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Autore: alixsoldier    20/02/2015    2 recensioni
Dalla confessione dell'omicida:
"Anche da morta, le sue dita stringevano con forza quel fottutissimo foglio macchiato di sangue e pioggia. Perché le persone non sono mai pronte a morire?"
***
Non aveva altri appigli, escluse quelle tre parole. In quella frase si nascondeva la sua speranza, la sua sete di giustizia.
'So chi è'
Tutto qui, nulla di più e nulla di meno, eppure Rachel aveva riposto in quelle poche sillabe ciò che rimaneva della sua vita.
***
Rachel non dimenticava facilmente. Soprattutto se si trattava di cose o persone che amava.
Come Ray, suo figlio.
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so molto bene come sia nata questa one-shot, ma l'immagine di Rachel non ne voleva sapere di uscire dalla mia testa se non per finire in una storia, quindi ecco qui il risultato.
Lo dedico a Iceland, perchè l'ha betata e mi sopporta sempre, nonostante tutto. 


Lo rifarei, se fosse necessario
 
Dalla confessione dell'omicida
"Anche da morta, le sue dita stringevano con forza quel fottutissimo foglio macchiato di sangue e pioggia. Perché le persone non sono mai pronte a morire?"
***
Non aveva altri appigli, escluse quelle tre parole. In quella frase si nascondeva la sua speranza, la sua sete di giustizia.
'So chi è'
Tutto qui, nulla di più e nulla di meno, eppure Rachel aveva riposto in quelle poche sillabe ciò che rimaneva della sua vita.
***
Rachel non dimenticava facilmente. Soprattutto se si trattava di cose o persone che amava.
Come Ray, suo figlio.
Il bambino aveva otto anni quando venne ucciso, mentre giocava in un parco con i suoi amici.
Rachel ricordava bene come erano andate le cose: i racconti degli amici del figlio si erano stampati a fuoco nella sua memoria. Erano immagini che rivedeva troppo spesso, nei suoi incubi: il pallone che rimbalzava fino al vicolo laterale, Ray che andava a prenderlo, il suo mancato ritorno. E poi Andreas che andava a cercarlo, ed iniziava ad urlare, urlare, urlare...
***
Quando i due poliziotti erano arrivati a casa sua con la tragica notizia, Rachel era in salotto con il marito, Joe.
Aveva sentito la sua vita fermarsi, e, mentre Joe era rimasto fermo, con lo sguardo che si spegneva, lei era crollata a terra, sentendo i polmoni svuotarsi di colpo, come se avesse ricevuto un fortissimo pugno nello stomaco.
Solo che un pugno avrebbe smesso di fare male, la morte di Ray no.
***
Dopo l'omicidio, Rachel e Joe avevano divorziato. Era troppo doloroso guardarsi in volto e rivedere gli occhi o gli zigomi di Ray.
Così, di comune accordo, avevano messo fine ad una storia che, fino a qualche tempo prima, avevano creduto eterna.
Teoricamente, avevano mantenuto i contatti, anche se in realtà non si erano più sentiti, limitandosi a chiedere notizie ad amici comuni.
Joe si era trovato una nuova compagna, Annie, che conosceva dai tempi dell'università. Per lui, era stato come ricominciare lentamente a respirare. Nonostante non fosse più giovane, aveva ritrovato, almeno in parte, la voglia di vivere, che altrimenti avrebbe perso completamente.
Rachel, invece, era andata a vivere dalla sorella, come aveva fatto per anni prima del matrimonio. Allison l'aveva accolta con piacere, sostenendola e aiutandola a riprendersi dal terribile colpo ricevuto. Rachel sapeva che non sarebbe mai riuscita a ringraziarla abbastanza, ma ad Allison non importava, anzi, era felice di sostenerla.
Ma l'unico, reale desiderio delle sorelle era che la polizia riuscisse a catturare l'omicida.
***
Passarono i mesi senza che il colpevole venisse scoperto. Rachel, che avrebbe dato qualunque cosa per trovarlo, decise di assumere un investigatore privato, Charles Royd, per riuscire lì dove la polizia aveva fallito.
Otto giorni dopo l'inizio delle indagini, Charles era stato trovato morto, nello stesso vicolo teatro dell'omicidio di Ray.
***
Vennero riaperte le investigazioni sulla morte del bambino, e Rachel e Joe si incontrarono dopo mesi.
L'uomo era arrivato alla centrale con la compagna, ma vedendo l'ex moglie, le era corso incontro.
Si abbracciarono, sentendo nuovamente il loro cuore andare in pezzi per una vita che non avevano potuto vivere, troncata sul più bello da una persona ancora nascosta nell'ombra.
***
Anche questa volta le indagini non erano arrivate ad una conclusione. I poliziotti avevano trovato legami chiari tra i due delitti (il luogo, l'arma, l'indagine di Royd) ma non erano riusciti ad avvicinarsi di un passo alla verità.
Rachel e Joe si riavvicinarono, provando, questa volta, a sostenersi a vicenda.
Circa due settimane dopo, Rachel trovò una busta indirizzata a lei nella buca delle lettere. Era completamente bianca, escluso il suo nome scritto in nero. Dentro c'era un cartoncino con scritte tre parole.
'So chi è'.
***
Quella sera, Rachel andò al vicolo. Non aveva ricevuto indicazioni su cosa fare, ma il suo istinto le aveva suggerito di recarsi lì, per chiudere finalmente il cerchio.
Il vicolo era vuoto, con alcuni sacchi della spazzatura gettati per terra. L'unica luce visibile era quella dei lampioni del parco, gialla e macabra.
All'improvviso, Rachel ebbe paura. Si era diretta lì animata dalla speranza, ma adesso iniziava a temere ciò che sarebbe successo. Dopotutto era sola in un vicolo buio, teatro di ben due omicidi.
Iniziò a pensare che forse avrebbe dovuto parlare con Joe e con la polizia dell'accaduto, ma il suono di passi dietro di lei annullarono la possibilità di allontanarsi e chiamare le forze dell'ordine.
Fu a quel punto, che si rese conto della stupidità del suo gesto: chiunque ci fosse dietro di lei, non l'avrebbe fatta allontanare viva. Era una trappola, che non era riuscita a cogliere, troppo occupata a sperare di poter finalmente mettere fine a quell'incubo. A quanto pareva, infatti, l'assassino conosceva le sue mosse, e voleva toglierla di mezzo prima che si avvicinasse alla verità, come accaduto con Royd.
Strinse il foglio in pugno e si girò, volendo vedere l'assassino di suo figlio e ora anche suo.
Si voltò lentamente, immaginandosi mille persone diverse, ma non quella che si trovò davanti.
Riuscì solo a dire un esile 'perchè', prima di vedere il sorriso crudele di quell'ombra che le aveva rovinato la vita.
'Perdonami, Joe' fu tutto ciò che riuscì a pensare prima che il proiettile le attraversasse il cuore.
***
Ironia della sorte, furono nuovamente gli amici di Ray a trovare il corpo.
Joe e la polizia arrivarono quasi in contemporanea, avvertiti dai genitori dei ragazzini. Per la seconda volta nella sua vita, Joe sentì il cuore spezzarsi, e si chiese seriamente perché continuasse a vivere mentre tutti, intorno a lui, morivano. Nemmeno la vicinanza di Annie lo aiutò.
Ma quella volta l'assassino aveva commesso un errore, facendosi sfuggire un particolare, grande quanto il foglietto che teneva in mano la sua ultima vittima.
***
"Non pensavo si fosse portata dietro il foglietto. Credevo che, nell'emozione del momento, l'avrebbe lasciato a casa; sarebbe stato facile andare da Joe, con la scusa di consolarlo, e bruciare quel fottuto foglio.
E no, non sono pentita di ciò che ho fatto: volevo Joe, e l'unico modo di ottenerlo era eliminare ciò che lo teneva legato a Rachel, Ray. Quindi lo rifarei altre mille volte, se fosse necessario!"
"Si rende conto, signora-"
"Signorina"
"-che ha ucciso un bambino per ottenere il suo scopo e due persone per proteggersi? Sarà condannata all'ergastolo!"
"Non mi importa, l'ho già detto."
L'ispettore si alzo di scatto, disgustato. Senza dire una parola uscì dalla sala interrogatori, lasciando lì la donna.
Dietro il vetro, Joe piangeva, scosso dai singhiozzi, guardando il viso crudele e determinato di Annie.
 
 
  
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