: Stefan/Katherine
Note importanti: In questa storia, Katherine è umana (la Katherine umana era buona e gentile) mentre Stefan è lo squartatore che è diventato nell'anno 1920. Un miscuglio di personaggi messo nell'anno 1864, quando i due protagonisti si sono conosciuti.

Il primo capitolo della storia è leggermente più lungo rispetto agli altri. Il seguito sarà più breve.


 
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The ripper of Mystic Falls.

 
 
Mystic Falls, Virginia, 2 gennaio 1864.

I cavalli bianchi sbruffarono e scalpitarono contro il prato verde vivo della villa Salvatore, mentre una giovane donna scese dalla carrozza di ferro e legno nero, alzando il lungo vestito di velluto verde scuro, per facilitare il cammino lungo il terreno morbido e instabile per le sue scarpe.
La pesante cascata di tulle, velluto e stoffa spessa del suo vestito cominciava dal corpetto rigido, che non solo le alzava il seno in modo prosperoso, ma le stringeva la vita fino a farle mancare il fiato, e continuava lungo la bellissima e pesante gonna elaborata con organze. La chioma scura e lunga dei suoi capelli era così affascinante da considerarla la parte più bella del suo corpo, che tutti avrebbero voluto toccare o persino giocarci, ma lei la usava più che altro per coprirsi, un muro di fili castano scuro ispidi lunghi fino alla vita, che la difendevano dal mondo esterno.
Il corpo virtuoso, magro, slanciato, le gambe magre e la vita sottile, le caviglie eleganti. Nessuno smetteva mai di guardarle le caviglie.
Prese le sue valigie e cominciò ad incamminarsi verso la villa dei Salvatore, quando una voce esitante le corse dietro: «Oh no, madamigella Petrova, mi permetta di portarle io le sue provviste e le sue borse.» e così facendo, il maggiordomo della villa dei suoi generosi ospitanti, prese le valigie dalle sue mani, incamminandosi di gran carriera verso l'atrio aperto della villa.
«Emily, venga qui.» ordinò Katerina, e la sua serva corse a raccoglierle da dietro il vestito verde per non farlo sporcare, aiutandola ad arrivare perfettamente all'atrio della villa.
«Signorina Petrova, è un immenso piacere ed onore conoscerla.» disse un uomo di mezza età, abbassando il capo verso Katerina, quando quest'ultima arrivò davanti la porta.
La giovane donna sorrise: «Il piacere è solo mio, signor Salvatore.» rispose delicata, mentre l'uomo le baciava il dorso della mano in modo rispettoso.
«E sicuramente avrà sentito parlarne, costoro sono i miei due figli, Damon e Stefan Salvatore.» disse con orgoglio l'uomo, facendosi da parte per rivelare la sua prole.
Katerina rimase qualche istante di troppo a constatare la bellezza disarmante dei due fratelli. Uno con i capelli un po' ricci e neri come le piume di un corvo, gli occhi azzurri come il cielo e il ghiaccio, e la bellezza solitaria di un lapislazzuli. L'altro, leggermente più basso, aveva dei capelli castani che le ricordarono l'autunno in Atlanta, e gli occhi verde scuro, che la fecero suggestionare come il luccichio di un diamante. Notò qualcosa che l'affascinò, nel secondo fratello: lo sguardo malizioso di chi è sicuro si sé, di chi non ha paura di niente.
Li guardò un altro secondo, prima di risvegliarsi dalle sue fantasie, per porgere loro la mano e sentire le loro caldi labbra baciarle il dorso.
«È un piacere conoscervi, madame.» si fece avanti il primo fratello, Damon.
«La ringrazio.» rispose Katerina, educata.
«Scortate i suoi beni nella sala che abbiamo preparato per la signorina Petrova.» ordinò poi Giuseppe Salvatore ai suoi maggiordomi, che presero e portarono tutto via.
«Signorina Petrova.» disse il secondo fratello, Stefan Salvatore, avvicinandosi alla giovane donna e guardandola dritta negli occhi, mentre tutti gli altri si allontanavano verso le loro faccende quotidiane.
«Milord.» disse Katerina, piegandosi a mo' di inchino.
Il fratello più piccolo si avvicinò con eleganza verso la fanciulla, finché non ci furono non più di 10 centimetri a dividerli.
«Ha dei bellissimi occhi scuri, milady.» disse coinvolto il giovane uomo.
«E lei ha degli incantevoli occhi chiari, mio signor.» disse Katerina, quasi con provocazione, seppur nel suo animo gentile, questo sentimento non era mai esistito.
«Vorrei invitarla a fare un giro a cavallo con me e mio fratello, domattina. Le sarà possibile, signorina Petrova?» disse Stefan, avvicinandosi ancora di più.
Il respiro di Katerina si fermò meravigliata, da cotanta sfrontatezza, bloccandosi nell'area ristretta tra il suo corpo e il bustino — che era quasi nulla.
Il viso di Stefan le fu così vicino che non poté far altro che tremare per la bellezza verde scuro dei suoi occhi.
Respirò quel che poteva, poi Katerina rispose: «Senz'altro, signor Salvatore.»
A quel punto Stefan sorrise, e voltando gentilmente le spalle dentro il suo perfetto abito nero, si diresse verso le sue stanze, nella villa.
Katerina sentì le gambe cederle, mentre chiedeva ai garzoni di Villa Salvatore, di farle chiamare Emily Bennett.


«Signorina, ha richiesto il mio nome?» chiese preoccupata Emily Bennett, mentre porgeva alla sua padrona il braccio.
Quest'ultima vi ci si aggrappò con così tanta forza che Emily perse l'equilibrio, ma non cadde.
«La magia vi è d'aiuto.» commentò agitata la signorina, ed Emily sorrise gentile.
«Deve scortarmi nelle mie stanze, Emily. Solo allora potrò parlarvi.» e così facendo, le due giovani donne si mossero verso le stanze di Katerina.
Quando le porte furono aperte, la stanza che si rivelò fu come un tuffo nel cuore. Le ricordava la sua stanza padronale ad Atlanta, il bianco lucido del legno che profumava di ortensia le fece tornare in mente i momenti meravigliosi in cui lei e le sue dame da compagnia si sedevano sul letto a sparlar d'uomini.
«Signorina.. si sente bene?»
«Al meglio, Emily. Volevo chiederle se sapeva qualcosa sul signor Stefan Salvatore.»
Emily restò a scrutarla qualche secondo, prima di distogliere lo sguardo per rispetto: «Niente signorina. Ho sentito soltanto qualcosa, quando per sbaglio ho sfiorato la sua essenza.» disse ansiosa Emily, prima di chinare il capo.
Katerina si avvicinò alla sua serva: «Cosa ha visto, Emily?»
«Il buio, madamigella. Il buio, la malignità e...» si fermò, scossa da un brivido.
«Cosa, Emily?»
«Sangue, signorina Petrova. Tanto sangue.»
 
Mystic Falls, Virginia, 3 gennaio 1864.

 
«Come vi sembro, Emily?» disse Katerina, sistemandosi i capelli e il vestito di velluto blu, con le maniche lunghe che finivano a punta sopra il dorso della sua mano. Il corpetto morbido questa volta era decorato da disegni floreali dorati, che riflettevano la luce in modo elegante e raffinato.
Emily le sistemò i capelli da dietro: «È incantevole, miss Katerina.» disse.
La signorina le sorrise, ma poi un pensiero le fece smorzare il suo meraviglioso e caloroso sorriso.
«Temo il signor Stefan.» confessò, che non faceva altro che martirizzare le sue dita, mentre guardava il riflesso di Emily, alle sue spalle, attraverso lo specchio.
«Sembra un gentil'uomo. Non si fidi dell'istinto di una giovane strega, la magia si nutre per sé stessa, non nutre nessun'altro a piacimento. Starà giocando la sua partita.» la rassicurò Emily.
Katerina le sorrise e l'abbracciò. Era suo solito, stringere le persone per manifestare il suo affetto. I suoi genitori le dicevano che era troppo buona, ma la bontà è sinonimo di purezza, e lei lo era.
«I figli del signor Salvatore la aspettano alla scuderia. Vuole incamminarsi, milady?» disse Eraldo, il primo maggiordomo di casa Salvatore.
Katerina si sistemò il vestito, e andò verso la scuderia, facendosi accompagnare dall'uomo.
I fratelli la attendevano sopra i loro cavalli, uno nero ed uno marrone, possenti, forti e meravigliosi.
«Madamigella Petrova, le abbiamo lasciato un cavallo bianco, simbolo di-» cominciò gentile Damon.
«Limpidezza. Non è così, signorina? Lei non è altro che limpida?» fece Stefan, sorridendole malizioso.
Katerina mantenne il suo sguardo, anche mentre si innalzava e si sedeva sbieca sul cavallo, lasciando cadere entrambe le gambe dal lato sinistro del cavallo.
«Perdonate le spalle, signori.» disse Katerina, posizionandosi sulla sella del cavallo bianco e frustando le briglie sul suo collo, dandogli così l'ordine di cominciare a correre.
La sensazione era come perdere il fiato. La costante paura di cadere cessava per Katerina, quando il cavallo correva così veloce da farle mancare l'aria, e sentiva come se potesse volare.
«Lei è un'ottima cavalcatrice, madame.» disse accorto Stefan, che le era comparso a lato, mentre con maestria faceva correre il suo cavallo nero.
«Anche il mio locutore sa correre con bravura. I miei complimenti.» rispose Katerina, mentre si abituava al movimento che il suo busto e il bacino dovevano effettuare per incitare il cavallo a correre.
«Sarebbe meglio se spostasse l'altra gamba dall'altro lato, milady.» consigliò Stefan, prima di sorpassarla, assestando al suo cavallo una spinta di tallone nei fianchi.
Katerina lo guardò affascinata seppur ancora impaurita dalla predizione della sua strega e serva. Lo fissò qualche altro secondo, e lo guardò sorridere, prima di muoversi con un movimento veloce, passando l'altra gamba nel lato destro, e spingere ancora meglio il cavallo. Ebbe la possibilità di raggiungere Stefan in un secondo, e ricambiargli lo sguardo di sfida.
«Lei mi attrae profondamente, signorina Petrova.» confessò con noncuranza Stefan, mentre si sistemava con un colpo di mano i capelli.
«Lei è veramente insolente, signor Salvatore.» disse lusingata Katerina, che sbatteva le briglie contro il cavallo per farlo correre veloce.
«La ringrazio, milady.» e cominciò a correre ancor più veloce.
Alle spalle le arrivò Damon, con la sua disarmante bellezza.
«Signorina Petrova, le consiglio di non seguire mio fratello. A lui piacciono le piste rischiose.» disse il giovane, afferrando una briglia del cavallo di Katerina e cominciando a fermarlo.
La giovane donna si sentì infastidita dall'azione compiuta dal fratello maggiore, ma quando vide in che luogo si stava recando Stefan — tra le inside del bosco, che erano oscure seppur fosse mattino — decise di lasciarlo andare e mettersi l'anima in pace.
«Signor Salvatore, mi riaccompagnerebbe alla villa?» chiese gentile Katerina, ma ancora frustata.
Damon le sorrise: «Con piacere, milady.»


Dalla porta della camera di Katerina provenne un rumore simile ad un picchiettio alla porta. Katerina, che era seduta sul suo letto vestita soltanto con il suo bustino bianco slacciato da dietro, dovette chiedere ad Emily si farselo riallacciare e di porgerle la vestaglia in seta azzurra, prima di aprire la porta.
«Stefan.» lo salutò Katerina, sorridendogli.
«Signorina Petrova, le chiedo scusa per essermi allontanato oggi.» disse Stefan, e dalla sua bocca uscì fuori un odore amaro e metallico.
«È stata comunque una piacevole mattinata.» disse Katerina, scrutando sottecchi il suo abbigliamento. Aveva lo stesso vestito semplice della mattina, se non per la terra raggrumata nelle scarpe e la macchia rossa nascosta sotto il colletto, che aveva involontariamente visto quando il signor Stefan si era mosso.
«Spero di rivederla domani sera.» disse, prima di andarsene.
Chiuse di scatto la porta alle spalle, prima di realizzare che cosa aveva visto e ciò che aveva annusato.
L'odore metallico e amaro e il colore rosso scuro.
Il sangue.
   
 
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