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Autore: serClizia    20/02/2015    0 recensioni
Raccolta di flashfic - che dovevano essere drabble - scritte per vari Events, promossi dal gruppo facebook "We are out for prompt."
1 - Felicity salva Oliver per una volta... capiscono di essere fatti l'uno per l'altra dopotutto...
2 - "Devo andare." "Ma torna. Ti voglio. Cioè, voglio che torni."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen, Roy Harper
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Warehouse Madness

Fandom: Arrow
Pairing: Oliver / Felicity
Prompt: Felicity salva Oliver per una volta... capiscono di essere fatti l'una per l'altro dopotutto...
Titolo: Warehouse madness
Parole: 402 (ogni tanto dovrei ricordarmi che è un drabble event ma boh)
Note: mi è venuta una cosa un po’ così in cui i miei feels hanno decisamente preso il sopravvento perché loro GIA’ sanno di essere fatti l’uno per l’altra ma Oliver non ha intenzione di farci niente e URGH VORREI PICCHIARLO E ABBRACCIARLO ALLO STESSO MOMENTO.
(scritta pre mid-season finale)


 

Le luci al neon del magazzino si accendono e si spengono, e Oliver vorrebbe poter dire che non è stata colpa sua ma non è così.
Si è lanciato a capofitto nell’azione e ha lanciato più frecce di quanto avrebbe dovuto e sì, potrebbe aver colpito il generatore e fatto un casino con l’impianto elettrico del quartiere. Forse della città. Forse.
Felicity gli offre una mano per alzarsi dal pavimento, arcando un sopracciglio con un sorrisino. Come se lui avesse bisogno di una mano per alzarsi. Stava solo rimuginando sull’imbarazzo di essere stato la donzella in difficoltà, per una volta.
Oliver ignora la mano e si alza, cerca Roy con lo sguardo, controlla che i corpi a terra rimangano e terra e nessuno abbia voglia di fargli uno scherzetto.
“Quindi…”
“Non dirlo. Avevi ragione, avrei dovuto mandare Diggle a controllare il perimetro prima di entrare. Avrei dovuto prestare più attenzione e non l’ho fatto. Contenta?”
Felicity si risistema gli occhiali, sembra non voler smettere di sorridere. Oliver ha il brutto sentore che non smetterà mai di rinfacciargli questa nottata.
“Veramente stavo per chiederti se sei riuscito a prendere la busta che cercavamo o se dovevamo iniziare a rovistare tra i feriti.”
Oliver stringe l’arco tra le dita. “No, l’ho presa.”
“Bene
,” annuisce e fa per andarsene, la gonna che si solleva e ruota con lei. Oliver non ha nemmeno finito di pensare di farlo, che la sta già trattenendo per un polso.
“Felicity…”
“Sì?”
“Volevo… solo…
,” si schiarisce la gola. “Grazie.”
Un altro piccolo sorriso le illumina il volto. “Prego.”
Si scambiano uno sguardo. Dura solo qualche secondo, frazioni di minuti in cui non sono nel bel mezzo di 20 gangster agonizzanti, ma sono da qualche altra parte. Soli.
Non può durare. Oliver le lascia il polso, abbassa lo sguardo.
La osserva battere le ciglia, aprire la bocca e subito richiuderla. Se ne sta' lì fermo come una statua mentre lei stringe un po’ le labbra e si volta per lasciare definitivamente il magazzino.
Oliver non la ferma. Perché lo sa, lo sanno entrambi quello che provano, quello che c’è, quello che ci potrebbe essere. Quello che lui non si può permettere.
Roy atterra al suo fianco. Ha aspettato, ne è certo. Ha visto tutto.
Lo guarda, attraverso le maschere che entrambi hanno deciso di indossare e che comunque non possono celare quello sguardo di compassione negli occhi del ragazzino.
“Andiamo a casa, Arsenal.”
Roy annuisce senza dire una parola. Tanto c’è già Diggle a parlare per tutti.

  
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